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lunedì 14 febbraio 2011

RAONIC, PAIRE ED IL VENTO NUOVO. E LA SOLITA TRAMONTANA SODERLING


“Psycho killer” divelle i mulini a vento. Senza prodigiose cavalcate delle valchirie o ispirate sinfonie di Mahler dei migliori, la stagione tennistica è in quella fase di sonnacchiosa stanca che precede appuntamenti importanti. In questo arrembante valzer per personaggi in cerca di collocazione, si ritaglia il suo bello spazio Robin Soderling. A suon di ignoranti sbracciate rudimentali. Ma questa è storia nota. Lo psicotico taglialegna della tundra bissa il successo della scorsa stagione a Rotterdam, confermandosi meritevole delle vette raggiunte. Non soltanto estemporaneo killer seriale in trance dei più forti, capace di divellere con rude e genuina virulenza accecata le ambizioni dei favoriti nel romantico proscenio parigino, ma anche disturbato e costante cacciatore di taglie nei tornei “minori”.
Robin vince e convince in Olanda. Torneo che, come testimoniato dai nomi dei vincitori delle passate edizioni in tribuna, ha una discreta tradizione. Vince in finale contro un buon Jo-Wilfried Tsonga. Match che solo in parte mantiene le aspettative di battaglia violentemente bella. Lo svedese la spunta di giustezza al terzo set. “Cassius Jo”, fragile gigante d’argilla, che pure potrebbe tecnicamente fare molte più cose del ruvido avversario, si arena malinconicamente alla distanza. Incapace di quella, quasi unica nel mondo degli umani, abilità nell’abbinare colpi di medievale scimitarra a fluettanti stoccate di fioretto. Continua ad essere strappato, intermittente come una fuoriserie dal rombante motore soffocato dal traffico nelle strade cittadine. Forse non è il tennis, la sua strada. Forse. Di sicuro c’è che quel povero pazzo, sempre più nichilisticamente delirante, folgorato nel 2008 al punto da pronosticargli la vittoria di uno slam entro il 2012 (pena l’iscrizione ai circoli della libertà assieme alla bilingue Nicole Minetti ed un passionale bacio al chiaror della luna a Cicchitto), è sempre più rassegnato. E che languido bacio con Cicchitto sia. Di lebbra contagiosa si muore. Nel caso, fate una prece laica in mio onore. Pure la visione di un match antico di McEnroe allevierà le mie sofferenze di defunto.
Tornando al sugo, semmai ce ne fosse, trionfa “Psycho Killer” Soderling. Gran randello, persino una parvenza di moderazione tattica, tra furia accecata e miopia estrema. E i proverbiali “pugnetti”, con tanto di sguardo compiaciuto al suo angolo, serrando il labbro come il bimbo che si compiace di aver rubato la marmellata. Coach Pistolesi (m’è parso dimagrito di 2 etti buoni), tutto costipato, trattiene a stento la contentezza. Chi doveva dirglielo. In pochi mesi è passato dall’esser considerato inadeguato a forgiare le strepitose qualità di un delizioso ectoplasma italico da top 50 al massimo (Bolelli) ad allenare un purosangue da top 5. Estrosità italiane. Robin sembra aver acquisito anche una discreta maturità mentale, e un equilibrio sopra l’insensatezza omicida di fondo. Il torneo, più che in finale o nella semifinale dove ha domato in sicurezza il gracidar di ranocchie nel cervello di Misha Youzhny, lo ha vinto al secondo turno. E’ lì che sfoderato carattere e coraggio leonino nell’annullare un match point a Philipp Kohlschreiber nel decisivo tie-break.


