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giovedì 28 maggio 2009

French Open - giorno 4 - Marat saluta e se ne va




Scendevo le scale del mio palazzo, e l'attempata vicina mi ha mostrato uno sguardo pieno di commiserazione sdegnata. Ai suoi occhi sono un miserabile feticista di selvaggi film porno. Non può mica sapere che ho seguito (quasi) tutto il match di Maria Sharapova. L'algida reginetta spocchiosa, che stenta nel suo tentativo di ritorno al vertice, mostrava una poco incoraggiante spalla destra incerrotta. E invece vince facile il primo set, poi crolla di schianto nel secondo, contro la connazionale Petrova, numero 9 del seeding. Buona giocatrice, esponente meno brutale e più lineare di altre, del filone boscaiole-rudimentali-russe. La siberiana comincia male anche il terzo, sotto di un break, salva miracolosamente due palle del 2-5 pesante. Nadia arranca con le sue enormi guance rubizze, la pin up siberiana si salva dal baratro, e si issa addirittura 5-4. Ora la battaglia è furente, i begli angoli di Nadia ed i grugniti tremebondi di Masha. Sembra una capretta agonizzante, nell'atto di essere sacrificata sugli altari. Tremendo, semplicemente tremendo. I suoi rantoli rimbombano agghiaccianti. Mi chiedo se si possa andare avanti così, con giocatrici che sembrano dover schiattare come cicale, su un campo da tennis. Chissà cosa avrebbe pensato Suzanne Langlen, cui è intitolato il campo, oscenamente deturpato. Morale, le due se la giocano punto a punto e Sharapova porta a casa il match 8-6 al terzo.
In contemporanea, secondo (uno dei) pronostici, Verdasco strapazza il tennis ricamato di quel curioso ed affascinante personaggio mitologico, rispondente al nome di Philippe Petzschner. 6-1 6-2 6-3, facile e crescente. Verdasco rema spedito verso (l'ennesimo e a questo punto, meritatissimo) cruento frontale contro Nadal, nei quarti. Picasso arriverà in semifinale a Wimbledon, segnatevelo. Certo. Combattutissima partita tra lo spagnolo atipico Feliciano Lopez e l'improbabile (look da beachvolley ed occhiali specchiati) serbo barbuto, Tipsarevic. Tre set tiratissimi, poi Lopez molla e passa Tipsarevic. A nulla è sevito il folkloristico tifo di un manipolo di ragazzotte iberiche in sovrappeso. In mattinata era finita l'avventura di Santoro, cui non riesce il miracolo di ribaltare il 3-5 nel quarto contro Rochus. Una manciata di minuti, per chiudere la sua carriera al Roland Gharros, ed essere salutato da uno scrosciante applauso del pubblico. A vedere il punteggio, dignitosissima esibizione di Potito Starace contro il numero 3 al mondo Murray. Strappa il secondo set e se la gioca fino al 5-5 del terzo. Non l'ho seguita, e di più non posso dire. Ma mi pare di poter immaginare una onorevole difesa, della marionetta napoletana.
