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domenica 6 settembre 2009

US Open - sesta giornata - Jesse Witten e Melanie Oudin, favole americane









“Il cielo dell'America, son mille cieli sopra un continente”. L'america lascia a tutti una possibilità. E pazienza se poi ti friggono su una sedia elettrica. Una nazione che se manifesti, ti tiene in prigione per terrorismo. Ma tutti, quella miserabile possibilità ce l'hanno. “L'america è potente, tutto e niente, il bene e il male”, cantava il maestro.
Roger Federer soffre e scentra palline contro il diavoletto della tazmania australiano, Lleyton Hewitt. Perde il primo set, e continua a stecccare e sbagliare dritti. Versione davvero incresciosa, quella del monarca indispettito. Lento pede, riesce comunque a venire a capo del match, in quattro a set. Le cronache illuminate parleranno di una sessantina di errori gratuiti dell'elvetico danzante, annesse una miriade di imbarazzanti “stecche” da giocatore di fantozziana memoria. Vince senza il suo colpo migliore, il dritto, ma paradosso gustoso, fossi un tifoso di Federer, dormirei tra due guanciali. Se il despota steccante vince lo stesso, contro un avversario, che sebbene non sia più il numero uno, gioca al meglio, sarà difficilmente scalfibile.
Malgrado la maggior pochezza tecnica, preferisco concentrarmi sul Louis Armstrong, dove continua la favola dell'uomo comune, Jesse Witten. Florido ragazzone americano, che a 27anni vince le prime due partite da professionista della racchetta. Uno sport praticato all'università, poi in qualche torneo poco più che amatoriale. Ora si trova al terzo turno, avanti di un set col miliardario Novak Djokovic. L'americano ha un fisico a metà tra l'impiegato tornellista che va a giocare alla domenica, e un cartone animato. Mezzo Byron Moreno, molto yankee tarchiatello, cresciuto scofanandosi hot-dog, ketchup e patatine a colazione. Eppure quell'improvvisato semi-tennista americano che non supera il metro e settantacinque, riesce a fare partita pari col numero quattro al mondo. Maglietta accollata, misura xxl (ovviamente aderente). Pinguedine mostrata senza imbarazzo, collo taurino da universitario che ha provato a giocare a football, mascelle prominenti, guance grassocce, sopracciglia unite. Non si può non adorarlo. Tira gran servizi e piattoni di dritto a tutto spiano. Un rovescio bimane arrangiato, colpi di volo artigianali e semi-agricoli, ma rimane lì. Più intelligente tatticamente del serbo, e non è che ci voglia poi molto. Pure le alghe se la giocano, in quel campo.
Novak fornisce l'ennesima imbarazzante prova dei suoi limiti. L'uomo comune trotta quattro set tiratissimi, esibisce persino dei ciopponi scucchiaiati di dritto in difesa, che non si vedevano dal 1982. Poi cede alla mancanza di abitudine a giocare certi match. Chissà se lo rivedremo mai, al di fuori di un fast-food. Se Federer ha stentato contro un ottimo giocatore, imbarazzo vero per Djokovic, che stecca e annaspa goffamente arrogante, contro un buffo tizio, piccolo, grassoccio e scuro. Encomiabile ed ammirevole, ma di almeno sette categorie inferiori, e che prossimo alla 27 primavere, non sa ancora se il tennis sarà il suo mestiere. Novak reagisce all'affronto con la stessa spocchia stizzita di Federer, ma lui non è Federer, è solo Djokovic. Finchè non glielo fanno entrare in quel testone abnorme, non riuscirà a migliorarsi. Posso anche sbagliarmi, il tennis non è una formula matematica, ed i pronostici sono fatti per coprirsi di ridicolo, ma in ottavi Radek Stepanek, se gioca come sa, potrebbe batterlo serenamente, al quarto set.
Ma l'ansia maggiore era per la giovinetta impavida, Melanie Oudin, non ancora diciottenne biondina terribilissima. Dopo Dementieva, sulla sua strada un'altra russa, l'urlatrice Maria Sharapova. E le cose si mettono mica bene per il trottolino. La sua palla fila via più facile e naturale di quella della siberiana, che al solito inizia un concerto di inumana cruenza sonora. Vince il primo set e rantola in modo ancora più feroce del solito, quasi ad intimidire l'inesperta ragazzina yankee. Ma Melanie, non è tremendissima per caso, ha gran carattere e soprattutto ha il vantggio di saper giocare a tennis. Nel pandemonio del pubblico vola avanti di due break nel secondo. Masha l'urlatrice a un certo punto si zittisce. Gioca addirittura due scambi senza emettere rantoli di morte imminente. Le si sarà sfibrato il gargarozzo o è un miracolo. Sto quasi per ringraziare il miracolo gaudioso della madonna di Medjugorie, quando riprende il concerto assordante. Melanie, silente e determinatissima, malgrado qualche tentennamento, si porta sul set pari, e comincia a dominare nel terzo.
La versione bionda, russa e femminile di Toni Dallara, rimane attaccata alla partita mettendoci tutto quello che ha, la voce. Mi viene da fare un appunto: Possibile che si accanisca a tirare fortissimo prima e seconda palla di servizio, commettendo una quindicina di doppi falli in due set? Eppure qualche soldino dovrebbe averlo per trovarsi un allenatore scalzacane, che le insegni a tirare chessò, una prima lavorata, a tre quarti di velocità. Poi un'altra considerazione, più tecnica: Il vero segreto per battere Masha, è allungare il più possibile lo scambio. La pin up grida ad ogni colpo più forte, in un concerto progressivo. Prolungando lo scambio finirebbe per schiattare come una cicala a luglio. Melanie s'invola 3-1 lanciando alla rumorosa avversaria uno sguardo cattivissimo. L'ugola d'oro della Siberia le prova tutte, quasi stesse esalando l'ultimo respiro. Chiede il medical time out. Penso subito all'intervento di un otorino-laringoiatra, ad un prevedibilissimo stiramento delle corde vocali. Invece lamenta un improbabile dolorino al gomito. Le prova tutte pur di spezzare la corsa della piccola americana. Dall'intimidazione all'antisportività estrema. Purtoppo consentita da un regolamento orrendo. Ed io decido che è davvero abbastanza, non si può guardare oltre. Penso che se Melanie Oudin vince quella partita, conferma di avere personalità da futura top ten. Io lo dissi tre mesi fa, e quando ci si azzecca, bisogna ricordarlo.
Stamattina leggo i risultati. 7-5 per la giovinetta senza paura, con gli occhi vispi ed il braccio veloce. E penso che sia venuto giù lo stadio e mezza New York. Ringrazio gli Dei, quanto mai benevoli e giusti, per una volta. E credo che qualcuno dovrebbe fare qualcosa per fermare Maria Sharapova. Quello non è tennis. Occorre una petizione, una raccolta firme, un ricorso alla Corte Internazionale dei Diritti dell'Uomo, all'Unesco, alla Fao, al Wwf, all'Onu. Basta che finisca quello spettacolo.

