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mercoledì 24 giugno 2009

Ve lo racconto io, Wimbledon. Giorno 3. Sharapova, spettro urlante di una ex tennista




Maria Sharapova, oramai spettro urlante di una tennista, si fa deridere per un set e mezzo da Gisela Dulko. Scolastica argentina da media classifica, che non strepita come un agnello sacrificale, ha meno spocchia urticante, gioca meglio, ed è più aggraziata della siberiana. Sul 6-2 3-0 all'argentina viene il braccino, e si squaglia letteralmente, rimettendo in vita l'avversaria. Poi non può fare a meno di vincere al terzo, contro un simile strazio rumoroso, privo di tennis. Fin troppo evidente come Masha sia in condizioni improponibili. Fallosa, lenta e imbarazzante negli spostamenti, imbalsamata, piantata in campo come una pesante madonna bionda di piombo. Basta muoverla un pò, che qualcuna con un minimo di schemi e braccio (se ne esiste ancora una) la sposti lateralmente ed in avanti, per batterla agevolmente. Persino la mitologica giapponese Kimiko Date (39 primavere) ieri era sembrata più fresca. Il tennis è un altra roba. Il tennis è gesto tecnico, tattica ed agonismo (non forsennato). Il tennis è Suarez Navarro, non una spocchiosa modella urlante, goffa ed imprestata al tennis solo per aumentarne l'ascolto mediatico. Contenti i deviati feticisti del rantolo sensuale (sensuale? Becker quando lo ha affermato si era scolato 24 boccali di birra). In lutto gli amanti del tennis, ogni volta che la vedono strepitare in campo come una vitella impazzita. Tornando seri, occorrerebbe una presa di posizione. Decidere se le conviene lavorare sodo e rimettersi in una condizione accettabile, o farla finita con questi teatrini tragicomici e strazianti, espressione di un nulla urlato.
Sgambetta in regale scioltezza Roger Federer contro il quotato (dagli spagnoli e forse dai suoi parenti) Garcia Lopez. Poco più che una sgambata veloce, qualche colpetto provato in sonnechiosa estirada. Il rassegnato iberico ha la tipica espressione di chi voleva trovarsi da qualsiasi altra parte, piuttosto che sul centrale di Wimbledon. Ovvio quindi, che anche il povero spagnolo assecondasse l'unico patema per l'elvetico: fare il più presto possibile, per non affaticare Mirka, ormai prossima al parto, ma sempre filiforme e trepidante (presenzialista sugli spalti più della misurata Santanché e del vaneggiante professor Meluzzi nei salotti tv). Il vero torneo dello svizzero dovrebbe cominciare contro Kholshreiber, tedesco imprevedibile, che oggi ha dovuto impiegare cinque set per spuntarla sull'indomabile (!) “carismio” Minar, in un match dove l'agonismo era pari a quello di una cruenta partita di origami acrobatico. A proposito di spagnoli, il terrificante Grannollers (uno che a vederlo cinque minuti vengono i crampi al cervello), insidia per due set Robin Soderling, che dopo l'exploit parigino, pare aver esaurito la benzina ed essere tornato nei binari della sua normalità di salmone allucinato.
Ancora spagnoli che come gramigna stepposa, non vogliono smettere di arare i nobili campi inglesi, Tommy Robredo vince recuperando due set a Koubek (non avendo visto, immagino un incontro di rude e sconsiderata bruttezza), confermando che passin passetto, senza che nessuno se ne accorga, arriva sempre alla seconda settimana, come una piccola pantegana strisciante. Novak Djokovic, dopo i tremori (scenici) contro Benneteau, dispone con facilità del miracolato tedesco Greul, che non sa nemmeno lui come mai si trovi al secondo turno di un championships, e perché lo abbiano sbattuto sul campo numero 1. Il serbo rimane comunque di una pochezza deprimente sull'erba. Test più serio, ma neanche tanto, al terzo contro l'americano Mardy Fish. Battitore portentoso e buono sul veloce, che oggi ha fatto fuori in quattro set l'occhialuto slavo indolente Tipsarevic, atavicamente discontinuo e svogliato nel dna. Fernando Verdasco, vince una tiratissima battaglia di servizi (e tre tiebreak nei primi tre set) col belga Vliegen. Il nostro ercolino col crestino, ispanico sciupa serbiatte, malgrado una preparazione erbivora da tregenda, sembra ben disposto. Suicidi sportivi permettendo, avrà un altro turno di semi allenamento col connazionale Montanes (come sarà arrivato al terzo turno?), per issarsi ad un ottavo con Tsonga. Attesissima, e prevedibilmente rutilante rivincita degli ultimi Australian Open. Ivone Karlovic (oggi giustiziere di Darcis a suon di badilate di servizio, al solito) permettendo. Tommy Haas gioca solo qualche games, prima che il mancino francese Llodra si ritiri. Il leggero ed anacronistico tennis di Dudi Sela, manda al manicomio il roccioso fabbro tedesco Schuettler, semifinalista lo scorso anno (qualcuno lo considera ancora il quarto mistero di fatima svelato). Marat forse smette, Santoro idem. Reinar, a 35 anni non ne ha la benchè minima intenzione, continuerà a straziare palline, incurante di tutto. Andreev, russo avvezzo all'erba quanto la ministressa Brambilla alle