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lunedì 6 giugno 2011

ROLAND GARROS 2011 - NADAL RAGGIUNGE BORG


Giornata ultima (di sempre) – Dal vostro inviato, il pagellaro der quarticciolo. Pagelle, bilanci e cazzate estreme

Nadal eguaglia Borg con sei successi nello Slam parigino. Federer manca la nona (sinfonia), Djokovic ridimensionato rinvia il sorpasso e perde momentaneamente tutto. Tra le donne, solita zuffa dalla quale spunta la più costante cinese Na Li. Schiavone scagionata dal moviolone di Biscardi.

Rafael Nadal: 8. Solita cavalcata in crescendo come un diesel da Grande Slam. Nessuno come lo spagnolo riesce a gestirsi e trovare la forma partita dopo partita. Dai patimenti contro John Isner, alle incertezze con Andujar fino alla forma ottimale raggiunta stendendo Soderling e Murray. In finale è bravo e costante nell’attendere i suicidi di Federer. Corre, arrota attaccato ai tabelloni di fondo, annaspa, arranca, va sotto, recupera l’inimmaginabile esalando rantoli che somigliano rigurgiti satanici dell’immortale. Tanto, prima o poi l’altro s’arrende o va fuori giri. Come Federer. L’unico  a tenere quel ritmo da bolgia dantesca è Djokovic, ma lo svizzero glielo ha levato dai piedi con una prestazione da monumento sportivo. Si conferma padrone di Parigi e da quando ha fatto il tagliando alle ginocchia consunte da cotante inumane gesta, almeno sulla terra, pur non nel massimo della forza arrotane, è tornato quel combattente che si può arginare solo nelle giornate di plenilunio in mesi bisestili.
Roger Federer: 7,5. Regale come un puledro di razza da pelo luccicante che procede in sourplace fino alla semifinale. Perfetto e stellare come onirica essenza ultraterrena nell’affondare l’esagitata furia di Djokovic in semifinale. Solite fiammate e fughe della realtà nella finale persa contro Nadal, sua nemesi mortale. Un-due-tre-quattro magiche accelerazioni che quell’altro riprende come un satanasso avvolto da una nube solforosa. Poi al quinto il respiro si fa affannato e giunge la stecca clamorosa di chi è fuori giri, incredulo della propria umanizzazione. Per vincere  la finale serviva un’altra prestazione al limite della perfezione, come pure ello poteva. Invece la perde sciogliendosi nei momenti in cui occorreva assestare il colpo del knock out. Quella smorzata sul quasi set point del 5-2 primo set, cui seguono sette games di paralisi. E lo scellerato tie-break del secondo set, cui era riuscito ad issarsi col benevolo ausilio di una pioggia scaricata da propizie divinità. Senza più nulla da perdere torna furiosamente smagliante nella terza frazione, ma il match è ormai andato. Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, vate vobis. Ma di certo non erano in molti quelli che si attendevano uno svizzero così competitivo, e capace con orgoglio di reinserirsi nuovamente nel duopolio del futuro. Rivalità che di certo non potrà avere simili guizzi di estemporanea classe imprevedibile.
Andy Murray: 6,5. Il torneo dello scozzese somiglia vagamente ad un’odissea. Procede sicuro fino ai quarti quando, complice una caviglia dissestata, deve recuperare due set al pupazzo a forma di Djokovic (Viktor Troicki, 6) in un match interrotto per oscurità. Inebrianti sprazzi di gran classe nel riacciuffare il match per i capelli dal 2-5 al quinto, sciorinando cinque games da perfezione tennistica. Torna nella cesta perdendo in tre set da Nadal in semifinale. Come in un racconto del Bukowski di cui mi sfugge il titolo, continuano a mancargli “quei maledetti 10 centimetri” per l’apoteosi della vittoria in uno slam. Che se avverrà, non sarà certamente sulla terra battuta.
Novak Djokovic: 6. Doveva essere il torneo del grande shock in cui sbancava tutto, con quell’espressione di marziale violenza sadica che per molti si riassume in una parola: “simpatia, mamma che simpatia”. Il primo successo al Roland Garros, il secondo Slam della stagione, il record di vittorie consecutive appartenente a John McEnroe, e la prima piazza mondiale. Invece basta la defezione dell’eroico (una statua, merita) Fabio Fognini, ed un monumentale Federer d’annata per fargli perdere tutto. Ci prova in tutti i modi a far girare la semifinale, mettendoci tutta la foga e l’agonismo che possiede. Ma ci sono certe giornate in cui, di fronte alle immensità, non basta. Tutto rinviato. Ma il futuro è tragicamente suo (porta sempre benissimo dirlo).
Gael Monfils: 6. Sevizia tennistica autentica, cristallina. Canotta viola apparato funebre, ginocchiere da stunt-man ed inquietante tennis difensivamente acrobatico, spalmato come un geco sui teloni di fondo. Ancora una volta raccoglie ogni energia nel torneo parigino. In un match da contemporanea embolia all’ipotalamo ed ernia al cervelletto, la spunta su Ferrer (6 per quel ciuffo sbarazzino da ciwawa incattivito) in cinque set. Incontro sospeso quando anche l’oscurità sembrava essersi ribellata allo scempio estremizzante (i due sarebbero andati avanti tutta la notte, senza problemi). Ricondotto allo status di comprimario sgasato da Federer, nei quarti.
