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lunedì 21 marzo 2011

INDIAN WELLS 2011 - BILANCI, PAGELLE E QUELLA INSANA VOGLIA DI "FLOORBALL"


Novak Djokovic: (non me la sento). Atteggiamento marzialmente insopportabile, strabico sguardo di demente sfida. Fantasia tennistica di un tostapane, noioso, monotematico e repellente quanto un'iguana delle Galapagos cosparsa di guano. Eccolo il futuro del tennis mondiale, in tutto il suo splendore. Un soldatino di cera ponga che corre tutto ritto e si snoda in tre pezzi, recupera e tira. Fa venir voglia di esplorare nuovi orizzonti sportivi ed appassionarsi al “floorball” o alle “freccette”, perché un Tommy Haas che lo ridicolizzi facendone emergere tutta l’inumana costruzione tennistica, pare non trovarsi in giro. Qualcuno potrebbe contestare in modo scomposto. E ne ha ben donde. Innegabile quanto il serbo sia migliorato rispetto ai mesi scorsi. Tocca ammetterlo. Non ostenta più quelle tragicomiche imitazioni da guitto del Bagaglino. Nessun camuffamento da Groucho Marx, alla estenuante ricerca di suscitare gran simpatia nella mente di qualche pazzo. Prendete lo strangolatore di Boston che prova a rendersi ilare, imitando Charlot nell’atto di cogliere un fiorellino. Ora non dà più in escandescenza, sparacchiando via pallate in robotica e disarmante sequenza. Tiene le palle in campo (non è una sottile metafora). E’ in gran forma, guizza e striscia orrido su ogni quindici con le gambe divaricate e per batterlo si ha bisogno di un miracolo (o semplicemente giocare al massimo più di un set, variare gioco etc...). Ma la fantasia rimane vilmente scotennata. Uniche concessioni allo spettacolo rimangono le catastali smorzate (leggibili con dieci minuti d’anticipo anche dalla Sora Gina), per tacere di quei divertentissimi, infiniti e ricercati palleggi pre-servizio che empiono lo spirito. Batte in sequenza Federer e Nadal. Uno per k.o. mentale, l’altro per knock out tecnico. Sul duro è attualmente il numero uno. Con lo svizzero ormai caso clinico per strizzacervelli pazzi e lo spagnolo raramente dominante anche sul cemento. Ed in attesa del “castigamatti” argentino. Numero uno o numero quattro in pectore. Crediamoci, il “floorball” dietro l’angolo.
Rafael Nadal: 7. Incontra il fantasma di nessuno fino alle semifinali. E rischia anche di uscire contro il ritrovato Karlovic arrivando a due quindici dalla sconfitta. Dopo un inizio problematico riesce ad ingarbugliare nella sua fitta rete di mestieranti arrotate un Del Potro non ancora al top e si guadagna la finale. Cede alla distanza alla maggior predisposizione “cementistica” di Djokovic. Perché mai il diavolaccio di Manacor sarà un tennista capace di primeggiare con costanza sui terreni duri, se non è al massimo della sua esplosiva condiziona fisica (rischiando lo sfibramento cruento). Il truce sciancamento lo prova solo negli slam, e spesso ci riesce (a vincere o a sciancarsi). Tanto per scendere in considerazioni tecniche.
Roger Federer: 5,5. Più che degli ausili di un coach, avrebbe bisogno delle dotte cure di un battaglione di strizzacervelli squilibrati. Perché tecnicamente Annacone lo ha riportato a livelli eccellenti. Stende e divelle come birilli avversari fantozzianamente “inferiori”. Si blocca come un pianista smemorato, quando conta. All’acme della sinfonia. E via con scempi, stecche e scene mute di fronte al carnefice del momento. Ora ha lo sguardo spiritato ed il macchinoso tennis “faber” di Djokovic. Basta perderci una volta, perché in quella mente da campione immacolato che non ammette contraddittorio, gli spettri inizino a ballare un valzer di morte lenta. Paga psicologicamente l’idea di qualcuno che lo abbia battuto. E non riesce più a svoltare, cambiare nuovamente