.

.

lunedì 14 settembre 2009

US Open 2009 - Del Potro, tre schiaffi a Nadal, poi la favola di mamma Clijsters



Il satanasso travestito da Roger Rabbit incerottato, corre e arpiona l'ennesimo fendente disumano, e lo ributta dall'altra parte, carico di urticante top spin. E la torre di Tandil, mica si scompone. Non rimane impietrito a domandarsi come abbia potuto quell'ominide. Progetta e spara un alltra bordata radente. E se non basta, ne tira una terza, poi una quarta. Fino a sfondare il muro arrotante. La macchina sparapalle frullate si batte così, e Federer, che pure ha un gioco dieci volte più vario dell'argentino, non ci è quasi mai riuscito, rimanendo basito da tanta rozza impertinenza, ponendosi domande ascetiche.
Certo Nadal non era al meglio, dirà qualcuno, certo. Per sua stessa ammissione, ed a vista d'occhio, lo spagnolo corre come e più dello scorso anno. I limiti semmai, li palesa al servizio, causa il misteriosissimo infortunio addominale. Per il resto, a Juan Martin Del Potro sembra interessare poco. Incoccia le rotazioni forzute dell'avversario che è una bellezza. Schiaffi e frustate radenti, ora di rovescio a controbattere il dritto stretto incrociato, ora sassate di dritto in tutte le salse. E lo spagnolo non può che remare. Scacciato via come un fastidioso tafano. Se uno gioca così, o come Tsonga in Australia nel 2008, a Nadal non resta che remare a vita. Ha lo sguardo del pugile suonato. Fosse stato un incontro di boxe (e qui faccio la voce da Rino Tommasi), l'arbitro avrebbe interrotto il match alla fine del secondo set. Il dinoccolato argentino con la canotta, ha gli occhi ancor più taglienti, ed il braccio veloce come un pistolero del west. Periodico 6-2 per Giovan Martino, mezzo campanaro e mezzo killer spietato, e prima finale di uno slam, a completare una maturazione continua, che oramai lo consacra ai massimi livelli.
Nadal ha poco da rimproverarsi. Ero convinto potesse raggiungere i quarti di finale, come obiettivo massimo. Lui, causa sciagura Jo Tsonga, e l'imbarazzante (ma graditissimo agli organizzatori in affanno) “no mas” travestito da 6-0 subito da mano de piedra (e del quale non scrivo per decenza), raggiunge la semifinale. Più, non poteva. Gli hanno fatto perdere cinque chili, per preservargli le ginocchia. E infatti, nella corsa non paga quasi nulla. Ovviamente perde in esplosività. La coperta è corta, e se la matematica applicata alla medicina non è un opinione, questo Nadal dovrà abituarsi ad essere un ottimo giocatore, ma senza poter più raggiungere i livelli mostruosi degli ultimi due anni. Rimane l'evidenza, e quello che di inumano che è riuscito a fare negli ultimi anni. Un guerrigliero impavido, con la folle idea di assaltare la monarchia imbiancata. Riuscendoci, al costo di sfibrarsi con un tennis muscolare, da forzuto della racchetta, fino a condurre il monarca sulla soglia del neurodeliri. Sono moltissimi i giocatori che hanno cambiato, o si sono costruiti una seconda carriera, rassegnandosi e continuando a giocare malgrado problemi fisici irrisolvibili. Rimane una scelta forte, abbandonare, o conviverci, con ambizioni ridotte. Il maiorchino, mi trasformo in Nostradamus de noantri, sarà competitivo ai massimi livelli sulla terra, e fastidioso sull'erba truciolata. Altrove vale appena i primi dieci. Amen. Una prece all'impavido guerrigliero golpista. Se ne faranno magliette con l'effigie stilizzata.
Le streghe sdentate ed irridenti e la sagoma frenetica di Nadal, cominciavano già a preoccupare un poco la serenità mentale del monarca elvetico danzante. Sollevato dalla dipartita prematura, Roger Federer comincia la sua semifinale con Djokovic, in punta di piedi. Quasi qualcuno avesse osato interrompere il suo sonno ristoratore, per un impegno di siffatta inutilità. E come dargli torto. A tratti mi chiedo come possano due tennisti simili calcare lo stesso campo. Il divino ed ispirato Mozart, ed un suonatore di basso che non azzecca due accordi in fila, un Nureyev della recchetta che volteggia altezzoso e disarmante, ed uno sciancato, convinto di poter ballare all'Opera di Parigi. Questo e Federer-Djokovic. Lo svizzero vuole vincere col minimo sforzo, quasi tenendo la racchetta con tre dita. Ha gli occhi impastati di sonno, e l'espressione assai seccata. Quell'altro continua a tirare fondamentaloni compassati, scentra e sbaglia, sparacchia dirittacci orridi col corpo dall'altra parte, come una marionetta scoordinata. L'elvetico fluttuante lo lascia andare, gioca come il gatto col topo, poi spinge sull'acceleratore quando serve, servizi, dritti e colpi merlettati.
Va avanti due set, e Djokovic rema. Una discreta resistenza ed un match combattuto, ma è solo scena. Sugli spalti, Mirka deve essersi scofanata due piatti di fagioli con le cotiche, e contorno di trippa. Tutta felice batte le mani come una foca monaca. Novak salva una palla break che somiglia ad un match point. Nel sempre misurato angolo della Serbia, una fanciulla bionda, caruccia assai, schizza in piedi e forse in preda ad un embolo, strilla “Ajde!!!!”, con gli occhi fuori dalle orbite. Todd Martin, nuovo coach di Djokovic, è imbarazzato, ha lo sguardo basso. Quasi si chiede cosa ci faccia lì, assieme a dei miliziani inferociti. Forse rimpiange il suo ranch e le vacche da governare, animali parecchio intelligenti.
Il serbo ardimentoso, prova una loffietta corta, Roger la raggiunge, e quello prova ad irriderlo con un pallonetto. Il monarca in elegantissimo rosso-nero, aggancia il lob in corsa, e partorisce un passante vincente, con la pallina che gli passa sotto le gambe. Cos'altro aggiungere? Un altro dritto vincente in risposta, a chiudere i conti. Djokovic può ancora vincere uno slam. Se non partecipano Federer, Del Potro, Nadal, ectoplasma Murray, Tsonga, Petzschner, Giandoenico Tranfolanti...Federer in finale troverà un giocatore vero, non un concentrato di boria insipiente, come in semifinale. E per vincere deve aumentare i giri al motore. Perchè il bombardiere di Tandil, non è mica uno che medita troppo sulle cose.

