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giovedì 6 maggio 2010

Panoramica sui quarti


Uno sguardo ai quarti di finale degli internazionali d'Italia femminili. Quasi una finale anticipata tra Venus e Jankovic, le sorprese Martinez Sanchez e Safarova, e curiosità per una ritrovata Ivanovic.
Petrova-Ivanovic. Accoppiamento sorprendente, perché nessuna delle due alla vigilia sembrava in grado di passare più di un turno. Il torneo romano dopo aver fatto il miracolo con gli italiani, è riuscito nell'impresa di restituire a livelli di decenza la "sebiatta lagrimante" Ana Ivanovic, reginetta indiscussa per la decina di eroici spettatori delle serate al Foro. Una mutazione impensabile, viste le sue ultime uscite, smarrenti e fastidiosamente isteriche. Urge una dotta e rigorosa disamina tecnico-tattica sui progressi della madonnina creola di Serbia: Notevole il completino arancio acceso, che la rende simile ad un mandarancio con la coda di cavallo che volteggia nell'aria, bizzosa e contrita. Per il resto, nell'abbondante tempo che ho dedicato alla lacerante visone dei suoi match (un minuto e dodici secondi netti, tempo comprensivo del cambio campo), sembra un filo guarita dal morbo dello "sparacchiamento" selvaggio in piccionaia, incubo dei "bibbitari" sugli spalti. Recuperata ad una più paziente moderazione, potrebbe ritornare discreti livelli (scaramanzia spudorata).
Ana è riuscita nell'impresa di battere due top ten, nell'ordine: "Linda Blair" posseduta da Belzebù Victoria Azarenka, in un match da allertare la protezione civile, e poi Elena Dementieva bardata come una palombara, cui ha tremato la gelida e pavida manina sul finale di partita, ma questa non è una gran novità. Pericoloso, ma soprattutto imponente, ostacolo verso la semifinale sarà Nadia Petrova. Esperta e corpulenta russa che sebbene abbia le stesse sembianze paciose di una massaia emiliana cresciuta con tre chili di tortellini al giorno, è comunque capace di esprimere discrete trame di gioco. Dovessi pensare al tennis, direi che la russa si lascia preferire per l'approdo in semifinale. Ma giammai me la sentirei di privare il pubblico romano della loro beniamina dall'urlo di guerra contagiosamente avvincente.
Martinez Sanchez-Safarova. Forse il quarto più inatteso. La mancina di Spagna, salvatasi per miracolo dall'eliminazione al primo turno, ha poi liberato il meglio del suo magnifico tennis d'attacco. Centrata ed implacabile, dopo aver affettato in tante piccole listarelle Francesca Schiavone, s'è accanita di gusto su Caroline Wozniacki, tramortendola con dolcezza diabolica. La giovane danese numero due al mondo per misteri insoluti di Csi, è vittima prediletta del tennis spumeggiante della giuliva farfalletta, che affronta ogni volta con la stessa faccia smarrita di una bimba alle prese con lo sconosciuto teorema di Euclide applicato alla palla corta. Le luciferine variazioni condite da volèe e languide smorzate dell'iberica mia pupilla si scontreranno con l'altra semi-rivelazione del torneo, Lucie Safarova, alter ego femmineo del cecchino orbo di cechia Tomas Berdych. Mancina anche lei, ma dal tennis dirompente ed imprevedibile nella sua assoluta mancanza di mezze misure. Se trova la giornata di grazia ed il giusto timing compulsivo, è dura per molte arginarne le accelerazioni senza soluzione si sosta. Ne sa qualcosa un'avvilita Flavia Pennetta, presa a mattonellate sapienti e precise, e in parte Agnieszka Radwanska, sua più coriacea vittima negli ottavi. Risultato in bilico e match potenzialmente godibile, con l'intima speranza che le divinità del tennis continuino ad accarezzare la magia di Maria Josè. Un "vamos" ci sta bene, nella mia assoluta imparzialità british.
Venus Williams-Jankovic. Il mio ottuagenario tabaccaio, stimandomi gran competente di tennis da quando mi sentì proferire la magica espressione "chip&charge", con lo sguardo assai serioso, m'ha posto un quesito sul quale i grandi saggi stanno dibattendo: "Ma è vero che ieri Venus ha giocato senza biancheria intima?". Questioni così strettamente tecniche a parte, Venus è sembrata concentrata e in forma smagliante, decisa a continuare nella sua raccolta di titoli laddove è ancora possibile. Sulla sua strada, in un quarto che potrebbe tranquillamente rivelarsi una accesa finale anticipata, Jelena Jankovic. La serba sgroppante in una tenuta fluorescente che la fa somigliare ad una scoria radioattiva, arriva al confronto in discreto stato di forma. Più che i tanto sbandierati miglioramenti tecnici, in lei molto dipende dalla condizione fisica che ne sostiene un tennis fatto di recuperi, spaccate tremende, corse folli e "pallettate" insipienti. L'ossigenazione all'ipotetico cervello è indispensabile per il suo gioco. L'ostacolo Venus ci dirà quali siano le reali ambizioni dell'emula di Furia cavalla del west, che tanto si trova bene a Roma e vorrebbe vincere il suo terzo titolo al Foro. Malgrado "stiamo tutti bene" (è una cosa lampante, tranne che per gli invidiosi), se qualcuno non può mettere da parte contributi per una vecchiaia che non avrà, mi permetto di consigliare una puntata sulla vittoria della venere d'ebano. Tanto, al limite si sbaglia. Io ebbi già a pronosticare Venus come vincitrice del torneo. Non centro una scommessa dal 1997, ma un giorno o l'altro la tendenza s'invertirà.
Serena Williams-Kirilenko. Semplicemente leggendo i nomi, un brivido percorre la schiena. Facile prevedere la scontata e spietata esecuzione, stretta parente di una truculenta carneficina. Ma le cose non stanno esattamente così. La più feroce delle Williams non giocava una partita dalla finale dell'Australian Open. Per colpa di un infortunio, e perché il tennis rappresenta il 15% per cento della sua vita (saputa questa, Ana Ivanovic che vorrebbe dedicarvi il 120%, se solo fosse possibile, ha provato ad impiccarsi con la racchetta). Il divario che separa la tigre furente dalle altre è talmente ampio, che malgrado una condizione approssimativa e la terra che non agevola il suo tennis, riesce comunque a vincere partite, pur con evidenti amnesie. Ne è un esempio il set regalato alla valchiria teutonica Petkovic. La tedesca è però vincitrice incontrastata del premio "urlatrici creative", grazie a quell'istrionico e contagioso "ufffffaaahhhh", con cui accompagna i colpi. Maria Kirilenko, altra eroina del foro si presenta dunque di fronte a lei con qualche velleità e speranza di uscirne viva. La russa è più bella che brava (affermazione seria, mica sofisticata ironia da bagaglino), ma a Roma ha comunque fatto bene, battendo tra le altre la campionessa in carica del Roland Garros Svetlana Kuznetsova. Direi Serena, se non ha già esaurito quel fatidico 15%.

