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mercoledì 5 maggio 2010

Internazionali d'Italia femminili, italiane in controtendenza


Già terminata l'avventura delle nove azzurre impegnate sui campi del Foro Italico. L'insolito e capovolto scenario di sconfitte campali, ad opera di atlete che ci avevano abituato a far dimenticare gli insuccessi dei colleghi uomini
Paradossi all'italiana. Gli Internazionali femminili di tennis erano iniziati all'insegna di grandi speranze per le nostre atlete. Sospinti in quell'idea dall'ennesima finale di Federations Cup raggiunta dalle ragazze di Barazzutti, su quegli stessi campi e solo pochi giorni prima. Sbilanciati in trionfali pronostici dopo aver assistito alla dignitosa resistenza dei nostri eroi al maschile, quasi esaltati e rinati a dignità tennistica grazie ai salubri e magici influssi dell'ambiente romano. Vuoi mettere? Se chi pareva perso e disperso è ben riuscito disimpegnarsi, chissà quali irrefrenabili cavalcate delle valchirie avrebbero fornito le nostre eroine, al solito competitive e sempre presenti ai massimi livelli. Ma si sa, il tennis italiano è faccenda che rasenta il paradosso e, quasi per un oscuro disegno divino, ecco una situazione quasi capovolta, facendo le dovute proporzioni dei valori in campo. Per un movimento maschile in sorprendente ripresa, col picco Volandri, ecco la gran Caporetto al femminile. Tutte fuori al secondo turno, nel martedì horribilis dell'Italtennis rosa. Con l'ulteriore incomprensibile (all'apparenza) beffa, delle infallibili soldatesse di Fed Cup che raccolgono briciole di marzapane e otto games in tre partite.
Il malinconico tentativo di Romina, e le altre. Era iniziato all'ora di pranzo, con una Romina Oprandi nuovamente rimessa sul palcoscenico del grande tennis, su quei campi che l'avevano vista meravigliosa rivelazione quattro anni prima. Dopo mesi di buoni risultati nei tornei Itf lottati col coltello tra i denti ed una classifica ritornata un filo meno stridente, l'italo-svizzera s'è invece dibattuta mollemente. Lenta e svogliata, smarrita da quel proscenio, quasi disinteressata. Più asciutta ma più lenta rispetto a quella pesante sagoma che anni prima svolazzava e fluttuava gioiosamente incurante. Un paio di smorzate e poco altro, solo per mostrare che quel braccio martoriato sa ancora generare tennis. Spazzata via da dispettosi refoli di vento e dalle mazzate intermittenti della vezzosa Maria kirilenko, solito ibrido tra la bellezza abbagliante della Kournikova e i tratti di indisponenza estrema made in Sharapova. Romina era l'unica italiana a solleticarmi una certa curiosità apprensiva, inutile nasconderlo. Folle pensare che le ambizioni italiche degli altri, di quelli che se ne intendono parecchio, poggiassero sul suo difficile tentativo di rientro nel tennis delle "grandi" di Romina. Ma a ruota se ne vanno anche Corinna Dentoni, ancora acerba per competere contro l'israeliana Peer e l'esperta Thatiana Garbin sconfitta dalla russa Nadia Petrova. Poco di più offre Sara Errani, che pur con picchi di tennis che a guardarlo più di dodici minuti si diventa reduci di guerra, aveva discrete credenziali, vista la sua classifica ed un tabellone spalancato da una Safina ancora lontana dalla decenza atletica. La nostra combattente bolognese è invece sconfitta dal gradevole gioco di Alexandra Dulgheru, una di quei nipotini di Nastase, che all'ombra spaventosa dei Carpazi sciorinano delizioso tennis. A Roma, dentro una rumena, fuori l'italiana. Avvenimento da far diventare di un viola purpureo Maroni e Borghezio.
Gli exploit Camerin e Brianti. In una settimana insolitamente somigliante a catastrofi maschili, spuntano come fatui raggi di sole le imprese di Alberta Brianti e Maria Elena Camerin. Successi tecnicamente rilevanti e figli di gran carattere, contro avversarie più quotate quali la giovane russa Pavlyuchenkova e la cinese Jie Zheng, tascabile concentrato di urletti e isterico agonismo da zen all'incontrario, ma capace di fare semifinale agli Australian Open in gennaio. Le nette sconfitte al secondo turno dimostrano però, quanto le sorti del tennis azzurro non possano certo poggiarsi sulle due pur encomiabili protagoniste di giornata.
Eroine di Fed Cup in ginocchio. Qualcosa di bello, al solito, lo offre Roberta Vinci, che si diverte a punzecchiare ed irridere il grazioso cetaceo di Russia Alysa Kleybanova, la numero uno al mondo se il tennis si giocasse da fermi. Poi la tarantina raccoglie un game da Agnieszka Radwanska, sconfitta che almeno in questi termini, configura la blasfemia. Ma l'atroce controsenso velato di paradosso, prende forma con le esibizioni delle nostre due punte di diamante. Francesca Schiavone era parsa in forma smagliante nella semifinale di Fed Cup. Manifestazione che non eccita gli animi degli aridi e privi di patriottismo, gli stessi che non riuscono ad esaltarsi per le vittorie contro nazionali a mezzo servizio o che schierino volenterose liceali. Schiavone si salva contro la gazzella slovacca Hantuchova (sempre impeccabile, elegante, compita, piacevole e assai spesso perdente), poi è affettata con grazia lasciva e gaudente dalla mia eroina prediletta, Maria Josè Martinez Sanchez. La leggiadra "farfalletta volleatrice" non da alcuna chance alla nostra. Completamente smarrita da un'infinità di ricami chirurgici, accelerazioni, servizi vincenti, smorzate delicatamente morenti, balzelli e volèe. Così si gioca in paradiso, diceva quello. "Frulla e vai, frulla e vai!", le ripete il suo coach Renzo Furlan. E quella ci prova anche, gran "frullone" esalando un rantolo che ho potuto udire con minor strazio in un mattatoio comunale (un "ahuiiiihhh" umanamente insostenibile), e la spagnola che la lascia di gesso, rimandandole l'ennesima foglia morta. Non sorprende una sconfitta contro la mancina iberica in tale stato di grazia ispirata, desta invece sconcerto l'abulica rassegnazione e l'incapacità di progettare qualcosa contro un simile assolo variopinto, al di là del "riflullo" in top spin. Gran scoramento sulle tribune, compreso il comico Max Giusti nelle vesti di nuovo tecnico Fit, presumo.
Pennetta, imballata e stremata dal doppio. Ancor più sorprendente è la sconfita di Flavia Pennetta, spazzata via con veemenza e trattata come pungiball da Lucie Safarova in giornata accecatamente omicida. Toh, una di quelle ceche che nel confronto a squadre sembravano lontane anni luce dalle nostre, o al limite (ora il dubbio s'insinua) voler fare solo una scampagnata d'allenamento blando. Questione di scelte. Le nostre le avevano sconfitte, per il tripudio dell'italico orgoglio nazionalista. Nei tornei individuali, vanno avanti le altre. Sconfitta cui, almeno per l'impietoso punteggio ed i tre games raccolti, si può provare a dare una spiegazione che vada al di là dello sperare che l'altra commetta "finalmente" errori gratuiti, come m'è parso di ascoltare in giro. Magari la frenetica e dispendiosa attività di doppio con Gisela Dulko, coppia che (azzardo sulla fiducia) dovrebbe avere qualcosa di gradevole, ha portato Flavia ad arrivare agli Internazionali con le gambe pesanti, dopo una finale vinta a Stoccarda la domenica sera. Una scelta in tono minore, di chi vuole raccogliere il resto. La finale nel Master di doppio, oltre alla solita vittoria in Federations Cup, altare su cui sta forse sacrificando per amor di patria alcune delle sue ambizioni individuali (uno a caso, il Master minore di Bali dello scorso anno). Ma la top ten s'allontana inesorabile.

