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mercoledì 9 settembre 2009

Us Open 2009 - nona giornata - Una pantera nera nella notte, interrompe il sogno di Flavia




Sostavo davanti all'edicola, ieri, dando una furtiva occhiata ai giornali. Prima che il solerte giornalaio intervenisse con un energico “che le do?”, ed andassi via, con gran classe, ho fatto in tempo a scorgere titoli gustosi assai. Tipo, “Pennetta-Williams, il talento dell'italiana contro la sola forza bruta dell'americana”. Mi avvio, badando poco allo sguardo dell'edicolante, che mi comunica il classico ed inequivocabile: “ma 'sti cenciosi che leggono a ufo...nemmeno un euro vonno spende.”, e penso a chissà quali mirabilie in quell'articolo, presumibilmente scritto da un ex figlio della lupa ottantenne, col drappo tricolore in mano. Ieri Flavia, dopo un magnifico torneo, aveva un compito arduo contro la più giovane delle Williams, Serena. E lo si è capito subito, con i tre aces intimidatori, sparati dal Tyson in gonnella nei primi due turni. In un completo nero, con leggere venature fuxia, Serena incute ancora maggiore soggezione. Una pantera nera affamata, che si aggira nella notte per New York, con gli occhi iniettati d'odio.
Eppure la ragazza brindisina regge, rimane agganciata fino al 4-4, rintuzzando le mattonellate furiose che le piovevano da ogni lato. Ma alla prima leggera incertezza, condita da un doppio fallo, la pantera con muscoli massicci color dell'ebano, che luccicano sotto i riflettori, non perdona. E caccia un urlo da rimanere impietriti. Non so se l'ha scritto o detto da qualche parte Rino Tommasi, ma penso di si, “era un incontro tra un peso massimo eccezionale, ed un ottimo peso medio”. Troppo forte, a tratti devastante l'americana, che alle solite mattonelle di un quintale, abbina persino una soprendente mobilità negli spostamenti. Figli delle lupa malati di mente a parte, si sono visti gli attuali reali valori delle due. E forse, con un tabellone meno insidioso, la semifinale era alla portata della nostra. Coi miglioramenti palesati, la bella velina bruna è diventata un'ottima tennista da top ten, e nel torneo ha dimostrato di valere le prime cinque. Soprattutto in un periodo senza fenomeni (pantere assassine a parte) e in cui il numero uno è Dinara Safina (a proposito, la immagino a casa, con gli occhioni tristi e smarriti da Bamby che somiglia a Dumbo). Ora Tyson Serena trova mamma Kim Cijsters in semifinale, e che ha regolato le sfuriate e gli impressionanti errori gratuiti in serie della cinese Na Li.
Ma è stata anche la giornata delle sorprese. Andy Murray, il nuovo antagonista della monarchia, s'arrende in tre set al sorprendente Marian Cilic. Il talentuoso e dormiente gibbone croato dall'aria triste, ed incostante come pochi, trova una giornata perfetta, ed investe a suon di servizie e dritti vincenti, il dissennato tennis esclusivamente difensivo di Murray. Esaltazione e meriti del croato a parte, lascia sempre più perplessi e fa rabbia, lo scozzese, che fallisce l'ennesimo assalto ad uno slam. Non ha il colpo definitivo, ma potrebbe sopperire con una bellissima varietà di soluzioni, che non ha eguali nel circuito. Purtoppo se ne dimentica, come si dimentica della rete. Per quanto bravi a difendere, in un torneo dello slam, prima o poi lo trovi qualcuno che fa la partita della vita. Una vera involuzione di quello che due anni fa sembrava possedere la stessa indolenza dormiente e le variazioni improvvise del gattone Mecir. Ora è rimasta solo l'indolenza, ed un tennis alla ketamina, i cui effetti troppo spesso, si riversano su se stesso. Il tutto condito da una spruzzata di boria, e la mamma ultrà che si agita in tribuna. E così Napoleone, tattico raffinato, conoscerà sempre una Waterloo, prima o poi. Non tutti sono immortali come l'adorato premier. Juan Martin Del Potro, dopo aver regolato Ferrero, ora si ritrova Cilic, col dubbio che il croato torni a sonnecchiare sul ramo, o prosegua nella sua esplosione definitiva.
Il match più interessante del torneo fino ad ora, lo giocavano Jo Tsonga e Fernando Gonzalez. “Mohammed Alì” contro “Mano de piedra”. Bastano i soprannomi dei due, per fornire un quadro di quella che sarà una battaglia tremenda ed affascinante. Si scagliano massi di cemento a velocità marziane. Meteoriti impressionanti di dritto. Il cileno ha maggiore esperienza, Alì-Tsonga anche una meravigliosa attitudine da esplosivo giocatore di rete. E infatti, sembra aver studiato bene, attacca la rete con maggiore frequenza del solito, esaspera al limite l'uno-due servizio dritto, per precedere la roncola medesima dell'avversario. Il risultato, rivestito di un sottile paradosso, ma anche no, è che alla fine la spunta la maggiore esperienza di mano de piedra. Devastante col dritto ignorante, ma fantastico anche col rovescio, in quello che dovrebbe essere il suo colpo peggiore, ma che tanti pregherebbero notte e giorno la madonna di Fatima, per avere. Variazioni di rovescio, talvolta bloccato, altre a rimandare all'avversario infide palle basse, difficili da aggredire. Nella notte, quando dormivo e probabilmente sognavo di girare un delicato film erotico-surreale con Juliette Binoche, Rafael Nadal vince in quattro set, dopo aver perso il primo, contro il dinoccolato e sgraziato Monfils. Tocca fidarsi.

3 commenti:

  1. Bene,bene,anche la sogliola è uscita.

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  2. uno strizzacervelli paranoico. si, sono paranoico. Ma stanotte ho pensato al complotto di cui ti parlavo giorni fa. Ovvero la nuova testimonial della Wta (deceduta tennisticamente la Sharapova) Wozniacki, pallettara e basta, che vince gli Us Open. Spero a questo punto che Serena/iena faccia il suo dovere o che mamma Kim torni definitivamente agli antichi splendori. Ciao!!!

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  3. @Ciao Marty,
    più che sogliola, mi viene in mente un pesce coi denti aguzzi. Ma non so come si chiami. Ma tu, sotto sotto, chi vorresti vincesse? Voglio dire, qualcuno che ti aggrada un pò di più c'è, o tifi per un improvviso tzunami in finale? =)

    @Ciao Bruno,
    come direbbe sor Carletto, "magara" fosse defunta tenniticamente, la Masha. Il timore è che ritorni competitiva, oltre che strepitante. Dai, almeno la danese non raggiunge i picchi indisponenti della russa. Che poi forse non sia nemmeno una tennista, si sa. =)
    Comunque, la vera finale se la giocano Kim e Serena, ne canno due su tre, ma su questo, non credo proprio. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.