.

.

domenica 29 maggio 2011

ROLAND GARROS 2011 – OTTAVI, GLI IMPLACABILI PRONOSTICI DEL VEGGENTE


Settima giornata – Dal vostro inviato a Wembley, fermamente convinto che sia l’Unicef a far giocare i blaugrana in modo stellare.

In qualità di astro-veggente figlio illegittimo nato da uno scellerato rapporto lesbico tra il mago delle stelle Paolo Fox ed il Divino Otelma (utorrr-perorrrr-oliiiimmmm), vi preannuncio gli esiti degli ottavi di finale degli Internazionali di Francia di tennis.

Nadal-Ljubicic 1. Prevedo il concreto rischio di una punizione ingiusta. Il vecchio Ljubo è stato autore di un torneo sontuoso, impreziosito dalla schioccante lezione di vita inflitta a Verdasco, fatto apparire come un Pierino ripetente. Che bei manrovesci. Nadal in tono minore, pronto ad accelerare in dirittura d’arrivo come sua abitudine. Perché se non accelera, e ripeto “se”, fa poca strada. E Ljubo un set o più può portarlo anche a casa.
Soderling-Simon 1. Ottavo di finale pronosticabile in avvio, e con parvenze di equilibrio. Soderling è andato via spedito (se si eccettua una lieve ronfata col “lucky loser” Harrison), ed ha messo nel mirino Nadal. O forse sono io che ho messo nel mirino l’interessante quarto. Gilles Simon non ha le gambe poderose di Monfils, il carisma di Tsonga o uno Stradivari nel braccio come Gasquet, ma ha la testa più solida degli ultimi due messi assieme. Buono il suo torneo, in crescendo. Però contro lo svedese dovrebbe soccombere. Forse strappando un set.
Murray-Troicki 1. Lo scozzese, vista la sua parte di tabellone, potrebbe avere già la testa a Nadal. Questo l’unico rischio. Perché uno come Troicki, con gli occhi di Troicki, la faccia di Troicki, non lo devi mai sottovalutare. Il serbo sta a Djokovic, come Wawrinka sta a Federer. In questo caso però, v’è anche l’imitazione platealmente stucchevole. A Parigi ha trovato una buona forma, ed il Murray svagato che ha rischiato di lasciare un set a Bolelli può complicarsi la vita, se lo sottovaluta.
Chela-Falla 1. Ah, beh. Abbinamento che farebbe eccitare qualsiasi fine esteta postumo, nell’atto di tagliarsi le unghie in pieno ed oppiaceo delirio creativo. E felici gli organizzatori del prestigioso challenger di Bucamarango (non più di un quarto di finale, però). L’esperto terricolo argentino ha riscoperto una nuova giovinezza, e di andare a riposarsi in un gerontocomio non sembra proprio averne voglia. Complice il gerovital o un nandrolone un filo più legale, ma corre come un ventenne e sgozza tennis in scioltezza. Lo vedo vincente sul colombiano Falla, altra rivelazione del torneo. Inattesa, almeno da me che ho sballato tre giornate di pronostici per colpa di questa specie di orsetto mancino. Uno che mai aveva ottenuto grandi risultati sul veloce, figurarsi sulla terra battuta. Se non perde nemmeno questa vado io stesso a Parigi per colpirlo di giustezza, tra capo e collo.
Federer-Wawrinka 1. Come la sessantesima replica della corazzata Potemkim, immortale capolavoro. Annesso finale, perché quello a sorpresa va in atto una sola volta nella vita. Federer è andato via di corsa leggera, come in preparazione della semifinale. Preparazione inutile, perché lì si giocherà un altro sport. Un mix tra la corrida di Pamplona e la pelota basca con accenni di rugby senza regole. Wawrinka dopo l’incredibile rimonta su uno Tsonga cappottatosi da solo, potrebbe non aver nulla da perdere. E perdere bene, come obiettivo.
Monfils-Ferrer 2. E che vuoi dire. Se vedete più di dieci minuti di questo match e siete ancora in possesso delle vostre facoltà mentali, siete da stimare.
Montanes-Fognini 1X2. Ottavo succulento. Oh, si. L’esperienza terricola del vecchio ed astuto ratto iberico rappresenta l’ultimo ostacolo verso i quarti di finale, per l’alfiere azzurro. Albert “el rato” è però superiore agli avversari fino ad ora affrontati dal ligure. E non è nemmeno reduce da sfibranti maratone. Penso Montanes, ma non lo dico perché altrimenti sembrerei un vigliacco disertore della patria. E perché le invitanti quote (Fognini a 2,50) mi farebbe puntare l’italiano, al limite.
Gasquet-Djokovic 2 (o 1, seee). Eccoci qui. Ottavo che avevo auspicato già ad un primo sguardo del tabellone. Il Gasquet sotto la cura Piatti (sempre più in corsa per il Nobel alla psichiatria sportiva) è tennista finalmente libero di esprimere il gran talento stipato nel braccio e troppe volte castrato da un cervello che volevano far pensare (e cosa può partorire un cervello inesistente? Finisce per rendersi ridicolo). Ovvio, non sarà mai un “coeur de lion”. Bello pensare sia proprio lui che mette fine alla interminabile striscia di vittorie dello straripante serbo. Bello, affascinante, simbolicamente significativo. Un braccio che fa soccombere il fisico, gli fa ballare la rumba e lo finisce come fa il toreador agitando al cielo l’ascia. Bello pensarlo e sperare. Il pensiero e la speranza sono le uniche cose che ci rendono vivi. Poi la realtà è altra roba, buona per ci ha le palle e non spera, ma fa. “Il fare”. E nella realtà, un buon Gasquet potrà infastidire il serbo. Il resto è roba da sognatori, magari comunisti.


