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mercoledì 23 giugno 2010

Eroi d'altri tempi




WIMBLEDON 2010 - Diario di (fuori) bordo - Day 2E' stata la giornata degli inattesi eroi. Vecchi combattenti in disarmo fisico e cerebrale, che si rialzano come Lazzari e combattono sospinti da forze invisibili.
Sul campo numero due danno vita ad un match appasionante Xavier Malisse e Juan Carlos Ferrero. Il belga è in giornata d'ispirazione furente. Codino d'ordinanza, barbetta, passo impettito da torello vagamente panciuto, regala un'ora e mezza di tennis abbagliante. Servizi dirompenti e fendenti che partono con facilità quasi irridente da quel braccio che fu baciato dagli astri e bistrattato da una mente problematica. Gli chiamano un fallo di piede sul 6-6 del sel tiebreak del secondo. Si teme possa ammazzare tutti. Perde il secondo set. Cede. Sembra debba mollare ogni cosa, è scritto nel copione. Una volta, poi due. Sempre con quell'espressione da geniaccio disgustatamente paranoico. Nell'atteggiamento, tra i tanti nipoti, Xavier è il più naturale e credibile erede di John McEnroe, tocca dirlo.
Eccolo il crollo definitivo. Cede il quarto, perde anche la battuta all'inizio del quinto set contro un "mosquito" bello arzillo e saettante. Sullo sfondo un malinconico tramonto, che fa il paio con un fisico in cartongesso, le urla belluine ed una mente in eterno disarmo. Tutto ciò che a trent'anni lo costringe ai bassifondi di una classifica dopo una carriera da tornellista zoppo, invece che da primo attore. E invece Xavier sovverte ancora tutto, che genio sarebbe altrimenti. Perché gli rimane ancora il braccio, ed il delirio dell'ispirazione inspiegabile. Ritrova risorse in chissà quali anfratti, e chiude co un parziale di sei a zero col "mosquito" ora ridotto con la lingua penzoloni. Avercene di Xavier.
Ma questa memorabile giornata ha regalato altre emozioni inattese dai più. Osservo con gran curiosità la mia pupilla tortorella Romina Oprandi, opposta sul campo numero 18 ad una bimbetta inglese coloured. E' un bel peperino tale Heather Watson appena diciottenne. Gamba corta, gran corse, buoni fondamentali e grinta esagitata. Tutta contrita e frenetica, si comporta come fosse già campionessa navigata. Il tipico prodotto della scuola Nick Bollettieri. Lo capisci anche senza vedere la sua biografia. Le creano con l'orrido stampo. Romina invece si trascina stanca. Berrettino e pantaloncini, indolente e paonazza, si prende tutto il tempo tra un punto e l'altro per rompere la frenesia della teenager. Pare ogni volta sul punto di abbandonare. L'altra lotta, corre ed urla. Lei è piantata, ferma e silente. Una enorme fasciatura al ginocchio destro, oltre a quella al braccio ferito da tempo, contribuiscono a farla sembrare una malinconica reduce di guerra pronta all'abbandono o al viaggio della speranza per Lourdes. Ma a Romina rimane il braccio, menomato anch'esso dalla sorte, ma rimane un gran braccio signori.
Da ferma, ogni volta, trova angoli che paiono magia improvvisa. Limita le smorzate, perché quella morettina satanassa le riprende tutte, in stato di esaltazione. Raggiunta sul set pari, e sotto di un break nel secondo, sembrano non esserci più spiragli per Romina. E nessuno le chiederebbe altro. Ma ha ancora risorse infinite che sgorgano dal braccio. Lob che scavalcano l'inglesina e colpi improvvisi come fluidi magici. "It's a kind of magic!" squilla una delle croniste inglesi, che ormai non fuò negare l'evidenza prodigiosa dell'italo-svizzera. Romina con un finale strepitoso ed un'ottima tenuta mentale si porta a casa il terzo set 6-3. Ed ora il secondo turno, sempre senza ambizioni ed in leggerezza irreale.
Nicolas Mahut e John Isner si affrontano petto a petto. Gran bombarde al servizio e tennis da prati. Il francese già eroe di maratone incredibili nelle qualificazioni, si produce in ace a grappoli, volèe, zompi felini, tuffi acrobatici. Un gran bel vedere. Sembra possa farcela a battere il più quotato trampoliere americano. Uno che a vederlo cinque minuti, Karlovic diviene Leconte. Si spegne sul più bello Nicolas Mahut, cedendo malissimo il tiebreak del quarto set. L'oscurità rinvia ad oggi il quinto e decisivo set.
Mentre passeggiano ai loro esordi Nadal, Soderling e Murray, prova invano a farsi del male Misha Youzhny, la cui vena autolesionista a Wimbledon ritrova sempre nuova linfa. Ma alla fine il russo viene a capo dell'israeliano Dudi Sela. Prova l'ennesimo suicidio pirouettante anche Philipp Petzschner contro Stephan Robert. Francese con cui il nostro eroe potrebbe vincere anche bendato. E invece il Picasso, al buio di ogni immagine, si fa recuperare due set, per poi chiudere al quinto. Secondo una variabile del sopracitato copione della follia masochista.
L'Italia s'è desta. Dopo la giornata orribile di ieri, autentico trionfo per i colori azzurri. Nulla può Tathiana Garbin contro Wozniacki, mentre passano in scioltezza la sempre gradevole Roberta Vinci, Sara Errani, Alberta brianti e Flavia Pennetta. Ma il meglio è nel maschile. Andreas Seppi fa un sol boccone di Nicolas Almagro. Addirittura due tiebreak vinti in fila. La rivincita del nostro tigre montanaro albino, che affila le unghie e con lo sguardo sanguinario avanza ferocemente sui sacri prati. La finale è lì, poi si vedrà. E pazienza se il topo-scoiattolo iberico meno di una settimana fa era uscito dal campo imbarellato, con una caviglia a pezzi. Non si vuole certo sminuire una delle poche giornate di gloria del tigre. Che infondo se le merita.
Il culmine lo ha però offerto Fabio Fognini, sulla carta quello con minori chance, perché opposto al top ten Nando Verdasco. Vedo poco o nulla, più impegnato a cullare i sogni di Mahut e Malisse, ma le poche immagini bastano a capire qualcosa, farsi un'idea sbagliata. "McSafin" è in stato di grazia, anche mentale. E questa è una svolta epocale. L'altro gioca male, ma in certi casi bisogna anche essere bravi a rimanersi nel match ed approfittarne. L'iberico invece sembra il fratello scarso di Nando, che spara una serie indicibile di errori gratuiti. Lo guardo in faccia ed è terreo, con le occhiaie marcate. Vien da credere che abbia passato la notte in compagnia di Lady ga-ga. Perché una faccia simile su un campo da tennis non la vedevo da Safin-Johansson a Melbourne 2002. Col russo che venne tirato fuori da un night per giocare ed ovviamente perdere la finale di uno slam.

