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lunedì 25 gennaio 2010

Australian Open - ottava giornata - Federer smagliante, Davydenko operaio di lusso


Con un raro guizzo di sensitiva intuizione, un pò lo avevo previsto. Al di là del nome, l'attuale Venus Williams, non è una giocatrice imbattibile. Ammesso ne esista una. Tranne che sui prati di Wimbledon, qualcosa la concede sempre.
E per un set e un gioco, ne approfitta Francesca Schiavone, con sapido mestiere. La venere nera, pare una statua d'ebano, luccicante e immobile, col completino giallo iridescente, infiammato dal sole. Dorme o è già morta, e non lo sa nessuno. Mi balza in mente di aprire il blog, e scriverla io per primo, la ferale notizia. Percentuali imbarazzanti al servizio, misteriosamente tirato a metà della consueta velocità, colpacci sparacchiati via, neanche si fosse in uno stadio di baseball. L'italiana, versione leonessa, seguita il suo prodigioso taglia e cucito. Domina il primo set, va avanti di un break nel secondo. Complice anche uno stop medico, l'americana si ridesta dal torpore dormiente. Si ha il diritto di malignare. La furbesca pausa le è forse servita per sciacquare il viso. L'ipotesi che l'avessero sbrandata e buttata giù dal letto, direttamente sul campo centrale, prende corpo. Venus, infatti, inizia a martellare colpi che ora rimangono tra le righe, e per Francesca Schiavone è notte fonda. 3-6 6-2 6-1, che non leva nulla al bellissimo torneo dell'italiana. Forse qualche rimpianto, vista la sorprendente - ma poi mica tanto - vittoria delle cinese Na Li su Caroline Wozniacki, più spettrale del solito. L'altra Williams, quella violenta, Serena, trincia a brandelli sottili, l'idolo di casa Stosur.
Tra gli uomini, ecco il gran giorno di Davydenko-Verdasco. Il nosferatu russo, era arrivato agli ottavi facendo a fettine tre malcapitati mestieranti. Con Nando, la musica non cambia. Servizio o risposta e via, verso nuove e fantastiche avventure. Il mucchietto d'ossa messe alla rinfusa, pare un nuovo super eroe, una specie di automa radiocomandato dall'alto. A suon di anticipi, sempre in controbalzo, ed in avanzamento, domina i primi due set, contro un Verdasco più ottuso del solito. Vien da chiedersi se lo spagnolo, un allenatore ce l'abbia, o gli abbiano impiantato il cervello di una locusta urlatrice con l'esaurimento nervoso. S'intestardisce come un mulo fumante dalle narici, a voler battere il russo sul suo campo, con palle ancor più anticipate e carocchie tirate a pieno braccio. Sempre e comunque. A quel modo, contro il draculesco eroe proletario, si coprirebbero di ridicolo tutti. E si che lo spagnolo saprebbe fare anche dell'altro. Ma getta via i primi due set.
Poi inizia ad alternare, palle tagliate, attacchi e bombe mancine. E la centralina del Nosferatu, va in panne. Urge un reset, una formattazione immediata. Nando urla, sbraita, trascina il pubblico, si eccita tutto, facendo la faccia del gran lottatore di razza. Eccolo lì, il nostro funambolo iberico, che trascina il match al quinto set. I suoi "vamosssss", riecheggiano contagiosi nell'arena. Il pubblico è tutto con lui. Pare di essere alla corrida di Pamplona, e non a Melbourne. E mi chiedo che senso abbia, quale delitto abbia commesso il povero Davydenko, oltre ad essere brutto da far paura, a non avere uno sponsor miliardario, ed avere la pelata, pietosamente coperta da un cappellino. Ispira molta tenerezza, e verrebbe persino voglia di sostenerlo, nel suo tentativo di arginare tutto il ritrovato repertorio di Fernando. Poi mi ricordo come sono solito definire il mancino iberico: "Anvedi come perde Nando", o "perdente scenico".
Il tempo di distrarsi un attimo, fumare una sigaretta sul balcone, scrivere una notturna poesia esistenzialista, guardando un cane che piscia sul bidone della monnezza, e Davydenko ha già portato a casa il quinto set: 6-3. Perdenti, si nasce. Nando ancora come un crotalo agitato ed elettrizzato, se ne va, con la faccia contrita del combattente, che le battaglie le perde tutte. Davydenko, felice come un bimbo timido, esclama in un inglese imbarazzante: "Mi hanno messo sul centrale, ed ho vinto la mia prima partita sul centrale...wow!". Forse ho trovato uno per cui tifare. Ma il pensiero osceno, dura solo cinque minuti.
Novak Djokovic intanto, strapazza anche il polacco Kubot. Con simili avversari, avrebbe fatto i quarti, nel tabellone maschile, anche Serena Williams. Senza troppi patemi. La remotissima evenienza che Jo Tsonga perdesse da Almagro, mi aveva spinto ad un voto estremo: Cantare "per fortuna che Sivio c'è", dalle prime file di un suo immortale comizio. Guardo Almagro, e mi sento al sicuro. Lo spagnolo ha la faccia da ex cantante di una boy band in disgrazia, ingrassato, in crisi esistenziale e colpito da bulimia. Uno che essendosi anche bruciato tutte le cellule cerebrali per colpa delle droghe sintetiche, bacchetta l'omino nel cervello con sofisticati rimbrotti, vorrebbe ammazzarlo. Alì pare abbia dominato i primi due set. Ma quando me lo ritrovo che fronteggia una palla break sul 7-7 del quinto, già mi vedo abbracciato a vecchie bacucche rugose, con le caldane. Estasiate nell'ascoltare l'augusto re, che inveisce contro giudici e comunisti, e comunisti giudici, nonchè giudici comunisti. "Libertà! Libertà!", esclamo mentalmente, per scacciare via l'incubo. E Tsonga porta a casa il match, 9-7 al quinto. Salvo per un pelo. Lui, ed io. Ma nei quarti, contro Djokovic, Alì deve inventarsi qualcosa.
Un Roger Federer super lusso, si abbatte con eleganza, sui resti dello Hewitt che fu. Bel tennista regolare, l'australiano. Che seppe sfruttare al meglio il breve vuoto di potere, tra un Sampras declinante, ed un Federer non ancora maturo. Un combattente che sa fare tutto discretamente. Niente benissimo. Se è vero come è vero, che il suo colpo migliore rimane il "c'mon", urlato a pieni polmoni. Anche oggi, assecondando i supportters ripieni di birra come botti, ne esibisce una caterva interminabile, malgrado punteggio e buon senso, imporrebbero un meditabondo silenzio. Lo svizzero, quasi al meglio e con la corazza lucidata a nuovo, danza leggero e rilassato, su sinfronie antiche, spazzolando con classe, un avversario oramai in là con gli anni e ridotto a modesto top venti, con l'anca d'amianto. Vera prova del nove per il Mozart elvetico, sarà Davydenko nei quarti.