Zvonareva-Pavlyuchenkova 1. Derby russo tollerabile. Vera è andata ad un centimetro dalla sconfitta con Lisicki, senza scomporsi o ululare alla luna la sua disperazione (un po’ mi è dispiaciuto). Quasi che un battaglione di mental coach l’avessero anestetizzata con ettolitri di tisana alle erbe medicali nicaraguesi. O forse il meglio se lo tiene per le battute finali. Parte favorita, malgrado il recente scontro diretto, contro la russa basculante. Anastasia mi fa gran simpatia. Sarà per il nome, o per quelle gote grassocce, il doppio mento, i rotoli dell’amore, il ventre pingue e le gambe grasse come prosciutti pata negra. Non corre, rotola in simpatia neanche fosse una vitella da latte sovrappeso e tira la qualsivoglia. Ogni tanto prova anche qualcosa di differente. Però Vera rimane favorita, per l’esperienza.
Jankovic-Schiavone 1X2. La contagiosa simpatia al potere. Chissà cosa ne verrà fuori. Match difficile per la milanese apparsa motivatissima, che pure avrebbe tutte le armi tecniche per divellere il muro difensivo e le sgroppate zoccolanti dell’equina di Serbia. Ha però bisogno di una prestazione al limite della perfezione, di sbagliare niente (tranne il prono elogio del sultano) come nelle battute finali della cavalcata 2010. Tagli, back, lift, attacchi e smorzate, farebbero crollare Jelena. Qualcosa di simile fece una Maria Josè Martinez Sanchez sorretta dagli astri celesti, nella finale di Roma dello scorso anno. Come fosse cosa facile.
Na Li-Kvitova 2. Altro confronto equilibrato e dall’incerto pronostico. I mancini fendenti da knock-out della gigantessa ceca, contro i perfidi anticipi e l’esperienza della scafata figlia di Mao Tse Tung. Vince chi anticipa l’altra nelle intenzioni.
Bartoli-Dulko 1. Balzelli schizzati, mosse da boxeur che prova i colpi nell’aere, movenze di ballerina storpia su un fisico tozzo ed una faccia che è un dipinto surreale. Cosa (non) è questa francese quadrumane? Vederla servire come se stesse per iniziare una piroette en dheor o ricevere il servizio dell’avversaria accennando un passo di macuba voodoo, è esperienza unica. Non farete nemmeno in tempo ad accorgervi di quanto brutti e clamorosamente contrari alle leggi fisiche siano i suoi colpi quadrumani. Potrebbe arrivare ai quarti battendo Gisela Dulko, scolastica e piacevole, ma che la sua impresa l’ha già fatta battendo Samantha Stosur.
Hantuchova-Kuznetsova 2. La regola della prova del nove raramente viene smentita. Dopo una grande impresa, rimane assai difficile ripetersi. E Daniela Hantuchova reduce dalla gran prestazione con Caroline Wozniacki, potrebbe ancora ricaderne vittima. In questa Wta imprevedibile ed aperta ad ogni scenario, la vezzosa Sveta ora sembra nuovamente in palla. Una cosa che a vederla vaneggiante ed in balia dei demoni fino a qualche settimana fa, sembrava impossibile. Parte lei, favorita. Per la regola della prova del nove e per quegli shorts aderenti che la rendono irresistibile.
Makarova-Azarenka 2. Confronto piacevole come una fiocinata in pieno costato. Già lo dissi, già lo sa chi un poco ne capisce: Se la bielorussa mantiene questa serenità mentale e il fisico non fa crack (avviene ogni due per tre), è la favorita numero uno al titolo (ok, ce la siamo bruciata). Per la Makarova, mancina russa dal timido pugnetto incorporato e la faccia da studentessa (bruttina) fuorisede spaurita dalla grande metropoli, non dovrebbe esserci scampo. Buono comunque il suo torneo.
Petkovic-Kirilenko 1. San Gemini. Provate ad assistere a due o tre scambi della maniscalca tedesca col fisico da Wonder Woman. Avvertirete salire i sintomi di un soffocamento lento. Tremendamente macchinosa e costruita, un robot orrendo. Ma finché è in condizione, risulta efficace alla bisogna. Maria Kirilenko è molto bella, dire di più o addentrarsi nelle sue doti tecniche, finirebbe per risultare riduttivo. Brava a sfruttare il buco lasciato vuoto dall’inferma Clijsters, ma contro la tedesca non sembra avere scampo. Due recentissimi precedenti a favore della tedesca, a conferma del pronostico.
Sharapova-Radwanska 2. Ci metto il carico da dieci, perché la quota è buona (2,50). La polacca col doppio mento, da quando si è fatta bruna, è migliorata. Oddio, sempre trasparente ed insipida come acqua di rubinetto. Ha già rintuzzato agevolmente le sassate rocciose della Wickmayer. Può farlo anche con le roncole della russa. E se riesce a spostare la statua urlante di mezzo metro, può vincere. 

2 commenti:

  1. Occhio che Murray s'è rotto la caviglia

    RispondiElimina
  2. Lo so che durante il match con Berrer s'è fatto male. Troicki e dieci volte più pericoloso del cinghialone tedesco, ma se quel match l'ha portato a termine senza problemi, dopo due giorni dovrebbe aver superato il malanno. Dovrebbe. Perché in questo RG ogni giorno ce n'è una.

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.