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mercoledì 16 dicembre 2009

CLASSIFICA DELLE DIECI TENNISTE PIU' SEXY AL MONDO. NEL COLPIRE UNA PALLINA

Mi è venuta in sogno Mara Carfagna. Qualcosa di simile ad un incubo mortale, insomma. Portava un copricapo simile alla pulzelletta d'Orleans, ed era acconciata e vestita come Rita Levi Montalcini - versione settant'anni più giovane, ma con settanta mila trigliardi di neuroni in meno -. Mi guardava con occhi spaventosi. Poi ha squillato con tono severo: "E lei, miserabile blogger, non ha mai scritto un post sulla classifica delle donne che preferisce. Cos'è lei, un maschilista? Un invertito? E' forse un attentatore islamico? Uno di quei mussulmani, che considerano noi donne come oggetti?".
E allora, pena la dolorosissima chiusura di questo spazio, provvedo. E con grosso esercizio di fantasia, ne ho trovato dieci.

1 - Maria Josè Martinez Sanchez. Dopo un decennio speso tra goffi e suicidi voli nei campi secondari, la mancina iberica è riuscita a crearsi uno spazio nel tennis che conta. Simile ad una gioviale utopia. Da giovane falena morente e rassegnata, a graziosa e variopinta farfalletta volleatrice. Svolazza e ricama, progettando evoluzioni incantatorici, lievi e intermittenti. Quasi brandendo un fiorellino di lillà in mano, ischerza top ten nitrenti e starlette agghindate all'ultimo grido. Lotta alla pari contro erculee vatusse dalla pelle d'ebano o pachidermiche russe dal randello fumante. Quello della mancina di spagna, è un tennis che riconcilia alla vita leggera, ed al tennis giulivo. Servizi mancini e volèe temerarie, drop shot in risposta, pallonetti fuori dal tempo e da schemi oramai appiattiti e sempre uguali. Un altro drop, una stop volley, un tuffo a rete, e ancora ginocchia sbucciate nel tentativo di arpionare un passante che pesa una tonnellata, con braccio leggero. Un garrulo balzello via l'altro, Maria Josè, a 27 anni, arriva tra le prime trenta, e domina nei tornei di doppio. Rende semplice quello che sembrava soltanto un disegno fieramente suicida. Scombinare grigi progetti di un tennis stereotipato, monotono, giocato ad occhi chiusi, e senza cervello. A volte prevale con gaiezza leggera, spesso si espone fragile ed indifesa, ai grigi cannoni dell'orrore insuperabile. E tanto basta.
2 - Romina Oprandi. Una vezzosa tortorella, nata per sfidare leggi non scritte. Banali e scontate, per il solo fatto di essere leggi. La pingue e goffa ragazzotta bionda cresciuta tra i monti svizzeri, si trasforma come d'incanto, in leggera tortorella che ammanta, calamita e ricama guadenti palline smorzate, come foglie mortenti, che assecondano un venticello inquieto. Tra giovanili consacrazioni, un indimenticabile torneo romano, muscoli e tendini lacerati, ostinati tentativi di ritorno, e rassegnazioni mascherate dallo scoramento, prova a riprendere quel volo quasi surreale, e rivestito da un alone di magia inspiegabile, stroncato sul più bello. Rema e annaspa, ferita e semovente. Col braccio che porta ancora i segni visibili del tremendo sfregio, ritorna in sordina. Ogni volta convinta di poterla spuntare, anche contro malvage leggi della medicina, che hanno emesso il crudele verdetto. E intanto vince qualche partita. Riavvista le prime duecento. Aspettando la prossima smorzata. E un'altra legge, di cui prendersi burle.
