.

.

lunedì 26 ottobre 2009

Storie di talenti dimenticati. Youzhny, Baghdatis, Malisse, Young, Schiavone


Una settimana che svela storie di talenti, infortuni, promesse, carriere sprecate, come lagate da un invisibile file rouge. Ci rifletto e ne scrivo, dopo una fugace, ma avvincente lettura dello scontro politico in atto (a suon di battone, escort, marchette e trans a pagamento).
Il talento schizoide di Mikhail Youzhny viene fuori all'improvviso a Mosca, nel gelo del suo torneo di casa. L'autoflagellante russo dalle mascelle abnormi, come per magia, tira fuori dal suo cilindro di trucchi
e parrucchi, quel rovescio antico, melodioso e incantatore, col quale potrebbe stordire ed affettare quasi tutti, oppure cuocere, salare e pepare un ovetto alla coque. Trionfa e rimane un mistero buffo, come un simile personaggio non sia costantemente tra i primi dieci al mondo. Forse perchè è semi infermo di mente.
Tra le ghiacciate lande del nord della Svezia, rifiorisce d'incanto, il talento stroncato di Marcos Baghdatis (foto), cipriota dal sangue caldo. Dopo la finale dell'Australian Open 2006, si era perso tra infortuni fantozziani ed ebbri colpi di testa. Ben lungi dall'esser campione (neppure potenziale), Marcos, non sfigurerebbe tra i primi dieci, e non è nemmeno un finalista di major per caso, con credenziali tecniche inferiori ad uno Schuettler (per dire). Dell'antica sagoma con barba eremitica e capelli a mucchio selvaggio o nido di chiurlo, che tanto lo facevano somigliare allo yeti versione abbruttita, è rimasto solo il fisico da impiagato del catasto, il ventre pingue da consumatore abituale di matriciana e pajata, ma anche un braccio che avrebbe potuto essere da top player. E proprio il fisico di cristallo, tenuto insieme da nastro adesivo, ha reso la sua carriera un sirtaki agonizzante. Un lungo travaglio, che avrebbe spinto alla resa in molti. Lui, con la sua bella faccia da tarso marsupiale della patagonia, no. A 24 anni ha provato l'ennesima risalita, mescolandosi alle inumane tonnare dei challenger, dimore dei senza arte, parte e talento, come fosse uno Junqueira o un Falla qualsiasi. Encomiabile tentativo di calarsi nel purgatorio, premiato da tre vittorie, prima della improvvisa rinascita anche tra i "grandi", a Stoccolma, dove s'è bevuto in finale il migliore dei due fratelli gnomi Rochus, Olivier. Ora è tornato numero 41 al mondo. Niente male per uno che non è mai stato un campione. Ginocchia e schiena permettendo, il futuro è suo, più che di un Robredo.
A braccetto col cavallo (meglio, pony) pazzo cipriota, un'altro nobile decaduto, ridotto a star momentanea dei tornei minori, Xavier Malisse. Spreco di talento abbagliante. Più dotato ed attempato, ma con lo stesso volonteroso miraggio di ricostruirsi una carriera dignitosa, alla soglia dei trent'anni. Il belga, una finale di slam la mancò d'un soffio a Wimbledon, sconfitto più da una surreale tachicardia, che dai bei colpi di Nalbandian, proverbiale tennista di panza e creanza. Anche Xavier, come Marcos, limitato da una serie infinita di infortuni, con l'aggiunta di un'indole pigra, da messicano stanco in riva al mare, intento a ciucciare un cocktail al tamarindo. L'ex signor Capriati, ieri vince il challenger di Orleans, terra di pulzellette guerrigliere con le gote rubizze e paffute, vincendo tra l'altro, una tirata semifinale contro il mancino volleatore Llodra, match centododici volte più avvincente di un Nadal-Roddick. Non potrà più essere l'antagonista di Federer, neppure un top 10 incostante, ma almeno giocarsi le restanti cartucce nel 2010.
Storie di talenti sbandierati, promesse pompate e poi afflosciate, direttamente dagli States. Lui è Donald Young, talentino dalla mano dolce. Raffinato mancino afroamericano, nato a Chicago da famiglia benestante. Il predestinato, per molti. A soli dieci anni, quel moccioso si trovò di fronte a "sua immortalità: John McEnroe". Il tempo di qualche palleggio, e un Supermac allibito sentenziò e vaticinò mirabilie future per quel ragazzino. In pieno e pittoresco delirio sensazionalistico, se lo autonominò erede. "Vedrete che non mi sbaglio, il ragazzo ha una mano magica.". Mac che parla di "mano "magica" riferendosi ad altri, deve destare attenzione, come minimo. Ma stiamo ancora aspettando. Come attendiamo il destino di quella dozzina di pedatori, che Maradona ciclicamente battezza suoi successori. Stritolato da quella sentenza, Donald ha giocato un paio di stagioni a discreti livelli, affacciandosi brevemente tra i primi cento. Al culmine di un 2009 orribile, in cui non riesce a mettere in fila due vittorie nemmeno in un torneo condominiale, tra una voce di bella vita e l'altra, scivola fuori dai primi duecento. Obama-Young, profeta erede di Kennedy-McEnroe, suona come uno dei tanti bluff. A Cabasas, piccolo challenger Usa, ritorna in auge il suo nome, vincendo un bel torneo. Chi lo sa. Forse la profezia di McEnroe, merita ancora qualche credito. A priori. E per il fatto che il ragazzo ha solo vent'anni.
Ultima storiella, quella del talento offuscato e permaloso di Francesca Schiavone.
L'esperta milanese, dopo una serie interminable di sconfitte sul traguardo, fa sua la finale di Mosca. Fors'anche pungolata, infastidita ed appannata dalla stellina nascente di Flavia Pennetta, finisce per giovarne, trovando stimoli e motivazioni che parevano smarriti. "Leonessa", stanca di dover rispondere a domande di giornalisti subnormali sugli exploit di Flavia, riaffila denti ed unghie usurate, e riemerge di puro orgoglio. Non ha un bel carattere, il viso solare, l'appeal mediatico e la solidità acquisita dalla collega brindisina, ma al tennis gioca meglio, lavora bene la palla, ha schemi vari e completezza di gioco notevole. Vederla così in palla, è una buona notizia, in vista della prossima finale di Federation Cup.

2 commenti:

  1. Ciao Picasso. Finalmente riusciamo a portare a casa un torneo! Purtroppo sul versante maschile siamo ancora troppo indietro, chissà se riusciremo avere un top 10 entro i prossimi 10 anni.

    P.S.: Ho inserito il tuo blog nel blogroll del mio. ;)
    Ricette Blog

    RispondiElimina
  2. Ciao Andrea,
    Prevedo anch'io tempi funesti. Ma tant'è, si è abituati. Al limite si potrebbe naturalizzare un Baghdatis, tanto sbertucciato dagli italioti. Ma che i tornei li vince.
    Ricette? vengo a vederlo, ma preciso, più che una buona forchetta, sono un ottimo bicchiere. =)
    Ciao, a presto.

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.