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giovedì 9 luglio 2009

Adieu, Montcourt



Mathieu Montcourt di mestiere faceva il tennista. E ieri notte una grande tristezza m'ha colpito, sapendo che era morto. Ritrovato sulle scale della sua abitazione, apparentemente deceduto per cause naturali. A 24 anni. Lui abituato a correre per ore su un campo da tennis. Questo post non aggiunge nulla alle quattro righe lette da un'agenzia, ed al silenzio di siti spacializzati, intenti a chiedersi se Federer arriverà a 25 titoli, se Seppi parteciperà al masters di Londra. Non vuole essere un'elegia di un tennista che ho visto una manciata di volte, a sprazzi. E tanto meno vorrei ricadere nell'orrendo alone di ipocrisia che circonda la morte, ancor più della vita, e per la quale si diventa tutti bellissimi, e potenziali campioni.
Mathieu era un ragazzo dall'aria simpatica, che come altri, gravitava nel circuito minore. Gli dei non gli avevano dato il braccio divino di Federer o i piedi mostruosi di Nadal, i mezzi di suoi coetanei (Tsonga, Gasquet). Era uno dei tanti, che con lo zaino a tracolla e qualche spicciolo degli sponsor, girava il mondo alla ricerca di punti per fare il grande salto, e soldi per rientrare nei costi. Il tennis è anche storie di questi mestieranti, con tanta passione e costanza, che non hanno famiglie nobili o abbienti alle spalle, a sostenere un sogno e talvolta costruirglielo su misura. Ad inizio anni 90' imparai ad apprezzare e stimare Gianluca Pozzi, ragazzo barese che viaggiava da solo, da un aereo all'altro, senza sponsor ed allenatore. Ben incarnava la tipologia di tennista perennemente nel limbo della speranza e della volontà. E spesso otteneva risultati più dignitosi di altri baroni italici, che si annoiavano a viaggiare all'estero.
Ed a ritagliarsi un posto ci era anche riuscito, Mathieu. Parecchi buoni risultati in challengers e futures minori, pure una squalifica di qualche settimana, per scommesse di 36 dollari risalenti al 2004. Le ultime classifiche lo davano 119. Nemmeno malaccio, ma niente che potesse impressionare una nazione abituata a snocciolarne cinque nei primi quindici al mondo. Solo sporadiche apparizioni nei tornei maggiori, i risultati migliori proprio nel torneo di casa, il Roland Garros, lui nato nei sobborghi dimenticati di Parigi. Tre partecipazioni, ottenute passando per le qualificazioni, tre dignitose sconfitte al secondo turno.
Quest'anno mi sono imbattuto in qualche scampolo del suo match di secondo turno, con Radek Stepanek. Era un ragazzo scapigliato, smilzo e coriaceo. “Mathou”, come lo chiamavano per il suo atteggiamento atipico, docile ma aggressivo come un gatto. Con una faccia che sembrava uscita direttamente da un film di Truffaut. Lottò in quella partita, e perse in quattro set tirati, non prima di essersi esibito in qualche tuffo teatrale davanti ai suoi concittadini, mostrando sorrisi e smorfie tipicamente francesi.
Ma sarebbe un esercizio inutile, discutere sulla tecnica di questo ragazzo francese. E forse nemmeno ne sarei capace. Bene ha detto Nadal, al solito campione da grande slam fuori dal campo, a dichiarare che “Di fronte a simili notizie, metti le cose nel giusto posto e ti rendi conto di quanto sia poco importante vincere o meno una partita.”. Rimane la triste storia di un ragazzo cui piaceva giocare al tennis, con l'ammirevole volontà di girare il mondo ed inseguire il sogno di sfondare. E che è morto in modo inspiegabile, a 24 anni. Adieu, Mathieu.

11 commenti:

  1. Te lo ricordi Mirnyi? Tre o quattro anni fa Montcourt lo battè. Pensai che fosse sul punto di decollare. Peccato.

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  2. Certo che me lo ricordo il buon Max, sytazionava agevolmente nella mia (specialissima) scuderia dei protetti. Adesso sverna giocando solo il doppio. Per Montcourt, al di là che potesse sfondare, rimane un peccato comunque. E' una cosa che non si riesce a spiegare.

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  3. Mathieu..mio dolce gattone francese...non ti dimenticherò MAI.su ogni campo rosso..ci sarà sempre la tua presenza....tua amica Ale.au revoir stella

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  4. Salve Ale, conoscevi Mathieu di persona?

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  5. si molto bene... ho avuto qdta fortuna,,,ed ora mi sento male da morire......Lui da lassù so che avverte...mi manda messaggi... Dio quanto mi manca.......ti voglio tanto bene...mi cercava sempre in campo con gli sguardi....mia gioia grande...sempre le nuvole in cielo guardo

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  6. Chissà cosa intendevi con la tua frase "quando gioco mi fa piacere se ci sei"..ma si che lo so....te lo avrei dato io un pezzo di cuoricino se solo avessi avuto tempo..Math..sempre con me mio LOVE non dimenticarti mai di me..e un giorno ci"ritroveremo"?spero il più prestopossibile

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  7. Capisco, mi dispiace. Io non lo conoscevo, se non per qualche spezzone di partita vista. Dava l'idea di un tennista che amava molto il suo sport, e metteva allegria sul campo. Ne scrissi un post, perchè all'epoca, la notizia mi colpì molto...

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  8. Dava l'idea? Era la sua vita il tennis..lo amavA dava sempre se Stesso..anzi di più..tanto è vero che ci ha rimesso il cuore..Math è morto per un infarto al miocardio ..causato sai da cosa? TROPPO AGONISMO..troppo sforzo.Questo è Math..il mio dolce Math..Repose en paix mon amour.

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  9. ATP Manerbio agosto 2008.Questa è statal'ultima volta che ho visto in campo il mio giocatore preferito..l'ultimo suo abbrraccio con Lui.:-) guarda su yue tube "Montcourt e ale" au revoir Picasso..

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  10. Visto Ale. Come scritto prima, era solo un pensiero gentile, per un ragazzo gentile, che giocava a tennis. Posso gidicare solo quello, non avendo avuto il piacere di conoscerlo.
    Come avrai notato, tranne qualche post, il mio blog è volto a soprattutto a questioni ridancianre e grottesche, del tennis. =)
    A presto, se ti va.

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  11. Hai ragione,era molto educato, gentile garbato..curioso( come tutti i francesi.)Io che abito a Manerbio, se mi credi..ogni volta che passo davanti ai tennis ,sento una sensazione strana, mi fermo ed in macchina debbo farmi il segno di croce..xchè "lo vedo" sempre nel centrale..ma xchè devono accadere qste cose ?

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.