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mercoledì 19 gennaio 2011

AUSTRALIAN OPEN 2011 - Federer si complica la vita. Verdasco all'ultimo respiro


Day 3 - Dal vostro solerte inviato. Imbucato in un'allegra festa, ad ammirare con classe le zinne discinte di future ministre
Federer e l'aristocratico assopimento. Due set ed oltre un'ora di tennis regale sciorinato ed elargito al pubblico estatico. Poi il black out. Un dormiente svago che rimette tutto in gioco. Roger Federer è bravo a complicarsi la vita, in quello che comunque già si presentava come un secondo con qualche insidia. Gilles Simon altro non è che un buon tennista regolare, noioso quanto un editoriale del Cardinal Bagnasco, ma al meglio della condizione ben meritevole dei primi 15 al mondo. Il transalpino è meglio di una galleria del vento Pininfarina, per testare condizioni altrui. E l'ex monarca elvetico fa e disfa tutto nel giro dello stesso match, pur senza dare mai l'impressione di poter cedere sul serio. Domina e danza con la consueta eleganza per due set, col rovescio ed il servizio che funziona come nelle migliori occasioni. Poi il buio pesto. Si nota una certa frenesia, e la voglia di non allungare il match, spendere inutili energie che verranno utili nelle battute finali di uno slam. Ed è bravissimo il francese a crederci, sfruttando quella fastidiata frenesia. Da avvilita macchinetta sparapalle buona per l'allenamento, il transalpino su trasforma in incubo incomprensibile. Si eccita tutto portando l'ex numero uno al quinto. Bravo Federer a riprendere le redini giusto in tempo per chiudere con squillante protervia al quinto. Ma questi due set di fuga dalla realtà, potrà anche pagarli al momento di fare cassa.


Paire, e le fluttuanti sagome dense di grazia suicida. Per chi è interessato esclusivamente alle vicende più inutilmente estetiche, a Melbourne è stata una giornata piena di grande soddisfazione. Infimamente piacevole. E dovevano ancora spegnersi gli echi dell'epica e monumentale impresa di David Nalbandian, esuberante talento bulimico capace ancora di eccitare gli animi, quando quella imponente macchina sovrappeso che il braccio si porta in giro, funziona al meglio. Richard Gasquet vince il lezioso derby del surrealismo angosciante contro Mannarino. Cede, come prevedibile, alle brutture consistenti di Voctor Troicki, il volleante tennis champagne di Nicolas Mahut. Lascia le briciole ad Alber Montanes uno Xavier Malisse sempre convincente. Il belga si guadagna Roger Federer. E può anche vincere, riprendensosi un decimo di quello che un destino (molto agevolato da una mente insana) gli hanno tolto. Oppure perdere in tre rapidi set. Scegliete voi. Ma la prima pagina di giornata, per gli eroi sterilmente fini a se stessi, se la guadagna Benoit Paire. Io già ve lo avevo segnalato. E il gatto randagio transalpino gioca un sontuoso match perdente contro Ivan Ljubicic. Quattro set tirati, e fiammate di autentico splendore. Benoit anestetizza l'avversario, prima di partire con graffianti zampate. Surreale, svogliato, ma con un braccio assai notevole. Spesso ricade ancora in marchiani errori semidilettanteschi e pause dal suo io, ma la stoffa c'è. Per una ottima carriera da top 50, avvincente nel suo essere perdente nell'animo. Troppo scafato Ivan Ljubicic per cadere nella rete e nei trucchetti rabdomanteschi del giovane francese. Ed il vecchio pirata croato la spunta dopo oltre tre ore e mezza, 7-6 al quarto.


Verdasco e Almagro ancora vivi. Cresta d'ordinanza, passo spavaldo e la medesima consistenza tecnicofisica di un protozoo travestito da Gasquet. Questo è Nando Verdasco per i primi due set. Letteralmente sbattuto come uno sbirulino di gommapiuma dal serbo Jankko Tipsarevic. Il barbuto serbo che in Australia ha regalato alcune delle sue migliori gemme, dà l'impressione di potercela fare sul serio. Poi è bravo l'iberico e rimanere attaccato al match togliendosi quella goffa ed insostenibile maschera carnascialesca. L'ombroso pensatore occhialuto arriva ad un punto dalla vittoria, poi chissà cosa gli passerà per quella testa problematicamente castrante. Che l'uomo è soltanto "altro da sè". Che tutti quegli esseri alieni sugli spalti non hanno capito la vera essenza ontofenomenologica della vita. Che non esiste forse, la vita stessa. Mentra si intorcina le meningi su tali questioni superiori, quell'altro, parte con due ignoranti sberloni di dritto e va a vincere. La banale partita. Giunge al terzo turno dopo una serrata battaglia di cinque set anche l'altro outsider spagnolo Nicolas Almagro. Indisponente e bizzoso come un babbuino che chiede le noccioline, arriva a due centimetri dalla sconfitta prima di venire a capo del redivivo (se ne poteva fare tranquillamente a meno) Igor Andreev. Il russo perde, ma dopo mesi da mantenuto sig. Kirilenko sembra intenzionato a fare nuovamente sul serio. Tra gli altri, soffre solo un set Thomas Berdych contro l'eterno incompiuto Kohlschreiber. Il teutonico leontigre anestetizzato regala melliflue gemme fini a se stesse con la consueta grazia, prima di arrendersi alla mestizia di un destino cinico e baro. Si complica la vita anche Novak Djokovic, e cede un set al sovraeccitato Ivan Dodig. Il curioso affare croato vince il secondo set e pare debba partirgli un embolo dalla contentezza. Lascia praticamente lì ogni residuale energia psicofisica e Djokovic torna a dominare.
Donne, avanti tutte le big e Francesca Schiavone. Pochi problemi per le maggiori candidate alla vittoria finale. Caroline Wozniacki, Justine Henin, Svetlana Kuznetsova non lasciano niente per strada. Caso a parte quello di Venus Williams che avanza con qualche patema, fasciata in una specie di rete dorata, malgrado gli acciacchi e la sindrome da icona del passato ormai impadronitasi di sè. Cede una delle outsider maggiori, quella "Giovannona coscialunga" Wickmayer sempre più schiava di un tennis fisico, estremizzante e rudimentale. Che funziona tragicamente a sprazzi. Si salva ancora per il rotto della cuffia Francesca Schiavone, contro una volenterosa italo-canadese delle retrovie (qualcuno dirà che tipetta vincerà sei slam di fila, ma pazienza). Brava l'italiana a lottare su ogni punto e venire a capo di un match diventato complicatissimo. Niente di anormale, se non si pensa a quella improvvisa fiammata parigina che ha traviato le menti. La milanese è tornata quella che è stata per anni, una ottima tennista che non molla mai. Una lottatrice indemoniata. E che gli slam può vincerli solo quando, ogni duemila anni circa, si verificano congiunzioni astrali propizie.

