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mercoledì 30 giugno 2010

Kournikova, Pironkova e vecchi merletti.


WIMBLEDON 2010- Diario di (fuori) bordo - Day 9 (forse)

Allineato alle semifinali il tabellone femminile. Un torneo al rosa ricco di sorprese. In linea con quello che la wta ha offerto ultimamente. Pochezza ammorbante, fertile terreno per fiabe dense di gioiosa irrealtà. Si attendeva una rivelazione divina anche a Londra, come nelle altre tre capitali europee. Alla sopicciolata hanno ceduto tutte: Stosur, la gran donna d'altri tempi Kuznetsova, la povera "sorella di varenne pitturata a Greta Garbo" (auto cit.) Jankovic azzoppata, la Divina Justine alla poco convincente ricerca di quel titolo ai championschips che le manca. Quand'ecco che deragiliano anche la sua eterna carnefice Kim Clijsters e Venus Williams.
La cinque volte campionessa americana, in particolare, riceve un'autentica lezione tecnico tattica dalla numero 80 e rotti al mondo, tale Tsvetana Pironkova. Tipetta bulgara di fisico e aspetto adolescenziale, lunga e secca-secca. Ti aspetti possa avere sedici anni, ma poi scopri che ne ha ventitrè. Veleggia da anni nelle retrovie, ed il bene informato Bertezaghi mi rimarca come sia stata storicamente preda succulenta delle nostre tenniste, persino di Alberta Brianti. La ragazza gioca un tennis semplice, a tratti disarmante, e con angoli bimani di virtuosa fattezza. Ischerza letteralmente una Venus madida di sudore e frustrazione, ormai sempre più incamminata nell'oscuro vialetto del tramonto. Che sia questa Tsvetana la folgorante rivelazione londinese? Di sicuro c'è che questa piccola Sandra Bullock minore (ma molto minore) è in semifinale, senza aver ceduto un set. Giochicchia mica male e non è avvinta da quell'urticante spocchia-protervia-pseudo agonismo subumano di tante (troppe) sue colleghe. Sarà. Semifinali completate: Zvonareva-Pironkova, Serena-Kvitova. Ci stava bene la Pennetta. Ma anche Roberta Vinci o Moira Orfei.
Preso da questa situazione di appiattimento generale, con una dominatrice furibonda (Serena), e grande spazio per bradi svolazzi tutto intorno, a fine serata m'imbatto sulla cosa più bella dell'intero torneo femminile. Su un campo secondario, ecco un doppio d'eccezione. Il doppio delle "leggende" lo chiamano. Ci sono due inglesi sconosciute, una che sembra "orzoway" coi bermudoni, e l'altra tonda e tracagnotta invece trotta goffamente, col corto caschetto biondo che svolazza assecondandone i movimenti da comiche d'inizio secolo. C'avrà una cinquantina d'anni almeno quel buffo affare, che il regista fa fatica ad inquadrare.
Situazione ancor più stridente, se si prova a riflettere sulle avversarie: Martina Hingis, ancora giiovane ed in forma, ma ex a causa di una mai chiarita squalifica per cocaina, e l'eterna lolita Anna Kournikova. Tennistica meteora dall'ammaliante fascino inspiegabile. Non è bellissima, ma ha un dettaglio invisibile, quel piccolo particolare indecifrabile che la fa innalzare al di sopra di tutte. Se le mette nel taschino. Qualcuno lo chiama fascino. Solita treccia d'ordinanza, bel visino, fisico perfetto, compatto, sinuoso come un serpe pieno di lascive e conturbanti movenze. L'orrenda e perfida antesignana del filone di starlette-tenniste rubate alla passerella. Ma lei, poverina, non poteva mica sapere che sarebbe finita così. Con quelle agoniste insensate che vogliono persino convincerci di saper giocare a tennis. Più furba e saggia di tutti, ci ha gioiosamente preso in giro. Se n'è andata, ha mollato il tennis a vent'anni. Dedicandosi al jet-set. Al limite qualche esibizione, piacevolmente fine a se stessa. Ha capito tutto Anna. E merita eterna stima, e qualche minuto di inutile ammirazione per quelle deliziose labbra imbronciate, quasi disegnate dal demonio del fascino, coi bordi all'ingiù.

Quarti maschili. Saggi pronostici (a perdere).
Federer-Berdych. 1 (3-1). Lo svizzero ha mostrato due facce. Dapprima titubante, poi folgorante contro Melzer. Dovrà fare molta attenzione all'ex prodigio-promessa mai mantenuta Berdych, pronto a cogliere ogni suo torpore. Come? tirando forte (a volte tra le righe).
Djokovic-Lu. 1 (3-1). Il protagonista inatteso, contro il signor nessuno dagli occhi a mandorla. Encomiabile Lu, ma dovrebbe aver esaurito la carica tutta nel match contro l'incredulo Roddick. Forse.
Tsonga-Murray 1 (3-2). E' solo un auspicio, più che vaticinio sensoriale. Se Jo sta bene, se le stelle danzeranno nel giusto verso, se serve bene, se il fisico regge, e centosei altri "se"...si può crederci, e coltivare quella speranziella nel cuore, che Jo ci illumini di poderoso candore. Magàra.
Soderling-Nadal 1 (2-0). Anche questa è solo una speranza, estrema, finale. Il 2-0 non è certo un errore. Perché nella partita che ho visto io, sul 6-3 6-2 3-1, Nadal guarderà zio Tony e di comune accordo decideranno che un fastidiosissimo pelo incarnito lo impossibilita a continuare. Ed a memoria d'uomo ed in tempi recenti, non ricordo un Nadal negli slam che ha perso senza aver gravi problemi fisici.
Giocandovi il set betting di tre di queste quattro partite, diverrete più ricchi. O un pò più trasandati.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.