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lunedì 7 febbraio 2011

ITALTENNIS, GIOIA E DOLORI



Fognini e Starace, la finale tutta azzurra (alla play station rotta). E la solita pantomima da italiani all’estero. Leggevo un sito di malati mentali. Perché è ovvio che quella gente ha le rotelle che girano all’incontrario. Badate bene, non gli articoli (li tollererebbe solo il mio agonizzante pesce rosso nell’ampolla, quando ha bisogno di farsi del male intellettuale), ma i commenti. I commenti sono uno spasso. Travolgente comicità elargita “aggratise”, come direbbe “er fracico” (un fine oste intellettuale). Al giovedì ecco due italiani nei quarti di finale del prestigioso torneo di Santiago del Cile. Nel mezzo della cordigliera andina, e tra gioviali canti degli Intillimani, che infondono una gran serenità interiore e voglia di morire di una morte cruenta nel giro di sei minuti secondi. Insomma, un torneo mediocre. Uno dei tanti (forse troppi) ad hoc per vittorie di mezzi figuri capaci di qualche lampo (pensate alla nodosa pertica Kevin Anderson fresco trionfatore a Johannesburg ed al pupazzo sapientino Dodig in quel di Zagabria).
Al giovedì ecco due eroici italiani all’estero giungere ai quarti di finale (Starace e Fognini), in Cile. Scene giubilari tra i commentatori/supporters italioti. Cose mai viste. Col favorito della vigilia Nalbandian (‘zzo ci va a fare uno come Nalbandian in mezzo a brucanti mestieranti terricoli?) fuori al secondo turno, si poteva sognare. Si interrogavano già sulla finale tutta azzurra, i minus habens mentali. Fino ad un par di anni fa mi sarei divertito a canzonarli, intervenendo. Era il mio secondo sport preferito. Ora non più, perché in essi v’è la tragedia dell’inconsapevolezza. Non sanno, e nemmeno li sfiora l’idea che come scritto prima, il torneo è “ad hoc per vittorie di mezzi figuri capaci di qualche lampo”. E i nostri sono capaci di lampi? Uno è un passista regolare, che non può offrire più di quello che generosamente offre. L’altro, più che regalare lampi, da un lampo è stato fulminato. E’ evidente.
Euforia incontenibile quando i due impavidi eroi approdano alla semifinale. Il primo regola di gran giustezza e con mestiere, il mancino Zeballos (giustiziere del panciuto Nalba sonnecchioso), l’altro vince il match più atrocemente brutto degli ultimi 182 anni sportivi contro l’inguardabile brasiliano Bellucci. Un supplizio. Il tennis simile ad un semaforo intermittente del nostro prevale sulle trame da trebbiatore demente ed intermittente dell’osceno brasileiro. Ci può stare.