3 - Kimiko Date. La favola dell'ardimentosa piccola samurai con gli occhi a fessura. Docili e minacciosi. La racchetta, nelle sue minuscole manine gialle, pare una spada enorme, buffa e smisurata. Lei così piccina, con braccia e gambe tanto corte, da fare tenerezza. Rintuzza e colpisce con coraggio, d'anticipo, sfruttando altrui mattonellate dissennate. Trotta con passetti brevi e fulminei, si tuffa a rete senza paura, gioca volèe tanto arrangiate, quanto graziose nella loro kamikaze temerarietà. Metodica, calma e combattiva come un tascabile guerriero del sol levante. Perchè la vera forza sta dentro di noi, vien da ripetere guardando quella zazzera svolazzante su un fisico gracile e minuto. Porta i suoi 160 centimetri scarsi col nasino sulla rete, ed al numero 4 al mondo. Più non poteva. Dice basta a 26anni. Ritorna tredici anni dopo, senza clamori, come fosse cosa normale, alla soglia dei quarant'anni. Con lo stesso sguardo arrembante, e mostrando grandezze impalpabili ed invisibili all'occhio mano. Vince un torneo battendo tre top 20, e rientra tre le prime cento. Con la semplicità delle cose grandi. Aspettando un altro assalto aggraziato.
4 - Carla Suarez Navarro. La sagoma da paperotto sghembo che cammina scoordinato e goffo, con la gambe grassocce sotto un ridicolo gonnellino ondulato. Riccioli corti in testa, faccia e denti da roditore, ma con un melodioso rovescio classico, che te lo affetta e suona in tutte le salse. Una specie di simpatico ed inoffensivo cartone animato, che si anima trasformandosi in tigrotto di Mompracem. E tira il più bel rovescio ad una mano del circuito femminile. Il modo in cui disinnesca e poi attacca e batte l'erculea portaerei Venus Williams, è quasi esercizio di scherma ricarcata. Come fosse mirabile spadaccina baffuta e con l'apparecchio ai denti sporgenti. L'illusoria fiammella di speranza iniziale, si spegne progressivamente. Dopo una stagione costellata da infortuni e sconfitte in serie, il futuro rimane un mistero buffo. Come ogni cosa, del resto.
5 - Roberta Vinci. Il vintage italiano al potere. Roberta Vinci da Taranto, non è una campionessa. Non lo sarà mai. Emerge come doppista assieme a Flavia Pennetta, della quale è infinitamente più dotata. La differente carriera di entrambe, è sotto gli occhi di tutti. Il fisico non è tutto, ma è parecchio, del resto. E con quel corpo da fantino, Robertina riesce a fare miracoli. Tragliuzza e affetta la palla come poche. Attacca e gioca con sensibilità di mano, e classicheggianti schemi da tennis anni '70/80. I discreti successi ottenuti, e la costante presenza tre le prime cinquanta al mondo, somiglia ad un prodigio che ripaga la tecnica ed un tennis leggero. Con l'innegabile sfizio, ogni tanto, di mandare al manicomio avversarie più fisicate, ma dal tennis lobotomizzato. Semplicemente stordendole col rovescio in back. Perchè, per sua stessa e soddisfatta ammissione "certe ragazze sono proprio stupide, colpiscono forte e ad occhi chiusi. Basta rimandargli una palla lavorata, e non capiscono più nulla.". Non è molto, ma è abbastanza.
6 - Amelie Mauresmo. Il magico mondo di Amelie, ha chiuso il suo sipario. A trent'anni, ha deciso di mettere fine alla sua carriera. Forse trascinandosi un paio d'anni di troppo, con comparsate mediocri che non le rendono pienamente onore. Passo maschio e portamento da sceriffo baffuto, spalle muscolate da minatore kazako, mascella prominente e tatuaggi da biergastolana inoffensiva. Ci sarebbe tutto per evitare accuratamente ogni suo incontro. Poi osservi qualche scambio, e rimani incantato dalla classe di Amelie. Tennista completa, attaccante che sa fare tutto con una racchetta in mano, modellando palline con tocco virtuoso. Sovente soffocata dalla tensione nei momenti chiave. Una coltre d'angoscia che l'avvolge e le fa tremare la manina sul più bello. Malgrado i tentennamenti da amazzone, con le stesse debolezze caratteriali di un uomo fragile, arriva al numero uno, trionfa a Wimbledon, dove non si vince mai per caso. Poi qualche infortunio ed un sempre crescente logorio mentale, la fanno scivolare nel limbo delle normali. O in quello delle talentuose senza carattere. Il confine tra il "magico mondo di Amelie" e la saga degli "orrori autolesionisti della povera Amelie", è sempre labile. Comunqe sia, mancherà parecchio a chi ama il buon tennis.
