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domenica 14 marzo 2010

Hit for Haiti, beneficenza e vecchie ruggini


I dominatori del tennis dell'ultimo ventennio, riuniti in due doppi esibizione, per aiutare la popolazione haitiana, colpita dalla catastrofe del mese scorso. Bei colpi, gag ed imbarazzi
Tanti slam, e beneficenza. Avevano aperto le danze Martina Navratilova e Justin Henin, opposte a Steffi Graf e Lindsay Davenport. Martina a dispetto delle 55 primavere, si esibisce in qualche tocco d'epoca. Lindsay dimostra che il suo servizio fa ancora male. Steffi conferma che la pesantezza del suo dritto non si è affievolita, malgrado le quarantuno candeline. Così come il suo fisico marmoreo, a dispetto dei due figli e del marito Agassi. Qualche risolino, bei tocchi, silenzi e Justine Henin assolutamente fuori luogo.
Un gradevole lancio per la sfida più interessante, di questa mega esibizione in soccorso di Haiti. La finalità benefica va al di là di tutto, ma vuoi mettere poter rivedere Agassi e Sampras assieme a Fererer e Nadal? La penultima grande rivalità tennistica, e l'ultima, forse ancora in atto. Mescolano le carte in modo bizzarro. Federer/Sampras da un lato, Agassi/Sampras dall'altro. 30 slam contro 14, due braccia naturali, contro il più puro muscolo agonista. Ma va bene lo stesso.
Agassi capo comico. I quattro hanno anche dei microfoni, per rendere partecipe il pubblico delle loro gag rutilanti. Va beh. Federer e Nadal celano bene l'imbarazzo con qualche sorriso di cemento. Sampras ha sempre meno capelli e più buchi in testa. Agassi, in un completo nero che non lo sfina, dimostra tutto il decadimento dell'età. Ha la boccia luccicante ed il girovita da Homer Simpson che s'è trangugiato un bue muschiato a colazione. Ma il kid di Las Vegas è l'unico show-man in campo. Il solo a poter fare qualcosa oltre al tennis. Battuta pronta ed ossessiva, che poi sia riuscita o meno, è un altro conto. Il pubblico si diverte. Scrosciano risate quasi registrate, come nel "Mio amico Arnold". Ma che ci vuoi fare? Sferra anche due passanti poderosi, confermando come la potenza non si perde con l'età. Nella boxe, ma un po' anche nel tennis. I due giovani, cavallerescamente, provano a giocare tra di loro. Agassi non ci sta, li rimprovera, ed inizia un gustoso tiro al bersaglio su Federer. Rafa e Roger paiono due pesci fuor d'acqua. Tremendamente intimiditi rispetto ai due mostri sacri del passato.
L'incidente e le antiche ruggini. Il match fila via, col capo comico Andre sugli scudi, e gli altri tre che lo seguono provando a fare il loro. Sanno giocare a tennis, ma non hanno la dote naturale della battuta. Roger, un pò meglio di Nadal (fin troppo castrato dalla personalità del kid), si lascia andare ad una inaspettata autoironia sul suo precario stato di forma. Buffa, ma solo perché surreale. Ad occhio e croce, l'elvetico mi sembra la persona meno autoironica del globo, comprese galassie e supernova. Agassi seguita nel suo show da mattatore. Gli manca una parrucca verde fluorescente e il naso da pagliaccio. Ma il pubblico ride. Si mette a predire a che velocità servirà. E ci prende. Altre ovazioni. Lui da vero istrione, si carica. Va via alimentandosi a valanga. Tutto tic, passetti convulsi, occhiate, smorfie schizoidi, pare caricato a molle. Non male per uno che ha ammesso di aver giocato tornei professionistici sotto l'effetto degli allucinogeni. C'è da chiedersi se dopo l'esibizione, gli faranno l'antidoping. Stuzzica Rafa ad essere più intenso, rimprovera Pete di prendersi troppo sul serio. Ci sta. L'altro, goffo come pochi, risponde a tono imitando i suoi passetti. Non sarà il massimo dell'actor studio, ma Pete sembra sciogliersi. Roger ride. Si diverte anche il pubblico. Andrè non crede ai suoi occhi, finalmete il teatro può accendersi. Ribatte cianciando qualcosa, rivoltandosi le tasche. E' il chiaro riferimento alla tirchieria di Sampras. Ne aveva scritto nel suo discusso libro, riportando il retroscena del "dollarone" elargito da Pete ad un posteggiatore. Forse uno dei passi più divertenti, all'interno di un libro che è pura "mondezza" (cit. Clerici). Una faccenda vera e oramai conosciuta da tutti, su cui glissare o rispondere a tono. Sampras, evidentemente, non la pensa così. Lo rimprovera di andare sul personale. Azzarda uno "scusa Obama". E poi spara un servizio alla figura dell'improvvido battutista. Tremendo. Agghiacciante. Imbarazzante. Lo stesso sentimento percorrerà anche gli sventurati Rafa e Roger, che non sanno che fare. Il pubblico si zittisce. Andre fa la faccia a metà tra lo sconcerto e il risentito.
Ma ad Haiti, qualche bambino starà meglio. Il match prosegue. Roger e Pete vincono 8-6. Grandi abbracci, sorrisi plastificati simili ad emiparesi, tra gli applausi. Cala il sipario su una esibizione trasformatasi in sceneggiata di dubbio gusto. Fuori luogo viste le finalità benefiche, tra due personaggi (Andre e Pete), che al di là delle dichiarazioni di facciata, si detestano intimamente. Corretti fino allo stucchevole nei confronti professionistici, arrivano quasi alla rissa in un'esibizione. Qualche bambino haitiano, almeno, potrà ridere. E gli fregherà poco di queste banali quisquilie piccate, tra miliardari in pantofole.
Navratilova 7. Un paio di tocchi senza tempo sotto rete.
Graf 7 (cumulando il 10 alle gambe più belle della storia del tennis, l'8 al dritto di marmo, e il 3 al naso impresentabile su un campo da tennis).
Davenport 6,5. Sarebbe ancora da top 10, senza molti problemi.
Henin 5. La belga sta allo show come la Bellucci alla recitazione. Bella a vedersi, per carità...
Agassi 7. Mattatore assoluto. L'unico dei quattro capace di abbinare tennis e commedia. Fuori dalle righe, perché non sa quando fermarsi, con gente che non conosce lo scherzo.
Federer/Nadal 6. Show-man arrangiati. Spettatori basiti e increduli del "fattaccio".
Sampras. 5. Autoironia inversamente
proporzionale alla sua classe immensa nel tennis.
Scritto per Tennis.it

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.