Cronistoria morta di una italica pantomima indecorosa. Delirio alle stelle tra gli squilibrati. Qualcuno parla anche di Roland Garros, grande slam 2012, Vilas, Connors, Borotrà…Poi si arriva alle semifinali, e Starace non può che arrendersi a Santiago Giraldo, spartano e rudimentale picchiatore made in Colombia, dopo un buon inizio e con onorevole difesa. Ma è l’altro a salire agli onori della cronaca (quasi nera). Fognini se la vedeva con Tommy Robredo e, come normale che sia, alla lunga soffre l’esperto iberico. Il solito sali e scendi anaemozionale che il ligure offre senza sosta agli amanti del niente surrealmente brutto (fosse divertente, ancora-ancora, uno si appassiona a Bastian Knittel o Grimelmayer). Mai vista una simile indolenza spocchiosa, maleducata ed incurante dai tempi di John McEnroe. L’antipatico per eccellenza. Ci vuole poco ad essere maleducato, arrogante e volgare quando ti chiami John McEnroe ed hai una mano che potrebbe incantare ed anestetizzare un toro con paturnie omicide, grazie ad una semplice stop volley sul centrale di Wimbledon. Occorre gran coraggio e temerarietà che confina con la demenza assoluta, se ti chiami Fabio Fognini, non hai vinto niente, hai un modesto talentino svogliato da top 50 e giochi un 250 a Santiago del Cile.
Insomma, avvengono cose mai viste. L’esperto e repellente iberico fa il break decisivo ad inizio del terzo set, grazie ad un colpo scentrato dell’italiano. Esulta come se avesse vinto il Roland Garros esalando un urlaccio che avranno sentito anche i nativi americani in Arizona. Fognini lo guarda e gli dice testualmente: “Cazzo esulti? Che uomo di merda…”. Potrebbe bastare, ma (e qui la dottrina e gli sbobinatori di intercettazioni e lettura del labiale, si dividono) pare completi la frase con un “a tennis sei forte, ma sei un uomo di merda…”. L’altro lo guarda con la faccia dell’incredulità, come a rispondere: “Emmè, lo faccio sempre, lo fanno quasi tutti. Lo fa Nadal a Parigi, lui che è il numero uno al mondo e ‘premio fair play 2011’, e non posso farlo io a Santiago? ‘zzo vuoi piccolo italiano bungabunga (seppiatelo, all’estero ormai ci chiamano così, con un filo di malvagia compassione)?”. Lo pensa soltanto, ma da gran signore non dice nulla. L’esultanza spropositata e semi-intimidatoria su un errore avversario, è cosa che dona un certo fastidio anche a me. Ma dopo anni che vaghi nel circuito o anche nella semplice attività da circolo, ti ci abitui. Te ne fai una ragione. Pensi al tuo, magari caricandoti ancor di più per vincergli in faccia il match o tirargli un vincente all’incrocio. Questo penserebbe un tennista ed un uomo normale. Il ligure invece continua in un rutilar gioioso di “uomo di merda….” come fosse un mantra, un training autogeno. E naturalmente, perde. Geniale l’italiano nel mestiere in causa. Altrettanto geniale nel passare dalla ragione al torto con una naturalezza talentuosa disarmante. In un processo sarebbe capace di passare, nel giro di cinque minuti massimo, da parte civile costituitasi per ottenere un risarcimento, all’ottenere quattro ergastoli con isolamento diurno.
E non è certo finita la storia per esseri submentali. Perso il match, il nostro pretende anche di stringere la mano all’avversario che, come un qualsiasi essere dotato d’intelletto medio, si rifiuta sdegnosamente, dopo aver spiegato al giudice arbitro le intolleranze nefande che ha subito per tutto il terzo set. Ne esce una quasi rissa, col nostro che ritorna nel proverbiale eloquio insultante. E si giunge alla vecchia storia: Può un uomo mediamente sano di mente, dopo aver insultato qualcuno per tutto il terzo set, andargli vicino e con un sorrisetto gentile volergli stringere la mano per la corretta battaglia decoubertiniana? Robredo guadagna 10 punti nel mio personale cartellino (ma partiva da -110). Fabretti riesce a farmi apparire Jarmila Groth come una sensuale sirena incantatrice. Fognini è capace di far sembrare Tommy Robredo un gran simpaticone, con lo stesso talento di Sampras. Torando ai malati mentali di cui ad esordio articolo, è una fiumana di insulti al malvagio spagnolo, reo di aver offeso la sensibilità del nostro correttissimo alfiere.
Italia, terra di santi, navigatori, tennisti mediocri e bunga bunga.

