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lunedì 17 gennaio 2011

AUSTRALIAN OPEN 2011 – Federer e Wozniacki senza problemi. Dokic, altro dolce schiaffo al cinico destino


Day 1 – Dal vostro inviato, costipato nella stiva.

Federer e big, avanzano senza lasciare nulla. La prima giornata dell’Open d’Australia 2011 si chiude con poche sorprese e senza grandi scossoni. Si presenta nel migliore dei modi l’ex numero uno al mondo Roger Federer. Poco più di un’ora occorre ad uno scintillante svizzero per sbrigare la pratica Lucas Lacko, e cinque games lasciati per strada. Ben più probante sarà il prossimo ostacolo: quel Gilles Simon fresco vincitore a Sydney e che dopo un set di comatosa attesa piega il cinese di Taiwan Lu (forse uno tra i cinque tennisti più insignificanti della storia ad essere arrivati nei quarti in uno slam, a Wimbledon 2010). Lasciano per strada le briciole anche Andy Roddick, Novak Djokovic e Thomas Berdych. Liscio come l’olio anche l’esordio di Nando Verdasco. L’iberico, con tanto d’imbarazzante cresta da gallo cedrone che vuol spaventare le allodole da latte, si libera agevolmente di quell’irriducibile e straziante figuro teutonico rispondente al nome di Rainer Schuettler. Quello dal “tennis brioso, divertente e spumeggiante” (colui che scrisse simili versi venati di una poesia subumana, ora vaga in un centro d’igiene mentale. Racconta barzellette, canta e dice di avere una compagna immaginaria. No, non è colui che ci governa. Ha un altro tipo di squilibrio, oltre che cinquant’anni di meno.).
Anche tra le donne, pochi sussulti e big che marciano spedite al secondo turno. Continuano a considerare tale anche Maria Sharapova, malgrado le evidenze. La statua di piombo siberiana non solo è onorata del campo centrale, ma addirittura di inaugurare l’intera edizione, con una prestazione da timpani lacerati che urlano pietà. Tutto il mondo è paese, e la sindrome da velinismo è un morbo diffuso tra i vecchi depravati. Tornando, per quanto possibile, al tennis, alla russa sono rimasti solo i rantoli disumani e qualche randello sparso. Bastano e avanzano per disinnescare la modesta thailandese Tamarine Tanasugarn. Per Masha l’urlatrice, l’obiettivo massimo sembra alla portata (ottavi di finale, se non avvengono cataclismi inimmaginabili). Data non al meglio, Caroline Wozniacki, in un candido vestitino plissettato anni ’40, è attenta a non strafare contro Gisela Dulko. L’ordinata e scolastica argentina rimane sempre agganciata, senza mai dare l’impressione di poter entrare in partita grazie a qualche refolo propizio. Le rimane il fantastico doppio da rivista patinata assieme a Flavia Pennetta. Avanzano di slancio pure Na Li, Svetlana Kuznetsova, sempre imbarazzante in quegli shorts da disco anni ‘70, col fisico ogni volta più simile ad una papera muta, e l’atteggiamento di chi si diverte a prendere in giro qualcuno con versi triviali da maniscalco baritonale. Yanina Wickmayer viena a capo di un complicato match d'esordio con la tennista più in forma del momento, Jarmila Groth, deliziosa australiana spaurita come funa foca nella stagione delle mattanze, in Alaska. Prova in vano a resistere, sostenuta dal pubblico, poi perde al terzo. Perde il primo set e s’innervosisce, Francesca Schiavone. Inizia a smoccolare, per metà in dialetto milanese neanche fosse la nipotina del “dogui” e metà in inglese, contro giudici (di linea, eh. Vabbè che le visite a Palazzo Grazioli sono state memorabili, però...) miopi. Reclama giustizia. Poi prende a giocare come sa, e viene a capo di una virago spagnola con occhiali da sole che spara fendenti a tutto campo, Aranxta Parra Santoja.
Gli altri. Piccole sorprese e piccole conferme. Non delude Xavier Malisse, tenendo fede al pronostico, alla mano magica e ad una forma finalmente confinante con la decenza sportiva. Batte in tre set Pablo Andujar e si avvicina a quel terzo turno con Federer che attendiamo con garrulo palpitizio al corazon. Il giovane Grigor Dimitrov, reduce da trionfali qualificazioni, abbatte il Kazako di Bra Andrei Golubev, in chiara fase di disconoscimento della realtà. Forse lo sventurato già paga il fatto d’allenarsi in Italia. Bene anche il volleante Mahut nel confronto tra qualificati con l’elfo malvagio argentino Dabul. Note positive anche dall’anacronistico e piacevolissimo mancino d’oltralpe Mannarino, dal vecchio pirata calvo Ljubicic, l’airone Stakhovsky, Janko Tipsarevic, autoritario contro l’impalpabile tedesco di Russia Mischa Zverev e (udite-udite) da Richard Gasquet, liberatosi in tre set del fenomenale ed esplosivo talento tenuto assieme dal nastro adesivo, al secolo Frank Dancevic, già eroico nel superare le qualificazioni.
Le piccole sorprese vengono invece dall’eliminazione di Nikolay Davydenko per mano del gradevole “Mecir minore” Florian Mayer. Una sorpresa prevedibile, che non mi lascia scosso. Il teutonico, oltre a farmi fibrillare il cuore per un movimento di servizio ed il bimane rovescio di stampo quasi “gattonesco”, è tennista di valore. E di talento. In sintesi, è tedesco mica italiano. Chiude il programma la sconfitta di Ivo Karlovic contro il connazionale Ivan Dodig, alla fine di una maratona di cinque set. Lascia malinconicamente il torneo il vecchio Ivo, non prima di aver sparato una cinquantina di aces. Tutto regolare, insomma. Tranne quel buffo tizio, Dodig, nato a Medjugorje, e che dalla madonnina dei miracoli deve aver ricevuto diverse grazie. Su tutte, quella di fare il tennista. Malgrado quella faccia, quel fisico, quel braccio. Tra le donne, piccola sorpresa la prematura dipartita della sempre più sperduta Aravane Rezai, in condizioni non eccelse.
L’angolo delle fiabe, in uno sport sempre più arido e meccanico se lo prende Jelena Dokic. Non è poi rilevante la sconosciuta avversaria. Non è forse nemmeno una questione che riguarda il tennis. Ma la ventisettenne serba adottata dall’Australia, a Melbourne mette sempre sul campo il cuore. Sostenuta e coccolata dal pubbico. L’ex bimba prodigio torturata da un orco alticcio degno solo di un carcere di massima sicurezza, da due anni è rinata a nuova vita. Jelena Dokic non è più una campionessa. Non ha ancora risolto tutti i problemi causati da quell’infanzia dell’orrore, ma ogni suo gesto è finalmente pervaso di una insondabile leggerezza. Che passa sopra ogni evidenza. E pazienza se è ormai tennista da challenger, se la bilancia spesso non le è amica. Domina in due facili set, e la sua vittoria non può che essere salutata piacevolmente. Addirittura commuovere un cuore arido e cinico, come quello di chi scrive. Commozione che si fa più violenta pensando ai 101 euro e 68 cents che la sua vittoria (assieme ai risultati esatti di Malisse, Federer e delle tre orchesse wta) mi ha regalato. Ora è al secondo turno, e per Jelena qualsiasi cosa, rimarrà sempre una vittoria.
L’Italia s’è desta. Mi struggo per non aver visto nemmeno un fotogramma dei match dei tre azzurri. Adeguatamente oscurati dalle telecamere e dimenticati da un complice sonno ristoratore. Ma per le cose patriotticamente oscene m’era bastato il videomessaggio a reti unificate di un tizio gravemente malato. Di mente.
Ma veniamo con ordine. Perde in quattro set Fabio Fognini contro Kei Nishikori, gradevolissimo Pokemon da talento cristallino. Nessuna sopresa (per chi ha un briciolo di competenza tennistica, ma basterebbe anche di Baghmington o pelota basca). Il nippo è tennista tecnicamente e mentalmente di categoria superiore rispetto al nostro miglior tennista. Nessuno si aspettava il gran miracolo da Marco Prugnola contro Thomas Berdych. Già bravissimo il nostro a passare le qualificazioni, umiliando anche il presunto talento del predestinato Simone Bolelli (non crediate che io possa spendere una parola sullo scintillante talento di Budrio). Non riesce il miracolo nemmeno all’altro nostro (più che) encomiabile alfiere Flavio Cipolla. Anche lui brillante nel superere le qualificazioni. Qualche italiota in permesso premio da una casa di cura e i bookmakers evidentemente reduci da una settimana consecutiva di sbronze violente di vodka, davano il romano favorito contro il francese Benoit Paire (la cui vittoria era pagata a 2,37). Come mischiare i gioielli col piombo. Bastava aver visto mezzo match di un challenger o un filmato di youtube, per capire come il transalpino è tennista di ben altro spessore. Talentuoso, squilibrato, folle e geniale. Perdente in pectore forse, ma non certo contro Cipolla. E infatti domina il pur volenteroso Flavio in tre set.

