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sabato 4 giugno 2011

ROLAND GARROS 2011 - LA MURAGLIA CINESE NA LI STOPPA SCHIAVONE


Giornata tricolore – Dal vostro inviato nelle risaie di Pechino

Quando fai una cosa, falla bene. Me lo sono ripetuto mentalmente. E tra Eurosport ed uno streaming americano, opto senza indugio per la raitivvì. Andiamo, mi dico. E’ come seguire l’esito delle elezioni sul Tg di Emilio Fede. Se va come deve andare, la gioia è doppia. Metto pure all'orizzonte una foto di Binaghi come buon auspicio. Un primo piano intenso.
La Italia intiera, un anno dopo, si è nuovamente fermata. Ai piedi, nel braccio e nel budello della racchetta di Francesca Schiavone. La trentunenne milanese riuscita nel quasi miracolo della tecnica e della volontà, ad issarsi per la seconda volta nella finale del Roland Garros. Pure la tv di stato, come dodici mesi or sono, balza sul carro della vincitrice, o meglio della finalista, proponendo al contribuente medio le immagini del tennis, sport assai misterioso. Tra l’italiana e lo storico bis, l’esperta cinese Na Li. Tosta, concreta, pericolosa, favorita. Un delle possibili trentadue finali, forse una delle meno attese. Dal lato di tabellone della cinese, tutte le avversarie più insidiose, stecchite in sequenza arginandone la forza erculea con sapidi anticipi. Nell’ordine: Kvitova, Azarenka e Masha l’urlante svitata. Corsi e ricorsi. Come l’anno scorso insomma, l’italiana si ritrova in finale l’avversaria che le ha sterminato tutte le contendenti più pericolose. Lei è invece venuta via di classe ed esperienza, domando l’acerba russa rotolante Pavlyuchenkova e quella strana cosa francese, Marion Bartoli, in semifinale. Ma questa cinese ha ben altra tempra rispetto all’australiana già morta in partenza, Samantha Stour, battuta nella finale del 2010.
Si parte. A microfoni, manco a dirlo, la coppia delle grandi occasioni: Fabretti-Grande. Il sommo inizia leggendo un "papello" di struggente presentazione che rimarca le sovrannaturali  ed eccezionali qualità dell'italica tennista, come nemmeno ai tempi del littorio in sbiadite immagini in bianco e nero dell’istituto luce. Poi una sommaria descrizione della vil straniera dall’occhio a mandorla, da purgare il prima possibile senza indugio alcuno e pietà dei pavidi e lassisti disertori: “Una tennista senza talento”, sentenzia con gran sicumera. Eccoci. L’inizio è equilibrato, Na Li non patisce alcuna emozione, mentre la tricolor eroina è più contratta. Fatica ad azionare i proverbiali ”ahuiiiii” (dritti in top spin), ed è poco incisiva negli “ahuhiiiaaa” (rovesci slice). La figlia di Mao, con gli occhi assassini a mandorla si piazza in mezzo al campo e colpisce in perenne anticipo omicida. Profonda ed angolata. Niente da fare per la nostra, che non trova alcun rimedio. “Tennista tutto dritto questa cinese qui (senza talento, stavolta non lo ripete), il guizzo dell’ispiratissimo cantore. E quella piazza due magnifiche zampate di rovescio bimane lungolinea, all’incrocio. ”Francesca deve farla venire a rete, perché corre malissimo in avanti”, gli fa eco l’altra. Prontamente esauditi. Due smorzate in sequenza della talentuosa italiana, sulle quali la cinese si avventa con uno scatto degno di Ben Johnson d’annata e chiusa in scioltezza decontratta.
Na Li non sbaglia nulla e regala niente. Si trova alla meraviglia nell’incocciare d’incontro le bordate delle gran picchiatrici smidollate, ma nemmeno le variazioni portentose della nostra la scalfiscono minimamente. Vince il primo, scappa via anche nel secondo. L’italiana inizia dei soliloqui interessanti. Sorride suadente, fa segno al suo angolo che le gambe non girano. Barazzutti, al secolo “il muto”, fa sentire la sua voce tonante tra un punto e l’altro. Francesca è ad un passo dal baratro, quel doppio break che equivarrebbe alla resa definitiva. Il "duo cabaret" si fa più guardingo, ma ci spera ancora come tutta l’italia racchettara. Si prodiga in rutilanti macumbe d'antologia e speranzosi doppi falli dell’avversaria come nei peggiori bar sport. Il vate detta tempi e colpi che l’azzurra dovrebbe mettere in campo. E quella, quasi gli volesse rispondere (in realtà lo faceva al duo Garbìn-barazzutti), in un nitidissimo labiale: “Ma cosa cazzo devo fare? Vaffanculo va’!”, dopo l’ennesimo fendente che l’altra gli piazza a cinque centimetri dalla riga di fondo. Schiavone si salva ugualmente, con orgoglio, dal doppio svantaggio e rimane in corsa. Ci sono dei momenti, delle opportunità mancate o salvate in cui, avendone viste tante di partite, capisci come il match girerà. Ed infatti, dopo le grandi occasioni mancate banalmente, la cinese inizia ad accorciare, ad andare fuori giri e fuori di testa. Perde il servizio, bisticcia con un tifoso alle sue spalle, manda a quel paese il suo angolo. L’italiana zampetta garrula, la riaggancia, va a due punti dalla vittoria del secondo set. Sembra il solito canovaccio dell’indomita combattente.
Ma i match, a volte, girano anche due volte o più. Ed eccolo allora, l’altro punto di snodo. Rovescio ad uscire della cinese che sembra morire fuori. Sarebbe set point per mandare il match al terzo set. Ma il giudice arbitro controlla il segno e la battezza sulla riga. Sconcerto in cabina: “No, no…l’arbitro non può mettere in dubbio Francesca, se Francesca dice che è fuori è fuori, lei che è correttissima…ma veramente…”. Già, come può permettersi un arbitro a contraddire un tennista di siffatta correttezza? Potrebbero anche arbitrarsi da soli certi giocatori corretti. E’ la gemma migliore della giornata. Sugli spalti c’è anche uno spaesato Marat Safin. Pare invecchiato di quindici anni e dormire della grossa dietro gli occhiali. Probabilmente l’avranno trascinato lì di peso, appena sveglio. Ma intanto, dopo quella chiamata, il match finisce. Nove punti consecutivi della muraglia cinese, mentre la milanese ancora guarda quella riga.
Vince Na Li, secondo pronostico. Pacchianerie d’italici appassionati improvvisati a parte, la sconfitta nulla toglie all’impresa della tennista italiana, che continua a veleggiare ad est della simpatia, ma a Parigi trova sempre risorse impensabili a vederla trottare durante la stagione.

