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sabato 1 maggio 2010

Internazionali d'Italia di tennis, pagelle italiani



Bilancio del tennis azzurro nella settimana al Foro. Volandri rinato a nuova vita tennstica, eroico Lorenzi, segnali di risveglio dal satellite Bolelli
Filippo Volandri: 7. Nella settimana romana, il livornese va oltre le più rosee aspettative, che al più lo vedevano ancora come possibile top cento e discretamente competitivo sulle superfici lente. Batte Luczak ed un Benneteu appena riesumato dal sarcofago, poi mostra il meglio nel pur perdente confronto contro Gulbis. Lotta punto a punto, con la zavorra di un servizio che persino una garrula Silvana Pampanini riuscirebbe a domare con calma sapida mentre intona il motivetto "ma dove vai bellezza in bicicletta". Ma quando libra gioiosamente nell'aere quel rovescio lussureggiante, può ancora battere in tanti e perdere per due sciagurati punti contro un tizio che vale i primi dieci al mondo. Bando all'età, gli infortuni e la presunta mondanità, se ne ha voglia può ancora dire la sua, oltre a rimanere l'unico italiano capace d'infiammare gli animi patriottici in quasi secolare crisi d'astinenza. A metà tra l'impresa di aver raggiunto gli ottavi in un Masters 1000, ed il rimpianto per un match perso al fotofinish per suoi errori.
Paolo Lorenzi: 6,5. Eroe inaspettato, perché nemmeno doveva esserci. Entra in tabellone in extremis, usufruendo della wild card destinata ad un Fognini malconcio, e gioca un torneo da epica mitologia greca. Il giramondo romano trapiantato a Siena, dopo una vita a remare e conoscere la fatica operaia nei challengers, attraversava un periodo difficile. Vuoi mettere il non riuscire a vincere una partita in quei tornei cui si e faticosamente guadagnati il diritto a partecipare? C'e di che avvilirsi. Lontano dai luccicanti campi principali, a Roma s'esalta firmando l'impresa tecnicamente più rilevante tra gli azzurri, vincendo in rimonta su "El Rato" Montanes. Terraiolo di Spagna costantemente tra i primi trenta al mondo, che malgrado l'espressione da giuliva pantegana, sulla terra è osso duro per tutti. Modestia, lavoro, abnegazione e voglia di migliorarsi hanno creato il miracolo Lorenzi, che trascende i ben evidenti limiti tecnici: Ventinovenne top cento, prima partita vinta nei tornei del circuito maggiore, e la fresca convocazione per il prossimo match di Davis, come giusto premio ai suoi miglioramenti. Al secondo turno prova addirittura a fare partita pari con Soderling nel secondo set. S'inventa arrangiati quanto ardimentosi attacchi in back e volèe artigianali, ma l'impresa vera l'aveva fatta battendo Montanes.
Simone Bolelli: 6. Già a Barcellona si erano avuti i chiari segnali di una vitale ripresa al capezzale del nostro lungodegente di talento. Quattro vittorie in fila, più o meno le stesse ottenute nei tanti mesi del profondo sonno, trascorsi come compagno di reparto di Richard Gasquet nel ritrovo di meditazione zen "scuoti la tua mente". Capelli arruffati, sguardo smarrito e bonario di chi ha visto l'oscuro tunnel da vicino, a Roma conferma il trend di rinascita abbattendo il fabbro ferraio teutonico Greul al primo turno ed arrendendosi solo a Verdasco. Lo spagnolo è quanto di peggio si possa incontrare in questo periodo. Il tennista di Budrio gioca un'ora di tennis spumeggiante, smarrendosi al momento di chiudere il primo set. Doppi falli, marchiani errori e riminiscenze antiche che consegnano set e match ad un Verdasco che, evidentemente stanco dopo due intense settimane di gran tennis, pure dava l'impressione di non essere in giornata di grazia tarantolata. A meno di complicati trapianti a Casablanca (lungi dall'essere malizioso, sia chiaro), rimangono gli atavici limiti di gioco del tennista italiano: Spostamenti agonizzanti, risposte morenti ed un rovescio vulnerabile. Il resto sta nella sua testa, perché potrebbe comunque bastare quel gran dritto ed il buon servizio, per un comodo ritorno tra i primi 50. I Masters londinesi e la top 10 sono buoni per le barzellette, oramai più inflazionate di quelle sui carabinieri.
Andreas Seppi: 6. Nella settimana in cui misteriosamente (ma anche no) gli italiani ritrovano motivazioni che altrove paiono miraggi ancestrali, il buon Andreas rimane sui suoi standard oramai brevettati nella galleria del vento di Caldaro. Passa un turno in scioltezza contro Fognini non al meglio, poi si presenta al cospetto di Murray con la stessa cera rassicurante di un condannato a morte prossimo a presentarsi al cospetto del plotone d'esecuzione. Intento nella più proficua attività di spulciare il gatto, leggevo distrattamente di grande occasione per l'italiano. E non v'era mica dell'ironia. Pretendere che Andreas possa (pensare di) battere lo scozzese, sia pur versione posticcia, è puro atto di sadico masochismo intellettuale. Profonde ma non troppo, angolate ma non troppo, le palline del funambolo altoatesino sono l'ideale per il tennis di Murray, quelle che gli fanno credere di poter essere draculesco emulo di Napoleone il gran stratega. Il problema è che ci sono anche i Ferrer e tanti altri, e lui ritorna Pipino. Poco da rimproverare comunque a Seppi.
Potito Starace: 6. Fa il suo dovere eliminando all'esordio l'emergente ceco Hajek, avversario ampiamente alla sua portata, ma con cui pure aveva perso a Barcellona. Può rimproverarsi ben poco per la sconfitta contro David Ferrer, tremebondo aratore iberico di livello superiore, e che in questo periodo sulla terra battuta riuscirebbero a battere solo tre o quattro tennisti al mondo. A memoria d'uomo coi neuroni piallati, una vittoria, una finale e tre semifinali (in una è ancora in corsa) nei cinque tornei quest'anno giocati dallo spagnolo sul rosso. Poi qualcuno lo vedrà gran specialista del carpet indoor, dei prati o della pelota basca, ma questo è un altro discorso. Rimane la buona resistenza di Potito, per almeno un'ora.
Fabio Fognini: s.v. Il ligure perde nettamente il derby della domenica del signore contro Seppi. Confronto oscurato dalle telecamere e che hanno potuto godersi, con impagabile sollazzo, solo i fortunati reduci dal Foro (che il giorno dopo non avevano la forza psicomotoria di rispondere al telefono.). A livello di idea, confronto che Fognini avrebbe potuto anche vincere, data la sua maggior predisposizione al rosso rispetto al notoriamente erbivoro Seppi. L'infortunio al polso e chissà cos'altro, compromettono il match e la convocazione in Davis contro l'Olanda.

2 commenti:

  1. Mi faccio gli auguri da solo per il mio anniversario con la maria josè.Un anno fa esatto la ammirai per la prima volta eliminare la mauresmo,ora spero in un altro bel torneo anche se al secondo turno la schiavone fa già,aimè,paura.

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  2. Ciao Marco,
    ieri ero intento nel deprimermi col triste tentativo di Romina, avvolta nelle folate di vento.
    Ma mi è giunta voce di una MJ irriducibile.
    Sotto 5-7 1-4 e palle break a josa per l'1-5, s'è riavuta è ha vinto 5-7 6-4 6-3. Penso sia un ottimo segnale.
    Si spera.
    ciao, alla prossima

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.