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venerdì 29 maggio 2009

French Open - giorno 5 - Tsonga il meraviglioso



Quando si dice il fato avverso. Un black-out energetico, come non se ne vedevano da tre lustri dalle mie parti, mi impedisce di seguire l'entusiasmante inizio di giornata pervaso di azzurro italico. Riaccedo allo strumento multimediale, e faccio appena in tempo ad assistere alla sconfitta di Seppi contro l'argentino Gonzales, in tre set. Avversario alla sua portata, dice qualcuno. Certo, il problema stabilire cosa significhi “portata”. Voci di corridoio danno la mozzarella altoatesina, oggi scamorza affumicata a tutti gli effetti, servito a fettine, nel lussuosissimo ristorante del centro parigino “La boulangerie des italiens pfua (pernacchietta facendo la boccuccia a sederino di gallina)”. Come “portata” di antipasto, appunto. Poi c'è Simone Bolelli, che dopo l'ottima prestazione col dissenato Berdych, si squaglia sotto gli aces del ragazzone francese Chardy. Recupera da due set sotto, poi evapora del tutto nel quinto: 6-1. E tradizione dell'italtennis orgogliosamente mantenuta. Nemmeno un azzurro al terzo turno. A salvare l'onore italiano, ci pensa la piccola maestrina veneta Tathiana Garbin, una ragazza di 32 anni, che da sempre tutto quel (poco) che madre natura le ha donato, con coraggio e professionalità. Esempio che dovrebbero seguire anche altri, che si reputano già all'altezza del Master di Shangai. Certo, come bibitari sugli spalti. Tathiana batte in due set la francese Bartoli, trecidesima al mondo, ed almeno pareggia la sfida interna con i transalpini. E pazienza se i francesi hanno ancora una dozzina di giocatori in corsa. Particolare curioso, i nostri vanno alla grande dove non conta quasi nulla. Vincono Seppi-Bolelli, doppio immaginario di davis. E tra la donne, passano anche Schiavone-Pavlyuchenkova e quello notevolissimo delle due belle veline (la mora e la bionda) Pennetta-Kirilenko. Mi ero permesso di dubitare della condizione fisica, come scusante per l'oscena prestazione della brindisina, tramortita 6-1 6-1 dalla mediocre americana Glatch. Evidentemente, non c'era nemmeno quella scusante.
Ci prova Federer a ravvivare il plumbeo pomeriggio francese. S'intestardisce nella lotta da fondo contro il mestierante Acasuso, vince il primo 7-6. Perde 7-5 il secondo e si ritrova 2-5 pesante nel terzo. Si ricorda di saper giocare il più bel tennis al mondo, recupera i due servizi, vince il terzo al tie-break, e domina il quarto. L'impressione è che lo svizzero non riesca più, come al passato, a tenere alto il ritmo di gioco con continuità. Ma bene o male, nel tre su cinque, riesce a raddrizzare le partite, ed i passaggi a vuoto risultano meno decisivi. Oscar dell'orrore a due esponenti dell'evoluzione della teoria lombosiana abbinata al gesto tennistico. Ci si era messa perfino l'interruzione per oscurità ad allungare in due giornate il trionfo della bruttezza. Davidenko, dopo aver perso il primo, rinsavisce e annichilice quel turpe personaggio rispondente al nome di Junqueira. Servizio da eccentrico raccoglitore di banane, panzetta da impiegato del catasto e faccia da Chino Recoba dopo un frontale.
Momento clou della quinta giornata era il confronto tra Jo-Wilfred Tsonga e l'argentino Juan Monaco. In sede di pronostici (facendo la macumba), avevo predetto il quotato argentino, come possibile capolinea delle velleità parigine di Tsonga. Il sudamericano è un bell'agonista da campi rossi, buoni fondamentali, gioco vario, gambe veloci e resistenti. Non fosse per un imbarazzante servizio da tennis femminile, avrebbe avuto ben altra carriera. Il match si conferma bello, Tsonga comincia col suo meraviglioso tennis “rischia tutto”, poderosi ganci di dritto da ogni lato, escursioni a rete per chiudere il punto con eleganza. Quell'altro si conferma un avversario ostico, lotta, rema e cerca di arginare il tornado Jo. Un dritto monumentale che sfonda l'angolo destro dell'argentino, che si oppone di puro istinto rimandandogli la palla nei piedi, e quellla montagna di muscoli che fa? Un balzo felino da ballerino delicato, ed in una frazione di secondo pennella una smorzata di dritto, che ricade mortifera ed agonizzante dall'altra parte. Poi un'altra sequenza terrificante, dritto anomalo, gancio pieno a sfondare nell'angolo opposto, e primo set a casa per 7-5.
