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venerdì 3 settembre 2010

US OPEN 2010: NISHIKORI, GASQUET ED UNA CAPRA PER RISOLLEVARE IL TENNIS ITALIANO.

Day 4

La rivolta dei diseredati. La liberazione degli schiavi imprigionati dalle catene di un talento oppressivo. Poteva essere una giornata storica per il tennis. Quella in cui le utopie si realizzano con dolcezza. E invece è andata bene solo a metà. Un grande rivoluzionario, Mao Tse Tung o Fanfani, non mi ricordo, diceva che le grandi novità vanno propinate in piccole dosi alle masse. Non si può certo di botto avere un mondo in cui non ci sono più le guerre. Mica da un giorno all'altro si riuscirà a capire che un paese può uscire dalla crisi con più facilità nominando ministre vecchie e brutte come la morte ma capaci, invece che con un manipolo di sgallettate bocchinare raglianti, giovani e di bella presenza. Che un rugoso e canuto sessantenne può persino essere più capace di un ultrasettantenne con la parrucca ed il viso plastificato a gioventù. Ci vuole calma nei cambiamenti, non si può capire tutto d'un botto. Al limite ci vuole la rivoluzione sanguinosa.
Bene, nel caldo asfissiante newyorkese che sembra far sudare anche lo schermo, vi sono segnali incoraggianti anche nel tennis. Richard Gasquet approda al terzo turno battendo Nikolay Davydenko. Qualche scambio basta a deliziare le pupille (ovviamente dilatate) del miserabile esteta, che osserva estatico come nell'atto di ascoltare un'opera sinfonica dopo aver fumato dell'oppio. E dove sarebbe la sbandierata novità epocale, dirà qualcuno. E infatti, se il tennis non fosse anche meningi frantumate o paralizzate e questione di attributi rigonfi, è un risultato scontato. Persino banale. E invece guardi classifiche e risultati recenti, e quel rottame pelato che gioca a tennis come in una catena di montaggio è numero 6 al mondo. Richard, il giovin principino dalla tecnica raffinata e dalla mano di violinista, é appena rientrato tra i top 50. Esultiamo alla gran sorpresa, ordunque.
Ma non è mica finita. In un campo secondario erano già in piena bagarre Marin Cilic e Kei Nishikori. Tra la lentezza ovattata del gobbo di notre dame croato e la guizzante velocità d'anticipo del piccolo nippo travestito da cartone animato, vien fuori un match equilibratissimo. Tante possibilità che il giovane Kei, in ripresa dopo due anni di martirio con un polso in frantumi, puntualmente getta al vento. Il destino pare segnato. Marin, vestito di granata come un bradipesco stopper del Toro anni '70, alla fine sembra poter prevalere di tragica esperienza. Ma non ha fatto i conti col coraggio del piccolo eroe del sol levante, sostenuto sugli spalti da un manipolo di ragazzine dagli occhi a fessura. Scandiscono il suo nome "Ni-she-ko-hhe!" con vocine stridule ed eccitate come fossero delle pazze al concerto dei Tokyo Hotel. Ed alla fine il tascabile pokemon recupera con ardimento samurai, vince il quarto set al tie-break e domina al quinto. Una virtuosa accelerazione piatta ed un angolo stellare pizzicato, dopo l'altro. Esultiamo ancora, dunque, per questo trionfo della leggerezza e facilità di tennis, che dovrebbe essere regola e purtroppo è ancora sorpresa. Cilic si avvia invece a calare paurosamente in classifica.
Sembra che tutto possa essere diretto dalle mani di divinità sbronze. Poi il ritorno alla triste realtà dei "Cavalieri Pezzella", come diceva Totò. Troppa grazia sperare che l'eroe attaccante Taylor Dent potesse scalfire le bordate "ignorantissime" di Robin Soderling.
