.

.

mercoledì 30 settembre 2009

Safin e Petzschner, quel mistero buffo ed insondabile chiamato mente




La partita più bella degli ultimi duecentotrenta anni, o l'esemplificazione della teoria dell'autodistruzione involontaria, applicata al tennis. Bangkok, tra atmosfere speziate e temperature soffocanti, era il proscenio giusto. Esotico, nascosto ma non troppo. Marat Safin, il primo caso di campione per caso, quasi costretto e ingabbiato da un talento maledetto. Uno che nella vita poteva fare tutto, probabilmente anche vagare su bighe thailandesi, sventolato da due schiavetti gnomi. Di fronte a lui Philipp Petzschner, surreale pittore imprestato al tennis, per regalarci quadri di disarmante bellezza, o volgari scarabocchi. Sempre in bilico tra il capolavoro e l'abominio. Che cammina indifferente su quel filo invisibile che li separa. Storie di eclissi a confronto. Il gigante russo simile ad un abbagliante sole iracondo, vinse un paio di slam con indolenza, in mezzo ad intermittenze violente, scazzottate notturne esibite sul campo e celebrate con orgoglio impettito: “E' stata una bella lotta, ma ho vinto io.”. Ed il Picasso lunare, con la faccia aggrovigliata, i tratti spaventosi e pasticciati, che uno slam invece non lo vincerà mai, finché non costruiranno campi rarefatti sulla luna ed i tennisti avranno un'ampolla e delle antennine panoramiche in testa.
Il russo che a ventinove anni si sente stanco e vecchio per quel volgare divertissement chiamato tennis, dato in pasto al popolino annaspante e disperato. E il tedesco che a venticinque vuole provare a fare il mestiere del tennista, di quelli strani che vincono persino qualche partita, e si ostina a non accettare un destino da apprendista venditore di lampadine fulminate. Un dispetto irridente alle divinità che lo baciarono, di fronte a un pasticcio divino inestricabile. Il ricordo di una fluida potenza cristallina come acqua di cascate impetuose, opposto al vellutato gioco di fioretto estroso, come tanti sprazzi geniali. E la finisco qui. Intendiamoci, sullo stesso campo. Gelido o scottante.
Tempo addietro ebbi la ventura di essere assunto tre mesi (senza proroghe), come efficientissimo selezionatore del personale. Per assolvere quel compito di grande responsabilità mi impartirono degli erudimenti di psicologia sommaria. Qualcosa in più delle verità nascoste nei baci perugina. Oggi come non mai, rifletto su quanto inutili furono quelle ore di approfondimento. Ore ed ore di ciance incomprensibili, impartite da un tizio attempato, simile a uno strizzacervelli uscito da una puntata di Porta a Porta sul delitto di Cogne. Definizioni e lucidi a go-go, quando avrebbe reso tutto più agevole, proiettando l'incontro Safin-Petzschner, con un semplice sottotitolo: “Quel mistero buffo ed insondabile chiamato mente.”
Si comincia, e Marat ha la faccia di chi sta concedendo qualcosa per pietà, nell'ultima fase di una carriera da scenico tennista-wrestler. Quei due smidollati che ancora speravano a una violenta fiammata di antichi fasti negli ultimi slam, sono rimasti delusi. Rimangono quattro o cinque tornei, più o meno importanti, simili a fiammelle di una pazzia rassegnata. Picasso prende a sgambettare, tutto storto e col passo palmato, dentro la sua bella maglietta della salute accollata, mutandoni larghi e i proverbiali calzini neri. Nello sguardo la fissità tipica di chi ha in mente grandi cose, o il niente assoluto. Immensità misconosciute agli umani, o una distesa di margherite selvatiche scosse da una brezza di nulla.
E il match non tradisce le attese. Si palpa lo stesso agonismo di un tresette all'ultimo sangue tra due due indomite vecchine. Comincia Marat in versione sfiammeggiante e poderosa, lo stesso visto nel primo set a Flushing Meadows contro Melzer. E si che Petzschner è più forte di Melzer. Tutti sono più forti di Melzer. Ormai Marat regge mentalmente la pressione sportiva solo per trenta minuti, questa sensazione s'insinua lenta. E infatti mezz'ora basta a un russo ispirato, per dominare il palcoscenico, accompagnato da stiduli gridolini orientaleggianti. Picasso deambula impotente e spaesato. Non sa cosa fare, come arginare il tornado. Lui che ha già una tempesta di vento ad avvolgergli cervello. Sbaglia tutto, e quando il ricamino gli riesce, Marat lo spazzola come polvere petulante: 6-2 in carrozza, o sulla biga. Con nerbate possenti sul povero pittore-imbianchino, versione schiavetto trottante. Tutto troppo semplice e lineare. Ma non può certo essere una partita “normale”. E infatti, puntuale come un orologio svizzero, Marat s'annebbia, s'incarta. Comincia a gonfiarsi la vena della follia iraconda, negli ultimi tempi trasformata in vena della rassegnazione. Il segnale lampante è il servizio che non entra più, e i volatoni in controbalzo che muoiono tristemente schizoidi a rete. E lui ottuso, sparacchia velocemente bombarde a vanvera, come a gettare via tutto. Picasso spalanca gli occhi orrendi, si rianima, si agita tutto come un serpentello alterato. Comincia a mettere dentro qualche goduriosa saetta pennellata delle sue, smorzate candide. Inizia ad esaltarsi e saltellare come un crotalo danzante, e vince il secondo 6-3.
Niente di strano, l'inerzia della partita che cambia. Succede. Ma non può certo finire così. Picasso è un satellite in perenne cortocircuito. Ritorna uno spiritello con lo sguardo morto. L'espressione assente a se stesso di chi si strugge domandandosi chi diavolo lo abbia calamitato sul campo. Spara qualche doppio fallo, scentra dritti in piccionaia e s'avvia rapidamente nei paraggi delle sue galassie sconclusionate. E Marat che non chiedeva molto altro che una doccia refrigerante, si ritrova avanti 4-1 in un baleno. Lo guardi un attimo, e capisci come probabilmente non sappia nemmeno il risultato. Che gli importa. Ebbene, nella sua carriera è successo anche quello: aver vinto una partita senza accorgersene, con l'arbitro che gli ripete "gioco-partita-incontro Safin". E lui, “toh, ma sono io Safin!”. Ora spara gancioni ad occhi chiusi e mente spenta, e rovesci fluidi che non fai in tempo nemmeno a veder partire. Investono inesorabilmente il pittore, in versione pupazzetto delle giostre. E il russo proprio non può fare a meno di vincere, chiudendo 6-2 3-6 6-1.
Ci voleva il Picasso scasso versione Babbo Natale. Solo qualche giorno fa, per un altro scherzo del sorteggio, un altro suo suicidio aveva rianimato la stellina in disarmo di Richard Gasquet. Petzschner nuovo missionario svitato d'autunno, benefattore di menti disagiate. Avrà trovato uno scopo nella vita. Marat Safin, che nell'anno di commiato ha regalato vittorie ai più turpi personaggi del circuito, lo guarda con vaga commiserazione. Quasi sorpreso di una vittoria se non involontaria, almeno imprevista, saluta il pubblico strepitante. Progetta la nottata e sembra chiedersi: “E adesso, invece di due giorni in spiaggia, mi fanno pure giocare il secondo turno? E' obbligatorio?”. Picasso non ne combina una buona, e sgambetta via. Pronto ad una serata danzante sulle note de “La bella addormentata” di Tchaikovsky, dopo aver raccolto cannolicchi selvatici nelle risaie thailandesi.

