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mercoledì 2 settembre 2009

US Open 2009 - seconda giornata - Roberta Vinci, l'italia che perde dipingendo




Jelena Jankovic è alta un metro e ottanta, e galoppa in surplace, come Varenne che si va ad appaiare ai cancelli di partenza. Roberta Vinci è piccina, pizzica il metro e sessanta, ha un fisico minuto, e sgambetta garrula per il campo. Jelena tira dei gran fondamentali, sempre uguali e pieni di una demenza pallettara da far venire l'orticaria, rimane ancorata a fondo campo, neanche a rete ci sia Belzebù. Robertina da Taranto dipinge un bel gioco classico, ha schemi vari ed intelligenti, taglia la palla, la affetta col rovescio, trova l'ardire di seguire il rovescio in back a rete, e sul filo di quel net di poco più basso di lei, gioca persino delle volè gradevolissime. Jelena ha dei raggelanti tratti somatici equini, ma si pittura ed atteggia a fascinosa Greta Garbo, la più bella del reame. Pare continuamente affiancata da uno specchio immaginario, al quale chiede conferme. Poi la vedi tirare i suoi lobboni insipienti, ed imprecare come un camionista incazzato e sbronzo, in un bar malfamato. Roberta è fieramente bruttina. Non fa molto per nasconderlo, ed ovviamente non si crede una star di Hollywood. La compostezza dei suoi gesti, fluidi ed eleganti, le dona una bellezza naturale e non artefatta. Jelena in campo sbraita come una cavalla, esulta e strilla sugli errori dell'avversaria, nei match combattuti utilizza biecamente il medical timeout per tirare il fiato, ogni tanto si cambia le mutande al cambio campo, davanti a spettatori basiti, e quando perde ne ha sempre una pronta: Tirava un venticello troppo fastidioso, la bua mi impediva di correre, avevo le mie cose (è l'unica ad avere il ciclo tre volte al mese, o comunque ad ogni torneo che gioca.). Robertina, ovviamente, niente, ma proprio niente di tutto quell'orrore imbarazzante. Sempre corretta e composta.
E allora che succede se le due si trovano in campo?
Domina la tremenda serba, non c'è niente da fare. Considerazioni filosofiche si attorcigliano, per giustificare lo scempio, trovare un miserabile appiglio. Pure la Carfagna è Ministro della Repubblica, ed Emma Boninio no. Il Bagaglino fa più ascolti di Guzzanti. Sparta perdeva sempre da Atene. Ma la partita, Roberta, non è mai riuscita ad iniziarla. Ed aveva tutto per poter, almeno, mettere in difficoltà le badilate insipienti e sempre uguali della serba. Troppo leggera la nostra, serve pochissime prime palle, e sulla seconda si fa aggredire, sporadicamente riesce a prendere l'iniziativa. Qualche bel colpo dei suoi lo vediamo solo ad inizio secondo set, un paio di rovesci in back, una smorzata candida, poi niente più. Passa in carrozza la serba con tutto il suo raccapriccio laccato. 6-2 6-3. Ma la giornata nel suo insieme, somigliava vagamente ad un film dell'orrore di quarta categoria. E fortuna che mi sfuggono (per motivi di famiglia) i picchi di Sharapova (che vince) e Ivanovic (che perde dalla più debole delle Bondarenko, Kateryna.).
Un pomeriggio appena ravvivato dalla giovane wildcard australiana Olivia Rogowska. Uno scricciolo biondo che prova a demolire il gigante Safina. La giovinetta australiana gioca con la leggerezza impertinente dei suoi diciotto anni, mette in campo coraggio, carattere e sfrontatezza nell'affrontare la numero uno, sul centrale di New York. Bei fondamentali, buon rovescio bimane, velocità di braccio e anticipi niente male, la piccola Olivia. Ha l'occasione di scappare 4-0 nel terzo e decisivo set, si porta comunque sul 4-2. Il pubblico capisce che quella biondina con la coda di cavallo sta facendo qualcosa di straordinario, e ad ogni punto è un boato. Dinarona, sempre più versione lottatrice di sumo, con tanto di toupè e ventre pingue, annaspa. Prevedibile e lenta, sorpresa da tanto ardire. La ragazzina si spegne proprio sul più bello, qualche dritto che scappa via e doppi falli in serie (alla fine saranno 13!) consegnano la partita alla russa. Ma se le aggiusteranno il servizio, potremmo presto risentir parlare di lei. Dinarona esulta, e se dovesse vincere gli US Open, sono pronto ad arruolarmi nelle ronde padane. Tra le big (o presunte tali), passano facilmente Dementieva e Kuznetsova, qualche patema per Caroline Wozniacki, che solo nel primo set deve domare le sfuriate di Galina Voskoboeva, gazzella kazaka che gioca a tutto braccio e, incurante del divieto da santa inquisizione che pervade la wta, gioca addirittura qualche gioiosa volè. Soffrono, ma si salvano, la Sharapova teutonica, Sabine Lisicki, Cornet, Schnyder e Carla Suarez Navarro.