Il momento più atteso (per me), era l'incontro del tardo pomeriggio sul centrale. Marat Safin opposto al carneade francese Ouanna. Ventitrè anni, wild card ed al primo Roland Garros. Già autore di un'impresa nella vittoriosa battaglia con lo spagnolo da corsa Grannollers. L'inizio è di quelli dirompenti, tre aces e subito un break avanti Safin. Questo curioso francese dalla pelle d'ebano, sbucato dal nulla, pare davvero un facile avversario da spazzare via. A vederlo sembra la controfigura di “culone Blacke”, fascettina asciuga sudore sul cranio lucido, compresa. Dritto randellato a tutto spiano, rovescio rattoppato ad una mano, usato solo in back per difendersi, seconda di sevizio troppo debole ed ataccabile. Tutto facile, allora. Certo, per chi non conosce Marat. L'ex numero uno (e bi-vincitore di slam), s'intestardisce, comincia a sbagliare, forza troppo anche quando non servirebbe. Dritto in piccionaia e contro break di Ouanna. Il francesotto galoppa come un torello furente e si sposta in modo impressionante, tutto sulla sinistra, per aprire la sventagliata di dritto, lasciando il campo completamente aperto. Sembra di vedere Steffi Graf tutta nell'angolo nel suo atavico timore di giocare il rovescio. Tutto e solo diritto questo Ouanna, ma quando lo tira a tutto braccio, fa male. Si arriva al tiebreak, suicidio e museo degli orrori (completo) del russo e 7-3 Ouanna. Il secondo comincia com'è finito il primo. Con Marat che si ostina a voler chiudere al secondo scambio, ed il moretto che corre, riprende tutto e sbraccia a più non posso. Eppure lo schema per annullarlo sembra facile, impedirgli di spostarsi come un forsennato dalla parte sinistra, insistere sull'angolo opposto e mostrare quel meraviglioso rovescio lungo linea a due mani. “Uno dei migliori della storia del tennis” esclama Mac dalla cabina di commento. E Marat ha tutto per poter vincere questa partita. Invece continua a remare, annaspa. Salva miracolosamente quattro palle break sul 2-3, uno dei quali con un fantastico uno due, rovescio incrociato e poi lungolinea a chiudere. Il russo fatica nei suoi turni, mentre Ouanna va liscio come l'olio, incrediblmente sereno, sembra abituato da una vita a simili scenari, freddo e tranquillo come una salamandra. Invece fino ad ora ha solo giocato tornei challenger. Viene da chiedersi dove sia stato nascosto, e fino a quando sarà capace di tenere quel ritmo indemoniato. Altro momento critico, sul 5-6 per il francese, Marat si salva dal baratro due volte, al terzo set poit un giudice di linea partigiano gli chiama fuori un dritto. Pronto over rule, semi sommossa del pubblico sovraeccitato, che neache in un match di Davis a Santiago del Cile. Safin acciuffa il tiebreak per i capelli. Il pubblico antisportivo all'eccesso, lo indispone, lui scuote il testone agita le braccia come a richiedere altri fischi. Doppio fallo sul 2-2 e ovazione dei francesi. Marat porta le mani all'orecchio, sembra sfidarli. SuperMac é incredulo: “Marat merita rispetto, in una situazione del genere io avrei perso il controllo.”, ridacchia. Ouanna mantiene il minibreak. Splendido schema d'attacco del russo, dipinge gli angoli col rovescio, lo segue a rete, e voleè di rovescio ciccata sciaguratamente. 7-4 per l'imprevedibile francese, che man mano che la partita va avanti, non solo continiua a correre e tirare mazzate poderose di dritto, ma prende anche fiducia nel tirare il rovescio piatto a tutto braccio.
Due set sotto, cominciano ad aleggiare i fantasmi di una triste uscita per il campione russo, all'ultima partecipazione parigina. Ma i match di Marat non sono mai prevedibili dagli umani. Chi ha la sventura di conoscerlo ed ammirarlo da anni, è abituato. Il suo fegato pure. Il maalox, come amico più caro. Comincia il terzo, e da l'impressione di avere fretta. Una sola vittoria in carriera rimontando da 0-2, sottolinea McGenius. Prova anche dei servizi e voleè. Poi riprende a giocare semplice, assume l'iniziativa, sposta l'incredibile corridore francese da un lato all'altro, e viene aprendersi il punto a rete. Tiene, così sembra. Ma Ouanna non molla. Impressionante prova atletica la sua. Continuano a tenere i servizi. Sul 5-4 Marat, ecco l'opportunità. Magnifico rovescio bimane incrociato, e back delizioso d'attacco sul quale Ouanna si accascia goffamente per lo 0-30, il francese poi mostra tensione, doppio fallo e tre set point. Marat viene a prendersi il secondo a rete: voleè rabbiosa di rovescio e 6-4.
E che succede adesso? Come proseguirà quest'ennessimo assurdo psicodramma? Cominciano ad aprirsi gli ombrelli, qualche goccia insistente ma troppo leggera per interrompere. Ouanna dopo tre ore da forzuto della racchetta, adesso pare aver perso un po' della sua furia agonistica. Sembra stanco, è umano, normale sia così. Marat invece è abituato alle battaglie lunghe. Ora gioca semplice. Dirige il gioco, accarezza gli angoli col rovescio, poi sfonda col diritto, finisce punti con voleè appoggiate. Poi ci delizia mettendo in fila due carezze di rovescio che ricadono come foglie morte dall'altra parte. C'è tutto il repertorio di una carriera ed un avversario oramai in disarmo. Prende un break di vantaggio, piazza pure tre aces di fila. Il pubblico parigino ha allentato la sua morsa antisportiva (alla faccia della becera antisportività - solo - italica), e continua a piovere. Marat porta a casa il quarto set in totale leggerezza, 6-3.
