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domenica 18 ottobre 2009

Masters 1000 Shanghai. Davydenko, l'alba dei morti viventi



Un torneo di una bruttezza avvilente. Tra assenze dei migliori, modestissime esibizioni degli altri, giunture scricchiolanti, infortuni reali e patetiche sceneggiate degne di teatri di terz'ordine. Ogni mattina, tra le 7,30 e le 8,15, ho sfidato polmoni intonsi di nicotina e rigurgiti di caffè, col raccapriccio che montava subdolo, sotto pelle. Gli unici due eroi reduci dall'intera visione di Djokovic-Simon e Djokovic-Davydenko, sono attualmente sotto osservazione in un neurodeliri, dopo aver avvistato la beata vergine Maria che gli preannunciava una gravidanza gemellare.
Certo, l'abnegazione, il sacrificio, la corsa, i muscoli, l'allenamento. Son tennisti che meritano rispetto, diamine. Chi lo ha stabilito cos'è il talento? Non è soltanto la capacità di accarezzare una pallina. E poi altre fregnacce gratuite, per giustificare la propria intima bruttezza e mancanza di talento. I mediocri fanno quei discorsi. Già me li vedo gli amanti del tennis pedatorio e arrotato, con le loro faccette subnormali alla Maximo Gonzalez (Bartezaghi). La realtà, è che senza il monarca Federer e gli altri due in possesso di braccio e personalità per metterlo in difficoltà, il tennis somiglia ad una morte lenta, senza ritorno. E senza l'appiglio della bellezza del gesto tecnico, come salvezza.
Un fatuo raggio di sole ottembrino, lo fornisce Feliciano Lopez (7). Mancino fotomodello iberico, che ogni tanto si ricorda di saper giocare uno dei più bei serve&volley del circuito. E col suo scarno manipolo di “Lopezzettes” obese al seguito, batte Ferrer (Help! Sos! Chiamate gli artificieri!) e Soderling, prima del ritiro contro Nadal. Djokovic (4-), di gran lunga il più forte quando non c'è nessuno, non riesce nemmeno a confermare questo prestigiosissimo titolo platonico. Uno che col rudimentale braccio di legno massello e le pupille fuori dalle orbite nell'atto di esalare l'ultimo rantolo da tagliatore di gole, è intimamente convinto di essere il più forte tennista degli ultimi vent'anni, nonché il personaggio più carismatico della storia dello sport. Ma per la serie, anche nell'orrore v'è un briciolo di giustizia, la sgraziata marionetta serba finisce col perdere dal draculesco Davydenko (7,5), umile e consapevole lavoratore dei campi, con l'espressione da 92enne Klaus Kinski (versione sano di mente). Il nostro Nosferatu sciorina un bel tennis ordinato e radiocomandato, da tignoso robottino tic-toc, e tanto basta per domare il tennis sciagura di Djokovic. Non contento, in finale, l'esangue spettro russo, trotta portando in giro il suo mucchietto d'ossa rattrappitte, e spazza via l'ectoplasma recalcitrante di Nadal (6). Lo spagnolo, sempre più calato nei nuovi panni di tennista mediocre, trova una incoraggiante finale battendo nessuno (Blake e Robredo), e grazie ad altri due ritiri.
Entusiasmante quanto una rutilante barzelletta del Premier, la lotta per gli ultimi due posti disponibili nei magnifici (va beh) 8 del Masters di Londra. Passo in avanti decisivo di Davydenko. Soderling (5,5) “Psycho killer” allucinato, va avanti a suon di agricoli sbraccioni intermittenti e tarantolati, e di più non può pensare di fare. Simon (5), trasparente come come carta velina stropicciata. Tsonga (5) in crisi involutiva, nervoso e litigioso con tutti, quando dovrebbe esserlo solo col parrucchiere. Verdasco (4,5), sbirulino dal tennis divertente, ma incostante e perdente nel dna. Gonzalez (3), una specie di er canaro svuotato. Monfils (4) si fa male. E non è certo uno dei tanti infortuni da logorio di fine stagione. Il muro di gomma squinternato, si mette in mutandoni dietro la linea, e tra una pirouette, una spaccata ed una danza tribale, rischia di attorcigliarsi e sfibrarsi i muscoli ad ogni punto. E s'infortuna ventisei volte in una stagione. Insomma, per il Master si qualificheranno i meno peggio. Garantirebbero maggiore spettacolo, chessò...il folle Youzhny o Koellerer, show-man da foto segnaletica (a proposito, sono in ansia. Che fine avrà fatto? Starà dedicandosi alla sua seconda attività, lo scuoiamento di capretti? probabile.)