4 commenti:

  1. Capitolo-Federer. Ogni volta si rischia il dramma (e poi con gli avversari più inutili, vedi Falla), ma infine ci si accontenta della commedia tragicomica. Verissimo, comunque: ANCORA UNA VOLTA ha fatto e disfatto tutto da solo. Ma non darei troppo peso ai due set persi. Alla fine il match è durato poco più di tre ore, non cinque e rotte. Non si può nemmeno pretendere di liquidare tutti gli avversari fino ai quarti di finale nel giro di un'ora e mezza - a meno che, beninteso, non si abbia l'enorme culo di Nadal in fase di sorteggio. Ma tutto sommato lo vedo benino, Federer. La scorsa primavera sì che destava preoccupazioni. Briciole nei master, uscite premature nei due Slam su terra (Roland Garros e, da qualche anno a questa parte, Wimbledon). Manco Halle aveva preso. Invece adesso, malgrado il black-out odierno, riesco ad avere abbastanza fiducia in lui.
    Capitolo-spagnoli. Sarò breve: spero che escano TUTTI, e il più in fretta possibile. La capigliatura ridicola di Verdasco, la faccia-da-sberle di Almagro e il terrore di Nadal stanno turbando le mie notti. Specialmente vedere un manovale pallettaro come Almagro al TERZO TURNO di uno SLAM su CEMENTO. Cazzo.

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  2. Ciao Fabio,
    in effetti sì, non è stata una maratona. Ma questi black out contro altri più percolosi di Simon (pur encomiabile, almeno quanto il suo tennis è noioso), li può pagare caro. Poi certo, da quando è in cura Annacone, i risultati parlano chiaro.
    Ammappete come sei drastico con gli iberici. Non si può dire e il concetto non sia chiaro. Nemmeno il fotomodello Feliciano Lopez salvi dalla forca? =) Bon dai, Verdasco (a rari tratti) mi fa (forse faceva) simpatia. Altre volte è insostenibile. Quanto ad Almagro, pur nel più genuino odio che riesce a procurarmi solo e soltanto la sua urticante visione, ha un rovescio scoppiettante e colpi che possono fare male anche sul cemento. Più intollerante è quel suo viziato atteggiamento polemico, stufoso, brontolone. Bene inteso che la speranza di una sua sconfitta, deve accompagnare tutti. Ogni gorno. =)
    Ciao, alla prossima.

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  3. Il black-out che ha avuto oggi Federer è stato simile a quello degli Us open, ed infatti sappiamo come è finita, in altre condizioni poteva costarle caro. Perchè capiti non ci è dato saperlo, io credo per la ragione più banale: ci sono anche i meriti degli avversari per quanto lui sia Federer. A seconda del malcapitato o gli si consegnano, o provano a battere il re.
    Almagro non penso sia proprio inguardabile, anzi, è solo irritante lui come persona. Nando..boh, non è male ma non mi ha mai colpito più di tanto. Ma degli spagnoli come ci si può dimenticare di Ferrer??? Tra l'altro Verdasco strappò un match così, sulla lunga distanza a Ferrer non mi ricordo in che slam, e strappargli una partita non è cosa facile.
    Nalbaldian spero vada avanti il più possibile perchè mi piace molto il suo tennis!
    Non ho potuto vedere Malisse, in che condizioni è parso?

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  4. E' chiaro che per il particolare tipo di gioco che ha, Federer è soggetto a questi cali. E' difficile mantenere quel ritmo di gioco senza soste. Poi si lascia prendere dalla frenesia e dal vuoto cosmico. Meriti degli altri? in alcuni casi, certo. Ma Simon che si ritrova 0-4 nel terzo...ha solo avuto il merito di restare lì. Se l'altro manteneva il ritmo dei primi due set, beccava un 6-1 e tornava a casa con le pive nel sacco. Ed io avrei 126 euro in più.
    Malisse come sta? Beh, lo danno ancora a piede libero. Ha lasciato le briciole agli avversari. Anche se Andujar e Montanes, non è che facciano troppo testo. A Chennai (finale) l'ho visto in condizioni splendide (tutto va preso in modo atrocemente relativo, cmq). Contro Federer finirà come ho descritto sopra. Ha un appuntamento mortale col destino. Lo afferrerà di slancio, ebbro di lasciva protervia. O non farà più di dodici games. =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.