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giovedì 25 febbraio 2010

Xavier Malisse, ed il talento gettato via



La carriera di Xavier Malisse, può riassumersi in una pazza edizione di Wimbledon 2002. Tra eliminazioni eccellenti e continui scrosci di pioggia, emerge un giovane belga col codino, fino ad allora circondato dalle voci più disparate. Da predestinato purosangue, a scansafatiche mondano, fino ai dettagli della bizzarra liaison con Jennifer Capiriati. Chignon da samurai e talento purissimo che scorre nel braccio, quel ragazzino belga si fece strada nel tabellone. A suon di sfuriate a fior di pelle, stilettate radenti e passanti virtuosi, impallina come due tordi, gli erbivori Greg Rusedski e Richard Krajcek. E si presenta in semifinale, tronfio, supponente e consapevole della sua classe. Uno squilibrio mentale latente, che tiene ogni suo match in bilico sul filo della pazzia autolesionista. Forse il più autentico dei figliocci del Maestro John McEnroe.
La grande occasione. Le premesse per l'esplosione di un nuovo protagonista del tennis mondiale, ci sono tutte. Da anni Nick Bollettieri ne raccontava mirabilie: “Vedrete, c'è un ragazzino belga tutto matto, che è più forte di Agassi.”. Xavier sembra avviato ad una facile finale, quando si mette sulla sua strada quel destino beffardo, che lo accompagnerà costantemente. Nel mezzo della semifinale è colpito da improvvisa tachicardia. Si, tachicardia. Il cuore che pulsa a mille. Lo sguardo folle, spaurito ed in trance sulla seggiola, mentre un luminare gli controlla le pulsazioni, rimarrà uno degli avvenimenti più insoliti e surreali della storia del tennis recente. Almeno quanto Lea Pericoli, che come mamma apprensiva, racconta l'episodio. Riprende, ma finisce per cedere a Nalbandian. L'occasione della vita che se ne vola via irridente, assieme a quel cuore pazzo. Perché anche Hewitt in finale, appariva alla portata del talentuoso belga.
Un talento gettato via con rabbia. Otto anni dopo, non siamo a raccontare la storia di un bel campione, che ha reso meno scontate le vittorie di Federer coi vari Hewitt e Roddick. Ma è lì che si arrangia alla meglio, nelle retrovie. Con indolenza ed assoluta idiosincrasia per tutto quello che riguarda l'allenamento. Si getta via, con la stessa noncuranza rabbiosa dei suoi colpi. Fiammate abbaglianti, alternate a misere cadute. Vittima, quasi intrappolata da ira e talento, che si mescolano in un abbraccio mortale. Una fragilità mentale, mascherata da sfuriate incontrollabili. Dopo una chiamata dubbia, vorrebbe ammazzare tutti, giudice di linea, arbitro, pubblico rumoreggiante. Spacca tutto, sedie, racchette e tabelloni pubblicitari, raccoglie i cocci, li mette nel borsone, s'aggiusta il codino e se ne va via.
Cede anche il fisico. Nel suo palmares, tre tornei Atp, due dei quali (Chennai e Delray beach) ad inizio di quel 2007, che sembrava l'anno giusto per ricostruirsi una dignitosa carriera di vertice. Ma come un diabolico disegno divino, che ne asseconda l'intima votazione all'autodistruzione, incorre in un grave infortunio al polso. Alla pigrizia e fama da viveur notturno, si aggiunge un fisico che inizia a scricchiolare. Tutto inesorabilmente legato. Quasi il fato si divertisse a vedere come un giovane pazzo, scriteriato e pigro, potesse dissipare tutto quel dono degli dei.
Sprofondato in classifica ed oramai rabberciato prossimo alla trentina, prova la difficile risalita, partendo nelle steppe dei challengers. Tra giovanotti e perenni mestieranti senza arte né parte, avviato verso il ritiro o una mesta normalità impiegatizia, appena minata dai soliti scatti d'ira funesta. Non più nelle semifinale di Wimbledon, ma nel primo turno a Barletta, contro un peone argentino con la panzetta da birra. Nel 2009, l'ennesimo rabbioso tentativo di risalita si materializza in quattro finali, con due successi. Riguadagna i primi cento e la possibilità di entrare nuovamente in qualche tabellone maggiore.
L'ultimo colpo. Anche qui, i nodi di un destino beffardo si riavvolgono, portando la sua schizoide carriera, ad un passo dai mesti titoli di coda. La federazione internazionale lo squalifica, reo di non essersi reso reperibile. Una sorta di doping presunto. E come vuoi che possa rendersi reperibile uno dalla mente instabile come Xavier, che invece di allenarsi se ne andava a disneyland? Diviene proprio lui, la prima vittima di una federazione sbugiardata dalle confessioni shock di Agassi. Dopo aver consentito al parruccone yankee di giocare, imbottito come un otre di allucinogeni, ora non passa più nulla. Pugno di ferro e due anni di squalifica. Pare un accanimento, per le povere meningi alterate di Malisse. Ed il belga annuncia il ritiro, senza più maschere d'odio su quella faccia da foto segnaletica, ma scoppiando in un pianto liberatorio, durante la conferenza stampa: “La mia carriera è finita, perché non potrei ricominciare ancora tra due anni. E non ho i soldi per fare ricorso.”. Quasi inaspettata, arriva una sentenza che lo riabilita fino a decisione definitiva, attesa per aprile. Torna a giocare, in una specie di libertà condizionata. Un fantasma che cammina. Fa molta tristezza vederlo nel primo turno dell'ultimo Australian Open. Tra solite folli sceneggiate schizoidi e fatue pennellate goduriose, recupera due set, per poi cedere 8-6 al quinto contro il pingue Nicolas Almagro, figlio illegittimo e più obeso di Byron Moreno. E fino ad aprile avrà ancora qualche platea, in cui gettare via i suoi bei colpi, tra le solite deliranti crisi mistiche. Con quella faccia un po' così, ed il disgusto dipinto sul volto di chi detesta il mondo, se stesso più di tutti.
Scritto per
Tennis.it

2 commenti:

  1. Ciao Picasso!
    Grazie per il tuoi ritratti di questi 3 personaggi, è vero molto psycho :p
    Povero Malisse mi spiace molto per lui, davvero, già bravo di suo a darsi la zappa sui piedi, ci mancavano federazione e infortuni, peccato sul serio, avesse avuto un'altra testa chissà, magari la cosiddetta dittatura sarebbe stata meno imbiancata!!Insomma un peccato un po' per tutto...

    Hai visto qualcosa di Picasso-Ivo?

    Ecco Nole (vs Ljubicic) ha appena cacciato un urlo allucinante (ma questo è tutto scemo) e mi ha spaventato il gatto, è ufficiale ora, nemmeno lui lo sopporta :p

    Ciao a presto!!

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  2. Ciao Silvia,
    beh, visto i personaggi...
    No, non ho visto niente, Delray beach non lo trasmette nemmeno telepadrepio international.
    Pare ci sia una censura bulgara, ancora mi struggo di non aver trovato niente di rafter-McEnroe (7-6 7-6).
    Su Djovovic ho risposto nell'altro post...no si regge.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.