l’inerzia delle cose (se non in modo estemporaneo). D’incanto smarrisce il suo tennis, in quello che rimane un declino comunque super lusso. Perde ancora da Djokovic in un match equilibrato Recupera un set di svantaggio. Riaggancia l’avversario riprendendosi il break di svantaggio, vola 40-15 nel game successivo. Pare il momento giusto per dare il colpo di grazia ed azzannare (tennisticamente ed agonisticamente) l’avversario. Esibire il guizzo del campione. E invece inizia lo spettacolo dell’assurdo: Non ne mette più una in campo, con la faccia dell’assente normalità impenetrabile. Sembra un principiante che ha smarrito le regole di questo sport. Servizio molle, rovesci steccati, dritti insolitamente corti o fuori giri. L’immagine della confusione mentale da “oggi le comiche” dello svizzero si avverte nel goffo tentativo di girarsi sul dritto in un colpo recuperato in corsa che sfila via rapido alla sua sinistra. Roba che nemmeno “Flash l’uomo invisibile”, poteva credere possibile. Chiude incartandosi come un pupazzo e sparando il colpo alle stelle. Un parziale incredibile di tredici o quattordici punti ad uno. Senza che l’altro faccia niente di trascendentale. Un attacco contro tempo in back di rovescio, chiuso a rete? A già, lo mostra, dopo due ore e mezzo di gioco, quando ha già perso.
Juan Martin Del Potro: 7. Aveva già mandato qualche squillo sonante, ad annunziare lo scampanellante ritorno. Ad Indian Wells la sua strada si spiana grazie ai suicidi di Murray e Soderling. Azzanna una bella semifinale con i convincenti successi su Dolgopolov e Kohlschreiber. Col tedesco (sforzandosi di considerarlo tennista normale) recupera da 1-6 nel tie-break del secondo set tirando fuori dal cilindro un paio di colpi da campione vero, nella testa. E nel braccio, quando sarà sano, fumigante e ben oliato. Perde una dignitosa semifinale con Nadal, intortato nella fitta rete di top sin del rabdomante folle d’Iberia, senza la lucidità e la forza per uscirne. Ma tra qualche mese lo batterà. L’ho detta.
Richard Gasquet: 6+. Si arriva al punto di considerare sensazionale ciò che per uno che ha ricevuto in dono quel braccio intarsiato di diamanti, dovrebbe essere solo il minimo sindacale. Saettante e garrulo, fa fuori Melzer e Roddick grazie a soluzioni geniali, mulinelli, ricami e i leziosi schiaffi di quel rovescio benedetto. E senza quelle cadute da pavido anatroccolo dissipatore di talenti. Batte due top ten. Lui cui la top ten starebbe anche stretta. Amen, andate in pace.
Stanislas Wawrinka: 6,5. Quasi contagioso nel suo incedere da torello spara rovesci densi di sfrontata protervia. Recupera una situazione quasi disperata con Davydenko (5, in triste versione ospizio comunale in attesa delle pillolette rosse), e si dimostra attualmente più in palla di Berdych (4, inutilità dannosa fattasi carne). Poi viene rispedito sulla terra dal connazionale-carnefice-compagno di doppio Federer. Scontato, banale e prevedibile canovaccio, come nemmeno in un ipotetico sequel di “Amici miei”.
Andy Murray: 3. Andy è rimasto ancora a quella oscena finale di Melbourne. Versione “fantasma formaggino”, si fa coprire di ridicolo da Donald Young, indolente talentino inespresso americano. Urticante. Impalpabile. Impresentabile. Letteralmente nullo.
Ivo Karlovic: 6,5. Come non considerare quasi al crepuscolo un tennista 32enne, reduce da un anno di stop per gravi problemi al tendine, e persino irriso in tre set da un Picasso qualunque (mica un tennista reale) in Coppa Davis? Ma le risorse di Frankenstein Ivo sono infinite. Gran torneo quello del cannoniere croato affetto da gigantismo. Con la quasi ciliegina di un epocale successo ai danni di Nadal, cui si arrende solo 7-6 al terzo.
