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giovedì 13 agosto 2009

Così Petzschner batterà Nadal



Leggendo il tabellone del Master 1000 di Montreal, pensai e scrissi: “Al terzo turno Nadal potrebbe trovare il nostro adorato Picasso. E perderà due set a zero. Il problema per il tedesco semmai, è arrivarci al terzo turno.”. Bene, ci è riuscito con due rutilanti prestazioni da virgulto saettante: due set a zero a “Jeffrey Dahmer randellatore cannibale” Querrey (uno cha veniva da tre finali consecutive), due set a zero alla “pantegana arrotatrice iberica” Robredo. Sulle condizioni di Nadal invece, ancora fitto mistero bulgaro. Malato immaginario con la paura di farsi male seriamente, stipata nella mente come un tarlo angosciante, o tennista arrivato alla frutta, a soli 23 anni. Non è dato sapere. Una sgambata in doppio, e qualche games prima che Ferrer si ritirasse per infortunio, non hanno chiarito niente. Bel paradosso, l'azzoppato che passa contro uno che si azzoppa.
Ed ora? Confermo tutto. Petzschner versione Picasso pennellatore venuto da galassie future e imperscrutabili, vincerà due set a zero. Contro un Nadal menomato o sano come un pesce. Non è rilevante. Nelle vesti di smemorato imbianchino scasso e con la faccia allucinata, perderebbe anche contro mia nonna 92enne, vestita con mutandoni di lana, tenuti su con una spilla da balia francese. Ma il problema non si pone, oggi il tedesco sarà versione super de luxe, con la cromatura scintillante, e l'espressione da genio sprecato per il mondo.
La partita, io, l'ho già vista. Si è giocata nell'infuocato e rarefatto catino di Marte. Philipp comincia alla grande, l'espressione è quella delle giornate memorabili, a livello di idea sconcia ed impossibile. Von Karajan schizofrenico e maestoso, dirige con perizia il concerto di formiche urlatrici nelle sue meningi. Non si vede come il povero arrotatore iberico possa fare qualcosa, al cospetto di un genio così ispirato. Continua a grugnire e fabbricare tremendi arrotoni mancini da fondo campo, inbracciando una clava preistorica. E Picasso, implacabile, ribatte pennellate dolci e magiche, che spazzolano angoli. Con fluidità di polso, all'apparenza facile. Serve benissimo, in modo costante, kick ad uscire, per poi adagiare la pallina nell'angolo opposto, col rovescio vellutato o col dritto fluettante. Lavora Nadal ai fianchi, gli impedisce di appoggiare i suoi liftoni in top spin. Lo costringe nell'angolino sinistro, grazie all'ispiratissimo rovescio in back. E poi parte con stilettate saettanti e goduriose. Lo uccella con improvvisi dritti incrociati, talmente veloci e mascherati, che l'inavasato in canotta e mutandoni, rimane sulle gambe. Oh fantastico! Un'autentica opera d'arte! Già me li sento i miserabili commentatori: “Ma da dove esce questo genio assoluto della racchetta? Che mano formidabile!”. “Chi poteva dirlo!”. “Io! Io! Io! Strillo tra me e me. Lo seguo da quando era 336 al mondo, poveri ignoranti del tennis! Braccia rubate alla mezzadria!”.
E Picasso Petzschner continua. Ispirato come nei giorni di luna piena viennesi, agita i pugni con l'espressione schizoide e gli occhi sbarrati. Un ricamo via l'altro, palle corte cesellate ad irridere lo spagnolo. Rafa rimane inebetito e sorpreso, al solito, quattro metri fuori dalla linea, nell'atto di frullare l'ennesima pallina urticante e densa di raccapriccio. E quando il tremendo corridore ci arriva, Picasso lo uccella con un tocchetto morbido a rete.
A Tsonga riuscì l'impresa di demolire il maiorchino con una prestazione da pazzi, investendolo con graniuole di pallate furenti, pesanti come piombo, al primo colpo. Dall'inizio alla fine, senza lasciargli lo spiraglio per fare nulla. Philipp lo infilzerà in modo differente. E' facile da battere Nadal, facilissimo. Basta avere la mano, variare continuamente il gioco, non dargi ritmo, non consentirgli di pedalare e martellare da dietro, di stazionare dove più gli piace, dietro la linea di fondo. Chi ha tecnica per farlo, deve almeno provarci. Anche Flavio Cipolla, sa come fare. Quel testone sciagurato di Federer, non l'ha mai capito, rifiutando la plebea idea. Non ha mai avuto l'umiltà o la lucidità di cambiare qualcosa del suo tennis invincibile. E infatti ci perdeva.
Vince Picasso tra il tripudio dei marziani eccitati, sugli spalti di marzapane e caucciù. 6-3 6-2, in poco più di un'ora. “E' un tennista incredibile, non ho mai giocato contro uno così forte. Non potevo nulla. Merita di esere numero uno, ma anche Federer merita di essere numero uno. Forse anche Murray.”. Dichiarerà lo spagnolo. “Si, sono in un buon periodo, mi sento bene. Ora devo recuperare per i quarti di finale in doppio.”. Confiderà Picasso, grattandosi in mento.
Poi mi sono svegliato tutto sudato, e sullo schermo c'era l'orrido “panzetta da birra e triplo mento” Junqueira, che coi suoi mancini rifrullati con una racchetta a forma di battipanni, mandava al manicomio Picasso, versione scassa.
Vediamo come va a finire, disse il saggio.

1 commento:

  1. Gesù. 6-3 6-2, perfetto, esatto. Ora tutti sapranno che nacqui da un voluttuoso incontro tra Frate Indovido ed il mago Otelma. E qualcuno vuole i numeri del superenalotto, non esiti...

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.