Funamboliche gesta da casa di cura per foche squilibrate. Sì, avete inteso bene, Philipp “Kolhi” Kohlschreiber. E qui il discorso scivola inesorabilmente verso le mie adorate foche ammaestrate, affette da distonia neurocerebrale. Il tedesco, arrembante agonista come nemmeno un cincillà nella stagione della copula (o come un Seppi, brado per campi a Berghèm de hauta) regala una prestazione smerigliante. Di solito ne offre tre a stagione. Una ce la siamo giocata a Rotterdam. Sciorina colpi sontuosi, rovesci ammalianti e garrule discese a rete con volée morbidamente adagiate. Sempre con quella faccia un po’ così, di chi al supermercato non sa se comperare i rapanelli o le cicoriette selvatiche. Occhio spento, sguardo dormiente e surreale acconciatura con vago accenno di banana, a corollario di un quadro di adorabile barocco agonizzante. Ma come non citare anche l’altro Philipp di Germania. Philipp “Picasso” Petzschner. Saettante e pronto alla pugna. Lui che in questo inizio stagione deve difendere le due semifinali della scorso anno e rischia di precipitare oltre la posizione 170 del ranking. Per sempre. Motivatissimo, dunque, e caricato a molle. Perde nelle qualificazioni, contro il rientrante robocop russo Dimitry Tursunov. Ripescato come “lucky looser” dopo la rinuncia di Ernests Gulbis (tutto ha un filo d’illogicità disarmante), entra ugualmente in tabellone. Picasso, “perdente fortunato”. Quale involontaria dicitura può descriverne meglio la tremebonda essenza dell’uomo. Lui onora la mano della dea bendata lasciandosi travolgere dal nodoso olandese De Bakker, 6-1 al terzo. Non prima di aver vinto il secondo per 6-0. I Picassi si accontentano di quello, è risaputo. Poi assieme al fido compare da circo Medrano (Jurgen Melzer) illumina il proscenio con acrobatiche sferruzzate circensi. Il doppio è la vera, ed unica, via del Picasso. Brutto ribadirlo, ma lo dissi in tempi non sospetti.
Fragorosa apparizione a Rotterdam per un nuovo e giocoso adepto, ormai quasi un habituè: Benoit Paire. Passa le qualificazioni e batte niente meno che Gilles Simon. Basta vedere qualche colpo per capire che mai vittoria fu più giustificata tecnicamente. Ed anche religiosamente. Poi perde da Ljubicic. Benoit è un gattaccio randagio, irrimediabilmente votato alla sconfitta mirabolante. O alla vittoria più inattesa. Tramontane di colpi vincenti e dormite colossali, languide smorzate e doppi falli a ripetizione. Una costruzione barocca incendiata dagli alieni. Basta vedere un punto, e capire tutto del geniale bohemienne francese. L’altro serve per il match. Gli fa una palla corta, non proprio corta, ed ecco l’eroe transalpino all’azione. Due sonnolenti balzi felini in avanti, stacco in sospensione e pallina colpita con racchetta lasciata scorrere tra le gambe. L’altro la riprende e chiude a campo sguarnito. E vince.



Raonic e Almagro, due sonanti squilli. Dio m’è testimone. Ed anche qualche scritto. Milos Raonic gran rivelazione del 2011. Assieme al gradevolissimo “cavallo basso” Ricardas Berankis dalla mano fatata, e per gli amanti delle sciagure smidollate, anche a quel Benoit Paire di cui sopra. Milos, gigantesco canadese di origine slava, con quella faccia imberbe e paffuta da studentello di buona famiglia ad Harvard, manda tutti al tappeto, vincendo il suo primo torneo Atp a San Josè. Servizio che se funziona è arginabile solo dal supereroe “kiavik”, e deflagrati colpi a rimbalzo, oltre a buone cose a rete. Batte in due set il gallo cedrone Verdasco, con cresta abbassata e sempre più “Verdasco like a tabasko (corretto alla xamamina)”. Mi sarei giocato anche la mia casa immaginaria, su quel due set a zero. Il ragazzo ha colpi e carattere, e ne sentiremo parlare.
Nell’atp brasiliano di Costa do Suipe invece, riescono ad avere una bella finale tra due top 15 autentici, Nicols Almagro e Alexander Dolgopolov. Alla fine vince l’iberico. Protervica essenza urticante e rovesci schiaffeggiati. Impettite nefandezze comportamentali e candide scuse da putto all’avversario con manina alzata. Ma quando mi fa vincere le scommesse, risulta decisamente più tollerabile. Bene anche Dolgopolov (magari era meglio vederlo giocare in altri tornei sul veloce), e che, qui la butto bruciandolo definitivamente, farà il Masters di Londra. Se lo dissero per Seppi e Bolelli ed ancora sono a piede libero…