7- Jelena Dokic. Eccola, un'altra lolita del tennis. Si disse. Bionda, caruccia, bizzosa ed agonista indemoniata. Aizzata da genitori-allenatori-domatori-aguzzini a masceherare la fragilità, con feroce livore da guerra sportiva. Riescono a costruirle attorno un castello di carta pesta, finto, doloroso e subdolo. Come tante, troppe. Da campioncina ossessionata, vittima impotente di violenza fisica e psicologica, a ventisettenne ragazza matura di media classifica, coi tratti del viso finalmente addolciti e distesi. Da Wimbledon a Latina. Passando per tristi storie di schiavitù folli, di un padre-padrone orco, che l'ha usata come scudo verso i propri fallimenti d'uomo, ad apparizioni nei tornei minori. Umilianti per molti. Non certo per lei, che ha conosciuto quella reale, che trascende un torneo, o la perdita di un quindici. Con forza interore fuori dal comune, si ricostruisce una carriera decorosa, anche come risultati sportivi. Oramai donna, perde e vince, e pò pensare che non è poi la fine del mondo. Come una normale numero 60 al mondo, libera.
8 - Melanie Oudin. Niente di speciale. Ma nell'orrore, emerge anche la normalità, quasi fosse una gemma preziosa del momento. Tra tante invasate scalpitanti e grugnenti agonismo di marzapane scaduto, mancate top model riciclate al tennis, imponenti ed insensate picchiatrici selvagge, la teenager americana mi è apparsa un miracolo della semplicità. Faccia da biondina americana cresciuta a base di cheesburger e patatine fritte, mascella paffuta e volitiva, occhi grandi e vispi da giovinetta impertinente. Fisico minuto e tracagnotto da torello, agonismo genuino e mai ossessivamente fuori luogo. Se a questo si aggiungono bei colpi al rimbalzo, piatti e poco arrotati, maturità e solidità mentale impressionanti, soprattutto per una diciottenne con la faccia da cenerentola disincantata o eroina della pubblicità dei bubble-gum, si ha il quadro nitido di una grande promessa. Si rivela a Wimbledon, esplode a New York, trasformandosi in irriverente nipotina di Jimmy Connors. Mi gioco qualcosa di importante, se lo trovo, che entrerà, prima o poi, tra le prime dieci al mondo. E lo scrive uno che aveva pronosticato un futuro da top 20 a Franck Dancevic. "Ad occhi chiusi, profetizzai". Per dire.
9 - Sorana Cirstea. Calderoli, Borghezio et similia, mi perdoneranno. Il giovin leprotto dei carpazi, rumena con arrembante coda di cavallo corvina, è una discreta tennista. La sua è una presenza puramente simbolica, per tragica esclusione. Al suo posto potrei inserirne un paio di dozzine. In soldoni, tutte quelle che hanno battuto almeno una esponente del triunvirato. Quello della strepitante insipienza smidollata e urlante. Quale? Sharapova-Ivanovic-Jankovic.
10 - Anna Kournikova. Già vi vedo strabuzzare gli occhietti. "Sto Picasso è partito di melone definitivamente!". E invece c'è una spiegazione, tremendamente logica. Peccato che io non abbia una logica, in niente. La prima, è che dovevo pur arrivare ad elencarne dieci. Poi, ammettiamolo, è davvero bella ed elegante, Anna. Bionda, sinuosa e femminile. Con un sorriso accattivante, maliziosamente innocente. Precursore inconsapevole del tremendo filone successivo, fatto di top model imprestate al tennis, e che continuano a sfilare e sfoderare sui campi, il loro nulla fastidioso. Odo in lontananza "Vabbè, questo ce lo siamo giocato.". Ma lei, la siberana autentica, con atto di grande onestà, compreso di riscuotere più successo altrove, ha optato per il mondo luccicante della moda, abbandonando la racchetta. Mai fastidiosa, quando giocava. Non trascinandosi più su un campo da tennis, rimane la migliore di tutte. Al più, ancora giovane, si limita a divertenti e gradevoli esibizioni in tornei veterani.