2 commenti:

  1. Bella panoramica,sui quotidiani spazio solo per le "imprese" dei nostri valorosi alfieri. Probabilmente domani osanneranno seppi per la sua stoica prestazione contro clement. Oggi gran match(ovviamente perso) di picasso,nuovo record stabilito da gulbis(0 set vinti negli ultimi 5 slam disputati),vittoria dell' inguardabile tomic, passeggiata di nadal e grande battaglia (5-5 al 5 set mentre ti scrivo) tra sancho panza ed il canguro mannaro hewitt. Domani occhio a dimitrov. Come lo vedi? Ti piace? Per te sara un futuro campione o una meteora? Per me contro wawrinka puo giocarsela, o almeno fare meglio del gulbis odierno. Se leggerai questo commento, grazie.

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  2. Ciao,
    non solo lo leggo, ma ti rispondo anche. Ti ringrazio. E certo, sarà dato ampio spazio all'eroico caldarense. Indomito lottatore. Feroce killer seriale di botoli ultratrentenne. =)
    Dimitrov l'ho visto poche volte. Ma è chiaro come il ragazzo abbia davvero un talento superiore alla norma, e forse carattere ancora troppo impulsivo. Qualcuno ha già parlato di "nuovo Federer", ma mi sembra eccessivo. Contro Wawrikka secondo se la gioca, magari sfruttando qualche empasse dello svizzero. Staremo a vedere.
    Ciao, ed alla prossima.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.