3 commenti:

  1. Te lo avevo detto che Max Giusti non me la contava giusta!Da quel poco che sono riuscito a vedre la mj (altroche jordan) ha fatto passi, mica balzelli, da gigante,ora gioca con più sagacia,forse sarà meno spettacolare,ma sicuramente più solida, vincenteemeno sprovveduta.Ora la danesina che ci evoca dolci ricordi.

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  2. Dicono che Lea Pericoli, sconvolta dalle performance delle italiane in terra patria, abbia deciso di tornare alle competizioni, ma ha chiesto di gareggiare, per pudore, col gonnellino poco sopra al ginocchio.

    ;)

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  3. @Marco
    ciao, certo...sta esprimendo un tennis continuo. Gran parte è dovuto al servizio che sta entrando. Meno spettacolare non credo, basta vedere cosa ha combinato alla sceriffa milanese ed a Caroline (stamattina ho visto il secondo set della replica su supertennis. Finalmente una commentatrice - Mara Santangelo - che ne esalta le qualità tecniche. Dopo il comico gufaggio nel match con la Schiavone), assolutamente ammazzate con la smorzata. Certo, sulla terra segue meno il servizio ed usa più la palla corta, è normale.
    ciao alla prossima.

    @Bruno,
    ciao...hm..credo la Lea sia ancorata alla seggiola della tribuna. La staccano di lì appena finito il torneo. Certo, giocherebbe con uno sbluffato gonnellino sopra il ginocchio, che svolazzando ne scopre i pizzi scandalosi...fremo all'idea. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.