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venerdì 23 aprile 2010

Internazionali di tennis a Roma, arrivano i grandi


I big del tennis si sfidano da domenica sui campi del Foro Italico, con Federer ad affrontare le ritrovate ambizioni di Nadal. Djokovic alternativa credibile e l'oramai inquietante mistero Murray
Partono domenica Internazionali d'Italia maschili di tennis, con gustoso (ma anche no) prologo delle fanciulle rosa di Fed Cup sul "Pietrangeli". L'edizione numero sessantanove si presenta ricca di campioni e curiosità. All'ombra dei secolari pioppi romani, incroceranno le racchette i migliori tennisti della classifica, con un parterre appena scalfito alcune defezioni. Più o meno dolorose, e che comunque non spostano di molto il discorso per la vittoria finale. Già note da tempo le assenze di Haas e Stepanek, possibili varianti goderecce e generatrici di spettacolo fatuo. Soprattutto il ceco dalle tumide labbra da incubo notturno, aveva spesso subito i benefici influssi della friccicante arietta romana di primavera. A loro si aggiunge il forfait di Karlovic, che manderà in crisi i tifosi delle bombe a mano e dei mortai ed allieterà i manutentori dei campi del Foro. Fuori causa anche Nalbandian, che pure a Montecarlo aveva mostrato segnali di forma antica. Più pesanti, ma nemmeno da lacerarsi le vesti, le assenze di Roddick e Davydenko. Il russo esangue, emaciato e pelato, poteva trascinare il caldo pubblico romano, a suon di gladiatorie corride come non se ne vedono dai tempi di Alberto Mancini. Certo, un po' come Buttiglione che arringa le folle. Spicca, ma oramai ci si è abituati, la rinuncia all'ultimo minuto di Del Potro. Qualcuno vocifera sia stato già imbalsamato come Breznev nella vecchia Urss.
Federer alle prove generali sulla terra. Per il resto, ci sono tutti i migliori. Approda nell'urbe anche Sua Maestà Federer, con tanto di corona d'alloro in testa e seguito di folle adoranti. E nella città eterna proverà ad arrivare in fondo. Molto dipenderà dalle condizioni dell'elvetico al suo esordio assoluto sull'argilla, con la considerazione travestita da speranza, che a Roma non voglia sfigurare. Contraltare innegabile, è la classica attitudine regalmente trottante del campione svizzero nell'approcciare tutto ciò che non è slam. Che abbia la testa solo ai tornei major, e quanto Parigi rappresenti uno snodo fondamentale verso qualcosa che non si può dire, è risaputo. Un confronto dell'elvetico col suo antagonista storico Rafael Nadal dalle ritrovate velleità terricole, rimarrebbe di grande spessore. Gli incroci del tabellone, potrebbero proporlo già in una eventuale semifinale. Lo spagnolo ha opportunamente evitato l'inutile torneo di Barcellona, e la stessa seviziante programmazione da simil-negriero, che la scorsa stagione lo portò a schiattare come una frinente cicaletta ossessa. Interessante capire se basterà la sola sagoma iberica a turbare i pensieri superiori del Divino Mozart danzante di Svizzera. Che, tutti lo sanno, da bambino veniva tormentato da un maggiordomo crudele. Lo scostumato gli frullava veementemente la pappina con folle movimento in top spin mancino. E poi gridava "vamos!" a pieni polmoni.
Tra i due litiganti presunti, potrebbe spuntare Djokovic (e le divinità del tennis possano perdonarmi per questa affermazione avventata, McEnroe in primis). Il serbo è appostato dietro l'angolo, con gli occhi da pernice venati di sangue. Sempre che riesca a trovare la regolarità e quel minimo di serenità, del pur recente passato. L'abbrutente semifinale con Verdasco a Montecarlo, è ancora lì.
Outsider cercasi. Difficile rinvenire qualcuno che possa rivestire il ruolo di sfidante credibile, oltre ai già citati. Murray, per carità. Dopo l'atroce comparsata monegasca, si fa fatica a dargli altro credito. E nel post Australian Open ha vinto meno di Bracciali. Robin Soderling, superato il problema al ginocchio, può essere l'ideale scheggia impazzita del torneo. Spesso fa cose di cui nemmeno lui può essere cosciente, in completa trance omicida. Chi meglio di lui, allora. Fernando Verdasco sembra già aver dato a Montecarlo il meglio del suo elettrizzante niente. Al limite allieterà il pubblico romano con le sue frenetiche evoluzioni. Nando è un creatore d'euforia travestita da agonia. E quando incontra un certo connazionale, nemmeno quello. In ogni caso, pulzellette romane in trepida e fremente attesa, nei vari alberghi della capitale. In quel ramo va sempre fortissimo, dicono. A proposito di Spagna, non si può non menzionare David Ferrer e Juan Carlos Fererro. Oltre che invincibili nella pelota basca, un quarto di finale, o con un po' di fortuna una semifinale, potrebbero azzannarla anche a Roma. Se non trovano prima il carnefice connazionale di cui son devoti.
Arduo credere ancora in un Cilic con percentuali di vittoria post Melbourne/Zagabria, pari ai consensi di Tabacci e Rutelli. E poi pare, ma è solo un pettegolezzo, che il buon Marin, saputo degli avvistamenti della Vergine di Medjugorie ad opera di Brosio (reduce da una seratina al billionaire) sia diventato testimone di geova. Facile prevedere qualche colpo teppista di "mano de piedra" Gonzalez (annesso l'impagabile brivido di poterselo ritrovare faccia a faccia in piena notte, in una viuzza dell'urbe). Il rientrante Monfils a spezzarci in due le meningi, con le sue ginniche pirouettes squinternate applicate a qualcosa che somiglia al tennis primordiale. E Gulbis entrato in tabellone per il rotto della cuffia. Già, Gulbis. Quello volendo, il torneo lo vince senza lasciare un set per strada. Volendo, però.
Italtennis alle grandi manovre. Roma rappresenta una grossa opportunità per i tennisti azzurri. Unico ad entrare in tabellone è Andreas Seppi. La nube del vulcano islandese, ha fiaccato le gambe dei giocatori del Barca, ed impedito all'altoatesino di giocare a Barcellona. Sembra esserci un nesso inquietante. Poco male, il nostro alfiere avrà conservato energie per un esplosivo torneo romano, con speranze di raggiungere gli ottavi. Magari con l'aiuto dell'italico stellone, un avversario abbordabile e un ritiro altrui, o viceversa. Gli altri italiani sono legati al misterioso destino delle wild card. Dovrebbero ottenerla Bolelli, Starace e forse Volandri. Il talento di Budrio arriva nella capitale con buone prospettive. A Barcellona sta confermato di essere tornato tennista effettivo, di quelli che vincono partite tirate, persino lottando. Obiettivo: Superare un turno, ed affrontare uno super top al secondo. Starace, se non è satollo dopo la semifinale di Casablanca, rimane sempre affidabile. Volandri da due settimane vince partite a ripetizione nei vari challengers sparsi nella capitale. Ferma tutti i turisti giapponesi e si presenta: "Nel 2007 ho battuto Federer, io!". E quelli lo guardano incuriositi. In ogni caso, l'esperto livornese, se ne ha ancora voglia, e malgrado quella prima di servizio da softball su cui la quarantenne Kimiko Date attaccherebbe in risposta, sulla terra forse vale ancora i primi cento, e certamente un invito.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.