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lunedì 19 aprile 2010

Masters 1000 Montecarlo, vincitori e vinti



La prima fondamentale tappa sulla terra, ci restituisce Nadal dominatore delle scene, Djokovic smarrito, ed un Murray impresentabile. Torneo impreziosito dalle mine vaganti Verdasco, Nalbandian e Kohlschreiber
Rafael Nadal: 8. Ritrova la terra battuta e per magia la vittoria, che mancava da quasi un anno. Dopo sconfitte in serie sul veloce e facili sentenze di morte apparente. Schiaffi arrotati ed atteggiamento di antica baldanza, domina il torneo fin dalla prima pallina, lasciando bruscolini a malcapitati avversari e connazionali rassegnati alla sconfitta prima ancora di entrare in campo. Fin troppo semplice prevedere un suo ritorno vincente, sui campi argillosi. Manichee disfide a parte, un bene per il futuro agonistico dell'intero circuito. Sperando che l'asfissiante programmazione, il suo tennis muscolare e la propensione a non risparmiarsi mai, non lo facciano arrivare spento a Parigi. Ma il solerte zio Toni ne saprà più di tutti. Credo.
Fernando Verdasco: 7,5 (o 1,5). Il pelide "Nando braccio veloce" è maestro nel generare tennis di dirompente bellezza. Alternato a sceniche cadute carambolate, con tanto di inutili capriole carpiate. L'anello di congiunzione mancante tra il bello e perdente, ed il campione. Tra l'indomabile agonista e le rassegnate sogliole senza carattere. Viso schiacciato da boxeur impavido, passo tronfio ed impettito da galletto di combattimento, ridicolizza Djokovic con tennis sfiammeggiante e colpi mancini che paiono dardi infocati. Esaltato ed esaltante. In finale non mette una palla in campo, cavalcando il destriero dell'umiliazione sportiva. Un fantoccio vuoto ed agonisticamente morto, in balia del satanasso Nadal. Ma meno male che Nando c'è.
Novak Djokovic: 5,5. Pretendere bel tennis dal serbo, è come immaginare che Tinto Brass scelga la teodema Paola Binetti quale frivola musa del suo nuovo film. Solido e centrato, fa fuori un mesto Wawrinka (5,5) e Nalbandian imbesuito di fatica. Lo sguardo è quello dei giorni migliori, spiritato e da richiamo immediato alla fisiognomica lombrosiana. Annessi teatrini da avanspettacolo. Carica il dritto con lo stesso rantolo di suadente morbidezza prodotto dal mio "macellaro" Pasquale "il cafone", intento a caricare quarti di bue da 80 kg al mattatoio comunale. In semifinale è impallinato come orsetto delle giostre rachitico, da un Verdasco in stato di grazia assoluto. Prova a reagire a tono, con la solita protervia accecata, travestita da lobotomia tennistica. E sparacchia furiosamente via quello che rimane.
David Ferrer: 7. Un cagnaccio rabbioso che s'avventa sulle inoffensive carcasse di Ljubicic e Kohlschreiber, con ingobbita tigna d'altri tempi. Con l'orrida istantanea dell'asciugamano stretto tra i denti con ferocia canina. Poi sembra debba porgerlo a Nadal, con servile deferenza inferiore. Non c'era bisogno di scomodare le sibille cumane, per prevederlo. Il pur ammirevole Ferrer non ha personalità e braccio, per contrastare il connazionale. Non è Federer e nemmeno Cipolla. Trionferà ancora ad Acapulco et similia, arriverà in fondo nei tornei importanti sulla terra. Pretendere di più, non rende giustizia a questo piccolo Yeti terricolo.
David Nalbandian: 6,5. L'argentino regala sprazzi di classe cristallina nella vittoriosa battaglia contro Youzhny. In assoluto il più bel match del torneo. Piantato nel terreno, paonazzo, sudato e fuori forma, si teme possa schiattare come una cicala panciuta da un momento all'altro. Ma il talento nascosto tra le pieghe mollicce del suo adipe, è purissimo. Si ripete con Robredo, prima di finire in riserva contro Djokovic.
Jo-Wilfried Tsonga: 5,5. Lotta, picchia, ricama e illude contro Ferrero (6+). A tratti dirompente. A tratti esaltante. A tratti coinvolgente. Rimane un grandissimo tennista, a tratti.
Philipp Kohlschreiber. 6,5. Con quella bella espressione pallida ed assente di chi sta sognando smarrenti distese floreali baciate dal sole, emerge nel principato, simile ad una giunchiglia deperita. Pare quasi di vedere un consaguineo di Seppi cuore di drago. Poi lo osservi spennellare scudisciati rovesci da "dolce stil novo", e quell'inganno da insipienti "fruttaroli" imprestati al commento sportivo, sparisce in un nano secondo. Tennista bello e surreale, capace di divertire e ogni tanto vincere partite e persino tornei. Passa con impietosa eleganza sul cadavere di Murray e fa suo il circense derby fra leziose foche ammaestrate, col Picasso. Poi il crestino accennato si abbassa inesorabilmente, ed è il segnale della debacle imminente contro il ruvido Ferrer.
Philipp Petzschner: 6. Come rapito da misteriose forze aliene di conquista, garrulo e spennellante, fa fuori il solido terraiolo Garcia Lopez. In un match da neurodeliri reparto ultimo piano (dove stazionano quelli gravissimi), elimina anche Jurgen Melzer, espressione più impiegatizia e quasi involontaria, dello stesso talento fatuo. Mulina le gambette esili da stambecco, riuscendo nell'impresa di far sembrare Kohlschreiber un tennista dai nervi d'acciaio. Smorzata delicata e pallonetto irridente, come firma d'autore del Picasso-scasso. Tanto basta. Vincere è triste mestiere che appartiene ad altri.
Andy Murray: 3. I lungimiranti organizzatori del torneo gli concedono un invito. Assieme a Gasquet e Bolelli. E fors'anche a Crepet e Morelli, incaricati di portarli a spasso, e comperargli il gelato al pistacchio. E lui riesce nella titanica impresa di fornire una prestazione più agonisticamente imbarazzante degli altri due. Passeggia con mollezza urticante e raccoglie tre games da Kohlschreiber. Salve di fischi accolgono la sua uscita dal campo. Schiva d'un soffio il lancio di ortaggi marci, solo perché nella storica terrazza monegasca ci sono esclusivamente costosissime ostriche.
Marin Cilic: 4,5. Seguita nell'imbarazzante fase di torpore post Melbourne, uccellato dal buon terraiolo Montanes. Se qualcuno pensava che potesse nascere un Ivanisevic al contrario, è accontentato. Marin sta all'indimenticabile cavallo pazzo croato, come Fassino a Togliatti o Minzolini ad un giornalista.
Italtennis: 4,5. Onore italico salvato da Seppi, che passa un turno per ritiro contro Olivier Rochus. Basterebbe questo spartano dato statistico. Fognini rattoppato nel fisico (oltre che nella psiche), cede all'impertinente falena volleante Llodra. Bolelli in ripresa (comincia ad avere coscienza del mondo esterno), perde da Andreev. Verrà il giorno in cui nascerà anche qui un Federer. Ma pure un "Kohli", un Ferrer (Robredo/Ferrero/Montanes), basterebbe.