Robin Soderling: 6. Non gli riesce lo scalpo eccellente sulla magica argilla parigina, come nelle edizioni precedenti. Poco psycho e niente killer, stavolta. Procede di regolare violenza ignorante fino ai quarti, quando Nadal argina bene le sue sfuriate accecate ma poco assassine.
Juan Ignatio Chela: 6. Spot vivente del gerovital, l’ultratrentenne argentino irriducibile ed inestirpabile come gramigna. Parlare di gerovital per uno che anni fa venne pizzicato a somministrarsi magiche pozioni di nandrolone, potrebbe sembrare allusivo. In ogni caso, il dinoccolato argentino con la faccia da indio flaco della Pampa, ritorna nei quarti del Roland Garros a distanza di anni. Corre ed arpiona come imbracciasse una fiocina e non si arrende mai. Tranne che a Murray nei quarti.
Ivan Ljubicic: 6,5. Il suo dovere, il vecchio pirata Ljubo, continua a farlo sempre. Malgrado quella antologica pelata e l’afflitta espressione da pensionato che ne ha viste tante e beve la sua birretta melancolica appoggiato al bancone del bar. Commovente il primo set contro Nadal, sfolgorante la lezione tecnico tattica inflitta a Nando Verdasco (4,5. Sempre più macchietta di se stesso e più perdente di Seppi e Petzschner messi assieme che vogliono sembrare Nadal).
Eroi per caso. Il torneo delle grandi sorprese ha visto salire sul carro dei protagonisti per un giorno, un nugolo di tennisti delle retrovie. Lucasz Kubot (6,5) è magnifico protagonista di una incredibile rimonta ai danni di “Ciccio brutt(issimo)” Nicolas Almagro (4). Il marcantonio polacco con la canotta gli recupera due set ed un break di vantaggio nel terzo grazie ad un bel tennis macchinosamente offensivo che non disdegna inaspettate volèe. Gran combattente, anche piacevole a tratti. Uno che fa fare ad Almagro la figura dell’allocco, non può non essere gradevole. Stephane Robert (6,5), trentenne francese di lunga milizia senza squilli, si trasforma in eroe d’altri tempi sui campi del Roland Garros. Basta il suo tennis regolare, con qualche guizzo d’anticipo a riportare Thomas Berdych (4) nel suo normale status di “tacchino sparacchiante”, protagonista di una puntata di Superquark dal titolo “alla ricerca dei segreti di un cervello inesistente”. Senza più carburante dopo i cinque set di battaglia, cede di schianto a Fognini. Alejandro Falla (6,5). Alzi la mano chi si attendeva un torneo simile da questo esperto mancino colombiano da veloce, con l'espressione del volto da triste coglitore di Caffè Mokambo. Uno che solo sul veloce vale i primi cento. Basiti e stecchiti sotto le sue sapide accelerazioni mancine: Un esperto terraiolo come Starace, un bel talento in gran forma come Floryan Mayer, e l’altro eroe involontario Lucasz Kubot. Manca di un paio di punti l'incredibile qualificazione ai quarti di finale, sconfitto da Chela in cinque set. Lukas Rosol (6,5), ventiseienne qualificato di Cechia dinoccolato con la bamboccesca faccia da Andrei Medvedev, buon tennista da tornei minori in possesso di poderosi fondamentali (servizio e dritto devastanti), si scopre gran combattente da battaglie in cinque set facendo fuori l’eroe della scorsa edizione Jurgen Melzer (4,5) ed Eduard Roger de Vasselin (4,5).
Cabal/Schwank: 7. Per fatale errore, mi sintonizzo mentre è incorso la finale di doppio. Scenario lunarmente surreale, con una dozzina di avventurosi reduci sugli spalti. Questi due terricoli di purissima razza sudamericana giocano un doppio terrificante contro l’indimenticata “bestia” bielorussa Mirny e Nestor (in due, 76 anni). Il due sudamericani si avventano a rete, scattano, zompano come due ratti orripilanti, cambiano, lanciano urla agghiaccianti, esultano come pazzi squilibrati. Sugli spalti l’entourage dei due esulta in stile Tardelli al Mundial 1982. Cabal in un impeto d’agonismo vagamente omosessuale arriva a baciare Schwank sulla guancia, facendolo vergognare un poco. Poi perdono al terzo set, ma rimane un gran pezzo del Roland Garros 2011.
Italiani sugli scudi della normalità: Su tutti Fabio Fognini (7), capace di riportare l’Italia tennistica nei quarti del torneo parigino dopo sedici anni. Regola in sicurezza Istomin, poi Robert e Garcia-Lopez stravolti e paralizzati dalla fatica del giorno prima. Ma il piccolo grande capolavoro lo fa venendo a capo di Albert Montanes (6), quasi da fermo per i crampi e tirando vincenti come grandine in un match trasformato in virtuosa commedia dell’arte. Simone Bolelli (5,5), ripescato come “perdente fortunato” si destreggia dignitosamente sul centrale, perdendo in tre lottati set da Andy Murray. Dopo aver battuto all'esordio Frank Dancevic (una prece a colui che poteva essere). Il piccolo Federer di Budrio fa bella figura contro quelli forti, ma non riesce a battere quelli deboli (vedasi scempio nelle qualificazioni), il risultato è la posizione 112 del ranking, più o meno. Potito Starace (4,5), incresciosamente estromesso da Falla. Sconfitta rivalutata dal buon torneo del colombiano. Ma se non passa un turno nello slam su terra, difficile possa farlo altrove. Filippo Volandri (4,5). Meglio del quasi ex gnomo d’oltralpe Arnaud Clement in un primo turno di slam c’era poco. Lui finisce per perderci alla distanza. Ma il Karlovic al caciucco sembra prontissimo per i prati inglesi.

