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domenica 19 giugno 2011

ANDREAS SEPPI, CAPITANO CORAGGIOSO NELLA LUGUBRE TORMENTA






Nuvoloni gonfi di oscure minacce, vento sferzante ed improvvisi scrosci di pioggia obliqua, in quel tramonto melancolicamente raggelante. Lo spettrale scenario rimanda ad idee di morte, catastrofe e paura. Tregenda reale. Pare di essere in uno di quei paesaggi mortiferi della Cornovalia, descritti da uno scrittore macabramente pazzo e votato al suicidio. Mancano solo il castello, il fantasma senza testa, un omicidio e tetri rumori di ossa frantumate. E’ questo il contorno della storia.
Andreas Seppi prova a portare in Italia un torneo Atp dopo cinque anni, per giunta su erba, ad Eastbourne. Il primo pionieristico avventuriero da erba tricolore. Ma siccome la malvagità è insita nelle faccende umane, una piccola tarantina di 165 centimetri, ai secoli Roberta Vinci, ha già provveduto qualche ora prima. L’eroina così tipicamente italiana e fantasiosa, ha steso a suon di ricami Jelena Dokic, dopo aver fatto altrettanto con Yanina Wickmayer e Dominika Cibulkova. Il tutto con un magnifico tennis da erba, slice, attacchi e volèe deliziose. Il funambolico caldarense, inconsapevolmente da prati, non sembra curarsene poi troppo. Lui ha battuto solo sagome cartonate come Donald Young e Kunistsyn, con un gioco che è lento eccidio dei sensi distaccati, ma fa niente. Tiene un volto pallido e scafato. Impermeabile a tutto, emozioni e quant’altro. E’ lì per l’epocale trionfo. Gioca meglio su erba, per qualche mistica ragione sovrannaturale. Buon timing sui rimbalzi bassi, l’unica cosa che comprendo, per il resto ci vogliono tecnici veri o luminari della Nasa.
Mi collego col campo dei macabri orrori quando il nostro fantastico istrione col cappellino all’incontrario sta già volando sulle ali di un entusiasmo incontenibile. Svolazza nella coltre di irreale silenzio. Irrefrenabile. E’ la storia a dirigere le sue tragiche gesta. Vinto il primo ed avanti di un break nel secondo. L’arbitro, un disperato, sotto una pesante giubba a vento, batte i denti dal freddo e vorrebbe morire. Sugli spalti una dozzina di avventurieri bardati come la notte di natale, rimangono assiepati malgrado le nuvole e quel gelido tramonto della Cornovalia. Sotto le loro coperte, sfidano la morte. Ogni tanto si sente un tetro clap-clap, qualcuno degli eroi prova timidamente a scuotersi dal torpore catacombale. Ad un tratto temo di veder spuntare la sagoma ammiccante di Salvo Sottile che s’interroga su un truculento omicidio ed invoca l’incidente probatorio.
Ma il funambolo vola, incurante di un panorama da ghiacciare il sangue nei polsi. Pare fatto di cera. L’avversario è uno di quelli veri, stavolta. Janko Tipsarevic serbo occhialuto e fine pensatore avvinto delle arti filosofiche. Sul braccio tiene un tatuaggio assai significante: “La bellezza salverà il mondo”. E ci credo che strabuzzi gli occhi e paia incredulo. Sta consegnando il primo titolo Atp ad Andreas Seppi. Un marchio a vita. Lui, quello della bellezza che deve salvare il mondo…e con quella faccia, la scucchia barbuta e gli occhiali da sole mentre incombono tenebre funeste.
Seppi tradisce un fil d’emozione ed il proverbiale auto killer istinct. Si fa riprendere e superare. L’altro leva le surreali lenti oscurate ed inizia a trovare il campo in buie selve. Sembra un copione già scritto, quando il serbo vince il secondo set. Sul lugubre campetto isolato nella campagna inglese, continuano piovere gocce malefiche ed infingarde, quasi invisibili. Il raggelante e sinistro verso di due avvoltoi che svolazzano in semicerchio sul rettangolo deserto, non promette nulla di buono. Qualcosa che nemmeno Edgar Allan Poe dopo essersi inalato sedici litri di oppio liquido, avrebbe potuto concepire. Andreas, placido e serafico, non se ne cura. L’altro inizia a diventare pazzo, mentre per il nostro è l’atmosfera ideale. Immagino cosa si dica mentalmente, con l’accento tipico del Werner Perathoner (“molto pene, zi…non ezzere zuccezzo niente, finco uguale, ja…”, più o meno). Due infermieri si portano via a braccia un coraggioso spettatore intirizzito, morto per la causa. Il serbo è letteralmente fuori di testa. Sciorina bestemmioni epocali, come non ne avrà mai pronunciati in tutta la sua vita. Vuole che quello spettacolo di terrificante orrore finisca, o venga almeno sospeso. “Shiny” grida all’arbitro, o forse è “Shining”. Essendo miope come una talpa cieca, non vede assolutamente niente in quel buio terrifico. E come beffa è anche abbagliato dal surreale e luminosissimo tabellone. Tiene gli occhi strabuzzati, non ci vuole credere. L’arbitro non sente ragioni ed Andreas vola giulivo, accompagnato da qualche gridolino di morte sugli spalti. Fa molta tenerezza l’altoatesino. Non ho mai potuto tifare per lui, mai raggiunto quello stadio di autolesionista pazzia anti estetica. Ma stavolta lo si spinge all’impresa. Si prende due break di vantaggio nel terzo e decisivo set. Un erbivoro della più classica scuola contaminata neozelandese/indiana come lui, non può non saperlo: Un 4-0 pesante, sull’erba, non lo si recupera mica. Specie se l’altro seguita a non vedere nulla e calare bestemmioni in sedici lingue. “E’ un incubo! Un fottuto incubo!” grida alla luna incombente. Il nostro invece è fenomenale, a “moscacieca”. Fluttua colpi leggeri e guarda col terrore dell’esploratore guardingo la rete. Mica si fida. Tipsarevic fa un punto, e per festeggiare spacca una racchetta in tre pezzi. E’ l’acme dell’irreale. Sul campo volteggiano anche due gabbiani richiamati da chissà cosa. Da lontano si ode il verso di una pojana suicida. L’arbitro decide che forse è meglio sospendere, visto che ora sta anche piovendo della grossa: 4-0 30-30. Glielo fanno proprio sudare il trionfo, al fantastico atesino brucante.
Il serbo se ne va sbattendo la qualsivoglia. Poi scruta quel paesaggio rarefatto e mostruosamente lugubre. Vorrebbe morire, credo. Ride nervosamente, ripensa a Dostoevskij ed alla bellezza, poi inizia uno strano singhiozzo nervoso e messaggia col telefonino a qualche fantasma. Andreas invece attende serafico. Per lui è uguale. Tanto ha già vinto. Vorrei, intimamente, che lo spettacolo riprenda, magari all’alba, avvolti da una lieve coltre di nebbiolina anglosassone. Sarebbe il degno coronamento di questo spettacolo tragi-comic-horror.
Invece riprendono quasi subito. Incredibile ed innaturale, il serbo si riprende i due break di svantaggio. Ed io, mentre da lontano mi pare di udire i versi di due jene, concludo di non aver mai visto uno spettacolo più divertente negli ultimi vent’anni. L’italiano fa di tutto per perderla. L’altro, che non vede niente e va a tentativi, di tutto per non volerla vincere. Lo capisco quando Tipsarevic cade goffamente. S’è fatto un gran male e zoppica. Pare la giusta conclusione con Seppi, emozionantissimo, che si porta a servire per il match sul 5-3. Solo un punto, perché quell’altro, vigliacco, dispettoso ed ormai pronto per il ricovero coatto in un nosocomio, abbandona a tre punti dalla fine. Nemmeno la gioia di levare le braccia al cielo, per l’eroe caldarense. Quanto il mondo sia malvagio e beffardo lo capisco in quel momento, col povero italiano ormai nei nostri cuori gonfi di palpitante emozione, che abbozza una faccia di contentezza dispiaciuta. Ed ha appena vinto il suo primo torneo Atp.






