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lunedì 3 maggio 2010

Internazionali d'Italia di tennis, bilanci e pagelle


Nadal a vele spiegate sul rassegnato Fererr, in un torneo che consacra Gulbis a stella di prima grandezza. Crisi senza fine per Murray e Djokovic
Rafael Nadal: 8. Macina e frulla avversari a ripetizione, trionfando anche a Roma. Forse con piglio meno arrembante rispetto a Montecarlo, e ancora senza dover battere un top ten. Sulla sua strada effimere resistenze ornate di bel gioco fatuo e rovesci classicheggianti destinati al supplizio: Kohlschreiber, Hanescu, Warinka. Gulbis in semifinale dimostra in modo lampante quello che predico da mesi sulla seconda carriera del maiorchino: Senza difese contro il virgulto di turno sui terreni rapidi, e tennista che ha riacquistato una discreta imbattibilità arrotata sulla terra rossa, dove, complice la lentezza dei campi ed i suoi mulinelli diabolici, riesce ad arginare le sfuriate di un Gulbis (o chi per lui) che le prova quasi tutte. Nadal è battibile, non più giocando un match di disumana perfezione (avamposto di elvetiche pazzie), ma con un grande match. Ed è questa la grande novità ad uso e consumo di Federer e Del Potro (parlandone da vivo).
David Ferrer: 7. Solito spettacolo di estenuante bruttezza. Per carità, il tarchiato spagnolo che corre e colpisce palline come un maniscalco con l'esaurimento nervoso, gioca l'ennesimo grande torneo, in una stagione prodigiosa sulla terra. Infilza come un tordo alla cacciatora Murray, abbatte il totem di cartongesso Tsonga, "mata" un Verdasco versione galletto da combattimento anchilosato dalla fatica. E poi? Poi c'è Nadal. Già, quello. "In finale con Nadal, probabilmente perderò.", dichiara con modestia inferiore. Una frase che spiega il perché se lui provasse mettersi dei bermuda mare a quadrettoni, gli riderebbero in faccia sulla spiaggia, figuriamoci in un campo da tennis. Una sudditanza che costeggia l'imbarazzo, come nemmeno Emilio Fede verso il sultano o il ragionier Fantozzi col Duca Conte Barambani. Entra in campo col tipico ardimento da suddito, lotta, sbuffa, rantola quasi in preda a rigurgiti demoniaci. Nemmeno un acquazzone biblico da far impallidire Noè, riesce a sfatare il tabù del buon Ferrer, da oggi "Inferiore Maximo".
Fernando Verdasco: 7. Il suo modo di giocare è una delle cose più divertenti di questa specie di campionato del mondo iberico su terra battuta: Velocità di braccio, radenti angolazioni e dritti mancini al fulmicotone esplosi con passo tracotante e faccia da Toni Montana del tennis. Arriva a Roma con le gambe pesanti, reduce da un tour de force semi-schiavista. Si salva nei primi turni, e poi come il toreador di Plaza de Toros. Senza l'implacabile virulenza ostentata nel principato, ma con mestiere e un barlume di giudizio (Djokovic rende giudiziosa anche una mela annurca, e vincente persino un eroe della sconfitta acrobatica come Nando). Stremato dalle tre ore e mezza di battaglia rusticana col serbo, cede di schianto a Ferrer in semifinale.
