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sabato 30 maggio 2009

French Open - giorno 7 - Djokovic spazzato via



Cavalcando l'onda di una sagace opposizione, portereste mai vostro figlio ad una partita di quest'uomo? Psicodramma in atto sul campo numero uno del Roland Garros. Il numero 4 al mondo Novak Djokovic sotto di un set e 2-5 al secondo contro Kolshreiber. Il tedesco gioca un bel tennis lineare, ed è in possesso di uno dei migliori rovesci del circuito. Sta giocando un match impeccabile. Novak scrolla il testone, vaga come un soldatino avvilito. La spavalderia impettita è un lontano ricordo. Se la prende prima con quel dispettoso di Eolo, poi con gli spiritelli malvagi. Da quando non richiede più medical time-out ad ogni piè sospinto (anche per un pelo pubico incarnito), deve sempre trovare una motivazione. Sul 5-2 40-0, al tedesco si accorcia il braccino, quattro errori gratuiti, una smorzata folle di Djokovic ed è 3-5, poi 4-5. Kolshreiber non è certo un cuor di leone, forse anche per i limiti caratteriali non ha avuto una carriera ad altissimo livello, e si comincia a temere un suo calo. Soprattutto se si pensa al furore agonistico (a volte esageratamente feroce) del serbo. Invece al tedesco non tremano i polsi, ci delizia con un paio di rovesci ad entrambi gli angoli, poi con una voleé delicata, e porta a casa il secondo. Nel terzo si segue la regola del servizio, la torcida serba prova invano a sostenere Nole, che invece rema senza costrutto, sbattuto da ogni lato. Quasi impotente. Il numero 4 al mondo, e da tutti (me escluso, ovviamente), considerato un campione, è impotente. Non sempre la forza conta, soprattutto se l'avversario non ti mette in condizione di poterla sprigionare. Altro rovescio lungolinea meraviglioso di Kolshreiber, ed eccolo, col suo crestino eccennato, e la perenne espressione di chi vorrebbe trovarsi altrove, che serve per il match. Non trema nemmeno questa volta, e porta a casa un match praticamente perfetto. Il serbo, che tanto aveva fatto sperare i suoi supporters accecati, dopo la semifinale strepitosa di Madrid, torna a casa con un periodico 6-4 sul groppone. Spazzato via come un giocatore normale.
Perdono pezzi i francesi. Ieri ricondotto alla normalità Ouanna e sbattuto fuori Simon, oggi tocca a Mathieu, che in tarda serata conclude il programma, onorevolmente sconfitto da Roger Federer. Partita gradevolissima, per carità. Il francese vince pure il primo set, e risponde tono su tono a Roger, col suo bel gioco variegato. Ma non si ha mai l'impressione che l'algido ex-sovrano possa rischiare qualcosa. Pura esibizione scenica, che diverte il pubblico. In precedenza Giquel veniva tramortito da Roddick, Tommy Haas, veterano tedesco, si confermava il solito bel puledro da seconda settimana negli slam, e riportando sulla terra il francesotto Chardy, giustiziere di Bolelli. Il risultato deve far riflettere il bolognese, che ha davvero mandato alle ortiche la possibilità di uno storico (per noi) ottavo. A margine, esce anche l'ultima italiana in corsa, Tathiana Garbin, che forse avrebbe anche potuto portare a casa la partita, contro la non irresistibile Rezzano. Ma proprio non si riesce a fargliene una colpa, brava lo stesso, almeno lei. Perdono pezzi i cugini d'oltralpe, certo, ma ne hanno anche molti. Su tutti i due top ten Monfils e Tsonga. Manisfestazione di atletismo scoordinato e tennis rabberciato da una parte, dirompente atletismo esplosivo ed elegante ed dall'altra.
Una strana sensazione di torpore cerebrale ha accompagnato l'insana idea di poter assistere a Monfils-Melzer, in piena fase di digestione. Da una parte il dinoccolato pippo disneyano coi petardi in testa e dalla mano da carpentiere della bovisa, dall'altra quella specie di “flatulenza arruffata” di Jurgen Melzer. Uno che tira colpi, progetta soluzioni impossibili che a volte gli riescono, spessissimo no. Tra genialità ed insipienza assoluta, il confine è sottilissimo, ed il buon Jurgen, appartiene alla seconda categoria. Il match comincia col francese che si piazza i soliti tre metri dietro la riga, tira i suoi lobboni liftati e densi di penetrante