Il secondo comicia con l'argentino che sfrutta un paio di errori gratiuiti e si porta avanti di un braak. Scena pulp, col primo piano del piede sinistro di Monaco, ed il medico che tagliuzza le vesciche a cuore aperto. Ma l'argentino continua a correre e adesso riesce a spostare Tsonga da un lato all'altro del campo. Il set scivolola via velocemente, 6-2 Monaco e tutto da rifare. Ma nel terzo Jo riprende il discorso interrotto nel primo, torna a spazzolare gli agoli con dritti al fulmicotone, li alterna a smorzate dolci, voleé incisive e spettacolari, che esaltano il pubblico francese. Fila via facile, un break avanti, poi un altro. Quel curioso progetto di tennista da terra, comincia a prendere forma. Dopo averlo visto nei tornei di preparazione, non mi aspettavo raggiungesse questi livelli. Ma come tutti i purosangue, Jo si esalta nei momenti (tornei) importanti. Vince pomposamente il terzo 6-1. Ora Monaco appare avvilito. Non ha nessuna colpa, è solo stato investito da un ciclone. L'inizio del terzo set lo vede arrancare, si difende con le unghie. Quell'altro è nel pieno di una di quelle trance agonistiche, in cui gli riesce tutto, nel suo sconfinato repertorio tennistico. Talmente in fiducia che ci delizia con un rovescio incrociato e stretto (che dovrebbe essere il suo colpo meno nobile), poi è tutto un susseguirsi di ganci brutali, smorzate strepitose, ora per richiamare l'avversario a rete e chiudere con tocchi (quasi) irridenti, poi per uccellarlo con lob di rovescio al bacio. Tutto semplice o quasi, al francese gli sta riuscendo tutto. Usa la smorzata in modo isistente, un'arma importantissima sui campi lenti. Per chi come lui, ha la mano per giocarla, ovvio. Vederlo muoversi sul campo riconcilia col tennis, mai visto un simile esempio di forza ed esplosività, abbinata a tocchi magistrali. Durezza della pietra e delicatezza del velluto, tutto in un solo tennista. Chiude una voleé di dritto a rete, caracolla con le spalle, gigioneggia, un accenno di braccia alzate con fare da psicotico in piena trance, e tanto basta al pubblico per esplodere in un boato più rumoroso di quello seguito al punto. Palla break ad inizio quarto set per Tsonga, è il momento di matare il toro, mi dico. Monaco si difende con i denti, la annulla con un prodigioso rovescio lungolinea. Gran coraggio l'argentino, non c'é che dire. Ma Jo no si da per vinto, dirittone in corsa incrociato e break avanti anche nel quarto.
Ma qualcosa s'inceppa, una voleé sbagliata, poi un rovescio affossato in rete, ed il toro argentino è di nuovo in vita. Contro break e si ritorna in parità. Jo si aggrappa alla prima palla, i due tengono i rispettivi servizi con relativa facilità, e si arriva al tie-break. La magia sembra finita, altro errore di rovescio francese e Monaco avanti 5-2 con mini break. Ora agita i pugni, mostra i denti, il lottatore sud americano dalla chioma fluente. Tsonga si tiene a galla col servizio, poi l'ennesimo dritto a brutalizzare la linea di fondo e mini-break recuperato. Annulla il primo set point con un servizio ad uscire, poi rovescio incrociato a sbattere l'argentino fuori dal campo, e drittone coperto nell'angolo opposto. 8-8, e Monaco concede uno dei rari errori di una grande partita. Jo va a servire da sinistra sul 9-8. Palla del match, dritto ad uscire seguito a rete, quell'altro si difende con un passante di rovescio strepitoso, Jo lo para come può con un balzo da portiere felino, altro passante violento e altra voleé in tuffo. Chiude in terra, con un colpo fantastico, sporco di argilla rossa fino ai capelli, e giustamente entusiasta. Bello anche l'abbraccio finale tra i due, con Monaco che sembra dire “cos'altro potevo fare?”, e Jo col sorriso largo quasi incredulo e fiero di ciò che è riuscito a fare su un campo di terra. I due hanno dato vita ad un match fantastico. Dopo le emozioni di ieri, un'altro grande incontro qui a Parigi. Ora al terzo turno Tsonga se la vedrà con la formica belga Rochus, che dopo aver chiuso la carriera parigina di Santoro, ha vinto un altro match di over trenta con un altro francese di lungo corso, Mathieu. Il belga è avversario infinitamente meno isidioso di Monaco, ma sarà importante come prova psicologica per le ambizioni del transalpino, e per aprirsi ad un ottavo interessantissimo con Del Potro.
Si passa sul centrale per vedere la conclusione del match di “Orrid'uomo” Monfils. Come passare da Mohamed Ali ad Oscar Damiani. Il francese dai petardi scoppiati in testa era dato con un ginocchio a pezzi. In realtà corre come una lepre già sghemba di suo, i soliti tre metri fuori dalla riga ad ammazzare tennis. Batte in tre set il volenteroso rumeno Crivoi, che indossava una maglietta rammendata dalla nonna. Il terzo turno si spera possa essere l'ultimo, magari lo batterà quella curiosa “flatulenza ricamata” rispondente al nome di Melzer (unico tennista al mondo inconsapevole). Certo.
Altri match della giornata, il “ciapa no” soporifero tra Ferrero e Kolshreiber, sospeso due set pari. Tommy Haas si lascia recuperare due set, e poi vince al quinto con l'arcigno argentino Mayer. Roddick, cui per ora basta giocare il suo baseball-tennis, per battere “carismio” Minar. Djokovic che si abbatte con fiera brutalità sul bel tennis piatto e tradizionale dell'ucraino Stakhovsky. Domani si riprenderà da due set a zero per Novak . Ma ho idea che rivedremo presto anche altrove l'ucraino col suo bel rovescio classico. Dove, non lo so. Nel femminile, seconda vittoria in rimonta da un set sotto, per la Martinez Sanchez, sull'ucraina Kutuzova. Magari il suo serve and volley riesce a tramortire Serena nel prossimo turno. Come no.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.