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venerdì 12 marzo 2010

Alle corse dei tennisti



Hemingway trovava l'ispirazione letteraria assistendo alle corride. Un mio amico senza-casa, componeva delicati sonetti solo in viaggio. Treni, bus, tram. Aerei no, perché non avevano la "magia", e non se li poteva permettere. Hank scriveva dopo essere stato alle corse dei cavalli. Io dopo aver visto una partita di tennis. Diventa tutto nitido nel cervello. Un budino al creme-caramel. Si capisce tutto. Temo addirittura di poter diventare l'assistente di uno di quegli antropologi con la barba caprina e gli occhiali a civetta, che ci insegnano i segreti della vita, annaffiandoci il cervello nei salotti tv. In questi giorni, non sto guardando tennis. Gioco forza, non scrivo della vita. Ma il tennis si riesce a comprendere ugualmente, sta diventando prevedibile. Non ci vuole molto. E senza vedere niente, sono entrato in una di quelle agenzie di scommesse, di cui pullulano le città. Scene oramai scontate, ma sempre nuove. Vecchi incurvati, pelati e rancorosi davanti ad uno schermo. Schiumavano rabbia e gettavano all'aria biglietti, maledicendo l'umanità. Diceva il vecchio Hank: "Un uomo capace di fregare i cavalli può fare quasi tutto quello che si prefigge. L'ippodromo non è il posto per lui: costui dovrebbe trovarsi sulla Riva Sinistra davanti a un cavalletto. Oppure all'East Village a comporre una sinfonia all'avanguardia. O sennò a far felice una donna. O sennò abitare in una caverna sulle montagne.".Quegli uomini canuti e con lo sguardo prima fiducioso, poi assente, ed infine di feroce avvilimento, non avevano scoperto il gran segreto. Neanche io l'ho capito. Ma quell'insana voglia di masochismo involontario, mi spinge ugualmente a provarci. I tennisti sono come i cavalli, in fondo: Puosangue, broccacci, favoriti, sopravvalutati, specchi per le allodole. Ci sono anche i drogati con parrucche fluorescenti, e qualcuno che si vende le partite. Scruto due minuti il palinsesto, con la faccia da gran dritto. Lo stesso tempo che Povia spreca per scrivere una "canzone", io lo impiego per scommettere, e scrivere a mente un saldo romanzo, che dimenticherò dopo un paio di medicine, di quelle a 70°.
A Indian Wells si giocano i primi turni. Bene. Per esperienza, su dieci match, due vanno a farsi benedire. Infortuni, una giornata storta, o una scommessina che i marrani hanno fatto contro se stessi. Meglio stare in guardia. Otto è il numero giusto. Salta subito alla mente Shuetteler. Il tedesco deve avere più anni di Matusalemme, ma è come la gramigna. Sta ancora lì, impietoso. Ha passato le qualificazioni, vuoi che perda contro il tennis bailado e storpio del brasileiro Alves? Prendo il tedesco ad occhi chiusi. Koellerer-Ram: Belzebù in crisi di risultati, contro un americano originario del bengala. A memoria (da criceto nano), lo ricordo trascinare Petzschner al quarto set, lo scorso Wimbledon, e poi vincere Newport. Vuoi che il demonio austriaco non riesca a dileggiarlo, conducendolo ad una sconfitta avvilita? Vado su Koellerer, in due secondi. Oh, ma c'è anche Picasso Petzschner nella lista. Gioca contro Christophe Rochus, il più debole dei fratelli gnomi di Belgio. Una specie di Santoro, versione scarsa e noiosa, reduce da una serie di sconfitte quasi simile a quella di Bolelli (ho detto, quasi). Il pittore tedesco vincerà facile, in due set. Rifletto qualche attimo. E' la prova che sono matto. Uno che scommette su una partita di Petzschner, lo è senza troppi se. Chi lo sceglie come pseudonimo, da rinchiudere all'istante. Ma oramai l'ho giocato.
Serra-Falla: Il francese m'annoia quanto una fila alle poste, mischiato a pensionate che ti guardano con sospetto, ed un filo di disprezzo. Alejandro Falla è un mancino colombiano che da anni si destreggia attorno al numero cento, simile a uno dei ballerini della reclame del caffè "kimbo". Tra i professionisti, il più vicino al tennis dei circoli. Basta un refolo di vento per portarselo via. La quota non è granchè, ma opto per il 2-0 del frencese. Uh-uh, scorgo un italiano, persino due. Starace è opposto a Chardy. La vittoria del transalpino è in cassaforte, in due set. Le altre partite non mi convincono, meglio non addentrarsi nel pianeta Fognini. Sono dubbioso assai.
E allora vado sulla wta. Il tennis artigianale e urlato di Sara Errani, pur degno di ammirazione, non m'è mai piaciuto. Ma la prendo senza tentennamenti, contro l'ucraina Kutuzova, una che ultimamente le busca anche da Romina Oprandi. Azzardo una casalinga Mattek-Sands, che gli allibratori mi danno in grande crescita dopo le belle performance di Fed Cup. Poi preferisco nettamente il cartone animato Carla Suarez Navarro, allo stitico tennis di Alizee Cornet, vezzosa francesina col nasino all'insù e niente tennis. Sono otto match. Una buona vincita sicura.
Stamane consulto i risultati: presi tutti e otto. Un attimo, no...Chardy-Starace 6-1 4-1 40-15 (rit). Orrore! Potrei non aver vinto, debbo informarmi. Avevo il 2-0 secco. Il nostro sarà schiattato sul campo? Qualcuno poi mi rimprovera di non amare il tennis italiano. Sarò prevenuto. Non potrei nemmeno denunciare l'omino dello sportello per "abuso d'atti d'ufficio". E' una pratica diffusa soprattutto per denunciare i procuratori che attestano di non aver ricevuto l'iscrizione di una lista elettorale. Attuano la legge in modo così freddo, da non vedere quello che non c'è, quei persecutori di libertà (c'è della sottile ironia, qui). Scommesse a ramengo, perchè Potito s'è scocciato di perdere tirando le ultime quattro palline. E' andato nel deserto americano e poi si sposterà a Miami, senza pagare niente. Anzi, intascando pure un bell'assegno di presenza. Chi è più dritto, lui o chi impiega una vita di stenti, risparmi e scommesse illuminate, per andare in quei posti? Lui senz'altro. Ed io non abito ancora nella caverna sulle montagne.
Scritto per Tennis.it

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.