5 commenti:

  1. Quando ho visto che Tsonga andava al 5 set...ho pensato subito al tuo sconsiderato voto! :D T'è andata bene...

    Claudio

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  2. Eh si, Claudio. E' andata davvero di lusso... ma d'ora in avanti, basta coi voti. O almeno, basta con quelli così estremi. =)
    Ciao, alla prossima.

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  3. Ciao Picasso!!!
    Quando ho visto il risultato di Tsonga ti ho pensato, certo che l'hai scampata bella...Non spaventarmi più con simili voti sai?? ;) che non ti posso pensare in tali tragiche circostanze!
    Oggi mi sono goduta Roger, ma non era difficile dai...Con il vampiresco Nikolay sarà un'altra musica, sarà piccolo e rachitico, su 5 set meno resistente, ma io ho paura lo stesso :( Anche perchè secondo me Davydenko se non combina qualcosa di grosso quest'anno...difficilmente ci riuscirà in futuro, spero di sì per lui certo però, anche lui non è più propriamente un ragazzino, cercherà di sfruttare più che può il momento di grazia assoluta!
    Ciao a presto!

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  4. Secondo te e giusto affermare che la finale si gioca stanotte con federer- davidenko?
    Piccola conslazione: la zheng continua ad andare avanti.
    p.s. condolianze per il tuo milan

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  5. Silvia,
    L'ho scampata bella. Ma io più che vedere le resistenze fisiche - l'ominide ha risorse insospettabili -, penso alla scarsa attitudine mentale del rsso nelle grandi occasioni. Comunqe sia, vedo una partita combattuta. Ciao. =)

    Marco,
    Può essere. Ma, soprattutto un Davydenko, bisogna vedere se reggerebbe altre due battaglie di semi e finale.
    Lasciamo perdere lo sport pedatorio. Non vedo una partita da oltre un anno. Non mento. Vivissimi complimenti, si sa che l'Inter è una portaerei imbattibile, da cinque anni. Certo, però...leggo dai giornali, di complotti sottobanco e vedo la faccia di Mourinho. E tanto mi basta per continuare a non seguire il calcio. La paranoia compulsiva di chi domina, mi sempbra davvero patetica. Ciao. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.