Ernests Gulbis: 7,5. Autentica gioia smerigliante per gli occhi, da troppo tempo violentati dai Djokovic e i Ferrer. "Top 15 entro maggio, segnatevelo (Utor Kalem! Itor ausim!! Olim peror!!!)", profetizzai esibendo una faccia da Otelma d'annata, dopo aver visto stendere in rimonta Berdych a Memphis. In tempi non sospetti e con prove scritte. A Roma si ha forse la consacrazione definitiva di un ragazzo dal talento tennistico abbagliante. Potenza devastante, accelerazioni poderose, eleganza e fluidità di movimenti naturali, raffinato tocco di palla e gran sensibilità di braccio. C'è tutto farne un futuro top 5. Per adesso si guadagna l'ingresso nella top 5 dei miei ram-polli, che vanamente cercava rimpiazzi all'altezza di Safin e del maghetto di Francia, Santoro. Gli stessi occhi pazzi di Goran Ivanisevic, in quel decimo di secondo che precede la battuta e comprendi come proverà l'ace di seconda a 215 km/h, ed il modo di aggrapparsi al rovescio bimane del Marat d'annata, nei suoi dieci minuti di delirio. Svela brutalmente i limiti di condizione di Federer, rischia di perdere con Volandri e se la gioca da apprendista campione col mostro della laguna argillosa, Nadal.
Feliciano Lopez. 6+. A vederlo bardato in rosso-nero sul Pietrangeli, sembra quasi un giocatore del Milan, lento, compassato e con la faccia stravolta da vent'anni di carriera. Uno di quella squadra che senza il "lazzarone" Leonardo, ma con l'illuminata guida di un rabdomante messia gnomo, avrebbe vinto tutto: Campionato e coppe intergalattiche delle libertà. E invece è Feliciano Lopez, iberico attaccante che rimane ancorato alla partita remando dal fondo, e poi affetta Cilic con immacolata grazia attaccante. I suoi servizi e volè rimangono una delle cose più belle viste in tutto il torneo.
Novak Djokovic: 5-. Vestito di giallo sembra il pagliaccio "It" di Stephen King travestito da Titti. Non riesce a prendersi la rivincita contro un Verdasco evidentemente più appannato di quello visto a Montecarlo. Si piazza tre metri dietro la linea come un soldatino di caucciù, aspettando e sperando che quell'altro vada fuori giri. E quando, gioco forza, viene infilzato come una quaglia in una battuta di caccia, impazzisce, sbatte la racchetta, maledice il fato crudele. Due minuti dopo è lì che si agita e batte il petto come sadico generale della Gestapo con le turbe psichiche. Sarà colpa di quegli stilemi alari sulle spalle che rimandano inquietantemente al "Buffalo bill" de "Il silenzio degli innocenti", ma niente di nuovo su di lui. Tennis da tortura medievale, scenate da avanspettacolo dell'orrore, ed ovvia sconfitta.
Stanislas Wawrinka: 6. Rovescio che dovrebbe essere dichiarato patrimonio dell'Unesco, volto devastato dalle guerre puniche, ed atteggiamento da impiegato del catasto al tornello. Gradevole e fieramente insopportabile, ma con lui sai già come finisce la storia.
Jo-Wilfried Tsonga: 5,5. Il tennis sulla terra di Jo è stridente canto di balene arenate. La forza dei suoi colpi, già intermittente, perde gran parte dell'efficacia deflagrante. Dichiara di voler vincere a Parigi. Certo, quando nel mondo non ci sarà più la malvagità e una dozzina di tennisti.
Andy Murray: 5. Un passo in avanti rispetto all'ignominiosa comparsata di Montecarlo. Impartisce una dotta lezioncina di tennis a Seppi, contro cui non perderebbe nemmeno se giocasse con la bacucca mamma ultrà in groppa a mo' di fantino invasato. Prova la stessa tattica con Ferrer, e fa la fine di un polipo sgusciante sbattuto sugli scogli e poi cucinato in padella.
Marin Cilic: 4-. Gli ultimi mesi del pastorello visionario, configurerebbero l'oltraggio alla decenza tennistica. Lento ed impacciato come il moviolone di Biscardi ed incapace di fare male. Una inquietante fase involutiva, che non può essere spiegata solo dalla poco gradita superficie lenta. Di più surrealmente imbarazzante negli ultimi giorni ho visto ben poco: Oriali premuroso bodyguard della pulzelletta illibata Mourinho al Camp Nou, Sandra Milo simile ad un rugoso ceppo secolare in bikini da giovinetta o Bossi jr. che prova a parlare.

