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mercoledì 1 luglio 2009

Wimbledon, affare di famiglia tra Venus e Serena. I pronostici dell'esperto sui quarti maschili



Si muove possente ed elegante come una pantera assetata, Venus. Di un altro pianete rispetto a tutte. Stritola avversarie, con brutalità fluida. E' l'eleganza che accompagna la forza di muscoli lucenti, a renderla piacevole. Completa il 6-1 6-2 che non ha potuto ultimare nel turno precedente, con una semplicità forzuta, che disarma. Niente ha potuto la volenterosa e malcapitata Radwanska, che pure è più giocatrice della povera serbiatta in caduta libera (a proposito, un pensierino delicato: la immgino per le vie di Londra, intenta a fare shopping, col volto triste, mentre agita iracondi pugnetti in faccia a passanti allibiti). La polacca dimostra di voler tentare qualcosa, l'hanno preparata bene, non vuole dare punti di riferimento alla venere nera, impedirle di entrare dentro le linee per colpire e farle male. Ma tra idea e azione c'è la solita, crudele differenza. Anche Little Tony, voleva essere Elvis Presley. E allora Venere entra nel campo, piazza rovesci lungolinea in avanzamento, e si viene a prendere la cacciagione ancora fumante a rete. Mi domando chi possa fermare questo impeto implacabile. La rivale ce l'ha in famiglia, ed ha le fattezze poco rassicuranti di Serena Williams. Oggi la sorella più giovene e brutale, ha letteralmente massacrato di montanti al corpo ed al viso Vittoria Azarenka, bielorussa posseduta, resa agnellino sacrificale quasi da un rito vodoo (violento). Graniuolate di dritti e rovesci come fosse un tornado vorticoso. Fosse stato un match di boxe, l'arbitro avrebbe interrotto alla seconda ripresa (perché il suo clan di rubizzi/e invasati, giammai avrebbe osato gettare la spugna. Avrebbero lasciato che morisse esangue.). Solo un momento di tregua, ad inizio secondo set, con Vittoriona che per un attimo riprende le sembianze possedute di Linda Blair. Una manciata di colpi tirati ad occhi chiusi, come un disperato pugile alle corde e nell'angolo, che prova il tutto per tutto. E tanto basta per prendere un illusorio break di vantaggio. Poi Serena Tyson riprende la sua furia distruttiva, quasi intimidatoria. Se Venus è pioggià battente e regale, Serena è grandine devastante, espressione di puro muscolo pulsante e poderoso.
Viene da chiedersi, chi o cosa possa evitare una finale tra le due, che si spera scevra da puri calcoli di marketing aziendal-familiare. Ci penso, ma proprio non trovo un ostacolo. Una invasione di locuste carnivore, o magari una disposizione della Regina madre che imponga Murray in finale anche tra le donne. Altre evenienze, non ne vedo. Di certo, non Dinara Safina. L'adorabile mammuth dal passo sgraziato e dalle gote floride e paonazze, oggi soffre e lotta contro il nuovo fenomeno teutonico, Sabine Lisicki. E la bionda picchia come una fabbra, ha carattere e sangue freddo, serve benissimo, quasi lanciandosi la palla in cielo, tira dritti vincenti in sequenza. La sfrontatezza della giovane tedesca sembra non dare possibilità alla pachidermica russa, e infatti porta a casa il primo set al tiebreak. Talmente affranta ed impaurita dall'aggressività in risposta dell'avversaria, Dinarona, da concedere 15 (quindici!) doppi falli. Ma poi succede che la gioventù della bionda valchiria cala un attimo, e Dinara è bravissima a trovare un varco, il famigerato spiraglio. Comincia a colpire duro sul rovescio dell'avversaria, la imbriglia in scambi prolungati, dai quali esce quasi sempre vincitrice. La spunta Dinara alla distanza, picchiatrice più esperta. Ed io ho come l'impressione (timore), che non ci libereremo facilmente del vulcano biondo di Germania. Semifinale Dinara-Venus, e non vedo in che modo l'americana possa complicarsi la vita.