Donne

Na Li: 8. Questa ventottenne cinese esplosa in età matura, finisce per vincere con merito un torneo apertissimo ad ogni soluzione, dimostrandosi la più costante dell’incerto lotto. Una vittoria costruita facendo fuori con sapida esperienza le sfuriate folli delle varie orchesse "spatapummete": Kvitova, Azarenka, Sharapova, neanche fosse una invalicabile muraglia cinese che rimanda di là ogni bordata a velocità doppia. Senza arretrare mai di un centimetro ed in perenne accelerazione, non si fa spaventare nemmeno dalle ricercate variazioni di Francesca Schiavone nella finale.
Francesca Schiavone: 7,5. Sarà anche avvinta dalla sindrome di Lance Armstrong che concepiva una sola manifestazione all’anno, dedicando i restanti undici mesi alla sua puntigliosa preparazione, ma la milanese compie un altro piccolo miracolo, domando con grande esperienza le sfuriate giovanili di Pavlyuchenkova e le sghembe ambizioni della Bartoli. Stavolta manca l’ultimo gradino della finale, complice una cinese con gli occhi a fessura che non concede nulla. Nulla può il moviolone di Biscardi che pure testimonia fuori di due millimetri quella infingarda pallina che l’avrebbe mandata a set-point. E niente può nemmeno il gran sostegno dell’inarrivabile vate Fabretti (7+) al microfono rai-tv, lei quasi ascoltando il suo ammonimento: “Panta Rei, cogli l’attimo”, ubbidisce, scorrendo pienamente in quell'attimo fuggitivo partorito del neo filosofo eracliteo quantista della cazzata.
Maria Sharapova: 6,5. Prosegue nel buon momento, dopo il trionfo al Foro. Come la statua della libertà si pianta al centro del campo, chiude gli occhi e  congegna terrificanti roncole urlate. In obbedienza a precisi dettami di qualche coach avvinazzato, serve la prima a 185km/h e la seconda a 200 km/h (spesso fuori dal campo). Brutalizza Andrea Petkovic ed il suo insensato progetto fila liscio fino alla semifinale, quando Na Li le rimanda tutto dall’altra parte a doppia velocità, facendola rimanere di gesso. Pericolo scampato per gli organizzatori. In caso di finale con Francesca Schiavone, tra belluine urla di orgasmi mortiferi e lamenti da scaricatrice portuale, si rischiavano scene di panico e laceranti perforazioni dei timpani di ignari spettatori.
Marion Bartoli: 6,5. Indiscutibile protagonista, questa francese che si issa fino alle semifinali come un mistero inesplicabile. Danza neanche fosse Suzanne Langlen sciancata e senza collo, scuotendo la lunga ed unta coda di cavallo corvina. Colpi quadrumani di stordente ineleganza, occhi da pernice ed autoincitamenti contagiosi simili ai versi di un primate del Botswana. Mima nell’aere strane mosse a metà tra la danza maori ed uno strano rituale woodoo. Nemmeno i francesi riescono a tifarla. Batte comunque Goerges e Kuznetsova, niente può contro Schiavone
Victoria Azarenka: 6. Esorcizzata da qualche equipe di luminari esorcisti, appare serena. Paonazza ed ingrugnita, ma quasi castrata e trattenuta in quei gesti da camionista isterica che l’avevano resa celebre nel circuito. Il tennis ne guadagna e sembra una delle favorite. Fino all’avvento della castiga-valchirie randellanti Na Li, sua bestia nera, contro cui non riesce proprio a trovare rimedi tattici.
