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sabato 30 maggio 2009

French Open - giorno 6 - Rantoli di sofferenza e grugniti spocchiosi



Venerdì di passione pagana a Parigi. Nel senso che sarebbero stati più divertenti due chiodi arruginiti piantati nei palmi delle mani. Djokovic riprende da 2 set a 0 il match interrotto con Stakhovsky. Ed al bulletto impettito serbo bastano pochi minuti per tranciare il suo bel gioco classico, con fierezza quasi moderata. Il carneade dell'est pare un fuscello alitato da vento tremebondo. Faccia da Cassano innocuo dopo la cura (riuscita però) di topexan, fisico allampanato, rovescio antico e mano dolcissima, questo ragazzo ucraino a tratti somiglia ad un airone che danza leggero, bello ed inoffensivo. Un violinista incerto, tramortito da un batterista heavy metal. In sintesi, il match è qui. Quasi non vuole infierire Nole. Nessun gesto da invasato tagliatore di gole gratuito. Poi sul 5-0 e servizio, dimostra pienamente perché è considerato uno dei giocatori più odiati ed indisponenti del circuito. Prova tre smorazte-ricami irridenti. E finisce per irridere la sua proverbiale pochezza tecnica. Due muoiono truci ametà rete, la terza è raccolta dall'ucraino, che la depone dolcemente dall'altra parte, quasi la racchetta fosse la sua mano. Chiude 6-1, ed il suo clan, al solito sobrio e mai sopra le righe, esulta come se il loro orrido rampollo avesse vinto Wimbledon 13-11 al quinto con Borg 1980. Stakhovsky gioca bene, segue pure il servizio a rete sulla prima (oggi ne ha messe due o tre di prime), ma è ancora troppo leggero, inesperto ed ha anche una preoccupante aria rassengnata e problematica. Di sicuro ne sentiremo parlare. Possibile top 50, e tipetto pericoloso sul veloce.
Momento attesissimo dai francesi è il ritorno di Ouanna sul luogo del delitto, dopo la tremenda battaglia di mazzate ed emozioni, che ha sbattuto fuori Marat 10-8 al quinto. C'era curiosità di vedere come avrebbe reagito psicologicamente al cospetto del cileno “mano de piedra” Gonzales. Il furetto tutto braccio, gambe, coraggio e serenità mentale, ritorna modesto ronzino spara dritti alla viva il parroco. Per carità, non sfigura, lotta fino in fondo, ma del portentoso prodigio della natura che ha mandato al manicomio Safin, c'é solo l'ombra (e per quello lo odierò amabilmente per il resto della sua carriera, se mai ne avrà una). Troppo esperto mano de piedra, che a differenza di Marat, non gli concede alcuna possibilità, e men che meno lo rimette in vita, picchia come un fabbro ferraio e stampa 49 vincenti in tre set. Esibizione smodatamente virgiulta di servizi e dritti pesanti come sassi, ed il cileno passa in tre set. Ora troverà il rumeno Hanescu che soprendentemente (?) asfalta in tre rapidi set Gilles Simon, sempre più tisana e meno furetto. Non vorrei dire che l'avevo pronosticato, ma nei quarti ci sarebbe il probabile ed affascinante confronto con Andy Murray, con possibilità reale di prendere il posto dello scozzese in semifinale (prevedibilmente triturato da Nadal). A proposito di Marray, nel tardo pomeriggio prosegue il suo progetto di gioco da terra, battendo il serbo Tipsarevic, ritiratosi sotto due set a zero.
Ammesso che quella di Simon possa essere considerata una sorpresa, vien da dire che il bello deve ancora arrivare. Strazianti rantoli di sofferenza sul Suzanne Langlen, dove i miseri resti di Venus vengono ischerzati con facilità disarmante dall'ungherese Szavay. La magiara gioca bene, certo. E' in ascesa, confermo. Ha giocato il match della sua vita, concordo. Ma Venus è la copia sbiadita, stremata ed irriconoscibile della venere dalla pelle d'ebano, di gran lunga la più completa giocatrice della wta. 6-0 6-4. E quasi, non dispiace più di tanto, vedendo l'epressione pensierosa di papà Williams che si gratta la barba brizzolata. Rantolo che va, grugnito insopportabile e spocchioso che viene. A Masha la russa, riesce la terza rimonta consecutiva contro la kazaka Shedova. L'ex reginetta gioca ogni partita come fosse una curiosa resistenza al villico attacco dell'algido fortino regale. Sforzandosi di parlare di tennis e non degli insopportabili versetti che stanno rendendo questo sport una barzelletta folkloristica (e per i quali vado proponendo una moratoria internazionale, da anni), la siberiana deve ancora lavorare molto per ritornare quella di due anni fa, ma ci mette la grinta. Non urlasse come fosse in pieno travaglio gemellare, sarebbe meglio. Passeggiano orride, il muflone Safina e la serbiatta “pugnetti & urletti” Ivanovic.
Lleyton Hewitt sfida come un leone e senza timori riverenziali Rafa Nadal (nel primo scambio). Poi è come se un trepiede sgonfio e logoro fosse investito e tramortito da un tir. Lo spagnolo, malgrado il sempre più impresentabile completino rosa fru-fru, fa a fettine le velleità di ritono dei quello che fu il più debole numero uno della storia (Tommasi docet), e che dopo la ricostruzione dell'anca, si sta faticosamente reinventando una carriera da giocatore medio. Solo un gustosissimo “c'mon” quando recupera il break ad inizio secondo set. Poi viene triturato senza pietà dal maiorchino, che match dopo match va levandosi quel po' di ruggine dalla corazza fiammante. 6-1 6-3 6-1. Sconfitta ancor più frustrante perché l'australiano, più di quello, proprio non riusciva a fare. Davidenko dimostra di essere ritornato a buoni livelli battendo in quattro (immagino) angosciosi set, medioman Wawrinka. Dopo Nole e lo svizzero, è davvero la giornata dei simpaticoni. Il fulgido esempio di spiritata sportività nordica Soderling, vince in quattro set su Ferrer, sempre più in caduta libera. Il croato Cilic conferma che vuole fare le cose sul serio e si sbarazza con irrisoria facilità del vecchio Radek Stepanek. Verdasco vince in tre set più lottati del previsto col connazionale meno nobile Almagro. Domani è un altro giorno, senza urletti di rilievo, sperando nella Martinez Sanchez.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.