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martedì 30 marzo 2010

Master 1000 Miami, Djokovic e Murray - gemelli diversi


Il recente Master 1000 di Miami, ha reso evidente lo stato di crisi di Novak Djokovic ed Andy Murray. Da più parte indicati come i più credibili aspiranti allo scettro mondiale
Diversamente simili. Novak è fiero figlio della Serbia. Immaginate la geniale follia di Kusturica, su musiche gitane di Bregovic. Ecco, Novak non c'entra nulla con quella Serbia. Lui ispira più che altro l'"esorciccio" e le tambureggianti musiche dementi degli Spinal tap. Andy è uno scozzese selvatico, adottato dagli inglesi come possibile salvezza per un movimento tennistico (quasi) più in crisi di quello italiano. Talmente accecati, da soprassedere sui suoi odiati natali. Sebbene condividano un comune destino da designati futuri numeri uno, sul campo i due ragazzi esprimono un tennis diverso, quasi agli antipodi. Il più maturo Novak ha poderosi fondamentali ed ottimo servizio, discreta mobilità caracollante, movimenti costruiti e macchinosi, ma tremendamente pesanti ed efficaci. Tanto basta per diventare il numero tre. Quello che se Nadal e Federer non ci sono, dormicchiano o leccano le ferite, c'è sempre. Fa valere la sua regolarità ed un tennis seducente quanto Malgioglio in guepierre che strizza l'occhietto ammiccante. Sfonda, sovente senza un progetto tattico ben preciso, in una mente che non c'è. Ad un giornalista che gli chiede quale possa essere il suo colpo migliore, volendo ostentare gran simpatia, esibisce un sorrisetto e ribatte: "Non lo so qual è il mio colpo migliore, ditemelo voi.". Quella che voleva essere una battuta, si riveste di una tragica realtà.
Andy ha invece più fluidità di movimenti, colpi più naturali che lascia partire come gradevole brezza di vento indolente ed indisponente. Gran servizio, rovescio bimane col quale può fare tutto, ed una notevole capacità nell'interpretare le partite. Movenze felpate e doti da tattico raffinato, col tempo si trasformatesi in atroce boomerang. Un gattone Mecir anchilosato e sempre più in confusione, spesso versione Jordy Arrese. Andy con quel braccio potrebbe fare tutto, e spesso non fa niente. Novak sa fare poche cose, e sovente sparacchia tutto via con furia. Sta tutta lì la profonda similitudine, nella gran differenza tra i due.
Antipatie naturali e simpatie costruite. E' oramai noto nel circuito come giullare, imitatore, show-man. Quando c'è da fare spettacolo extra, nei party che fanno da contorno ai tornei, Novak la fa da padrone. Rutilanti imitazioni, gag coinvolgenti quanto un intero cd di Giusy Ferrero. Sul campo, il serbo ce la mette tutta per interpretare la parte di simpatico mattatore, mascherando un'antipatia palpabile, che fuoriesce nitidamente sottopelle. Un urlaccio disumano con occhi fuori dalle orbite, ed un risolino di cemento. La mascella serrata e spaventosa da marziale boia medievale, ed un finto tentativo di gag col pubblico. Ed è questo paradossale tentativo di celare il suo essere, a renderlo goffo. Andy è invece un fiero antipatico naturale, non curandosi minimamente di doverlo nascondere a qualcuno. Accigliato, spigoloso, quasi annoiato. Più che bullo o selvaggio, è un giovane baronetto snob. Supponente, viziato ed incurante di ciò che lo circonda. Consapevole all'eccesso delle sue doti
La crisi del 2010. Dopo due anni di promesse disattese, questa poteva essere la stagione dell'esplosione definitiva, per entrambi. Andy gioca un grande Australian Open. Frustrato ed impotente, cede solo al marziano tennis di Roger Federer. E quella finale, valata da lacrime finalmente umane, deve aver minato le sue sicurezze, sgonfiando un ego debordante. Le successive esibizioni sono uno spettacolo di rassegnato lasciarsi trascinare dal destino, senza voler provare nulla. Passa dalla sconfitta di Dubai col "pensatore" Tipsarevic (uno che ieri ha raccolto quattro games con Petzschner, per dire), ai lividi e le ossa ammaccate che gli procura Soderling a Indian Wells, fino all'ultima sconfitta in Florida, opposto a Mardy Fish. Netta e senza appello, contro un tennista simpatico quanto si vuole nella sua surreale e goffa normalità, ma di almeno due categorie inferiore. Si lascia morire con un atteggiamento difensivo e disarmante, che ben fa il paio col tennis espresso sul campo. Quasi infastidito e scocciato. Impolode qualche "c'mon" a pieni polmoni, stridente con la proverbiale espressione angolare ed assente.
Novak Djokovic invece, reagisce con furia iraconda ad un inizio di stagione incostante. Pur inanellando una serie di esibizioni da museo degli orrori, porta a casa la vittoria a Dubai. Sempre strappato, furente e falloso al limite dell'urticante. A indian Wells con la solita incostanza mesciata a crisi di nervi sceniche, riceve una tondeggiante lezioncina dal vecchio pirata Ljubicic. A Miami cede al gradevole carillon Olivier Rochus, raggiungendo il punto più basso di una crisi nera. Uno molto malvagio (non certo io, sia chiaro), sottolineerebbe gli evidenti limiti tecnici di un tennis rudimentale e costruito, abbinato in modo mortifero ad una intelligenza tennistica pari a quella di un fico mandorlato. E quando ci si mette anche la stranchezza, è notte fonda. Novak va in completa rottura prolungata e crisi "sparacchiante", simile a quelle di Ivanovic/Sharapova. La mancanza di umiltà si fonde incresciosamente all'impossibilità tecnica di fare qualcos'altro in modo produttivo. Forse servirebbe solo un po' più di pazienza. Ma provateci voi a farglielo entrare in quella zucca spinosa.
Prospettive future. Gli insuccessi devono aver minato le convinzioni dei due ragazzi, che pagano fin troppo una modestia pari a quella di qualche premier europeo non molto alto (Sarkozy?). difficile fare pronostici sul rassegnato "pungiball" scozzese e sul serbo che al contrario somiglia ad un picchiatore di pungiball, afflitto da miopia. I prossimi mesi non si preannunciano forieri di grosse speranze, per Andy Murray. Se sul veloce paga la mancanza di un colpo definitivo, all'interno di una variopinta completezza, la terra non è l'ideale per il suo tennis poco incline alle rotazioni esasperate. Pronti ad assistere all'ennesimo paradosso masochistico di Andy, col coach Corretja impegnato nel voler fare del suo pupillo, un urticante terricolo regolarista anni '80. Qualcosa in più ci si potrebbe attendere da Novak. Adeguatamente riposato, ed acquisita una forma decente, potrà dire la sua nella stagione sul rosso che culminerà a Parigi. Pronto ad approfittare della situazione di estrema incertezza ed equilibrio, Federer a parte.
In ogni caso, ben poca cosa, rispetto ai due potenziali numeri uno. Incapaci di scalfire il trono di Federer, tornato saldissimo, negli slam. E rispetto al passato, balbettanti anche nei restanti tornei. Quelli che il monarca, con spirito magnanimo lascia loro, come rimanenze di un pasto gettato alla schiavitù. Nemeno affamata, come in passato.
Scritto per Tennis.it