Concluso il torneo delle donne. Affascinate come un riccio attaccato ai volgari ammennicoli. Ma si chiude come è giusto che sia. Mamma Kim Clijsters fa fuori anche la seconda Williams, ed in finale doma la bambolina di cera Caroline Wozniacki. La danese si rende conto come il suo intelligente pallettarismo difensivo, possa valere col rudimentale tennis alla roncola tumida della Wickmayer, non certo con una tennista esperta e completa come Kim. Che alla fine alza la coppa ed un pupetto dai riccioli biondi, il figlio. La belga, torna dopo due anni e mezzo ed una gravidanza, e come nulla fosse vince un torneo dello slam strameritato. Penso possa bastare per descrivere lo stato comatoso in cui versa il tennis femminile. Basti dire che Kim, unanimemente riconosciuta come la belga povera, quella dal talento centodue volte inferiore a Justine Henin, è riuscita a sbaragliare una concorrenza ridicola, appena rientrata. Mi domando, e forse non troverò risposte, se tornasse Justine. E se toccherebbe obbligarla a giocare con la mano sinistra, per rendere tutto un po' più interessante.
La belga ha costruito il succeso con un torneo regolare, fatto di buone prove di maturità (Bartoli e Venus battute soffrendo), e soprattutto con una grande semifinale contro Serena Tyson. Partita chiusasi in modo grottesco, ma non cruento come mi attendevo. Il primo fallo di piede del torneo fischiato all'americana, sul match point di una semifinale tiratissima. Qualcosa che avrebbe trasformato anche Stefan Edberg nel mostro di Rostov. Colpo di scena dovuto ad una giudicessa di linea occhialuta e dai tratti nipponici, che fedele alla sua indole kamikaze, rischia la vita con ardimentosa consapevolezza masochista. Forse per una inquadratura, o un titolo di giornale da tramandare ai nipoti, o semplice godimento nel rischio della morte pubblica, chi può dirlo. Ora l'immagine che io ho di Serena, dopo averla vita tirare un rovescio feroce, magari è distorta. Penso a lei come un'amante premurosa e con gli occhioni dolci, che dopo essersi concessa biblicamente al suo uomo, lo divora con furia e poi lo pilucca in tanti piccoli brandelli, come una mantide di 85kili. Ovvio che tema una morte più che cruenta dell'ignara e malcapitata giudice di linea kamikaze. Quella tremola tutta, passa i trenta secondi più duri della sua vita. Ma se la cava con qualche rassicurante e serafico “Io ti ammazzerò” della Tyson in gonnella. E mi viene in mente Alberto Fortis, col suo Vincenzo. L'arbitro, invece di apprezzare la moderazione inaspettata e lo scampato omicidio in mondovisione, infligge all'americana un penality point, e la partita finisce, con una Kim imbarazzatissima. Anche questa è Wta.

