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domenica 24 gennaio 2010

Australian Open - settima giornata - Meravigliosa Henin, Del Potro s'arrende


Justine Henin ha ventisette anni, ha vinto gran trofei luccicanti ed è stata numero uno al mondo. Yanina Wickmayer, di anni ne ha venti, non ha vinto nulla e lavora per diventare numero uno. Ma ciò che affascina, non è solo il confronto generazionale, quanto un contrasto di stili, e il differente modo di approcciare ed interpretare il tennis, delle due ragazze nate in Belgio. Justine, è uno scricciolo gracile, che supera a stento il metro e sessanta, Yanina, una valchiria di un metro e ottantatrè, flessuosa, muscolata ed imponente, da far paura. A guardarle, pare non debbano esserci alternative credibili. Nel tennis ridotto ad urlante lotta grecoromana, la povera Justine non avrebbe alcuno scampo. Sbranata in pochi minuti da quella belva dirompente.
La "vecchia" campionessa dipinge tennis immacolato, sfruttando le armi che gli Dei, col senso di colpa, le donarono per compensare un fisico minutamente inoffensivo. Yanina seguita ad esplode mattonellate disumane da ogni lato, sempre e comunque, con le gote livide e l'aria cannibalesca. L'ex regina ha la coscia bardata, la rampante randellatrice, dicono abbia la schiena a pezzi. Ne viene fuori un match bellissimo, con Justine che mette in campo tutte le sue frecce ricercate, per arginare il debordante tsunami. Arguzia, tattica, e mano vellutata ad inventare e dipingere tennis, in ogn angolo di campo. Bordate di rovescio bimane della giovane, e dardi tanto morbdi, quanto velenosi dell'ex regina. Wickmayer, se ve n'era bisogno, oltre ad un tennis rudemente devastante (e che iddio ci salvi, ancora artigianale, ed in evoluzione) possiede anche un gran carattere. E nessun timore reverenziale, verso il connazionale monumento in gonnellino.
Vince in tre bellissimi set Justine Henin, una delle poche (l'unica?) capace di gestire con classe il tennis giocato a suon di agghiaccianti bordate. Vince pure Yanina, che quel tennis esplosivo lo interpreta al meglio. Confortata nel suo progetto di salire al vertice, perchè di Henin, in giro ce n'è una sola. Ora si ritrova Nadia Petrova, che dopo Clijsters, fa fuori anche l'assai vezzosa (oh, che beltade!) Kuznetsova. Maria Kirilenko avanza approfittando del ritiro di Dinara Safina.
Nel tabellone maschile, la sorpresa era nell'aria. Ballonzolava irridente, in un orizzonte di nubi frastagliate. Juan Martin Del Potro, col solo carattere, era venuto a capo di un Blake atavicamente incapace di sferrare la crudele stilettata finale. Marin Cilic, in fase di maturazione psico-fisica, di questi problemi non ne ha molti. Malgrado le frequenti amnesie, quasi il ragazzo di Medjugorje si soffermasse ad osservare madonnine immaginarie, come un pastorello qualsiasi, appariva in grado di venire a capo di un argentino ferito, ed incapace di giocare il suo miglior tennis. E così è stato, malgrado i tentativi frustrati di Giovan Martino, fino al quinto set, di far suonare campane afone. Rimango convinto, che la torre di Tandil, al meglio e senza menomazioni, sia ancora di una categoria superiore al croato.
Nadal e Murray disinnescano le granate di servizio delle due pertiche, Karlovic ed il suo emulo yankee Isner. Dimostrando di essere due dei migliori ribattitori in circolazione. L'iberico rispondendo due metri fuori dalle righe, e limitando quel gap, grazie ad una ritrovata esplosivita arrotante, unica nel circuito. Lo scozzese dalla vampiresca dentatura, sfruttando i gran riflessi della casa. Se a ciò si aggiunge un Isner che si affloscia subito, ed un Karlovic encomiabile, ma coi soliti limiti bradipeschi negli spostamenti, eccovi servito un bel quarto di finale: Nadal-Murray.
Se la vede brutta Andy Roddick, che argina i dritti teppisti di Gonzalez, solo al quinto set, e nei quarti trova Cilic.

2 commenti:

  1. Ciao Picasso!
    Ho visto tutta la partita Roddick-Gonzo, beh, inaspettatamente (o forse no) è stata una gran bella partita, con colpi anche di un certo pregio una volta tanto, poi Fernando nel quinto è andato di testa come spesso gli succede. Roddick comunque ha mancato un buon numero di palle break (mi pare 9) e qualche match point gli è scappato, anche lui tutta sta freddezza non è, bravi tutti e due sicuramente.
    Piccolo il mio Martinello cuore di mamma è scoppiato in lacrime in conferenza stampa gioia :( sono contenta solo che Cilic pare abbia giocato come dicono possa essere in grado di fare, ossia da top10, anche se rimango convinta anche io che con polso e testa argentine in salute non ce l'avrebbe fatta. Su Marino sono ancora un po' scettica ma mi piace vedere che ci sono giovanotti oltre che talentuosi, corretti ed umili che si fanno strada. E in parte è un bene per se stesso che Del Potro se ne torni a casa a riposarsi senza compromettere ulteriormente la sua situazione psico-fisica, ne ha palesemente bisogno! Speriamo Cilic non abbia esaurito le pile visto che dovrà vedersela con Roddick.
    Murray-Nadal è sicuramente da vedere per valutare il reale stato dei due, specialmente del primo che finora ha passeggiato con avversari nemmeno lontanamente all'altezza.
    Sì certo avevo capito che puntavi sulla Wickmayer a solo scopo di lucro ahah, e sulla Petrova non avrei messo 2 cents :p
    A domani, buona domenica!

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  2. Ciao Silvia, massì....ha frignato Giovan Martino. In fondo, al di là della maturità e dell'aspetto da trentenne, ci si dimentica che ha solo ventuno anni. Certo che, per giocare il suo tennis esasperato, ha bisogno di stare al meglio fisicamente. E si, Cilic si stra trasformando da gibbone dormiente, a qualcos'altro. Ancora non so cosa. Difficile in super top. Poi chi lo sa.
    Murray-Nadal....non azzardo pronostici. Dopo aver azzaccato tre schede su quattro, nelle prime quattro giornate, pensavo di aver assunto i poter magici di Otelma e del Mago Gabriel - quello della "pinosi" - messi assieme. =) Ciao

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.