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martedì 15 settembre 2009

US Open 2009 - Del Potro spacca New York




Un urlo nella notte: Giovan Martino! Dopo un torneo avaro di spettacolo, Roger Federer e Juan Martin Del Potro danno vita ad una delle più appassionanti finali degli ultimi anni. Eppure l'inizio era di quelli che inducevano a prospettive inquietanti, ed quilibrio pari a quello di uno sgozzamento sacrificale sull'altare. Sua maestà Rogerio, tutto nero, con elegantissimi rivoli rossi, è ben concentrato stavolta. Pure lui lo sa, quel dinoccolato argentino con lo sguardo da pistolero buono che vuol fare il cattivo, è un degno avversario. In una umanoide concessione, ha pure studiato la tattica. La giovin torre di Tandil, paga i vent'anni, l'inesperienza, l'emozione della prima finale da giocare contro un monumento. Serve male, sulla sua seconda leggera il re fluttua verso la rete, lo aggredisce, non gli lascia ossigeno per ordinare le idee, e tempo per riaversi. E poi rovesci bassi e in slice sui quali la torre deve prodigarsi in goffi tentativi di arpionamento. 6-3 in un baleno, e ad un passo dal doppio break di vantaggio nel secondo, a suon di colpi di fiorettto e in recupero disarmanti. E davvero non si vede come o cosa, possa cambiare l'esito degli eventi.
Mirka, ben in ghingheri, è rilassatissima. Ridacchia e racconta barzellette sconce (è un'ipotesi) ad una seduta vicino a lei. Federer mantiene il break, l'argentino riprende a difendersi sul servizio, da qualcosa bisogna pur cominciare. L'aiuto che non ti aspetti, arriva non dal cielo, ma da un suo parente prossimo, il medesimo semidio danzante, ritornato imprevedibilmente smemorato pianista sull'oceano. Dritto sparacchiato su stelle inesistenti, game da museo degli orrori e controbreak, che consente all'altro di scorgere uno spiraglio di vita da afferrare coi denti. E il pistolero non si fa pregare, comincia a tirare finalmente a tutto braccio. Il re lo ha reintrodotto in una partita che non aveva storia. Stecca di rovescio del Mozart di Basilea e sassata vincente di dritto dell'argentino furente, a chiudere il tiebreak del secondo. Il match che cambia sta tutto lì.
Sull'onda dell'entusiasmo, l'allampanato pistolero vola 4-3 e servizio. Federer è nervoso, e lo si nota da come si rivolge all'arbitro, reo di assecondare i continui challenge ritardati dell'argentino, presumibilmente provenienti da suggerimenti del suo angolo. Lo rimprovera col piglio che si deve ad un monarca verso il suo infimo servo. Juan Martin non raccoglie, sbaglia un facile colpo di volo, cede il servizio e sul 4-5 infila due doppi falli in fila da tregenda, negli ultimi due punti del set. Paura evidente che paralizza il braccione e lo fa sembrare un Djokovic qualsiasi.
Federer vola due set a uno, ed i patemi paiono finalmente fugati. La torre di Tandil regge nel momento più difficile e che avrebbe ammazzato un toro. Ma è qui la differenza, il ragazzo ha carattere e determinazione. Non è pervaso da quel filo di rassegnazione, di fronte alla leggenda che danza dall'altra parte, tipica di molti altri. Continua ad esplodere bordate di dritto che paiono bucare il cemento, senza alcuna paura, ad occhi chiusi, anche quando si trova a due punti dalla capitolazione. Ed il monarca, come spesso gli è capitato, ha la colpa di accettare la sfida plebea a suon di roncole fumanti. Che pare un mezzo suicidio. Il progetto tattico che lo stava conducendo ad una facile vittoria, è completamente riposto. E infatti a prevalere sono i traccianti mostruosi e le debordanti saette dell'argentino, che adesso ha ripreso lo sguardo tagliente. Esplode a tutto braccio, colpi impressionanti, dritti in corsa che fanno balzare dalla sedia. Potenza e velocità di braccio difficilmente rinvenibili altrove. Federer non riesce più a venirne fuori, vittima di se stesso, e di quello spiraglio che ha aperto all'avversario. Juan Martin vince a denti stretti il tiebreak del quarto, e vola avanti anche nel quinto.
L'orgoglio del campionissimo di Svizzera, sta tutto nel modo in cui annulla due match point, dopo scambi prolungati e drammatici. Ma alla fine si arrende. Juan Martin, vince 6-2 al quinto, una grandissima partita, ed un torneo difficilissimo, a vent'anni. Con grande maturità, colpi eccezionali e personalità. Il tennis ha trovato un nuovo protagonista. Pronti e serviti i soliti stolti, che senza l'iberico frullante, pensavano ad avversari rassegnati e senza carattere. Federer ha tantissimo da rimproverarsi, e ripensare alle occasioni gettate al vento. La bambola totale nel momento di portarsi due set avanti, in primis. Ma a giudicare dal modo rilassato e sorridente con cui parla al pubblico, è una sconfitta che fa meno male di quella in Australia. Allora il tarlo dei record, e di crollare sul traguardo come Dorando Pietri, lo divorava lentamente.
Ammetto e confesso, di aver scritto queste ultime fregnacce, al lavoro. Quindi, siate umani e non denunciatemi a Brunetta. Le manolate sulle nocche fanno male. E già temo i suoi occhi iniettati d'odio bovino.

3 commenti:

  1. è finito l'Open Usa. Grazie Picasso per le tue cronache. Cronache gratis che non hanno nulla da invidiare a quelle della Stampa specializzata. Chissà se l'uomo dei tornelli ha un blog...magari non è così cattivo come lo dipingono ;) A presto!!

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  2. Hai visto l'espressione di Federer a fine match? Non l'avevo mai visto così sereno dopo una sconfitta...non ha più niente da dimostrare, è consapevole di questo e si diverte come un bambino quando fa colpi come quello contro Djokovic. Quello che però non vedo è un successore...lo stesso Del Potro è uno che sfonderebbe un muro a forza di diritti ma il talento puro latita...l'eredità che lascerà Federer sarà pesantissima.

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  3. @Bruno ciao,
    ma voglio precisare, solo l'ultimo post è stato partorito a lavoro. Se il tornellatore abbia un blog non lo so, sono rimasto a Mastella. Però nemmeno io penso sia cattivo. E' l'unico dell'accozzaglia ad avere idee progressiste in materia di etica e diritti civili. E ho detto tutto.
    Sulle mie "cronache", beh ti ringrazio. Capitò di imbattermi in un forum di tennis durante l'Australian Open. E scrivevo le stesse fregnacci che scrivo qui. In 260 al giorno, volevano ammazzarmi gioiosamente. Allora ho pensato di spendere qualla mezz'ora mattutina a scriverle in un blog, invece che nel forum. Ma pare non l'abbiano ancora scoperto. Ciao. =)

    @MakB ciao,
    Ho avuto la stessa impressione. Aver vinto a Londra e Parigi gli ha dato leggerezza anche nella sconfitta. E magari gli servirà in futuro. In Australia aveva davvero paura di non farcela più, glielo si leggeva in faccia. Neanche io credo che Del Potro sia un successore. Oltre alle evidenti differenze tecniche, l'argentino è competitivo al massimo, solo sul cemento.
    Non è che ci siano molti talenti in giro. O almeno non tra quelli attuali. Gasquet poteva esserlo, avevs il braccio ma non la testa (ancor prima dell'affare cocaina)...
    Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.