Philipp Kohlschreiber: 6. Si prende lo scalpo di Soderling, e gioca alla pari con Del Potro. Potrebbe portare al terzo l’argentino, prima di gettare alle ortiche cinque set points. Sempre con quell’aria inquietantemente in fuga da se stesso. Dotato e divertente fromboliere dal braccio prezioso. E con l’istinto omicida di un panda (di peluche).
Xavier Malisse/Alexander Dolgopolov: 8. Altro che Djokovic. I protagonisti assoluti sono questi due fenomenali artisti della racchetta. Il belga s’esalta insegnando tennis sopraffino al bisontino Tsonga (4-), poi cede a Davverman. L’ucraino si arrende a Del Potro sciorinando il solito campionario di divertenti fiondate radenti. Poi in doppio, come in un cartone animato giapponese, fondono le loro forze aliene fino alla vittoria finale. Ed è uno show inarrestabile di guizzi, colpi musicali e funamboliche evoluzioni. Con quelle facce da attori del cinema e shignon svolazzanti. Fanno fuori consolidate coppie imbattibili (i Bryan’s e indù sparsi) e campioni della racchetta improvvisatisi doppisti (Murray, Wawrinka, Federer).
Philipp Petzschner: 4-. Cede a Juan Ignatio Chela, sul cemento. E già suona come colossale bestemmione da scomunica papale. Ma ci perde dopo aver servito per il match. Anche il “livescore” grida pietà. Tennista più inutilmente macchiettistico non ce n’è. Ma a tutto v’è un limite. Anche all’autoironia. Dopo la svolta “floorball”, lo pseudonimo di chi scrive cambierà (per pura decenza). Una sola indecisione: chi scegliere tra Bastian Knittel e Adelchi Virgili? Attendo suggerimenti.
Jurgen Melzer: 4,5. Equilibrista tra l’immensità più abbagliante e l’oscuro abisso. La grandezza e la più pura inutilità tennistica demente. Raccatta quattro games da Gasquet cuore di drago, provando ostinatamente a spaccare le righe. Vorrei essere un moscerino per spaziare brado in quella scatola cranica, laddove regnano vaste distese subsahariane.
Italians do it better. A beh. Mettete il paracadute. Andreas Seppi cede dopo strenua lotta a Victor Hanescu, crepuscolare stoccafisso dei Carpazi dal buon rovescio. Solito e puramente immaginario (pur non avendo visto una ceppa, c'è poco da inventarsi) ardimento da combattente, come contorno di un bagaglio tecnico portentoso. Servizio devastante, rovescio sibillino, dritti feroci ed improvvisi blitz a rete da guerrigliero delle steppe. I veri intenditori del mestiere continuano a rimproverare ad un tale prodigio tecnico e mentale, i mancati quarti di finale nei Masters 1000 e le seconde settimane degli slam. Potito Starace perde da Donald Young. E già me li sento: Ma come si fa? Se non si batte Young, con chi si vince in Un Masters 1000? Risposta: Con nessuno. Il napoletano è ormai alle ultime stagioni di una dignitosa carriera da terraiolo che ha sdegnosamente rifiutato l’idea di migliorarsi su altre superfici. E basta qualcuno in possesso di un dormiente talento (Young, Pecce o un pupazzo di gommapiuma che squittisce) che giochi mezz’ora di buon tennis, per estrometterlo. Lui come quasi tutti gli altri fenomenali azzurri. E quando “altrove” si gioca il 70% della stagione, non resta che racimolare come le formiche nei tornei del discount e dedicarsi al bivacco da spiaggiante turista. Fabio Fognini perde al primo turno con Davydenko. Si sta ormai specializzando nelle rutilanti sconfitte lottate coi top players e surreali sconfitte con dopolavoristi. Battesse quelli scarsi e se la giocasse coi più forti, sarebbe addirittura un bel tennista. Il fantino Flavio Cipolla si conferma ammirevole ed in buona forma, passando le qualificazioni. Simone Bolelli ha optato per una salubre, veloce ed indolore sconfitta al primo turno nel challenger di Le Gosier. Vuoi mettere lo scenario magnifico ed incontaminato della Guadalupe?

