.

.

martedì 13 aprile 2010

A Wawrinka e Chela due bottini minori



Wawrinka ed il redivivo Chela, fanno bottino pieno nei tornei minori di Houston e Casablanca. Bene Starace, finalmente ai suoi livelli standard. Crisi Gonzalez, flebili segnali di vita dai pianeti Gasquet e Malisse
Stanislas Wawrinka: 7,5. Lo svizzero figlio di un Dio minore vince il secondo torneo in carriera, dopo Umago 2006. E basterebbero questi dati a descrivere la sua essenza ultima, senza tanti giri di parole. Rovescio debordante almeno quanto l'acne che ne infesta il volto, e contagiosa simpatia da Mourinho che allena il Fanfulla. Ma quel rovescio è pura sinfonia smarrente. Vince un torneo senza troppi rivali, rischiando qualcosa solo con Starace in semifinale, prima di far valere la sua maggior classe. Novello medioman-gruviera che batte tutti quelli sotto di lui, ma basta mettergli dall'altra parte del campo la fotografia sbiadita di un top 20, perché emerga la tragica indole da "forte coi deboli e pavido coi forti". Ma quel rovescio...
Victor Hanescu: 7. Il dracula dei Carpazi, in Marocco cede solo in finale a Stanislas Wawrinka. Tennista dal discreto talento e non più di primo pelo, il rumeno. Finanche gradevole a tratti, se non ci si addormenta dopo dieci minuti. Sempre nel mezzo e senza alcun picco, impalpabile e trasparente come l'azoto liquido. Ma quelli più scarsi di lui, spesso li batte. E a Casablanca stampa la quarta finale in carriera. Ammesso che qualcuno se ne sia accorto.
Potito Starace: 6,5. In tempi di vacche magre, la semifinale raggiunta dal napoletano in Marocco è autentica manna dal cielo. Ossigeno puro per un movimento nazionale boccheggiante. Potito dimostra che sulla terra qualche partita la sa vincere, e può ancora sfruttare la stagione sul rosso per qualche guizzo. Un altro tennista rispetto a quello reattivo quanto un bradipo con la sciatalgia, visto nella tournè sudamericana. S'arrende solo a Wawrinka, dopo una discreta battaglia e l'ottimo scalpo Kubot. E pazienza se il polacco era in giornata "sparacchio la qualsivoglia alla sperindio, che non mi reggo in piedi", certe partite conta solo portarle a casa, e spesso invece si sono perse. Qualcosa si muove, dunque. Ed incredibile a dirsi, si vincono anche partite nello stivale tennistico.
Juan Ignacio Chela: 7. (a chi è riuscito a vedere un suo match ed è ancora vivo). L'argentino che fu numero 15 al mondo, nonchè esponente di spicco dei quattro moschettieri argentini al nandrolone, non vuole proprio arrendersi. Passata la trentina, continua a seviziare tennis. Inestirpabile come la gramigna. Dopo un lungo periodo di crisi, torna in auge vincendo a Houston. Fa fuori un vecchio talento come Malisse, un promettente e rampante connazionale (Zeballos), ed in finale conduce a miti consigli anche Sam Querrey. Ok, non era certo un torneo prestigioso, ma sorge comunque un dubbio lacerante (ma anche no): Gli azzurri un Master 250 non lo vincono da quattro anni, perché non vogliono andare ad Houston. O perché sono più scarsi del vecchio Chela con la mascella digrignata. Chi può dirlo.
Sam Querrey: 6,5. L'americano emergente come una biblica pestilenza, ad Houston perde solo con Chela, in una finale che è semplice supplizio dei sensi. La terra non è la sua superficie e il buon Sam è nient'altro che l'anello di congiunzione mancante tra Roddick ed il mostro di Milwakee. Ma a lui va dato il merito d'aver spazzato via l'orrida sagoma sbilenca di Wayne Odesnik. Levando dall'imbarazzo l'intera federazione internazionale, che rischiava di vedere vincitore del torneo, un ominide che va in giro con la sacca piena di nandrolone. Dopato o pusher, ugualmete imbarazzante.
Wayne Odesnik: 9. (alla faccia da incurante paraculo). L'affaire doping ed il possesso di fiale contenenti ormone della crescita, fa conoscere Wayne Odesnik anche a chi proprio non l'avrebbe mai visto sgozzare palline su un campo da gioco. Per chissà quale misteriosa ragione burocratica, non gli infliggono nememno una multa e tanto meno provvedono a fermarlo. E quello trotta come una pantegana incurante sulla terra texana, vincendo partite in serie. Prima che Querrey (l'americano guadagna qualche punto nella mia personale classifica), non provveda a fermare quella folle e grottesca corsa.
Eduardo Schwank: 6. (8 alla smorzata). "E ricordatevi della smorzata...", chiosava Mikael Pernfors nei suoi articoli. Schwank è un argentino emergente. Uno dei pochi che si lasciano guardare. Divertente feticista della palla corta, con cui costruisce molti dei suoi punti. E fin qui, nulla di anomalo. Ad Houson gli viene comminata una sanzione: Reo di gigionesco comportamento antisportivo. Troppe palle corte e pallonetti. E gli è persino andata di lusso, perché in Texas hanno ancora la civile tradizione di friggere esseri umani sulla sedia elettrica. Difficile giudicare senza aver visto la scena, ma si è sul punto di crederla una burla picaresca. Di questo passo verranno comminate multe anche ad ingiuriosi volleatori. O a chi fa troppi doppi falli. E intanto, un correttissimo Odesnik, guardandosi bene dall'utilizzo dell'infima smorzata, avanzava con fierezza. E col nandrolone come energetico.
Fernando Gonzalez: 5. "Mano de piedra calante" ha scelto il basso profilo, preferendo confrontarsi in tornei senza grandi avversari. E non riesce ad avanzare nemmeno in quelli, bloccato da Zeballos (6,5). Le risorse "der canaro" cileno sono notoriamente inesauribili, e probabilmente sta conservando qualche cartuccia per i tornei futuri. Se non ci si vuole arrendersi all'idea di un declino irrimediabile.
Gasquet/Malisse: 5,5. Qualche novità dal centro di recupero per meningi rattrappite. E distratti refoli di vita apparente. Il francese coltiva delicate roselline, ed il Belga se le mangia ad insalata. Richard vince (addirittura) due match di fila a Casablanca, non a caso terra all'avanguardia per operazioni ed impianti di attributi di mascolinità. Ma è solo un'illusione, perché alla prova del nove Richard mostra la solita imbarazzante attitudine agonistica da eunuco che gorgheggia, danzando su un prato di lillà. E cede in tre set al rumeno Hanescu, non proprio Sampras. Due inaspettati successi di fila anche per Xavier Malisse, sulla terra di Houston. Compresa una vincente battaglia di tre tie-break col Karlovic versione hot-dog, John Isner (s.v., per dignità). Poi lo squilibrio latente del belga volge verso l'abruttimento, lasciandosi ammorbare da Chela.

Nessun commento:

Posta un commento


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.