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martedì 3 novembre 2009

Master Wta Doha. Tra tennis, film del terrore e circo Togni


Ho sognato di fare all'amore con Vittoriona Azarenka e Serena Williams, vestite da guerrigliere amazzoni, avvolte da microscopiche armature d'amianto. Un sogno lungo e tribolato. Tremendo. Il mio psichiatra, sgomento, mi ha consigliato riposo assoluto. Ridurre il lavoro. Eh si, le mie 4 ore giornaliere sono uno sforzo non indifferente, debbo ridurre. “Vuole mica finire come quel debosciato di Marrazzo?”, sembrava voler comunicare, con quegli occhietti furbi e morti. Ho deciso scientemente di tralasciare il Master femminile di Doha. Nemmeno uno scambio, nulla.
Poi, alla fine non ho resistito. Ho visto qualche foto, direttamente dal sito: Il magnifico ed indimenticabile gala di presentazione. Le otto eroine, tutte bardate e vestite a festa, come giulive pulzelle costipate, al ballo delle debuttanti. Abiti da sera, lunghi e griffati dai migliori stilisti froci del mondo. Una passerella raggelante. Dinarona Safina, assai notevole, pareva una bambinona di otto anni, con gli occhioni terrorizzati, fasciata in un nero che sapientemente ne celava i rivoli di ciccia attorno al ventre pingue. Serena “Tyson”, con riccioli inquietanti, stretta e serrata in un tubino elegantissimo, sorrideva ed ammiccava alle telecamere. L'avete mai vista una tigre assassina che sorride in modo sexyssimo? Oppure Mike Tyson che passeggia sui tacchi vestito da gran dama, ed emana cuoricini teneri dagli occhi feroci? I muscoli massicci le scoppiavano tra le luccicanti vestali, destandomi un po' di timore. Ma poi scorgo Vittoriona Azarenka. L'imponenente bielorussa, senza racchetta in mano, rigurgiti, gote violacee e crisi di nervi demoniache che hanno fatto invocare la misericordia di Allah agli emiri sugli spalti, è proprio un bel donnino inoffensivo. Sorride alle macchine fotografiche, assai timida, sfoggiando uno accollato abitino nero, tipo monaca di Monza ed una criniera cotonata stile Marlene Dietrich. Jelena Jankovic ha gli occhi spaventati, li rotea in continuazione, quasi alla ricerca di conferme sulla sua accecante beltade. Nessuno deve averle confidato la triste realtà. Cloppete-cloppete, come una puledra in surplace dopo aver corso il kentuky derby, si presenta agli estasiati fotografi. Tutta pitturata, agghindata e spennellata da truccatori squilibrati, con un'inquietante e sbarazzina frangia equina, che denota un pizzico di timidezza. Sul vestito, estroso assai, dei mostri. Le pensa davvero tutte per fare bella figura. Poco appeal, suscita invece Svetlana Kuznetsova. Eppure la randellatrice russa, si muove con la stessa grazia di un timidissimo sceriffo del far west, facendo la sua bella figura. La tapina, è costretta in un aggressivo tubettino leopardato, stile battona d'altissimo borgo. Ma anche grazie ad un accurato maquillage, che maschera sobriamente la subdola ricrescita della barba da 24ore, pare a suo agio.
Strappano una risicata sufficienza Carolina Wozniacki, ingobbita, senza fianchi e con boccoli fluenti alla Shirley Temple, dentro un virginale vestitino sbluffato, ma anche Elena Dementieva, la vampiressa russa, incurante dell'abbronzatura da muratrice, ostenta un bel toupè à la page e maschera auto-abbronzante bilboa.
Ma, incredibile a dirsi, dopo la sfilata da Circo Togni, si è giocato anche al tennis. Finita la circense sfilata, sotto gli austeri dettami di qualche simil Oler Togni, le spaurite fiere addomesticate hanno iniziato le danze sul campo. E si è rapidamente passati dal circo bulgaro, ad un raggelante mix tra “L'orca assassina”, e “ER medici in prima linea”. Desiste dopo tre minuti Dinara Safina, la cui schiena imbustata per entrare nel vezzoso tubino serale, fa crack. Sostituita da Vera Zvonareva, che si ritira pur'ella per ragioni mistiche. Sostituita dalla meno truculenta delle Radwanska, Agnieszka. Lei non si ritira, ma lo fa Vittoriona Azarenka, non prima di aver regalato ai basiti sceicchi del Qatar, qualche altro travaso di bile, un paio di ammonizioni, una manciata di racchette frantumate e una serie di smoccolamenti che farebbero rabbrividire anche Thomas Milian. Poi depone l'ascia di guerra, e, voci di corridoio, pare abbia pianto nel silenzio del suo spogliatoio, dandosi feroci colpi alla testa. Piagnistei greci, crampi, urletti diperati della povera bamboletta Wozniacki, che stringe i denti e poi, ovviamente, si ritira.
Rimane da fare una piccola, insignificante riflessione. Metà delle tenniste, fuori causa per infortuni, che si appaiano ai tanti abbandoni tra gli uomini. Si gioca troppo, dicono i saggi. Probabile. S'è sempre giocato tanto. Troppi tornei su superfici dure, che minano le delicate giunture delle atlete. Possibile. Forse, però, si deve mettere nel calderone anche una sempre più diffusa metodologia di allenamento, e stile di gioco muscolare, da autentiche forzute strappate a miniere kazake. Ed dagli e dagli, una roncola furente via l'altra, si rompono. Immuni da simili debolezze corporali, le due sorelle coltelli, Williams, che infatti si giocano la finale. Con la vittoria di Serena, che ha oramai preso un cruento sopravvento psico-fisico sulla malcapitata Venere.
Breve e svogliato cenno ai torne(ucoli) settimanali maschili. Quasi un campionato francese a Lione. Ma la spunta il vecchio pirata calvo Ljubicic. Croato che almeno da un paio d'anni vaga svogliato, tra sbadigli ed infortuni (anche quando cambia canale stravaccato sul divano). In finale, il testone lucido la spunta sul gradevolissimo volleatore transalpino Llodra, numero 9 o 10 di Francia, ma che se fosse nato in Italia sarebbe il più forte tennista azzurro della storia, dopo Pietrangeli e Panatta.
A San Pietroburgo, dolcetto-scherzetto di Marat Safin, che in mezzo a figuri di secondo piano, avrebbe potuto vincere anche con due zavorre di sei chili ai piedi, entrambi gli occhi bendati, e giocando con la mano sinistra. Invece è giustiziato dal meraviglioso airone dei plumbei cieli d'ucraina, Sergei Stakhovsky, talento purissimo ed elegante attaccante naturale. Uno che a vederlo cinque minuti, sembra il pronipote illegittimo e diseredato di Stefan Edberg. Bene così, l'airone dai colpi fluidi e le volèe godibili (quando si ricorda di giocarle), in finale viene a capo del tremebondo argentino Zeballos (chi? Zeballos.).
A Vienna trionfa Jurgen Melzer. L'indecifrabile ed urticantemente godibile leziosismo involontario dell'austriaco, succede al talento geniale e autoflagellato di Philipp Picasso Petzschner. Organizzatori disperati, ed in piena crisi di nervi. “Mai un vincitore normale”, immagino si dicano, affranti, mentre lo premiano. Possibile che il torneo di Vienna, il prossimo anno venga trasformato in circense campionato di foche monache antartiche con turbe psichiche.