9 commenti:

  1. Anche se non te la sentivi l'hai fatto lo stesso, bravo! In questo momento è esplosivo ed ha risolto la sudditanza psicologica con tutti e 2, li mazzierà per bene finchè ce la farà a tenere ritmo. Nadal si è inceppato in finale, ma lui ce l'ha messa tutta a farlo inceppare. Anche lui prima o poi si sfibrerà, anche lui chiede tanto al suo fisico, vediamo il proseguo della stagione non è detto superi il periodo "allergie primaverili". Federer non ne è cosciente ma non ha più voglia di lottare, è quello il suo declino da "quelli" più "affamati" ora inizierà a perdere.
    Su Richard bisogna essere positivi, dai che ci torna in top 10, me lo sento e i segnali ci sono...la sparo...giocherà il master di fine anno! Soderling non ho capito l'entità dell'infortunio...
    Dolgopolov-Malisse:10
    Sky ha dato il doppio Fedrer-Topexan / Nadal-OrsoBuBu e non ha dato la finale, ma il tennis può girare su loro 2? Così io che avevo sonno e lo streming selvaggio non funzionava non l'ho potuta registrare e poi vedere...al diavolo l'abbonamento! Floorball!?!
    Jess

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  2. Ciao Jess,
    ma io continuo a non sentirmela. Il serbo mi risulta stucchevole, tennisticamente noioso all’ennesima potenza…eccidio dell’idea di divertimento. Ma è in forma, sbaglia niente e vince. Gli altri invece veleggiano a marcia ridotta. Confido nel “castigamatti” di Tandil, a questo punto. Non credo il serbo possa mantenere questo ritmo anche sulla terra, sull’erba e terrerba nei prossimi mesi. Altrimenti via col floorball, vedrò tennis solo fino al secondo/terzo turno (in caso di mirabolanti imprese di qualcuno) o mi dedicherò al doppio (Malisse/Dolgo e Melzer/Petz sono linfa squilibrata per il movimento).
    Gasquet-Masters…chi lo sa. Se ripone via quel cervello inquieto e sta bene fisicamente, può tornare dignitoso tennista. =)

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  3. "Poi in doppio, come in un cartone animato giapponese, fondono le loro forze aliene fino alla vittoria finale".

    Malisse e Dolgo che vincono in doppio sono la cosa più vicina a un Edberg che primeggia che il tennis di oggi può offrire (nel senso di una bella storia, non nel gioco). Teniamoceli stretti!

    Hanno deciso di giocare insieme 15 minuti prima della chiusura delle iscrizioni al torneo... Se il doppio fosse considerato una cosa seria anche dai singolaristi avremmo giocatori più belli, sia in doppio che in singolare.

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  4. Picasso, dimenticavo: ecco un'altra foto del nostro Nole che so tu apprezzerai

    http://www.insidesocal.com/outinhollywood/,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,novak5.jpg

    (strano link, ma funziona)

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  5. Io invece me la sento.... Eccome! Vederlo correre, scivolare e recuperare di tutto è uno spettacoo... Da un match epico contro Nadal a Montecarlo (mi pare) del 2008 è senza dubbio il mio tennista preferito... Non avrà un tennis fantasioso, ma non è nemmeno quell'automa come lo descrivete.. ;)
    Cordialmente!

    Tom

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  6. @Fabio Severo,
    ciao. (grazie per la foto. La metterò immediatamente nella cartella “Famiglia Addams”). =)
    In effetti è sempre più difficile trovare qualcosa che possa interessare. Si cerca con strenua convinzione nei primi turni o persino nel doppio. E’ una questione generazionale. Ormai il tennis è cambiato e per chi era abituato a McEnroe, Edberg o Rafter, risulta difficile apprezzare i nuovi eroi forzuti o robotici. Inevitabile entrare nella spirale nostalgica di Clerici che coi lucciconi rimpiangeva Rosewall, Laver o Tilden. E commentava ancora gente del calibro di Edberg, Becker e Cash. =)
    @Tom,
    ciao. E fai benissimo. Il serbo ha annichilito top 30 valorosi (Gulbis, Gasquet, Troicki) e steso in sequenza Federer e Nadal. In questo momento è il più forte, non ci piove. Io ricordo la Sf di Madrid 2009, coi due che diedero vita ad una maratona di 4 ore (credo record di durata per match 2 su 3), di rarissima cruenta ed intensità. A molti piace quello, altri preferiscono un semplice ricamo. E’ chiaro che se scrivessi per la rosea o l’osservatore romano, mi applicherei per mantenere il classico distacco critico. Non ci vuole molto. Ma qui mi diverto a passare il tempo, cogliere gli aspetti orrendi o divertenti di chi mi piace (Picassi sparsi), a maggior ragione di chi mi eccita quanto Gasparri che balla un burlesque (come il Nole). =)

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  7. No, non lo può tenere questo ritmo, fortunatamente, oddio è stata una finale di infinite pallate e una palla. Ma patisco meno perchè a me piace veder perdere l'iberico, a volte mi basta pure senza conoscore nemmeno il nome del carnefice...tu mi sa che ti senti dalla padella alla brace ;)
    Anche io ho il problema che non c'è pupillo che vada oltre il 3 turno, e poi non so cosa guardare.
    Beh, queste coppie di doppio sperando si incrocino son da vedere!

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  8. In versione Bagaglino:

    http://i53.tinypic.com/2l8iufb.jpg

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  9. Mi mancava questa immagine densa di reccapriccio. Ad ora di pranzo si rischia il rigurgito. Ma qualcuno ride a trovate così geniali. =) L'avess vista prima, l'avrei messa come foto di qualche pezzo.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.