5 commenti:

  1. eddai! un po' di precisione please... Il giorno 30 marzo (e anche oggi, 31) Novak Djokovic è il numero 2 (vedasi per conferma classifica Atp). Forse lo perderà lunedì. Ma finchè ce l'ha, glielo si conceda per favore...

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  2. ?
    Precisione?
    E chi diavolo ha stilato classifiche e numeri? Hai letto altrove o bevuto grappa di buon mattino?
    ERA SOLO UN POST CHE ANALIZZAVA I NUMERI 2 E 3 DELLA CLASSIFICA, come aspiranti al trono. Che poi uno sia numero 2 o l'altro numero 3, una settimana, e la successiva si scambino di posizioni, non è affare che ha rilevanza ai fini del contenuto.
    Nessuno vuole togliere meriti al tuo eroe maniscalco. Contenta tu che quel delitto dell'estetica preso a sberle da Ljubicic e Rochus, si sia trionfalmente GUADAGNATO il numero due...contenti tutti. Ma non c'entra nulla rispetto a quello che ho scritto.
    P.s. Il "tanto basta per diventare numero 3", era una citazione STORICA e non attuale, che faceva genericamente riferimento al suo ruolo post Australian Open, da terzo incomodo dietro Nadal e Federer. Pensavo fosse chiaro anche ad un pungitopo.
    Per la precisione.
    Se poi si vuole trionfanti celebrazioni degli ultimi strepitosi successi del serbo, beh...ci sono sempre i forum e le fanzine. Consiglio "Yuppie Novak! Ajde! Yeah-yeah!".

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  3. Abbè, allora se i numeri sono un'opinione...

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  4. Non sono un'opinione, anzi. Interpretati bene hanno un grande valore.
    Ma ai fini del post, non ha alcuna rilevanza se uno è numero 3 una settimana, 2 quella dopo. E magari quella dopo ancora ritorna numero 3.
    Potrei anche scriverlo in esperanto, per essere più chiaro.

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  5. Poi chi lo sa...magari un giorno analizzerò anche di come si possa passare dal numeero 3 al numero 2 del mondo, giocando il peggior tennis della sua pur tremebonda carriera...ma ripeto, sarebbe un altro argomento.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.