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lunedì 12 aprile 2010

Master 1000 di Montecarlo, tra tennis e clinica della mutua


Nella splendida cornice di Montecarlo, per una settimana racchette e palline si mescoleranno a mondanità, nobiltà ed evasori fiscali. Quasi colpito da una maledizione, il torneo è stato investito da una tambureggiante sequenza di defezioni. Ponderate scelte di programma ed infortuni a grappoli, simili a medievali morie delle vacche e pestilenze bibliche, privano il torneo di molte star. Per analizzare il quale, occorrerebbe l'ausilio del Prof Augusto Tersilli, indimenticabile "Medico della mutua", più che un tecnico del tennis. Niente di nuovo sotto il cielo ammantato di stelle sciancate: Troppe giunture scricchiolanti e muscoli lacerati rispetto al passato. Perché il gioco è più estremizzante e muscolare. Oppure gli infortuni c'erano anche in passato, ma vi si poteva sopperire senza patemi, dati i minori ritmi indemoniati? Un quesito annoso. E' tutto un discorso concatenato, un gioco divertente, che a volerlo continuare si rischia di tirare in ballo l'evoluzione della specie Darwiniana o Adamo ed Eva. Chiosando "che non ci sono più le mezze stagioni", sulle panchine del parco. Nemmeno Marzullo, con la collaborazione del solerte Prof. Meluzzi potrebbe dare una risposta definitiva. E' semplicemente aumentata la soglia. Quale soglia? sceglietene una, va sicuramente bene. La realtà evidente, è che a Montecarlo hanno dato forfait cinque dei primi dieci.
L'assenza del numero uno. In terre così nobili, fa un po' specie la rinuncia di "sua immortalità" Roger Federer. Scelta già nota da tempo e che si sposa col monarchico progetto di approcciare la galioffa argilla in punta di piedi. Senza affrontare possibile plebaglia irriverente, in condizioni precarie. Nadal è infortunato. Da una vita. Malgrado continui a diramare stucchevoli comunicati ed interviste, nelle quali ostenta forma smagliante. "Non c'è crisi, stiamo tutti bene. Non badate a quegli invidiosi, ombrosi e pessimisti, che vedono la crisi ovunque!". Qualcuno lo ha anche sentito strillare "Ma Cribbio!" e "Il Milan rimane il club (pronunciato con la "u") più titolato al mondo!", ma questo è solo un rumors. Dovrà pur tranquillizzare le masse di adoranti supporters, il maiorchino. Peccato poi intervenga l'adorabile zio Toni a confermare un tendine rotuleo divelto e cianciare di cure alternative. Fors'anche ricorrendo all'intervento di uno stregone woodoo o una equipe di sciamani pazzi. Starà anche male l'iberico, ma a Montecarlo giocherà. Col dolore e con l'infortunio ci convive da sempre. Ed è anche il favorito d'obbligo del torneo.
Un treno bianco, che passa Montecarlo e prosegue spedito per Lourdes. Oltre alla dolorosa rinuncia del numero uno di ogni galassia, si sono chiamati fuori alcuni dei principali protagonisti annunciati. In una sindrome da preoccupante anticamera al mattatoio comunale. Comincia a destare inquietudine il prolungato stop di Juan Martin Del Potro. L'argentino dal tagliente sguardo da pistolero del Far West, a furia di esplodere dardi infuocati da ogni angolo del campo, ci ha rimesso il polso. E fatica a riaversi. Anche qui, frotte di laboriosi luminari si adoperano alacremente per restituircelo tennista. Sperando non ne cavino una lavatrice classe "doppia c", da acquistare a rate con gli incentivi governativi. Anche Nikolay Davydenko ha il polso malmesso. Fedele al suo ruolo di Stakhanov vessato e rassegnato, lui avrebbe giocato pure. Magari esponendo il petto rachitico o colpendo la pallina con la boccia pelata. Si sta allenando duramente per l'evenienza assieme ad un domatore del circo Nones. Il Nosferatu di russia prova in tutti i modi a giocare in tutti gli appuntamenti dove ancora può dire la sua. Anche contro i pareri medici, come ad Indian Wells. Indefesso è sceso in campo, e s'è sfasciato definitivamente. E' proprio vero che questi russi hanno strane forme di vita nel cervello. Marat Safin le oramai famose locuste urlatrici, "Nosferatu" delle olive taggiasche, Youzhny un vortice d'aria. In ogni caso, by-bye Montecarlo anche per Nikolay.
Alla triste accozzaglia da treno bianco diretto a Lourdes invece che a Montecarlo, s'è aggiunto Robin Soderling. L'adorabile taglialegna con lo sguardo da parodia del killer seriale, lamenta un dolore al ginocchio. Lo stesso che lo aveva limitato nella semifinale a Miami. Ultimo passeggero in ordine di tempo del treno della speranza, è Gael Monfils. Per l'orrida marionetta sghemba, il cui tennis inumano (oltre che gradevole quanto una tortura vietnamita), lo espone a lacerazioni inevitabili. Tra una spaccata ed un recupero con gli occhi a palla e la lingua penzoloni, rischia di sfibrarsi d'un colpo tutti i muscoli, ad ogni quindici. Oggi solo la mano sinistra, domani è un altro giorno.
I favoriti, tra coloro che resistono. Non rimane che godersi quelli che giocheranno, in questo torneo del principato in tono apparentemente dimesso. Nadal vincitore più probabile, malgrado le condizioni fisiche da invalido civile. Qualcosa non torna, se il favorito è un ragazzo faticosamente tenuto assieme dal nastro adesivo. Delinea nitidamente una crisi di valori genarale, ed assenze che hanno fatto scendere l'asticella d'importanza del torneo monegasco. Dietro di lui le incognite Djokovic e Murray. Magari un "mosquito" Ferrero che può cogliere l'occasione di ritornare a grandi livelli anche dove conta, o uno Tsonga che si dimentichi le ultime uscite, e una superficie su cui si dibatte come un quarto di bue pattinante. Persino qualche velleità di vincente marcia tarantolata, per Verdasco (credeteci pure), o il tremebondo Ferrer, se si è cerebralmente masochisti.
Wild card forse sponsorizzate da cliniche specializzate in disagi della psiche. In ultimo, quasi illuminati da lungimirante folgorazione divina, gli organizzatori donano due wc (wild card, non siate maliziosi) a Gasquet e Bolelli. L'irrazionale che si mescia all'inspiegabile. In questo sport sono rimaste le favole surreali. I due, vicini di stanza nella clinica zen per menti turbate "Sana-la-mente", si ritroveranno a colpir palline, condotti sul campo a braccia, dagli infermieri. E chissà che dopo splendide cavalcate di cui non avranno cognizione alcuna, non si possa vederli in finale. Tireranno qualche bel colpo, poi si guarderanno. Si scambieranno un sorrisetto inquietante, ed a braccetto inizieranno a danzare, come sulle musiche di un valzer viennese.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.