2 commenti:

  1. Fantastica e orrida l'agghiacciante visione che hai avuto relativa al povero Brass. E' qualcosa che va al di là della più invasata immaginazione... ;)
    Oggi su Dubai sport (l'unica decente tv di sport che ti trasmette qualche bel match), ho visto la Stosur (chiamata in tutta la partita Stuuusòr dal telecronista), per la prima volta. Non so se Vera Zvonareva stava male, non penso, perchè ha spaccato una racchetta con una rabbia che Youzhny sembra un sano di mente. La Stosur gioca benissimo: tattica, sobrietà, velocità, buon servizio e una classe in campo come non ne vedo da tempo. Una che ragiona mentre gioca. Mi ricorda la Evert. Tu che ne pensi? Buonissima giornata!!

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  2. Ciao Bruno,
    tra l'altro il Maestro ho saputo che non sta tanto bene. Nel leggere le tre muse che vorrebbe per il suo nuovo film, m'è salita l'angoscia. Un filo mi lega indissolubilmente a lui. Un legame evidentissimo. Intellettuale, ovvio.
    Sulla Stosur, eh si. Gioca bene. Ordinata, geometrica, offensiva. Rimango dubbioso sul fatto che possa ambire oltre all'ingresso tra le prime dieci.
    Il dettaglio tecnico che meno mi piace di lei (non so come era conciata a Charleston) è quel look da giocatrice di beach volley californiana. Sono un tecnico del resto. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.