Ancor meno paura, può incutere lo spettro smunto di Helena Dementieva, ad un peso massimo incarognito come Serena. Oggi la russa ha disposto agevolmente di Francesca Schiavone, con un periodico 6-2, facendo valere una maggiore attitudine a giocare match di questo livello. Saranno felici i dissennati (o troppo patrioti), che davano la milanese quasi favorita. Gli stessi per cui “Seppi doveva battere Andreev, poi sarebbe partito favorito con Haas, e si sarebbe giocato l'ingresso in semifinale alla pari contro Djokovic”, gli stessi per cui “Bolelli può essere il nuovo Federer” (monco). Semplice cecità tennistica. Come scritto ieri, Dementieva è numero 4 al mondo, ed ha giocato una infinità di quarti, semifinali, e finali dello slam. Certo, non ha vinto un titolo, passa per essere una perdente, o come “miss doppio fallo”. Ma è sempre perdente di valore, e veleggiando da un decennio tra le topo ten, sa come gestire certi incontri. La nostra, nello stesso decennio, è stata ridosso delle prime venti, cercando di trovare ammirevolmente uno spiraglio per raggiungere un quarto di finale occasionale, con coraggio (raggiunto agli Australian Open, Us Open, ed ora anche a Wimbledon), come traguardo di prestigio in una dignitosissima carriera. La differenza sta tutta lì. L'avrebbe capita anche il commissario Clouseau col raffredorre da fieno. Oggi Francesca non ha trovato nemmeno una giornata felicissima, i tagli di rovescio non facevano male, dando alla russa la possibilità di spostarsi facilmente sul diritto, che Dementieva sa giocare in modo vario, incrociato e lungolinea. Troppo leggera e mai entrata in partita, malgrado i tanti errori della russa (9 doppi falli, solo nel primo set). Insomma, non è una delusione la sconfitta di oggi, non è nemmeno un traguardo leggendario quello che si festeggiava con la qualificazione ai quarti. Come al solito, manca il picco. Agli uomini del tennis italiano, invece, manca sia la base che il picco. Non è cambiato niente.
E Siccome negli ottavi ne ho presi 12 su 16, e non c'è niente di più indicato per farsi sbertucciare, butto lì qualche illuminato pronostico per i quarti maschili di domani:
Hewitt vs Roddick: 2. Match dal sappore antico, ma non certo per il tennis offerto dai due. Il ritrovato guerriero australiano, finchè Stepanek è stato in piedi, non ha visto biglia. Roddick il suo lo fa sempre, prima di trovare i più forti e tornare agnello indifeso. Azzardo una vittoria dello yankee (in quattro set).
Murray vs Ferrero: 1. Lo spagnolo dovrebbe già essere appagato dallo strepitoso ed inaspettato torneo giocato. Prevedo un successo dello scozzese in tre set. Ma devo ammetterere che l'insana ideuzza di un suicidio di massa (sportivo, ovvio) dei sempre più eccitati spettatori inglesi sugli spalti, magari dopo una battaglia disperata di cinque set, avrebbe il suo bel fascino. Eh si.
Haas vs Djokovic: 1. Il fresco precedente sull'erba di Halle testimonia quanto il tedesco possa battere il serbo. Fisico, età e testa permettendo. Dalla sua parte l'attitudine alla superficie e la bellezza del tennis come gesto tecnico. Dalla parte del serbo, la solidità e l'esperienza di giocare simili partite. Credo vinceranno i buoni in quattro (o cinque set). Sperare non nuoce.
Karlovic vs Federer: 2. L'incognita vera, è la capacità del gigantesco croato di mantenere i livelli mostruosi al servizio, dei primi quattro incontri. In quel caso, il danzante despota elvetico dovrebbe mettersi l'animo in pace e prepararsi a vincere tre tiebreak, ed anche una delle sue proverbiali pause da reuccio sonnacchioso, potrebbe essere fatale. Difficile, ma non impossibile, per chi viene definito (dai soliti maestri d'aritmetica) il più grande tennista di tutti i tempi. In caso contrario è possibile si decida il tutto al quinto, e siccome lì non c'è tiebreak, l'incontro potrebbe durare sei giorni, e finire 126-124 per lo svizzero.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.