7 commenti:

  1. ieri in telecronaca a supertennis hanno gettato luce sull'urletto della serbiatta. Non dice "aiidee" ma "right there!!". Svelato l'arcano. La Dementieva l'ho trovata terribile. Pareva Eva Kant dopo 2 mesi di digiuno.
    Ciao!!

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  2. Ciao Bruno,
    ma chi era? penso vi fosse dell'ironia...è un chiaro "Ajde!". Anche se, correggimi se sbaglio, nel minuto e dodici secondi di violenza che mi sono concesso guardandola, pare abbia ridotto un po'l'uso del grido di battaglia così minaccioso e senza alcun senso.
    Sulla Dementieva, si potrebbe riassumere le nostre due sensazioni in un cumulativo: "Eva Kant in digiuno da due mesi, vestita da palombara e con un gonnellino padano assai vezzoso. Di un pallore tremendo quella donna, pare non abbia sangue.

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  3. no, Picasso, se non erro era Rita Grande o, cmq, una ex tennista ora telecronista.
    E' vero, la bella pin-up-tennista-per caso, ha ridotto gli urlettini ma i pugnetti no.
    Questa Wta sta diventando di una noia mortale, dovrebbero inventarsi qualcosa di nuovo, cheneso, far giocare le tenniste obbligatoriamente col tacco 17. A Wimbledon sarebbe uno spettacolo impagabile.

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  4. Ah certo Bruno, ieri ho constatato. Solo un roboante "Ajde" con pugnetto trascinante sul 4-6 0-4. Mi chiedo cosa possa avere in testa.
    a che graziosa immagine...già immagino Alisa Kleybanova o Nadia Petrova volteggiare col tacco 17, sui sacri prati londinesi...=)
    Tremendo.

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  5. ti scrivo do po aver appena visto la fine del primo set,comunque andrà a finire siamo al cospetto di una grande giocatrice e per noi che tra virgolette l'abbiamo scoperta è una grande soddisfazione.Ora la top 20 non sarà piu un sogno.

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  6. la noia è stata arginata, in questa finale, dalla brava M.Sanchez. Con l'ultima palla corta Jelena ha rischiato di frantumarsi la poco sottile arcata dentaria sul terreno di gioco. Avremo, se la simpatica spagnola ce la metterà tutta, altri 4-5 anni di buon tennis. Aidè Aidè Aidè.

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  7. @Marco,
    ciao, hai fatto come 'Gnello che se ne andava dopo il primo tempo...=)
    ebbeh si, ammetto che sembrava davvero diretta dall'alto durante tutta la settimana...oggi è finalmente arrivato "quel giorno", gran giorno per noi della prima ora. Speriamo possa essere una svolta, anche mentale. Sul braccio non v'è proprio dubbio..
    ciao, a presto..

    @Bruno,
    l'ultima sgroppata è stata straziante. Un po' ho sperato morisse. Scherzo, ovviamente. Ma è sempre più scandalosa la serba. I tremebondi recperi, quei monologhi da scaricatrice di porto, le volè sgozzate nemmeno dovesse affettare un'anguria con la mannaia...TERRIBILE.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.