In serata, piena notte da noi, va in scena il prototipo di quella che è la triste immagine di un mondo (anche tennistico) che scivola lentamente alla deriva. Senza più quella speranza di cui si diceva all'inizio. Novak Djokovic batte in tre set Philipp Petzschner. Una bestemmia inaudita. Un qualcosa di indecifrabilmente brutto e fatto male che prevale sul niente fatto benissimo del pittore tedesco. Proprio non si riesce a descrivere. Solo imprecazioni prese a prestito dal Vate Pino Scotto, indignato perché Marco Carta vende più dei Vanadium: "Ma brutto stronzo, impara un mestiere serio, vai-vai, coglione!". O ancora : "Ma vi rendete conto in che mondo di mmmerda viviamo? Ma datti fuoco stronzo! Anzi gettati a mare che ti aiuto io..." (sempre da un editoriale del messia Scotto). Avvilente. E ancor più triste pensare che quel testone spinoso dal tennis sbracatamente forzato sia il numero tre al mondo. Picasso giochicchia anche benino. I soliti dritti devastanti alternati a smorzate e scucchiaiate solluccherose. Troppo poco, troppo niente delizioso, per poter impensierire le forze del male. L'altro carica un drittone come stesse sollevando un sacco di cemento in polvere, torce l'oscena scucchia, sbarra gli occhi da criminale di guerra e vince. Ma buon Dio, fatelo smettere.
Per il resto, passeggia Roger Federer. Scherza Mardy Fish, agevolmente vittorioso sull'uruguagio Pablo Cuevas, tennista con un volto di una bruttezza irreale. Vince al tie-break del quinto e di gran pugna (notizia da ascrivere agli annali) Jurgen Melzer sul giovane lituano Berankis, dopo essere stato sotto di un break nel quinto.
Discorso a parte per le donne, dove succede poco o niente. Il ciclone Wozniacki non lascia nemmeno un game ad una malcapitata cinese. Avanzano anche la leggiadra Kanepi sulla Amanmuradova (confronto da documentario di Superquark sull'ermafroditismo). Senza problemi anche Sharapova, Zvonareva e Wickmayer. Lotta come un tigrotto, ma non basta a superare una condizione fisica al 30/35%, Maria Josè Martinez Sanchez, sconfitta dalla mancina riccetta "Ughina Fantozzi", Patty Schnyder. Amen. Piccola fiammella di novità la diciottenne americana Beatrice Capra, che elimina dopo gran battaglia Aravane Rezai, provando a rinverdire i fasti dell'impresa Oudin dello scorso anno. Vista per due scambi sembra correre come un'indemoniata e prendere tutto, praticamente senza tennis. Potrebbe anche bastare a battere Masha Sharapova. Bisogna crederci e pregare molto. La bimbetta ha chiaramente origini italiane. Può (forse poteva) anche essere acquistata dall'Italia, che nel dopo Schiavone-Pennetta ha solo il vuoto assordante della starlette a parole, Camila Giorgi. Qualcuno deve averci anche provato, ma ora appare operazione complessa. "Una capretta che fa ciao ad Heidi" è quel che ci voleva per il nostro tennis. Mentre "Petar" Seppi scruta i monti.

2 commenti:

  1. gesù cristo, ma che ti ha fatto di male il buon djokovic?...però sei uno spasso, continua così!
    E poi per lustrarsi gli occhi c'è in giro ancora il vecchio llodra, una vera libidine. Erano anni che non vedevo un serve&volley di questa qualità: l'hai visto?

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  2. Ciao MakB, grazie. E che m'ha fattoù...è un tennista professionista, ha i soldi e Vezzose donnine (orbe) intorno. Scherzo, ma raramente m'é capitato di vedere uno che possiede tutti i crismi per starmi antipatico: tecnici, comportamentali...poi quella faccia...bisogna fermarlo, raccogliere firme, una moratoria ci vuole. =) dai comunque esagero volutamente. Llodra si l'ho visto ma non ieri purtroppo, ne ho scritto nel post precedente...speriamo regga a grandi livelli per qualche anno ancora. Il suo è il serve and volley più classico in giro...che iddio ce lo conservi...dopo di lui quella pratica sarà estinta purtroppo. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.