10 commenti:

  1. Avverto delusione, caro Picasso, nel tuo post. Forse per il punteggio/rassegnazione del terzo set. Condivido il discorso sulla mente.
    Io di selezione qualcosina ne so e dico: puoi scegliere un talento formidabile, un concentrato di competenze imbattibile, un turbo di energie, ma quando si fanno strada le emozioni relative al "chi sono e dove sto andando", ossia all'autostima e sono emozioni incongruenti all'obiettivo finale che, nel caso del tennis, è la partita, ogni nostro calcolo svanisce. Peggio se ci sono problemi sentimentali di mezzo...Soluzione? Chiediamola alla Flavietta. La soluzione. Di metodi per alleggerire la testa ce ne sono svariati. A presto!!!

    RispondiElimina
  2. Ciao Bruno,
    ma no...nessuna delusione. Poteva essere una partita più bella, ma in fin dei conti sono felice abbia vinto Safin. Il tedesco avrà tante altre occasioni per coprirsi di ridicolo. =)
    Vittoria e successo. Nello sport, come nella vita o nel lavoro, il talento non è niente, se non è abbinato alla motivazione, e ad un cervello solido e con idee chiare. Può anzi rivelarsi un ostacolo, un fardello di cui disfarsi. Nel caso del tennis, il talento diventa puro godimento per qualche smidollato. Ma non serve a nient'altro. Ciao, a presto.