8 commenti:

  1. ciao Picasso, bel post, non c'è che dire.
    Io aggiungerei la Henin e la Schiavone.
    A presto!

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  2. Ciao Bruno, grazie per il "bel". C'erano amenità non indifferenti. La tastiera m'è impazzita. Non piglia più la "u", e la "v", se non dopo martellate tremende, stile Kuznetsova. Schiavone non mi sconfinfera. Henin, troppo forte per rientrare nella scuderia. Ciao, alla prossima.

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  3. Ciao Picasso, molto interessante il tuo post, lo apprezzo da fanciulla, fosse questo il maschilismo saremmo tutte tanto felici!
    Sono una tua affezionata lettrice e ti leggo sempre con grande interesse, attendevo con ansia un tuo aggiornamento anche se i nostri beniamini sono in vacanza.
    I tuoi articoli sono sempre gustosissimi da leggere e molto divertenti davvero, sono una ventata di buonumore, pur lasciando trasparire quanto tu sia fine intenditore!
    Le tue descrizioni di alcuni giocatori (e giocatrici) sono poi esilaranti, soprattutto quelle di Davydenko e Djokovic, azzeccatissime oltretutto!
    Ancora complimenti, alla prossima!

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  4. Alla fine l'hai trovato il tempo per aggiornare,Pic.D'accordo con Bruno,bel post come sempre^^

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  5. @Silvia,
    ciao. Ma mi avevi già commentato o sei una new entry? ho la memoria di una formica pigmea. Cmq, grazie tante per l'apprezzamento.
    Si, sono in vacanza. Petzschner sarà in Lapponia. In bermuda fiorellati ed occhiali da sole retrò.
    "Nostri idoli", quali? Se posso.

    @Marty,
    Si, il tempo si trova sempre. Però ogni tanto, la mattina mi dedico alla visione di Heidi. O la notte, spesso non sono capace di accendere il pc. Quindi è difficile. Ciao, e grazie.

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  6. Il mio beniamino,invece,è in vacanza perenne...^^

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  7. Ciao Picasso!Sempre Silvia2904 ma ora compaio col mio nome utente!Sì sì sono una new entry, ti leggo da tre mesi circa ma non mi sono mai osata a iscrivermi per commentare, meglio tardi che mai come si dice!
    Per nostri beniamini intendevo semplicemente i nostri cari tennisti e tenniste che si stanno godendo un meritato riposo...come Petzschner in Lapponia chissà sarà impegnato ad aiutare Babbo Natale a preparare i nostri regali ahah!Sono certa che molti abbiano già cominciato ad allenarsi e scalpitano in vista della nuova stagione!
    Quanto alle mie preferenze mi considero federeriana, diciamo così, senza esagerazioni, ma la vittoria del Giovan Martino a NY mi ha fatto sinceramente piacere, avanti i giovani!!!
    Mi sento orfana di Safin, e da ragazzina adoravo Sampras, Ivanisevic e Rafter! Ricordo vagamente Becker ed Edberg ma ero proprio piccina quando giocavano...McEnroe che campeggia là in alto ha all'incirca l'età di mio padre, e io seguo dai tempi delle medie più o meno!
    Come te detesto arrotapalline e maniscalchi, l'unico che reggo, se arrotino si può considerare, è appunto il fanciullo Del Potro, ma credo sia più che altro la sua facciona buona da tenerone(tranne mentre picchia come un fabbro e fa paura) che me lo rende sopportabile! Scherzi a parte, altri?...non saprei, il panorama con tutti questi sparacchioni non è entusiasmante oggi, a parte qualche sprazzo, e mi spiace ammetterlo visto che molti tennisti di oggi sono miei coetanei, provo sempre una certa vergogna quando mio padre sentenzia "ai miei tempi McEnroe e Borg non avevano bisogno di andare in palestra per giocare bene a tennis, non era una gara a chi tira più forte ecc ecc"...e accidenti ha abbastanza ragione!!Ciò non toglie che il tennis resti sempre uno sport meraviglioso anche con qualche bicipite in più, e lì a noi ragazzuole non spiace poi così tanto eheh...
    A presto!

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  8. Marty,
    il tuo idolo era in vacanza quando gocava, non voglio immaginare ora che vita stia conducendo...

    Silvia,
    hai citato alcuni tra i miei favorti all time. Anzi appena riprende a fungere decentemente la tastiera, ne scrivo. Chi indovina i miei favoriti, vince un viaggio immaginario a Saint Morritz, o un chewingum usato.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.