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martedì 10 novembre 2009

Marat Safin e l'ultima pallina a Parigi




A Parigi, sanno sempre fare le cose in grande. Il sorteggio, con mano candida, sembrava aver scritto un finale scontato. Forse fin troppo banale, per la carriera dell'artista sregolato. Un primo turno di pura passerella, contro un viandante di casa, e poi l'addio, con tanto di apoteosi, contro Del Potro. Un'uscita di scena degna, contro un avversario degno, nel suo torneo preferito (e vinto tre volte), Parigi Bercy.
Accendo lo strumento multimediale, e scorgo il nostro eroe russo che veleggia in carrozza. 6-4 2-1. L'avversario è un buffo ragazotto, Thierry Ascione si chiama. I francesi lo pronunciano “Assion”, ovvio, con la boccuccia tutta tirata. Tennista mediocre, sparring ideale per la penultima passeggiata del campione. Marat è calmo e sbarbato, simile a quello che meravigliò il mondo nel 1998. Che sia un oscuro e volontario presagio? Avanti di un break anche nel secondo, comincia a disunirsi. Prende a sparacchiare orride pallate, gettate via con estrema noncuranza. Noia e rassegnazione. L'eroe per caso Ascione ritorna in vita, pronto a guastare quel copione, così pateticamente ovvio e melenso. Ha una carriera spesa nei campi secondari dei challenger, il buon Thierry. E l'uomo normale ci mette tanta volontà e serietà, costretto nel suo bel fisico da carpentiere drogato di rosetta alla mortadella. Stempiato, con barbettina eremitica e ventre dilatato, appena celato da maglietta sbluffata. Accoglie i generosi cadeaux dell'ex numero uno russo, che a 29anni smetterà, dopo tanti successi, soldi e due slam vinti. Lui a smettere non ci pensa, a 28 anni è numero 168 al mondo, e negli slam ha vinto solo due volte (due partite, però).
Marat seguita nella sua missione suicida, scrolla le spalle e scaglia qualche racchetta sul carpet. Tutto lì. Parente stretto di colui che rese fenomeno imbattibile un certo Ouanna. Ascione non si disunisce, è imperscrutabile, non fa una smorfia, gioca un tennis agricolo e arrangiato, ma tanto basta. 6-4 4-6. Ed anche nel terzo mena le danze mortifere, assecondando gli orrori del gigante, che salva palle break simili alla trillante campanella dell'ultimo giro.
Sul 4-4 nel terzo, rinsavisco per trenta secondi. Per Dio, Ascione. Thierry Ascione. Va benissimo scombinare i piani, l'imprevedibilità, e tutte le fregnacce possibili. Ma, voglio dire, Ascione no...l'ultimo incontro, perso contro Ascione. Mi sembra veramente troppo. Provo a partorire le congetture più fantasiose. Magari si starà divertendo. Come facevo io a 12 anni, con mio cugino di 8. Lo lasciavo arrivare a 6-3 4-2, e poi iniziavo a giocare.
Il pubblico parigino è tutto per Marat, lo asseconda e sostiene come si fa con un moribondo. E provo per un attimo a mettermi nei tristi panni dell'enfant du pays. Lui, parigino, che dopo un'umile carriera nei bassifondi, si trova ad un passo da una vittoria prestigiosa, ma il pubblico di casa invece di esaltarsi per lui, sostiene a pieni polmoni lo svogliato gigante d'argilla. Ci sarebbe di che avvilirsi.
Trotta come un vitello sgraziato e sovrappeso Thierry, ed in un clima surreale, si trova ad un punto dall'impresa, col russo al servizio, 4-5 15-40. Eccolo l'ultimo punto di Safin su un campo di gioco, forse. Chissà cosa gli passerà per la mente, mi chiedo. Tanti flashback, plausibile. Forse niente, probabile. Marat spara un ace centrale, poi ancora un altro. Affossa un dritto rabberciato, e concede un terzo match point. Altro ace ad annullarlo. Tre possibili ultimi punti di una carriera, tramutati in ace. Salva la ghirba, Marat, 5-5. A suo modo. E ora vorrà vincere, forse. Magari. Il pubblico, stolto, ci crede, si eccita. Thierry Ascione non fa una piega, e continua nel suo lavoro di modesto pedatore. Lui, in fondo, cosa c'entra. Fino al 6-6, tiebreak finale, che Marat Safin chiude in sicurezza 7/3.
I francesi sanno anche fare i titoli, dal sentimentale “Safin fait durer le plaisir” al realistico "Safin fait des heures sups", leggo stamattina. Tra piacere ed altre due ore di straordinario, il confine è assai labile. Ora, come da copione, Del Potro. “Non sarà difficile perdere contro di lui”, chiosa l'impareggiabile istrione.

4 commenti:

  1. mamma mia quasi quasi sono contenta che smetta perché non posso rischiare un infarto tutte le volte che guardo un suo match. sai quando gioca contro del potro? non me lo voglio perdere. chissà che non ci sorprenda.

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  2. Ciao Eva,
    Domani, credo in serata. Ma non sono sicuro.
    Ah, ti consiglio anche Petzschner-Federer. Nella remota ipotesi che lo svitato batta Benneteau (mi suggerisce il gatto). Ciao, alla prossima.

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  3. mi sa che non vedrò nessuna delle due. Safin-Del Potro è la seconda partita dalla mattina, e Petschner-Federer avrà luogo.. solo nella nostra mente.
    peccato!

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  4. Eh peccato, è stato un commiato in grande stile, di Marat.
    Su Petzche, beh non ce l'ha fatta. Il gatto lo spava già. Sullo 0-5 nel terzo, sbadigliava e rideva. E chiamava le moviole su palle fuori di tre metri. Pure l'arbitro rideva. Genio assoluto. sempre più aspirante apprendista venditore di lampadine fulminate.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.