Fed Cup, azzurre corsare in Tasmania. Ci si poteva attendere una sorta di assuefazione, quasi monotona stanchezza mentale nello spendersi in questa manifestazione. Il primo match del confronto Australia-Italia in scena ad Horbart, andava in questa direzione. Non aspettatevi verità. Gli unici assiomi dimostrabili sono che: Schiavone commentata da Faretti diventa meno tollerabile del piduista da ospizio Cicchetto intervistato da Minzolini (o Vespa, se siete per le cose meno hard, ma amanti della fellazione soft) e che sempre sotto gli influssi demoniaci del faretti, l’australiana Jarmila Groth, si trasforma in Divina e fluttuante musa svolazzante, che sorride ammiccando. Più brava di Maria Josè che affetta con lasciva grazia volleante Kaia Kanepi e più sexy di Kate Moss nell’atto di sfilarsi un vestito attillato color pesco maturo, guardandoti maliarda.
Potenza della Raitivvì.
L’atteggiamento di Francesca Schiavone, meno arrembante del solito e quasi dimesso, lasciava intendere una cosa piuttosto semplice: Una che ha vinto uno slam, può anche non avere le giuste motivazioni nell’affrontare la manifestazione a squadre (a ranghi ridotti e senza grosso prestigio internazionale). Se poi l’ha già vinta svariate volte, la sensazione intuitivamente snerchiuta, s’accresce. La milanese ha ceduto di schianto a Jarmila Groth nel match d’esordio. Male alla schiena, vento gaglioffo o magari solo un’avversaria in grado di schiantarla senza fornirle ritmo e punti di riferimento, hanno messo l’intero confronto a rischio. L’Australia come l’Italia vanta una grande prima singolarista tra le prime 5 (Stosur), più giovane della nostra. Ed una seconda singolarista in grande ascesa (Jarmila Groth), più giovane e con più potenziale per far male a grandi livelli di Flavia Pennetta. Ma anche un doppio d’esperienza, con l’ottuagenaria Stubbs al congedo internazionale. Ecco dunque che il match dopo la prima sconfitta si è mostrato in salita. Se si pensa anche alla trasferta, ancor di più.
Bravissime invece Pennetta (quasi eroica ed in forma eccellente) ed una rinsavita Schiavone a riprendere il timone in corsa dimostrando che alla manifestazione ci tengono e come. Impeccabili nel ridimensionare le folli accelerazioni eroicamente dissennate di Jarmila ed una Stosur versione Robocop progettata per perdere dopo grande pugna.

4 commenti:

  1. Però mi incuriosisce parecchio la provenienza di articolo e commenti...
    Su Fognini non ci sono parole, appunto, riesce a far sembrare simpatico Robredo, non ho parole nemmeno su questi inutili tornei (snobbati da chiunque conti almeno qualcosa) dei quali hai dato una definizione appropriatissima.
    Ma la federtennis dice che il nostro movimento è sano. Fortunatamente non ho nazionalità nel tennis.
    Di cosa pensano di noi all'estero me n'ero fatta un'idea, e mi vergogno tanto quando ci penso.
    Sui commenti rai, vabbè...si sono abituati a dover esaltare il niente di regime, poveri loro.
    Io ho visto la Russia su supertennis che è passata non si sa grazie a quale miracolo, le italiane non le ho viste ma ne ho letto, penso che di fronte ad un avversario come la Russia daranno il loro cmq, seppur appagate.
    (io la fc non ho mica ancora capito il senso di come viene organizzata e svolta, a partire dai campi alle nazioni selezionate, davvero un pasticcio)

    Jess

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  2. Certo, tornei assolutamente inutili, adatti agli inutili che riescono almeno a vincerli (nota della redazione insesistente: non come chi, in quel di Zagabria, ha beccato 6-1 6-2 da Bogomolov). =)
    Su Fognini ho sempre detto (e confermo), che è l'italiano con più possibilità. Non ci vuole un fenomeno ad esser meglio di Starace, Seppi e Bolelli (parlandone da tennisticamente vivo). Ma davvero è a tratti insostenibile l'atteggiamento da svogliato e maleducato fenomeno della racchetta, quando ancora non ha dimostrato niente. Ma proprio niente.
    Fed Cup...non è che sia un meccanismo complesso. E' quasi come la Davis, ci sono gironi di qualificazione per accedere alla world group, etc... La Russia può mettere sei o sette squadre competitive, ma se e italiane sono al massimo, vincono quasi sempre loro. Malgrado i commenti "tecnici" da nosocomio.

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  3. Ma le pagelle femminili dell'AO non le hai pubblicate per protesta o cosa? :-P

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  4. Ciao Daniele,
    nessuna proesta. Non mi ricordo se le sono giocate a telesina o vendute al mercato delle pulci. =) cmq sì, ho dimenticato di inserirle. Ma da qualche parte, nel pc, ci sono. E le insersco. Sempre se non mi sequesrano il pc come han fatto con la povera Sara Tommasi.
    Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.