Il picco più alto, nonché (confesso) unica partita che ho visto dall'inizio alla fine: Safin-Berdych. Che Berdych (0-) rappresenti il più grande bluff del circuito, si sapeva. Che sia esponenete di spicco del tennis lobotomizzato, e spari dritti ad occhi chiusi ad ogni palla, anche. Per dimostrare di essere uno dei più patetici antisportivi del circuito, non aveva bisogno di ulteriori e grottesche conferme. Succede che il più sopravvalutato tennista degli ultimi dieci anni, nel primo set viene preso letteralmente a sberle schioccanti da Safin (10), ex tennista in pectore, 6-3. E potrebbe già bastare per archiviare il caso. Poi il biondino inscena una pantomima disgustosa. Zoppìe, piedi che si trascinano, espressioni di grande dolore, stop medici, fisioterapisti che gli bendano il ginocchio per un presunto dolore alla coscia. E d'improvviso, appena si gioca un quindici, drittacci sparati in recupero, sgroppate violente, proditorie falcate in avanti a recuperare smorzate degne di Pietro Mennea a Città del Messico. Una delle cose più oscene cui si possa assistere su un campo da tennis. Marat Safin comincia a sbuffare e scrollare il testone, spreca una miriade di occasioni per chiudere. Il presunto campioncino talentuoso continua la recita per battere un quasi ex, che di solito si suicida da solo, anche contro un Ouanna qualsiasi. Nell'assoluta ignoranza, mi chiedo, sarebbe quel curioso e strisciante spara drittacci insensati, il fututo campione? Il russo, visibilmente fuori di testa (più del solito, cioè), perde il secondo 6-4, affonda 4-0 nel terzo e decisivo set. Trova energie mentali (?) per recuperare fino al 4-4, ma finisce 6-4 Berdych.
Marat saluta tutti, guardandosi bene dallo stringere l'untuosa mano molliccia del ceco, che se ne va tra i fischi fin troppo composti del pubblicco asiatico. Giusto il tempo per l'ennesimo teatrino d'addio del campione, con filmati e safinettes dagli occhi a mandorla strutte dal dolore, e mostrare una faccia che è tutto un programma. E' chiaro come il sole, a Marat di vincere non gliene importa nulla, ma di perdere in quel modo, ancora gli girano. Succede raramente che in conferenza stampa, un tennista dichiari esattamente ciò che ho pensato vedendo l'incontro. Safin in quel campo è ancora numero uno assoluto: “Il rispetto è qualcosa che ti guadagni con gli anni. In campo bisogna essere uomini, e non fingere un infortunio quando stai perderndo, per poi correre come un coniglio.". Ma ancora, "Berdych non è uno sportivo, e nemmeno un uomo.". Che altro dire, mito assoluto. 10+. Forse, azzardo, sarebbe ora di modificare la regola del time out medico, spesso usata quasi fosse un'arma tecnica. Un mezzo del quale Djokovic ne fece un arte, e Jelena Jankovic continua a farne una ragione di vita.
Capitolo a parte, per il tennis tricolore. Nota di merito per Fognini (6). Prende un aereo (uhuh) e va a giocare le qualificazioni in due tornei asiatici. Le passa, batte anche l'eterno talento imploso Gulbis. Niente di sensazionale per uno che vuol fare il tennista. Miracolo gaudioso se confrontato agli altri azzurri (quelli che dovrebbero essere da primi 10), che se ne stanno a casa, intenti a giocare tornei rionali alla bocciofila. Per dire come si è messi. Tra le donne, brava Francesca Schiavone (6,5). L'esperta milanese, ad Osaka, pesca un tabellone da saldi di fine anno, che non ritroverà nemmeno in un torneo di alpini semi-dilettanti della val Brembana. Poi perde l'ennesima finale della carriera, contro la più solida australiana Samantha Stosur (7). In chiaroscuro Flavia Pennetta (5,5). Dopo il prestigioso traguardo delle prime dieci, e che porta l'italia tennistica al pari di nazioni progredite come Nicaragua e Bielorussia, si è rilassata un attimo. Divaghi mondani e modaioli, nemmeno avesse vinto il grande slam per il secondo anno di fila. Normale che paghi un leggero calo. Non tutte sono così forti da saper conciliare le due cose. A Linz la brindisina viene spazzata via dalla bambolona belga Yanina Wickmayer (7). Giovane ed imponente picchiatrice, dalle doti fisiche spaventose. Lei si, entrerà tra le prime dieci e ci rimarrà per anni. Ipse dixit.