raccapriccio e l'altro che appare preso dal fuoco sacro del nulla. I colpi, sebbene inconsapevoli, per battere il bizzarro tennis macumbato del francese ce li avrebbe pure, ma non gli riesce nulla. Smorzate che arrivano appena alla rete o ricadono a metà campo avversario, voleé fuori di due metri. Jurgen vuole mostrare tutta la sua essenza. Poi sul finale di primo set si convince a giocarsela dietro la riga di fondo, e viene impallinato come l'omino delle giostre. Improvvisamente all'austriaco gli riesce una palla corta telefonata, l'altro si avventa scoordinato, la ributta di là, e ritorna passin passetto in retromacia dietro la linea di fondo, nemmeno fosse un balenottero spiaggiato alla ricerca dell'acqua, e Melzer sbaglia. “Stanno stuprando il tennis e non ne hanno pudore!” Grido a me stesso ed alle quattro mura. Il match continua tra loffiette estamporanee dell'austriaco, e clavate difensive del francese che accompagna ogni colpo con sofferti muggiti, come stesse producendo una problematica evaquazione. In pieno delirio psico-fisico per quell'obbrobrio, giro canale e mi gusto Amicidimariadefilippi, in attesa del tennis illibato di Tsonga e Martinez Sanchez.
Alla fine Monfils vince 6-1 al quarto, e per la serie non c'è limite al peggio, un brivido percorre la mia schiena immagginando l'accoppiamento degli ottavi: Monfils-Roddick. Che il Dio del tennis ci salvi.
Alì Tsonga, dopo l'eclatante performance con Monaco, aveva un match decisamente meno insidioso, per chi è avvezzo agli eufemismi scaramantici. La piccola formica belga Rochus, era già soddisfatto dal terzo turno raggiunto. Veniva da due vittorie importanti contro due vecchie semi-glorie francesi, Santoro e Clement. Il terzo francese, Tsonga era ben altra cosa per il suo gioco leggero. Ed infatti lo spazza via, abbattendosi come uno tzunami calmo sul biondo fiammingo. Jo trova perfino il tempo i tirare un dritto vincente recuperando pallonetto. 6-2 periodico in disarmante scioltezza, e tutto l'esuberante e svariato repertorio provato da Alì, in meno di un'ora e mezza. In mattinata, l'orrida boscaiola Azarenka aveva rabbiosamente tritato al terzo la Suarez Navarro, una spagnola col visino da criceto indifeso e dal meraviglioso rovescio. Dopo la battaglia dei primi due set, prevale la forza bruta dell'est, sul puro godimento del gesto tecnico iberico. L'altra spagnola, nei top ten del mio personalissimo tabellino di preferenze, la farfalletta volleatrice Martinez Sanchez, non aveva un compito agevole con l'erculea Serena. Sin dai sorteggi avevo pronosticato una possibilità per la deliziosa mancina iberica, contro l'ultima Serena versione paracarro. Ebbene la spagnola tramortisce con voleé, accelerazioni, angoli, variazioni sfrenate e folli, Serena-Tyson (quello del finale carriera). Strappa il servizio con una surreale voleé racchetta-braccio-racchetta, che nemmeno SuperMac in cabina riesce a decifrare, ma che fa imbestialire l'americana. Porta a casa il set, fa partita pari fino a metà del secondo, poi inevitabilmente cala di ritmo e riemerge l'americana. Serie di break e contro break e si arriva al 5-2 pesante per Serena nel trezo e set. L'iberica svolazza meno del solito sul suo servizio, di conseguenza non riesce ad aggrapparsi alla rete come vorrebbe e potrebbe. Mette meno del cinquanta per cento di prime. Per vincerla questa partita, avrebbe dovuto servire meglio. Recupera un break, ci prova, ma finisce col 4-6 6-3 6-4 per Serena. Che, pronto a giocarmi la casa che non ho, non vincerà questo Roland Garros.
Accadrà negli ottavi, i pronostici di Nostradamus:


Nadal-Sodering: 1 (Brutale esecuzione sommaria)
Davidenko- Verdasco: 2 (Probabile che il dracula esangue russo strappi un set)
Murray-Cilic: 1 (Ma chi lo sa)
Gonzales-Hanescu: 1 (Esecuzione semplice, ma il rumeno è un osso duro)
Del Potro-Tsonga: 2 (La scaramanzia impone un “ma chi può dirlo”)
Robredo- Kolshreiber: 2 (Se il tennis ha ancora un senso, ma non è detto)
Roddick-Monfils: 1-morto- X (E se fosse interrotta per una romantica nevicata?)
Federer-Haas: 1 (Facile. Replica gustosa di Federer-Mathieu)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.