3 commenti:

  1. PICASSOOOOOOO!!!Ciao!!!Perdona l'assenza ma davvero non ti perdo mai di vista, è che gli ultimi esami di filosofia tra Spinoza e Leibniz sono stati di una pesantezza incredibile, ma ora sono di nuovo in corsa e non mi sono persa nemmeno una partita degli internazionali nostrani :p
    Alcune considerazioni preliminari alla luce di tutto ciò che è stato giocato finora: ma quanta tigna ho portato a mezza top ten? A rileggere le mie previsioni da maga Circe da strapazzo mi sento quasi in colpa! Murray è regredito a vongola di Scozia, a MartiMarti (Del Potro) probabilmente amputeranno la mano destra (dall'Argentina mi sono giunte voci di crisi d'ansia da rientro meglio l'amputazione a sto punto) e Djokopocomagioco è sempre più testa di legno O__O Davydenko anche lui in mutua... Roger va già bene se ha voglia di giocare ancora gli slams... e Nadal in ripresa ma in versione figurina molto ridimensionata (cit. Clerici :p)
    Dai visto che Nando e Roddick non sono bolliti e che Marino ne ha da mangiare ancora di minestre prima di fare radici in top10? Anzi io a sto punto chiamerei l'esorcista non so tu!
    Mi ha fregata Soderling, non pensavo potesse stabilizzarsi tra i top, l'ho sottovalutato lo ammetto.
    Su Gulbis non si possono risparmiare parole e lodi lodi lodi. Da orfana di Marat questo ragazzo è una benedizione. Confesso che mi sono sempre sforzata il più possibile facendomi violenza di non calcolarlo troppo nonostante sapessi benissimo di cosa fosse capace, mi bastavano i miei Marrrat, Gasquet e Misha per impazzire a ogni partita, un ennesimo non avrei mai potuto sopportarlo... ora che Marat non gioca più, ormai mi conosci, vuoi che non possa adottare Ernests nel mio cuore? Giuro era da tanto ma proprio tanto tempo che qualcuno non riusciva a farmi fare dei versi assurdi di fronte a una partita di tennis, roba che mia madre veniva a vedere allarmata cosa fosse successo!!! Lei però da profana non amante del tennis è riuscita solo a dire (e darle torto è difficile anche se è coetaneo del mio fratellino) "oh ma che bel ragazzo" :p e valle a spiegare che i miei versi non erano provocati dai boccoli e dal volto da arcangelo caravaggesco ma dalle sue spennellate a rete!
    E poi dico finalmente qualcuno che fa delle conferenze stampa da scompiscio senza recitare il copione solito insulso "ho giocato bene ho giocato così così bla bla bla ecc ecc"... era ora, un ragazzo che ammette candidamente senza tante paraculate "sì davanti a Federer me la sono fatta addosso mi tremava il braccio" è meraviglioso!!!
    Speriamo veramente che salga salga salga sempre più su e che abbia deciso di fare del tennis sul serio la sua vita come dice, anche se sappiamo bene che potrebbe farne a meno...tra una pulzella e l'altra ovviamente che fa solo tanto bene ma basta che continui a mandarci in visibilio con le sue fluttuanti volee ;)
    Ha avuto anche la benedizione del papà fortemente antitennis contemporaneo che definisce pim pum pam a chi la tira più forte, è rimasto più indietro di Bisteccone, a Wimbledon 1981, dopo McEnroe il tennis per lui è morto, sì Federer gli piace ma senza entusiasmi e lo dà per bollito, si diverte sadicamente a vederlo perdere, mi dice sempre "quanto mi piace quando gioca contro Del Potro così non capisce da che parte arrivano le bombe..." (se si ripiglia il macabro spettacolo potrebbe ripetersi...) ma Gulbis è riuscito a colpire pure lui il che è gravissimo!Al proposito ha dichiarato "questo sì che gioca bene e ha un gran servizio, ma mi sembra che per lui campo sia un po' piccolo..." riferito alle pallacce scagliate fuori ogni tanto qua e là eheh! Ah questi cervelli costantemente in cortocircuito... o fermento, vai a capire!
    A presto Picasso, cercherò di sparire di meno!
    Ciao!

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  2. Ma ciao Silvietta.
    In effetti, temevo tu fossi scaoppata assieme a quel bel ragazzo di Montanes...=)
    Ora, si. Pare siano tutti morti o in un lazzaretto. Ma scommetto che a Parigi saranno belli pimpanti, tutti quanti. Il tuo svizzero in primis, e spero anche Juan Martin.
    Su Gulbis, beh...i primi anni ancheero scettico, un pizzico di snobismo per le storie che si raccontavano, miliardario, viziato, etc...
    però sul campo è davvero piacevole, gran classe e pure un pizzico di carisma. Come scrivevo nel post è entrato a pieno diritto nella mia scuderia di ram-polli, che è mutata parecchio(sonoo un tipo volubile). Anzi appena posso la aggiorno...
    Ciao Silvia, alla priossima..

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  3. E invece resta indietro al n° 28 Gulbis,altro che entro i 15 come avevi generosamente predetto, fuori pure dal Roland Garros. Quanto talento sprecato, ma se non c'è la testa non c'è nulla! E lui la testa del camipone non ce l'ha!

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.