mutande, regola il quasi ex, Vincent Spadea. La povertà del programma odierno è confermata dalla scelta di piazzare Querrey e Cilic sul centrale. Lo spilungone americano, contro il gibbone croato, eternamente dormiente. Per carità, il bombardiere della nouvelle vague yenkee ed uno dei tanti puledri battezzati eredi di Ivanisevic, danno vita d un incontro divertente. Giocano quasi quattro ore a tutto campo, se le suonano sbattendosi da un lato all'altro. Poi il gibbone con la faccia schiacciata e l'espressione ombrosa, fa valere il suo maggior talento e l'abilità ad usare la testa oltre che le forza pura. E vince 6-4 al quinto.Dopo Xavier Malisse, finisce anche l'avventura di Taylor Dent. Come il belga, in possesso di un talento espresso a sprazzi, tra un infortunio e l'altro, ed autore di un volenteroso quanto difficile tentativo di riproporsi dopo 4 anni da pre-pensionato. Pure lui passato per le qualificazioni, e come Xavier sconfitto dopo una battaglia sofferta e sofferente. Recupera due set, poi nella prosecuzione di oggi alza bandiera bianca al modesto (per non essere troppo crudeli) spagnolo Gimeno Traver. Fa un po' di tristezza vedere il panda americano dal bellissimo serve and volley, rattoppato ed oramai fisicamente menomato, imbrigliato da un terricolo delle retrovie. Spero di sbagliarmi, ma difficilmente ritornerà a livelli decenti.
Rinuncia Simone Bolelli, a causa dell'infortunio patito contro Koellerer. Si evita una immeritata punizione contro Jo Tsonga. Che poi il francese avrebbe brutalizzato anche un Bolelli al meglio, centouno volte su cento, è un'altra faccenda. Meravigliosa Roberta Vinci, la minuscola tarantina continua a mostrare il suo splendido tennis vintage e classicheggiante. Un lampo nel cielo scuro delle mazzate dissennate. Oggi batte la 17enne Pavlyuchenkova (già “ammirata” nella semifinale di confederations cup contro l'italia), ed emergente esponente della folta truppa di orride boscaiole dell'est, anche se con minor cruenza. La russa pare il bizzarro errore di qualche folle scienziato di genetica criminale, che le ha impiantato due prosciutti di parma semi-stagionati al posto delle cosce, su un corpo ed un grazioso viso da ragazzina. Roberta gioca bene, sfrutta al meglio gli errori delle giovane avversaria che richiederà l'ausilio di uno strizzacervelli (ma perché no, di un allenatore), per comprendere cosa fare contro il rovescio in back. Malgrado qualche tentennameno sul filo del traguardo, l'azzurra porta a casa la partita in due set. Terzo turno da incubi notturni contro Venus Williams, ma chissà che la piccola italiana non imbrigli la monumentale americana e faccia il miracolo. Per la serie Davide e Golia, pure Damiani poteva battere Tyson senza braccia ed “anche Chinaglia può gocare nel Frosinone”. Sul finale di giornata, “leonessa” Schiavone affrontava la giovane portoghese De Brito. Una arrembante ragazzina di sedici anni, che urla come una matta invasata in preda ad una furiosa e continua crisi di nervi. Emette dei prolungati e vibrati rantoli, acuti e poderosi, che si interrompono solo dopo che l'avversaria ha tirato il suo colpo, per un decimo di secondo. Un concerto quasi continuo ed inenarrabile. E' famosa soprattuto per aver ricevuto ammonimenti ed inviti degli arbitri a contenere la sua foga da piccola disagiata mentale. Lei, con candore e determinazione ha risposto per le rime: “Chissa perché non dicono niente alla Sharapova”, e non ha nemmeno tutti i torti. Al di là delle urla forsennate, la portoghese gioca e corre alla morte, tignosa come poche. Francesca fatica, la partita è giocata punto a punto, la De Brito man mano che si va avanti raggiunge livelli indicibili, urla sempre più forte, come trafitta da lame infuocate. Qualcuno teme possa schiattare come una cicala. Chissà dopo due ore di partita, la sua ugola come sarà ridotta. La nostra leonessa deve usare tutta l'esperienza e la calma possibile per venire fuori dall'incubo e vincere due tiratissimi tiebreak, giocati in modo esemplare. Grande Francesca, ma questo non è tennis (e non è colpa della bravissima italiana). Sempre sul calar del sole, Andreas Seppi porta a casa i primi due set col francese di origini magrebine Giquel. Niente di straordinario l'altoatesino, ma tanto basta per domare il 32enne francese, salito alla ribalta in età avanzata. Seppi ha una serie di quasi matchpoint sul 4-4 e servizio Giquel nel terzo, ma non li sfrutta. Perde il set e la partita si allunga, nel buio che incombe. Il match viene sospeso sul 5-5 del quarto.
Sempre tra le donne, bicicletta cruenta di Vittoriona Azarenka (oggi mezza Linda Blair, mezzo Hulk versione più spaventosa), sulla malcapitata rumena Olaru. Passeggia pesantemente sull'australiana Groth, Serena Williams. Vincono anche l'esangue vampiressa Dementieva e la gazzella Hantuchova, convincente successo dell'altro leprotto rumeno Cirstea sull'indiana Mirza (specialista purissima dell'erba, se ce n'è una).

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.