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giovedì 2 settembre 2010

US OPEN 2010: UN ITALIANO A NEW YORK




DAY 3
A un certo punto, nella notte, appare la bella faccia assente di Andreas Seppi. No, non è un'intervista pre-gara della pentolaccia in Val Folgaria. Gli chiedono delle cose, bontà loro. E quello risponde, che deve fare? L'incedere è quello di un cadavere spirato tre giorni prima. L'espressività quella di un fagiano impagliato. Sembra quasi di vederlo giocare. Identico miscuglio di emozioni: Grinta, furia agonistica, ricercatezza tecnica ed avvenenza stilosa. Sibila qualche parola incomprensibile. Qualcuno, un interprete, parla di "eh si, ho perso una buona occasione". Un altro azzarda addirittura un riavvicinamento del prodigioso montanaro alla Coppa Davis. Dopo la sconfitta di ieri ne ha pieno diritto.
Ebbene, anche le veline Starace/Seppi hanno perso. 3-0 secco della Spagna nei confronti della piccoa Italietta nostra. E non c'erano nemmeno Nadal (magari contro Bolelli) e Ferrer (ipoteticamente contro Vagozzi) a completare lo scontro. A Flushing Meadows un italiano non vince (una partita, mica il torneo) dal 2008. I due azzurri però danno il meglio di sè. Quando non li si vede o le telecamere mondiali schivano accuratamente le loro tragiche esibizioni, sono sempre piacevolissimi. Meglio Starace, che un po' si difende con Almagro. L'iberico preferirà anche la terra battuta, sarà anche indisponente come pochi, ma è tennista di almeno due categorie superiore al campano. Quasi sorprende la discreta resistenza (nel risultato) del nostro. Soprattutto se si pensa che ha preparato gli Us Open arrotando gioiosamente a San Marino. Era invece un match ampiamente alla portata di Andreas Seppi, quello con lo spagnolo Grannollers, tipo meritoriamente nella mia top ten delle "cose" assolutamente inguardabili. L'albina tigre caldarense con gli occhi iniettati di sangue era persino avanti di due set, prima di perdere al quinto. Avrei pagato per vedere gli ultimi games. Quando la sindrome da "Mister Bean" prossimo alla sconfitta, s'è ormai impadronita di lui.

Bilancio terrificante per i nostri: 0-3. E non ci voleva il Mago di Arcella per prevederlo. Il provincialismo da piccoli impiegati ragionier Fantozzi del circuito, ha portato i nostri baldi eroi a mostrare il bicipite in challenger e mezzi tornei terricoli nella vecchia Europa, come dei cincillà incazzati. Normale affrontassero la trasferta americana con lo spirito dei turisti. Quasi come i ragazzi che superati gli esami della maturità, partono al mare con l'animo spensierato. Provincialismo che al più fa sorridere. La cosa gravissima è che v'è ancora chi crede in questi personaggi. E che se ne scrivi nell'unico modo possibile (ironico), vanno su tutte le furie. Una considerazione molto seria alla fine: Visto che la comprensibilissima scelta da tennisti di terza fascia è stata già fatta: Perché non rimanere in Italia, a cimentarsi nei tornei di Manerbio e Como, invece che esporsi a tali figure da miserandi della racchetta, dove ci sono i tennisti seri? Una semplice vacanza? Voglia di ferie americane? Aereo pagato e assai notevole gettone di presenza? Può darsi. Avanti così, crediamoci. Il movimento è in salute.
Fortunatamente ci sono le azzurre. In tre avanzano agilmente al terzo turno. Bene Pennetta. Ancor più spedita Francesca Schiavone, e magari aveva ragione lei. Si stava gestendo per arrivare in forma dove conta (come Seppi & co. insomma). Ai posteri (e qualche test più probante) l'ardua sentenza. Dalle loro parti, tra i tentennamenti di una Venus che sembra non al meglio, la variabile Oudin fuori e la Azarenka a casa, aumentano le chances di avanzare. Due paroline su Vika, la bielorussa. Si ritira sull'1-5 contro Gisela Dulko. Non avendo visto, e tantomeno ho voluto informarmi, rimango della mia idea: Linda Blair avrà voluto sgozzare qualcuno, poi ha emesso rantoli demoniaci e vomitato una materia verdognola. Sorprende, ma neanche tanto, Sara Errani che batte il cetaceo Alisona Kleybanova. La piccola urlatrice inguardabile e senza tennis, è al terzo turno. Di sola grinta e poco altro. Ad avercene uomini capaci di farlo.
Due parole sugli altri. Quelli "normali". Senza il conforto delle immagini, mi tocca una specie di editoriale come quelli gustosissimi che i fratelli Feltri facevano al processo biscardiano, senza ovviamente sapere o aver visto nulla di calcio. Fuori Roddick e Berdych. Mi giungono frammentarie notizie sull'affermazione notturna del serbo Janko Tipsarevic sull'americano, ma il pensatore è uno che se in giornata buona il suo dovere può anche farlo. Un talento impegatizio, insomma. Sorpresa maggiore la dipartita di Thomas Berdych. Gaudio estremo che diventa euforia se si pensa che il suo giustiziere è Michael Llodra. Il mancino transalpino dal serve&volley continuo e classico, che più classico non si può, rifila tre set a zero "ar murena", re dell'insipienza virulenta. In Italia qualcuno attende Federer. Altri vorrebbero un Llodra. Ma perché, un tennista così divinamente divertente, si può tifare solo se sventola il tricolore italiano e canta l'inno? Il potere ed il vantaggio di non portare un fez in testa e di essere considerato anti-italiano, mi spinge a considerarli pazzi.

4 commenti:

  1. Imperdibile! Sempre tagliente ma quando ce vò ce vò!

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  2. Il problema è che "ce vò" sempre. E certe volte sembra di sparar sulla croce rossa solo a scrivere i risultati...grazie, ciao.

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  3. Fannastico!
    Grande lettura il tuo blog.
    Saluti da un "inabile maldestro vecchio tennista"

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.