6 commenti:

  1. chapeau, Picasso!
    Ciao, buona giornata
    Bruno

    RispondiElimina
  2. Bruno,
    chapeau a te, per il pronostico su Kim. Fatto in tempi non sospetti. Avresti vinto un bel pò di euri, la davano a quote molto alte ad inizio torneo...
    (quando hai un'altra dritta, spiffera pure). =) Salut.

    RispondiElimina
  3. che dire, un del potro in quello stato è un cliente scomodo per tutti nel circuito, l'ho visto giocare come mai aveva fatto, il maiorchino dal canto suo fa quello che ha sempre fatto, l'arrotino di professione e se finche l'esplosività del suo fisico regge questo gioco puo' essere redditizzio quanto sgradevole visivamente, appena cala un po diventa la vittima sacrificale di turno sui campi veloci.

    riguardo alla clijsters, beh che dire...ha vinto il tennis...ho sinceramente goduto come non mai a vedere la belga prendere letteralmente a pallate il cinghiale americano, che con la solita spocchia di chi è abituato a vincere sempre facile ha fatto concludere il match oscurando la grande prova della sua avversaria con una polemica finale francamente evitabile.
    la finale poi era già scritta...la pur gradevole danese non poteva minimamente impensierire la più esperta belga...giusto cosi'.

    riguardo al match di federer con il boscaiolo serbo, beh non è che ci fosse molto da aspettarsi, anzi diciamo che il serbo ha opposto una resistenza anche migliore di quella che credevo, ma per federer ci vuole ben altro e per quanto mi sia indisponente come ho sempre detto ha troppo talento per cotanti taglialegna...
    con gian martino credo e spero che sarà tutto un'altro match...
    saluti

    RispondiElimina
  4. Salve Luca,
    I saggi dicono che lo spagnolo ha eliminto 5kg di massa muscolare per poter salvare le ginocchia. Normale abbia perso in esplosività frullante. Oramai non può tenere più ritmi indemoniati.
    Quanto alla finale, penso anch'io sarà una faccenda differente. Del Potro, se non pga l'emozione, non è certo Djokovic. Al RG, in semifinale, lo ha dimostrato. Spero sia una partita divertente, comunque.
    Alla prossima.

    RispondiElimina
  5. Come sempre gran bel pezzo...leggerti è un piacere. L'immagine di Nadal che va all'assalto del re e pur di riuscirci ci rimette in salute ha un qualcosa di eroico e malinconico nello stesso tempo. Sei sempre un pò troppo severo con Djokovic, in fondo anche lui se non avesse incontrato il Dio del tennis in questi anni, forse avrebbe vinto (e convinto) di più. Ciao

    RispondiElimina
  6. Ciao MakB,
    come al soito gentile. Mi fa piacere, che qualcuno mi legga con piacere. Si, un pò di tristezza la fa, l'immagine di Nadal. Non mi piacerà mai il suo modo di giocare al tennis, ma gli vanno dati grandi meriti in questi anni. Soprattutto di aver portato agonismo ed incertezza. Comunque credo sarà ancora competitivo, magari non sul cemento e non come lo scorso anno, pero...
    Su Djokovic, beh, non mi piace. S'era capito? =) Ma un pò ci gioco, è chiro. Poi è un personaggio che si presta tantissimo. E che fa parlare e scrvere molto. Di certo non è trasparente com un Robredo o un Roddick.
    Ciao, alla prossima.

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.