7 commenti:

  1. sarò sentimentale ma a me Ljubicic, che sembra un 45enne che si trova a giocare in torneo contro gli amici di suo figlio 20enne, piantato come un tronchetto di legno (per fortuna che tra gamba e braccio raggiunge un'estensione di 3 metri), fa tanta tenerezza e quando vince mi commuovo sempre.

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  2. Ma a me Ljubicic è sempre piaciuto. O dispiaciuto meno di altri. Però, fossi in te, il sentimentalismo lagrimante lo terrei per quando avrà 38anni e dichiarerà di voler smettere l'anno successivo. Malgrado quella faccia un pò così, che hanno solo i pescatori tristi, non è così anziano... =) Saluti.

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  3. Fantastico Picasso. Sentirti parlare di gossip e tubini è come sentire Amanda Lear che intona "Io tu e le rose".
    Troppo cattivo, come sempre, con Svetlana. Davvero sobria nel suo vestito leopardato e molto femminile dopo la ceretta col grip della sua Head. Dicono che ne abbia a decametri nella sua roulotte.
    Domanda: ma chi è quel soggetto in avanzato stato di decomposizione, la terza in alto da sinistra? E' una tennista o un delegato Fao?

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  4. Cattivo? Ma no...forse da come scrivo non si capisce, ma è la meno peggio, Svetlana. Pare consapevole della sua bruttezza, almeno, ha sempre lo sguardo così timido e virginale. La colpa è di chi l'ha stretta in quel tubino leopardato. Un raggelante mix tra tarzan (versione più mascolina) e mowgli transgender. Intendi in alto a sinistra, intubata in un bel verde smerigliante, con rose selvatiche, simile all'eroina di orchidea selvaggia, (dopo il frontale con un camion merci)? Credo una doppista che passava lì per caso, e i domatori l'hanno agghindata in modo irriconoscibile. Proprio non saprei. =) Ciao.

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  5. no, picasso, la terza, quella nana col sorriso alla Defilippi prima dell'intervento in Croazia. Chi è, per Giove, chi è?

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  6. trovata. Cara Black. Doppista che quest'anno ha guadagnato quanto una top 10. Ciao!!!

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  7. Eh si, di spalle ci sono le doppiste. Stosur-Stubbs e Black-Huber (Huber che tra l'altro dovrebbe giocare il doppio nella finale di Fed Cup. Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.