Wta, Clijsters numero uno con ruzzolone, si rivede Hantuchova. La Wta viveva sulla spasmodica (certo, quanto un comizio di Rutelli e Tabacci) attesa di Kim Clijsters nuova numero uno. Designata tale anche dal computer. E per una volta non il solito marchingegno ingannevole. Traguardo facilmente raggiunto dalla mammina olandese nel Première di Parigi. Ma festeggiato con l’inattesa sconfitta in finale, per mano di Petra Kvitova. Esponente della sempre generosa tradizione tennistica ceca, da inizio anno sui livelli delle migliori. Ottomo servizio e costante martellamento mancino, con quell’espressione afflitta da studentessa fuorisede su un fisico giunonico. Ci vuole poco insomma.
Italiane sugli scudi nell’altro Wta, a Pattaya city. Le nostre seconde linee, Sara Errani e Roberta Vinci, di fronte in una delle semifinali. Provoca gran tristezza vedere le splendide soluzioni elegantemente slice di Robertina, andare fuori giri contro l’inguardabile trattorino urlante Errani (encomiabile, per carità di Buddha). Ma questa è la vita. La tracagnotta bolognese con le braccia da scaricatrice portuale, tirando due vincenti in tutto il torneo (quattro da inizio stagione), raggiunge la finale. Poi raccoglie i lupini e due games nella finale, dominata da una ritrovata Daniela Hantuchova. Buon ritorno della gazzella slovacca dalle sempre piacevoli e geometriche evoluzioni piatte. Tra alti, bassi, e furenti bisticci con la bilancia, da oltre dieci anni è lì. Forse anche per quello, dimostra 42 anni invece dei suoi 27.

5 commenti:

  1. Berankis,Dimitrov,Krajinovic,Nishikori,Paire,Raonic,Tomic(purtroppo)...Chi sono a tuo parere i tennisti potenzialmente più forti della "Next Generation"? Io vedo il bulgaro superiore agli altri,almeno tecnicamente.Complimenti,come sempre,per "l'articolo",questo è l'unico blog tennistico in Italia che quest'oggi non osanna Seppi per la sua vittoria a Bergamo e ,pertanto,per me è un punto di riferimento. Spero in una tua risposta,grazie.

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  2. Ciao,
    e grazie per la fiducia. Quanto a Seppi, ho preferito evitare. Un top 50/60 che nella settimana in cui si giocano tre tornei Atp, va a trottare a ponte di legno, la dice lunga sulle sue ambizioni. Non si può avercela con lui, ma con quel nugulo di decerebrati che ancora osanna o pretende. Quello è. Se non altro questa settimana, visti i suoi avversari improponibili (tranne Gilles Muller in finale), mi ha fatto vincere nelle scommesse. Una cosa buona nella vita.
    Giovani. In effetti è un bel drappello di speranze, per rinnovare l'ambiente. Dimitrov tutte le volte che l'ho visto (sarà fortuna?) mi ha impressionato, tecnicamente. Un pò ricorda Federer costruito ad arte. Servizio e dritto che fanno male. Forse ancora un poco irrequieto ed acerbo, ma può diventare forte. Berankis dallo scorso anno è un mio potenziale pupillo, malgrado il fisico da anitra nana. In Australia e settimana scorsa a San Josè ha dimostrato bel tennis, timing eccellente, buona sensibilità di mano e discreta tenuta mentale. Magari non ad altissimi livelli, ma può diventare top 10/15. Raonic è quello che più mi ha impressionato. Da anni lo vedevo (solo) nel Masters 1000 canadese a Toronto, notando le enormi potenzialità. A tratti è devastante, mentalmente maturo e spesso al servizio è quasi inarginabile.
    Nishikori ormai è una vecchia conoscenza. Mi piace il suo tennis. Non fosse stato per quell'infortunio al braccio che gli ha fatto perdere un anno e mezzo, chissà. Ora lo vedo recuperato a buoni livelli, ma non eccelsi. Per quanto, per una semplice passione masochistica verso la maledetta follia geniale applicata al tennis, seguo con ansia le schizoidi vicende di Benoit Paire. Non è più un bambino, ma è tennista davvero divertentissimo, se in giornata di luna propizia. Forese esagero, ma si spera in una carriera da top 15/20 con picchi di imprevedibiltà.
    Ciao, a presto.

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  3. Ah, Tomic non me lo sono dimenticato. E' che proprio non si regge. Nemmeno a livello d'idea lontana. =) Ri-ciao.

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  4. Caro Picasso, in attesa di un tuo riepilogo della settimana, rilevo che a Marsiglia Soderling ha sdraiato uno appresso all'altro Mahut e Llodra.
    Un solo breve commento: che palle.

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  5. Ciao Fabio,
    Eh sì, visto il match tra Soderling e Mahut, l'altro no. Poi qualche incontro in più del Wta di Doha. Schegge di un Raonic animalesco e Nalbandian mediamente delizioso contro Starace. Nicolas ha giocato quasi al massimo delle sue possiblità. Bene comunque, rispetto alle ultime stagioni, fa ben sperare. Mi piace moltissimo il suo tennis.
    Intanto Mischone sta provando a confermarsi il tennista che proprio non riesco a prevedere nelle scommesse (100% secco di errori). Mannaggia alle formiche carnivore che albergano in quel zuccone deforme.
    Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.