3 commenti:

  1. ma il match di mahut contro isner è reale o sto sognando? =)ma non si potrebbe farli vincere entrambi e eliminare d'ufficio nadal? :D

    isner mi è sempre stato simpatico...un fenicottero che spara bombarde e seppur pachidermico negli spostamenti trova anche il tempo di andare a fare qualche capatina a rete (ah per la cronaca da oggi non potrai più dire "il karlovic yankee" visto che il pennellone americano ha frantumato ogni record di ivone...da oggi necessariamente dovrai dire che karlovic è l'isner croato :D ).

    mahut, che dire...bello, elegante, splendido, una supernova di accecante bellezza che sta facendo la partita della vita, mi sa che finalmente ho trovato uno per cui tifare seriamente...
    anche se il pennellone yankee mi è molto simpatico non posso non tifare per colui che mi ha fatto vedere il più bel tennis da prati degli ultimi 10 anni.
    ovazione per entrambi comunque...vediamo se il monarca e il golpista battono anche questo di record...

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  2. p.s. se non farai almeno uno speciale su questa partita e sui suoi protagonisti giuro che ti spedisco una lettera minatoria con all'interno le foto di querrey, djokovic, monfils e la bartoli... =)

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  3. Ciao Drac, si visto...
    sono "difrettissimissima", ne ho scritto per tennis.it. Ne riparliamo lì se ti va, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.