5 commenti:

  1. Bravo Picasso, ottimo articolo, come sempre! :)
    Buona domenica e soprattutto buon Wimbledon!

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  2. « Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale »

    Non ho mai tifato per il Seppione, ovviamente: è triste, noioso, monocorde, uno Schuettler minore (che già il maggiore bastava)...ma...ho goduto veramente a guardare questo spettacolo surreale di torneo, e sono contento che lo abbia vinto lui, sono pazzo? forse si...

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  3. Sei sempre divertente Pic, aspettavo il tuo reconto su questo successo italico con premura.
    In un mondo giusto Tipsarevic batte Seppi, ma il mondo non è giusto. Resta il fatto che il ritiro di Tipsarevic a 3 punti dalla fine (è "moltoSeppi"-rido-)è bastardissimo e carognoso ma dalle dichiarazioni è chiaro che era incazzato nero,resta comunque una porcata.
    Complimenti a Seppi ma proprio non riesco a gioirne più di tanto.
    Jess

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  4. @Fabio,
    Grazi'assai, sei gentile. Buon Wimbledon anche a te.

    @Drac,
    "Chi lo sa? La pazzia è relativa. Chi la stabilisce la normalità?" (Bukowski, da "Pulp" credo). Si configura una specie di pazzia autolesionista, senza nemmeno l'attenuante dell'estetica. Parecchio triste il caldarense. ma questo torneo se l'è meritato, ed anche il primo torneo Atp. Faceva parecchia tenerezza, perchè dev'essere un gran bravo ragazzo. In fondo. Che poi il challenger di Nottingham (con Tomic, Sela, Muller e Chardy) era ben più difficile, è altra storia...=) Ciao.

    @Star,
    Tipsarevic è nettamente più tennista del nostro. Ma Seppi è stato più serafico e meglio si è adattato al clima catacombal-surreale. =)
    Quanto al ritiro...vediamo se Tipsarevic rinuncia anche a Wimbledon. Certo è, che dopo aver recuperato due break (da 0-4 a 3-4) e conoscendo l'indole del Seppi, solo un pazzo può ritirarsi. Mi attendevo finisse in un palpitante tie-break del terzo. Chissà cosa avveniva, di ancor più terrificante. =) Il ritiro a pochi punti dalla fine è sempre osceno.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.