    RispondiElimina
  3. mh...su Flavietta che intendi? ho appena visto il video de "Le iene". Mica ha detto cose sconvolgenti. E' stata molto simpatica. Copulava in aerei, sul cemento, sull'erba e sulla terra battuta, ha alluso a sobri e gaudenti doppi misti. Come tutte, solo che lei è una tennista, una mandriana lo fa nel fienile. =) Trovo più grave l'aspetto mondano che l'ha avvolta, le sfilate...e il conseguente 6-1 6-2 subito da Roberta Vinci. Non tutte sono capaci di reggere la notorietà. Vediamo, disse quello. Ri-ciao. =)

    RispondiElimina
  4. grazie Pic della risposta. Sì, Flavia è simpaticissima e viversi pienamente i propri impulsi tra una partita e l'altra credo alleggerisca la mente. Povera Kuznetsova, a questo punto. Vaticinio? La nostra si ferma al decimo posto e comincia a fare le ospitate a Domenica in, poi l'Isola dei Famosi e, se le va male, la meteorina su Rete4. Ah...c'è anche Ballando con le stelle...dimenticavo. Speriamo ciò accada il più tardi possibile, però. w il tennis. A presto!!

    RispondiElimina
  5. Ma povera Svetlana, col suo bel visino deciso, da minatore in pausa panino alla mortadella. Io un pensierino a lei ce lo farei. Aspetta, vado a vedere quanto ha vinto nell'ultimo mese la dolce Svetly...(vivrei di rendita per il resto dei miei giorni, che potranno anche essere tanti a questo punto.).
    Su Flavia Pennetta, la "meteorina" no! Implicherebbe il soggiorno a villa grazioli. Scherzi a parte, io credo si sia trattato solo di un guizzo di mondanità, per raccogliere qualcosa dalla notorietà. Poi tornerà nella norma. Dalle sue parti, le donnine sono assai furbette. =)Ciao.

    RispondiElimina
  6. http://www.naistemaailm.ee/img/ak/9/4c22ebbb505468f.jpg

    Il trucco e Photoshop fanno miracoli.
    Non che sia bellissima lì, ma quantomeno dà una parvenza migliore rispetto a questa http://www.ilm.err.ee/failid/136745_01.jpg.

    A margine: "apprendista venditore di lampadine fulminate" è rutilante.

    RispondiElimina
  7. Ciao +PSTN+,
    Evidentemente, nella prima, qualche novantenne scienziato tedesco applicato a photoshop, voleva renderla simile alla Kurnikova.
    Qualche post fa, ne misi una di Kaia, mentre si apprestava a tirare il roncolone, coi rivoli gelatinosi del ventre che fluttuavano in modo inquietante. Deliziosa, un vellutato petalo di rosa. Poi l'ho tolta dal pc, per motivi di sicurezza internazionale. =)
    P.s. ma sei colui che si leggeva un annetto fa dalle parti di Scanagatta? Ti stimo molto. Ciao.

    RispondiElimina
  8. Sì, sono io e scrivo tuttora dalle parti di Scanagatta.
    Grazie della stima, se non è ironica ;-)

    Tu sei Chinaski che appunto ha commentato qui (http://ubitennis.quotidianonet.ilsole24ore.com/sport/tennis/2009/10/01/238543-radwanska.shtml) e che un tempo flirtava scherzosamente con Theresa?

    Sono venuto a conoscenza del tuo blog del tutto casualmente ad agosto mentre cercavo un vecchio articolo nell'archivio di Ubitennis e, non so per quale motivo, a lato tra i "contenuti correlati" c'era proprio il tuo spazio che leggo con piacere da quel giorno, oltre a essere tornato indietro a vedere alcuni post passati.

    Bye

    RispondiElimina
  9. No, non scherzavo mica, sulla stima.
    Io "contenuti correlati"? A questo punto si rischia di cercare articoli sul vaticano, ed imbattersi in contenuti correlati su Tinto Brass.
    Si-si, sono io. Mi son divertiro un mesetto a vedere le reazioni scomposte e talebane di qualche tifoso (tremendo. Ma assai divertente). Poi ho deciso di spendere quel tempo inutile, in un blog inutile. E' lo stesso.
    Oh, la vispa. Mi batte forte-forte il cuore dall'emozione. Sobrietà, acume, competenza sopraffina. Oltre a bellezza e simpatia contagiosa, simile a Gasparri in reggicalze, che racconta barzellette. Volevo tanto impalmarla, poi ho optato per la mia pianta grassa. =)
    Ciao +PSTN+, grazie per la visita.

    RispondiElimina
  10. Ah, allora ti ringrazio molto per la stima.

    Di niente per la visita ;-)

    Tornerò gaudioso dopo la prossima vittoria in un torneo dell'apprendista venditore di lampadine fulminate prestato al tennis...

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.