Anastasia Pavlyuchenkova: 6+. Ha solo vent’anni questa ragazzona russa, ma da almeno tre si attende la grande esplosione, visto che a quindici asfaltava in sicurezza gente come Caroline Wozniacki e vinceva slam junior a grappoli. Sembrava l’occasione giusta, ma si fa recuperare avanti 6-1 4-1 da quella vecchia volpe italiana, pagando l’inesperienza a certi livelli. Sarò pazzo, ma la rotolante russa mi sembra più dotata della altre picchiatrici della sua specie. Sarà per quella rapidità di braccio e pulizia dei colpi, o per la (rara di questi tempi) capacità di giocare colpi contro tempo. Forse sono davvero diventato pazzo, questa volta.
Sabine Lisicki: 5. La tragedia che si appalesa su un campo da tennis. Si fa rimontare, si fa male, piange e perde da Vera Zvonareva. Questa giovane tedesca dai colpi devastanti è tristemente colpita da un indecifrabile morbo psicosomatico. Si rompe appena si compie la rimonta dell’avversaria. Qualcosa deve intrecciarsi mentamente, le si affloscia anche il fisico e fa crack. O immagina di farlo, per darsi una giustificazione inconscia. (Ah, lo inconscio…). Rimane nella mente come una delle immagini più significative del torneo la sua perizia stizzita nello sputare via il nero della banane, prima di trangugiarle a guance piene.
Petkovic/Goerges: 5,5. Gemelle diverse della Germania tennistica. Entrambe giovani ed in ascesa. Muscolata e vagamente mascolina una, estremamente femminile l’altra. Picchiatrice macchinosa come una vaporiera una, picchiatrice un filo più fluida l’altra. Una viene stesa da Masha la siberiana, l’altra da Marion Bartoli. Ma in ogni caso, aggiungendo al lotto Sabine Lisicki, la Germania del tennis femminile ha un florido futuro. Poi, quasi per caso vedi il risultato di una esibizione appena giocata ad Halle: La quarantunenne Staffi Graf batte Julia Goerges 3-6 6-2 11/9, e pensi che in fondo stavano molto meglio vent’anni fa
Vera Zvonareva: 4,5. Poteva essere il suo torneo, senza le lungodegenti Williams (ormai ex tenniste), con Kim Clijsters tenuta assieme solo dal nastro adesivo e Caroline Wozniacki subito fuori. Invece si fa sorprendere ancora dai colpi sfrontati della più giovane connazionale Pavlyuchenkova. Delizioso il modo in cui cade, elegantemente goffa sull’argilla, come ballerina del Bolshoi colta da isterico prolasso placido.
Svetlana Kuznetsova: 6. Veniva da un periodo di atroce flessione recalcitrante. Sorprende arrivando nei quarti, ma si lascia superare da Marion Batoli perdendo la grande occasione di ritornare in finale. Rimangono quegli shorts aderenti assai conturbanti a gettare gli animi degli appassionati nello sgomento più assordante e a farsi delle domande sulla propria omosessualità latente.
Caroline Wozniacki: 4. Fa quasi tenerezza vederla in difficoltà, come se si vergognasse d’esser la numero uno al mondo, provando a fare qualcosa di diverso dal regolare pallettarismo che l’ha issata lassù. Non è colpa sua se le altre procedono ad orridi strappi, ed il computer ragiona per numeri. Ma nella Wta attuale può succedere che la numero 30 al mondo in buona giornata (Daniela Hantuchova, 6) possa schiantare la numero uno, lasciandole quattro games. Senza destare scalpore.
Kim Clijsters: s.v. Viene da domandarsi cosa sia andata a fare a Parigi ridotta in quel pietoso stato fisico. Dura un set e mezzo, prima di arrendersi alla giovane olandese Arantxa Rus. Altre si sono arrese al fisico, lei continua a provarci. Non si ritira nel match pur con una spalla svitata, non si ritira nemmeno dall’attività agonstica. Sperando riesca a rimettersi in sesto.