In una giornata tragica anche tra gli uomini, fila via agile Novak Djokovic col suo nuovo coach Todd Martin in tribuna. L'americano, pregevole perdente dei tempi di Agassi e Sampras, proverà a cavare del sangue da una cima di rapa. Più che Martin, solo i rituali magici del divino Otelma e le “pinosi” del Mago Gabriel, potrebbero qualcosa. Il serbo dispone con facilità irrisoria di Ivone Ljubicic, tipo con un passato da top ten, ma che oramai passeggia mestamente lungo il malinconico viale del tramonto. Il platone croato ha trentanni, ma si muove come ne avesse 62, e butta via i suoi bei colpi pieni, con sciatteria rassegnata. Ennesima giovane wild-card americana gettata nell'arena, come vittima innocente. Questa volta tocca a Chase Buchanan, diciottenne imberbe, che ne dimostra dodici al massimo. Fa quasi tenerezza, leggero ed indifeso, esposto alle granate di Jo Tsonga. Fortunatamente il francese non si accanisce, gioca con una mollezza da pre-allenamento, e lascia al giovane avversario tre games da ricordare e raccontare ai nipoti. E pazienza se gli si bloccherà la crescita.
Il più bel match di giornata lo offrono l'imponente e pacioso panda rattoppato Taylor Dent e il fotomodello iberico Feliciano Lopez. Si sfidano a suon di servizi e volè per tre ore e quattro set tiratissimi, ed alla fine la spunta l'eroico americano, caparbio nel voler tornare dopo tre anni, e con un fisico che oramai non gli consente più l'esplosività di un tempo. Nella notte, vittoria di Murray su Gulbis, in un match che (ovviamente) non ho visto. Avanzano alcuni possibili out siders, mano de piedra Gonzalez vince facilmente il derby cileno con Massu (l'uomo con le occhiaiaia più inquietanti del globo), passano anche Verdasco col fastidioso Benjamin Becker, Thomas Berdych, e pure Sam Querrey.
Basta mezzo polso a Jarkko Nieminen per demolire le velleità bizzose di Fabio Fognini. Il mancino finlandese non giocava una partita da marzo, a seguito di un'operazione al polso, e si limita a ributtarla di là. Il resto lo fa l'estroso ligure, che mostra tutta la vasta gamma del repertorio: una infinità di errori ed occasioni gettate via, racchertte spaccate e crisi isteriche. Il finnico fila via liscio in tre set. Ci pensa l'alfiere meno accreditato a vincere l'unico set del torneo per l'Italia maschile del tennis. Flavio Cipolla porta a casa il primo set, prima di arrendersi alla maggiore pesantezza del francese Benneteau. Sconcertante prestazione dei nostri. Oramai si è abituati, ma non ci si attendeva in termini così abulici e rinunciatari. L'onore italiano è salvato ancora una volta dalle donne, dopo Pennetta e Schiavone ieri, esordio maiuscolo anche per Sara Errani e Tathiana Garbin.
Tornando al tabellone maschile, sorprese, se possono chiamarsi tali, le sconfitte di Karlovic e Andreev. Ivo incappa in una giornata di disgrazia contro uno spagnolo delle retrovie, Ivan Navarro, il russo invece, esaltato protagonista lo scorso anno in ottavi contro Federer, raccoglie sei games da un tizio che a 27anni giocava il secondo (si, secondo) incontro nel circuito maggiore. Agli annali, Jesse Witten, prototipo dell'impiegato del catasto tarchiatello, vaga somiglianza con Byron Moreno e sguardo intelligente da Materazzi quando si concentra (ora, se il geniale baluardo nerazzurro si metterà a querelare anche i blog oltre alle fiction e sit-com, sono bello che fritto. Ma se pretenderà un euro per ogni visita, mi va di lusso. Un euro per ogni commento, di stra-lusso).