6 commenti:

  1. I due cronisti sono stati a dir poco imbarazzanti, oltre che per la faziosità anche per perle come "panta rei; cogli l'attimo" incommentabili. La cinese non ha un grandissimo gioco, però è molto concreta, sbaglia poco e sfrutta tutti gli errori delle avversarie. La Schiavone è stata troppo presuntuosa ed emotiva. M'è sembrato di vedere la finale dello scorso anno a parti invertite con la Schiavone che, come la Stosur un anno fa, entrava in campo convinta di aver già la coppa in tasca salvo poi scoprire che la cinese è un osso duro. Sul punto contestato, può anche darsi che avesse ragione lei, ma nel primo set la Li dopo aver contestato un punto a favore della Schiavone s'è calmata ed è subito tornata a macinare punti, la Schiavone invece è implosa dopo quell'episodio. Una vera campionessa avrebbe dovuto far spallucce e continuare con freddezza, non imbufalirsi e atteggiarsi come una regina a cui hanno fatto un affronto di lesa maestà.

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  2. Na Li non è un fenomeno, ma è tennista solida, che non regala nulla. E se si mette in mezzo al campo ed inizia a martellare in anticipo senza sbagliare niente, neanche Schiavone può niente. Malgrado continuino a dipingerla come essere che tutto può nel mondo degli umani. Per rientrare aveva bisogno che la cinese abbassasse il ritmo, sbagliasse un po', giocasse meno profondo. C'era anche riuscita a riprenderla per i capelli, la partita. Poi è successo l'episodio. Sinceramente mi fanno ridere queste discussioni che stanno trasformando il tennis nel calcio, coi vari movioloni di Biscardi. Un giudice arbitro non corregge una chiamata così delicata se non c'è un segno chiaro ed è convinta al mille per cento, o ha sbagliato segno. E penso che anche l'italiana l'avesse vista così. Forse era solo la delusione per la sfortuna avuta. L'occhio di falco ha dimostrato che era fuori di due millimetri. Detto ciò: 1) mi sembra assurdo che lo strumento non sia usato in uno slam, anche se su terra. 2) Il set point doveva anche vincerlo, eventualmente e poi vincere pure il terzo set. Detto ciò, non può poi permettersi di cedere di schianto, come una perdente qualsiasi..

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  3. -Potrebbero anche arbitrarsi da soli certi giocatori corretti-
    Grande!!! La correttezza che si sbandiera nel tennis a me lascia sempre molto perplessa, non sono così corretti come vogliono far credere (almeno non tutti)...ma ogni tanto piazzano la "ciliegina" per darne l'impressione.
    Quel punto poteva far rigirare il match, ma la cinese ha meritato cmq e lei si è persa dopo quel punto, il che non è il massimo. Ma ottimo torneo dell'italiana.
    Mi sono goduta i commentatori di eurosport in italiano, che a parte Gianni Ocleppo (?credo si chiami così), la Rossi e Ferrero sono bravi.
    Safin non si è perso nemmeno la finale maschile e sembrava anche meno attento che a quella femminile.

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  4. Sì, ogni tanto lo fanno (ed hanno dipinto sul volto la frase: "Ma chi me lo ha fatto fare?"). Quel punto poteva farlo girare come non poteva, ma è andata così e non si saprà mai. Penso sia stata molto più matura lei nelle sue dichiarazioni post match, di molti commentatori tifosi.
    Safin faceva ridere. Dovevano averlo trascinato lì dopo una notte difficoltosa. =)
    Ferrero me lo ricordo bravo, competente e misurato. L'altra sentita poche volte, forse due minuti.

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  5. ricordi cosa ti dissi un annetto fa quando la cinese battè la nostra mitica maria josè ?marco.v.

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  6. MJMS ci ha perso qualche volta. Una su terra quest'anno a Madrid ed un'altra che ben ricordo lo scorso anno sul cemento. La cinese è esplosa tardi. Non è certo una tennista entusiasmante, ma fa il suo e se in giornata regala veramente poco. Ciao Marco, alla prossima (magari al prossimo post dedicato ad una vittoria di Maria Josè. Sperando non avvenga nel 2016). =)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.