16 commenti:

  1. diciamoci la verità,ieri federer avrebbe vinto su qualsiasi altra superfice,peccato perche un nadal cosi sottotono sulla terra francese non si era mai visto.Fabretti è il solito strazio,lo scorso anno che la schiavone vinse si poteva tollerare ma durante una sconfitta è una tortura.ciao a presto marco.v

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  2. Ma io non credo fosse sottotono. Forse non è al massimo della forma raggiunta qualche tempo fa, ma per batterlo sulla terra occorrono ugualmente le cannonate (chiedere a Murray e Soderling, prima di Federer). Poi per carità, Federer poteva vincerla fosse stato più freddo nei momenti cruciali, terra a parte. Forse è stato uno dei pochi match su terra dove ha dato la netta impressione di poterlo fare
    Fabretti è sempre insostenibile. Ma ormai credo che la Tv di stato lo tenga lì, perché bene o male, fa discutere. =)
    Ciao, a presto.

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  3. il nadal che batteva federe tre set a zero,ovinceva melbourne e wimbledon era un'altra cosa speriamo per lo spettacolo londinese che gli equilibri restino cosi

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  4. Se gli equilibri saranno rispettati, la finale sui sacri prati londinesi non potranno che giocarsela i due funamboli dell'erba: Seppi&Petzschner. Con possibili inserimenti a sorpresa di Mannarino e lo scalpitante Kohli. =)

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  5. Ma tra l'altro, a sentimento penso che il numero 2 a Wimbledon sarà Federer, no? Se considerano i risultati sull'erba, non é che il "buon" Djoko abbia chissà quali precedenti... quindi...

    Inoltre confido nel sorteggio per un bel "revival" Nadal - Petzschner con spietata vendetta del secondo =)

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  6. (Pensiero ad alta voce: tre minuti-secondi di Berdych ad Halle son bastati a provocarmi virulenti conati di vomito. Mai vista "cosa" più insensata. Via-via-sciò-pussa via!).
    Ciao Siro,
    Sì, penso che Federer parta come #2 a Wimbledon. Djokovic non s'è mai trovato a suo agio sui campi in erba. Ma dopo essere uscito dal periglioso tunnel celiaco, chi può dirlo. Magari impara a strisciare come un serpe anche sui prati.
    Revival Nadal-Petzscher...sono assai pessimista. I sovrannaturali eventi da pre-implosione del mondo, di solito avvengono una sola volta. E il fesso ha già sprecato la sua occasione. =)

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  7. Anche secondo me sull'erba non sarà mai al suo agio, ma mai dire mai con lui ;)
    C'è un assoluto bisogno di Del potro. Spero non si rompa più, ma i soggetti "giovani e di cristallo" sono sempre una disgrazia.
    Lo dicesti che dopo un'occasione così "uno si fa solo ancor più perdente",avevi ragione.
    Non accadrà, ma sarebbe una bella cosa da poter sognare una notte dei primi turni: Revival la vendetta- le origini dell'mto.
    Berdych via, sicuro non difenderà la finale e se va bene si sta accartocciando su se stesso fino a scomparire.
    Jess

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  8. Mi ricordo ancora un paio di lezioni (Halle/Wimbledon) che gli inflisse Tommy Haas (parlandone da vivo, oggi battuto anche dal caldarense erbivoro). Ma visto lo stato di "grazia" meglio non sbilanciarsi troppo sul serbo.
    Un re-match Petz/Nadal è assai improbabile, ma hai visto mai. Intanto, in preparazione dello evento, vincerà di slancio ad Halle. Certo. =)
    Berdyvh..mah. Visto un par di games. E' una cosa di cui non si capisce il senso. Tira bordate insensate fuori di sei metri. Doppio fallo sul set point contro, a 220 km/h. Boh, sarà un gran talento questo.