4 commenti:

  1. ciao!! Shanghai uomini: bene Davidenko, umile, solido, sobrio. Djokovic stanco e ripetitivo. Male Safin. Mi spiace. Se non vuole più competere, che faccia solo gli Slam. E' massacrante per uno spettatore guardare un talentuoso e tecnico sbagliare e rinunciare. Come se a un concerto, Bruce Springsteen cantasse in falsetto.
    Vorrei un tuo parere anche su Picasso. Anche qui talento, ma perdere in quel modo dal picchiatore Mayer...
    Donne: anch'io penso che Yanina sia da top ten. Buon sangue belga non mente. Bambolona? Non mi sembra rientri nei canoni delle bambolone Wta. In viso assomiglia alla Schiavone o ad Athina Cenci da giovane...non certo top models...
    Sai come la penso sulla Pennetta, adesso number 12, lontana 650 punti dalla decima, una Azarenka qualsiasi.
    ps: agghiacciante la trovata della Wta di organizzare una festa a Linz (le foto sono sul sito WTA) con le partecipanti in tubino nero, campanellini vari, maniche a sbuffo e cuffietta ricamata. T'immagini una Serenona o una Venus Williams conciate in quel modo? :)

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  2. Tanto si sa che ormai barare è diventata la moda del momento^^
    P.S.:Come sempre,bell' articolo^^

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  3. @Bruno
    Ciao, sul russo non sono d'accordo. A differenza di altre recenti comparsate "tanto per", a Shanghai voleva vincere, e lo avrebbe meritato. Ero realmente convinto avrebbe fatto la finale di Mosca. Ma pare abbia beccato l'Agassi andato a male (Davydenko) al primo turno.
    Su Picasso, cosa vuoi che dica? E' uno su cui non si può fare affidamento. Se hai un infortunio al ginocchio, col tempo recuperi. Ma una frattura scomposta alle meningi te la porti per l'eternità. Ora è anche crollato in classifica dopo aver scontato i punti della folle settimana degli svitati Viennesi (8 sinfonie deliranti e vincenti, partendo dalle qualificazioni, lo scorso anno). Speriamo rimanga tra i primi cento, almeno.
    Nostradamus: visti i tabelloni, Flavia Pennetta, sarà affettuzzata dolcemente dalla farfalletta volleatrice Maria Josè MS (non le sigarette), nei quarti, a Mosca.
    Bambolona, trovo ci stia bene con la Wickmayer. Non perchè sia una bonona, ma nel senso senza senso che volevo darle io. Per il contrasto tra i tratti del viso da bambina, e il fisico impressionante, un misto tra la quattrocentista, la giocatrice di volley e la nuotatrice. Se imparerà anche a giocare a tennis, sarà l'incubo di molte.

    @Marty,
    ciao, ben ritrovata. Massì, tanto Berdych rimarrà per sempre un mediocre. Pessimo tenicamente, digustoso negli atteggiamenti.
    Tranquilla, il nostro eroe vincerà Mosca. Se solo batte Davydenko al primo turno. =)
    Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.