Ed il quinto non sembra cambiare il canovaccio. Il coloured francese non corre più come prima, e su un marchiano errore di diritto perde il sevizio. 3-1 per il gigante russo, e se non si conoscesse la sua mente problematica, non si vede come possa perderla questa partita. Ma l'inganno bagnato di maloox è a portata di mano. Rovescio a sfondare, lob a campanile del ragazzo francese oramai fuori dal campo, e smash affossato in rete da Marat. Il pubblico riprende fiducia, i fastidiosi decibel di urletti, aumentano. Ecco spiegato come rimettere in corsa un giocatore stanco, che ha già dato tutto e che è sportivamente morto. Il russo rimarrà un maestro. Ed infatti Ouanna riprende a correre, da tutto quello che gli è rimasto in corpo. La bellezza del tennis, e degli incredibili risvolti psicologici di questo sport. Ed il russo è una fucina inesauribile. Intanto Nadal ha appena finito la sua esecuzione, tre set a zero a Gabashvili. Sullo Chatrier ora è il russo a tenere il servizio con con più difficoltà, la proverbiale vena della pazzia in mezzo alla fronte è pulsante. 4-5 Ouanna. Sevizio Safin, 30-40 e match point che Marat annulla con un ace quanto meno dubbio, poi spara altri tre folli vincenti-riga da numero uno al mondo per il 5-5. Tiene facile Ouanna, che sta giocando il secondo incontro di slam (sul centrale di casa), nel primo torneo disputato, ed il primo quinto set della sua vita. Il tutto contro un ex numero uno. Ma gioca come niente fosse, con una naturalezza e sfrontatezza che fanno gelare il sangue nei polsi. A malincuore tocca applaudirlo e fargli i complimenti, non c'è che dire. Sul 5-6 rovescio incrociato in corsa del francese a superare Marat che a rete prova un tuffo disperato. Secondo match point annullato con un altra randellata nei pressi della riga, si aggrappa su un rovescio portentoso che accarezza la riga ed è 6-6, ed ovviamente non c'è tiebreak. Stillicidio di emozioni. Un match che si trascina drammatico. Tremendo, incredibile, quasi quattro ore e mezzo di gioco. Il francese non rischia nulla sul suo servizio, e su quello del russo si scatena, gioca con la freddezza mentale di un veterano, e continua a picchiare come un forsennato, clavate spaventose di dritto in sequenza. Nastro baciato dal russo, che si porta sul 7-7. Il catino rovente del Philippe Chatrier spinge il braccio e le gambe dell'enfent du pays, ma Il russo non ci sta. Tiene a zero il sevizio, 8-8. Nel successivo Ouanna recupera da 0-30, come uno scafato veterano: Sventagliate di dritto e di rovescio e quattro colpi vincenti in fila. 9-8. Serve Marat, non gli entra più la prima, altre botte spaventose di dritto e rovescio del francese, 15-40. Il quarto match point è quello finale. Dopo 4 ore e 34, Ouanna vince la più incredibile partita del torneo. Carattere, gambe instancabili, cuore, personalità da vendere ed un braccio d'acciaio inossidabile. Non so se giocherà così contro “mano de piedra” Gonzales, ma ne risentiremo parlare. Probabilmnte in qualche challenger. Marat chiude qui, a Parigi non lo vedermo mai più. Ma è uscito con una partita degna della sua storia. Irrazionale, tormentata e folle. Braccio divino, mente in disarmo ansiogeno. Ci ha messo tutto quello che è. Riacciuffato una partita già persa, poi quasi vinta, poi drammatica, punto a punto. Contro un avversario a cui deve dare merito, che poteva battere, ma che (per una partita) si è dimostrato il degno compagno di viaggio della sua sceneggiata finale.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.