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  9. Seppi erbivoro :)) è davvero lui il nostro campione che si adatta a tutte le superfici!
    Per me Bedych non è mai stato un campione, nè una promessa, nè un futurubile, non mi è nemmeno mai piaciuto, ma chi sono io.

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  10. Ma certo. Come dimenticare quelle certosine sgroppate brade verso la rete e le volèe feline del nostro istrione. Intanto è passato sopra il cadavere di Tommy Haas.
    Non so se l'ho scritto qualche volta (non credo), ma Berdych non mi piace. Non si può negare che abbia mezzi tecnici superiori ad altri. Che (fino ad ora, non si sa mai), non ha sfruttato. Ma davvero lo trovo di una insensatezza leggendaria. Tecnicamente chioserei: "Nun s'aregge". =)

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  11. hai visto malisse-murray al queen's? Gran partita...bastano un paio di accellerazioni fulminanti e un ricamo a rete e pensi : "bah...ma davvero questo tizio ha in bacheca soli 3 "miseri" titoli atp ed un b.r. di numero 20 risalente a quasi 10 anni fa?"...beh, purtroppo si. Ma forse e anche per questo che il belga si lascia preferire ad un djokovic qualunque. Dico bene o dico benissimo?... Scherzi a parte, cosa ne pensi? Ciao e a presto.

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  12. Ciao,
    Un nome o un nick? Così vedo di ricordarmi. Alemeno ci provo.
    Malisse...beh, storia vecchia. Non sono certo io a dover scoprire che ha un braccio ed un talento pazzesco. Avrebbe potuto avere una carriera da top 5 fisso. Invece, sappiamo com'è andata. Mettici la pigrizia, la svogliatezza e gli infortuni in serie (conseguenza delle prime due cose). Ognuno nasce con un talento per qualcosa.
    Poi sta a lui saperlo decifrare e sfruttarlo. Oppure fregarsene. Lui ha proprio dato l'impressione di sdegnarlo. =) Purtroppo chiuderà avendo vinto meno tornei e con un b.r. minore chessò...di Gimeno Traver, Troicki o Grannollers..

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  13. Riga, doppia riga, mezza riga, un quarto di riga, nastro, doppio nastro, nastro a stoppare, nastro a scavalcare, nastro a palombella, ancora riga con nastro...BASTA, abbandono sconcertato da tanto immane deretano di cechia. Qualcuno faccia qualcosa...

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  14. Un sogno! Un Sogno! Un SOGNO!
    L'amore trionfa sempre sull'odio.
    Una finale Picasso-Kohli...sull'erba vera. Anni ed anni di malvagi dileggi, dolori, dispiaceri ed ulcere perforanti svanite in un magnifico istante. La mia intima missione di blogger può dirsi conclusa qui.
    Un grazie a tutti per la partecipazione, e addio per sempre.
    Voster-Semper-Voster, Picasso.

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  15. Addio!
    Speriamo arrivi così a Londra che la mina vagante...non si sa mai. Sono contenta anche per Kohli ma deve vincere Petz.
    Guardando la classifica ci si mette le mani nei capelli, io non la guardo quasi mai mi è finita a vista per errore, ma certe posizioni proprio non si spiegano, ci si vede gente che andrebbe cacciata a calci almeno fino ai primi 20.

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  16. Sembrerà strano (ma anche no), io non conosco la classifica attuale del Kohli o di Petzschner (azzardo tra il 30 e il 50 il primo, tra il 70 ed il 100 il secondo). Fa il tempo che trova. Ci sono tennisti con picchi da top 10/15 e over 150, la media è presto fatta. Ed altri che veleggiano seppisticamente con costanza al numero 50 gabbando il computer vincendo Kitzbuhel o San Marino.
    E' in giornate come queste che penso a quel cetriolo in salamoia deambulante che vaticinava sul maggior prospetto tecnico di Bolelli rispetto al teutonico. Già me lo vedo lo sprezzante campione italico (in una sf atp) a fronteggiare i missili di Berdych grazie ai suoi ormai leggendari e comatosi riflessi. O opporsi alla sua battuta grazie a quella luciferina risposta morta da over 300 ormai rinomata nel mondo. Che gente-che gente. =)
    Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.