5 commenti:

  1. Ormai sei di diritto nell'olimpo dei Geni, la citazione del Maestrone di Pavanà ed uno scritto assolutamente prezioso

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  2. Condivido tutta la tua linea su Djokovic:)Se li vincono lui o Murray gli Us Open mi chiudo davvero in un convento di Orsoline.
    (Bell'articolo,come tutti gli altri:))

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  3. @Alce salve,
    beh, magari non c'entra nulla, ma pensando alla libertà ed al paese delle grandi possibilità, m'è venuto di metterla. Il genio è lui, il gran Maestro...Ciao.

    @Marty,
    embeh, ti vedo già con mezzo l'abito da monachella. Murray ci va vicino-vicino...=)
    Ciao.

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  4. Buongiorno Picasso. Fatta fuori la Sharapova, confermo: titoli a Cljisters e Murray.
    Il tabellone della Pennetta è complicatissimo. Brava Flavia, una prova di forza contro zvonareva. Sicuramente ne parlerai.
    La Cljisters è una mina vagante. E' la terza o quarta testa di serie ma figura come una qualificata.
    Ciao!!!

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  5. Ciao Bruno,
    al volo, si sfortunata a non capitare nella parte di tabellone, piuttosto facile. La partita di Flavia non l'ho vista, ma certe partite le vinci solo se hai acquisito un certo carattere da top. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.