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lunedì 25 maggio 2009

French Open - giorno 1 - Marat scopre la normalità




I francesi sanno i loro fatti. Gli avevano dato il campo centrale, a mezzodì della giornata inaugurale. Marat regala sempre qualcosa, si sa. Che s'inventasse l'ennesimo psicotico suicidio sportivo contro il semisconosciuto enfant du pais, o che mostrasse sprazzi di antichi fasti e vincesse, sarebbero stati ugualmente felici. E Marat un po' ci ha provato a rendere un giocatore di tennis Sidorenko, volenteroso ragazzotto francese. Poi ha rispolverato una manciata di meravigliosi colpi di controbalzo, diritti e quei rovesci come pennellate poderose a dipingere il campo, inventare angoli e spazzolare incroci. 6-4 periodico e turno superato in scioltezza. Uno dei rari momenti in cui il russo riscopre la banale normalità. Perché ogni tanto basta. Per uno che ha fatto delle esagerazioni una ragione di vita, è già una notizia. Al secondo turno lo aspetta Ouanna, una specie di sosia di James Blacke (oscena fascetta antisudore compresa), e che con un po' di sorpresa, ha vinto la battaglia con lo spagnolo Grannollers.
Nessun'altra sorpresa eclatante nella prima giornata. Murray brutalizza dolcemente Chela. Lo scozzese ha fatto le prove generali dei suoi schemi d'attacco, e non poteva trovare sparring migliore del terraiolo argentino in disarmo, cui lascia la miseria di cinque games. Si attendono test più seri (magari Zverev al prossimo). Più difficile del previsto la vittoria di Gilles Simon. Il numero 7 del seeding trascinato al quinto set dal mancino americano Odesnik. Un tipo che lo guardi in faccia e pensi ad un Krieckstein andato a male, poi lo vedi giocare e ti ritornano in mente fantasmi ancor più raccapriccianti di Jeff Tarango. Ma è uno che sulla terra può dare fastidio. Simon, col suo bel tennis alla valeriana, vince 6-3 al quinto in un match che non ha mai dato l'impressione di poter perdere, nemmeno all'inizio del quinto. In queste condizioni, Mano de piedra e persino Marat (ok, eccesso di romanticismo accecato), se lo mangerebbero in padella, burro e salvia. Verdasco, con quell'espressione un po' così, sgambetta tranquillamente contro Serra. Il ricurvo manovale francese prova invano ad opporre resistenza sul finale, ma non può niente contro il mancino spagnolo, apparso pimpante.
Interessante la battaglia tra il quasi ex Hewitt e Ivo il tardivo Karlovic. Il giurassico croato serve bene (ci mancherebbe). Vince i primi due al tie-break (e come altro), poi perde il terzo ancora al tie-break, fino a liquefarsi, secondo pronostico: 6-3 al quinto per Hewit nella sua nuova veste di normale top 50. Bene così. Veleggia indisturbato verso l'esecuzione cruenta con Nadal al terzo. Ivo ha sparato 55aces, sarà contento del record. Altra violenta battaglia al quinto, vinta da Kendrick col boscaiolo tedesco Brands. L'americano, altro semi-ex alle prese con atavici problemi fisici, dopo la positiva primavera americana, conferma di essere sulla strada di un buon recupero. Vedere ancora il suo tennis d'attacco, non è necessariamente un male. Il lettone Gulbis vince facile contro il macchinoso, ma ostico americano Querrey. Pare sia venuto a Parigi con la bizzarra idea di giocare a tennis, e quando vuole sa farlo egregiamente. Buona notizia. Anche Cilic appare armato di buone intenzioni, e si sbarazza di Hernych in tre rapidi set. Stepanek danza con eleganza sopra gli umili resti di Gaston Gaudio. Uno che ha pure vinto da quelle parti (in periodi buissimi), quando ancora, se non un tennista, era un buon maratoneta.
Nota a parte per il vero protagonista degli Open di Francia: Picasso Petzschner. La terra non è l'ideale per il suo tennis, ok. Lui è un adorabile disagiato mentale, ok. Sono cose che si sanno. Opposto a lui un canadese proveniente dalle qualificazioni, tipo da 260 e rotti al mondo, al secolo (ed ai suoi parenti più stretti): Robert Polanski, che con gli amici si bulla facendosi chiamare Roman. Il Picasso tedesco dormicchia un'ora buona, poi si ricorda di avere ricevuto da quel burlone del padreterno, uno sconfinato ed irrazionale talento, incanala la follia nei giusti binari, risprofonda buttando via il quarto set, rinsavisce e vince 6-3 al quinto, dopo quattro ore. Che sarebbe già una sorpresa. Dopo Marat, anche lui. Deve aleggiare qualcosa di strano nell'atmosfera parigina. Fortunatamente avremo uno scintillante secondo turno: Petzschner-Verdasco. Picasso, coi suoi tagli, le folli variazioni e quello psicotico modo di nascondere la palla, addormantare e d'improvviso pennellare traiettorie futuriste con la racchetta, potrebbe tranquillamente mandare in confusione Fernando (oh, si). Pronostico obbligato: quattro games raccattati o vittoria al quinto per Picasso. Occhio.
Da segnalare la sfida tra i due relitti da rottamazione, che hanno deciso di non usufruire degli incentivi. Almagro batte facile Calleri, tre spettatori morti per inedia. Stecchiti. Secchi.
Giusto per quell'insana voglia di masochismo che ogni tanto mi pervade, breve cenno alla derelitta Wta. Esce il fantasma rabberciato di quella che fu una grande tennista, Amelie Mauresmo. Ana Ivanovic ha tenuto a battesimo il centrale contro la volenterosissima Sara Errani. La piccola formica operaia italiana lotta come può fino alla fine, in modo encomiabile, perde il primo al tiebreak, all'inizio del secondo spreca troppe occasioni per scappare avanti di un break, e cede in due tiratissimi set, 7-6 6-4. Più non si poteva chiedere. Un capitolo a parte meriterebbe la bella serba. Ennesimo sfoggio di gratuita ed odiosa spocchia antisportiva, urla, rantoli, pugnetti e grida di battaglia (ad ogni punto). Bizzosa ed isterica, noiosa e monocorde nei colpi e nel modo di esultare. Ma la colpa non è' solo sua, ma soprattutto di chi, nel mettere una racchetta in mano a ragazzini di tre anni, li convince che impugnino una scimitarra al posto di una racchetta, ed invece che in un campo da tennis, debbano combattere una guerra santa. La speranza che la moda, il jet-set ed un fidanzato (magari un tossicomane star della musica) ce la portino via. Fa quel che può anche Roberta Vinci. La tarantina oppone il suo bel gioco antico all'orrida clavatrice Azarenka, esponente di rilievo della scuderia di inumane donnone russe. Robertina ha tre palle break per recuperare il break e portarsi sul 5-5 nel primo, poi s'arrende alla bionda forza bruta dell'est, 6-4 6-2. Inizio de luxe per l'Italtennis.


Questo è quanto. Spizzichi e bocconi da streaming esotici.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.