6 commenti:

  1. beh, io commento raramente perché non riesco a mettere insieme due cose vagamente intelligenti da dire (scrivere) sul tema, però tutte le mattine mi diverto un sacco a leggere le tue cronache pungenti e azzeccate! ma quando scrivi, di notte??

    quando giocano i tuoi favoriti Safin e Petzschner?

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  2. Ciao Eva, scrivo di mattina. Dopo il caffè e la prima sigaretta rollata, in attesa di rollare la seconda.
    Oggi dovrò dividermi: Safin gioca (attorno alle 18) sul Louis Armstrong, in contemporanea credo con Gasquet-Nadal sul centrale. Petzschner lo hanno (ovviamente) messo come terzo incontro su un campo secondario, e per provare beccarne qualche scampolo mi dovrò frantumare le meningi.
    Ma è vero che eurosport sta trasmettendo in modo osceno? io preferisco avventurarmi nello streaming, riesco a vedere quasi tutto.
    Ciao, alla prossima.

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  3. confermo, in modo osceno, si trasferiscono da un campo all'altro durante le partite in modo assolutamente arbitrario, e non parliamo dei commentatori!
    dove trovi lo streaming? mi sembra di aver capito che sul sito ufficiale non sia visibile per connessioni extra-USA.

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  4. Si lo avevo sentito dire, che lasciano molto a desiderare. Si su usopen.org in linea di massima si accede solo dagli usa. Se mi mandi una mail (è quella del profilo), ti do qualche link.

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  5. ciao!!!todd martin, ovvero un buon giocatore che non vinse alcuno slam, che lasciò a 29 anni e che oggi a 38 anni sembra abbia almeno 10 anni di più. Moglie, 3 figli, morigerato, pacato, umile, sereno, massacrato più volte dall'altrettanto pacioso, ma più forte Sampras...
    mi sà che a Novak gli hanno messo accanto un tutore più che un coach.
    "Lesson number one, dear Novak: modesty...."

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  6. Ciao Bruno,
    Ma Todd Martin ha sempre dimostrato vent'anni di più. Però si tiene ancora in buona forma, e gioca tra i veterani. Qualche mese fa perse una finale da John McEnroe 3-6 7-6 11-9 (per dire).
    Sono d'accordo sulla necessità di un tutor per Djokovic, e l'assoluta necessità di liberarsi di quel manipolo d'invasati ultrà al suo angolo. Vedi, a leggermi si penserà che lo detesti, ma non è mica vero. Puoi giocare e comportarti in quel modo arrogante, solo se hai un talento sconfinato. Robot-Lendl, con l'atteggiamento del serbo, non avrebbe vinto nulla. Comunque, ultimamente sta migliorando, avendo evitato le pantomime, i medical time-out ed i ritiri. Ciao, alla prossima.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.