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mercoledì 10 agosto 2011

DA MONTREAL A SAN MARINO - LA SCIAGURA


Dal vostro inviato a San Marino, il secondo da sinistra. Che tre eravamo iersera.

Appollaiato nella mia poltrona da sbevazzone in relax, nella fase di meditazione e sgargarozzio moderato, in serata guardo quei buffi tizi che tirano racchettate. Più o meno goffe, più o meno divertenti. Ben sopporto anche il condizionatore a due metri di distanza, che mi atrofizza il lato destro del corpo. Il bello della rete e di “questo internet qui” come lo definisce con perizia da futuro statista dall’abbonata licenza media “il trota”, è che si può viaggiare in un secondo dal territorio americano, alla piccola Repubblica di San Marino. Grandezza cementizia canadese o desolazione estrema in pochi secondi. Calura del giorno ed umida afa della serata sammarinese. Petzschner o Bolelli.
Manco di poco il brillante esordio del pittore teutonico Philipp Petzschner, che a Montreal si sbarazza in due set di Gilles Simon. Dove sta la sorpresa? I numeri sono fatti per essere trascurati. Nel tennis ed in ogni anfratto di esistenza, un numero novanta ricco di gran talento surreale, può tranquillamente battere un top venti dagli schemi impiegatizi, prevedibile, attendista e noioso quanto una poesiola di Sandro Bondi. Se poi ci mettiamo che il tennista senza top di rovescio (ah che sciagura, dice ancora qualcuno), se in giornata di normale ispirazione, di solo slice può mandare al neurodeliri (reparto furiosi) ottantacinque/novanta tennisti su cento, arrivo a dire che il pronostico è stato rispettato in pieno. Per una volta. Colgo sul finire invece, gli ultimi annoiati e raccapriccianti games di Andy Murray. Il vincitore delle due ultime edizioni del Masters canadese. L’incompiuto che si esalta in tornei grandi ma non troppo, si lascia morire come un’alga rinsecchita all’esordio. Prestazione imbarazzante dello scozzese, sconfitto da Kevin Anderson, una specie di Fassino imprestato al tennis. Per carità, tipo dal servizio devastante e tennis d’attacco che non ti dà respiro, “il secco” sudafricano. Uno che sul veloce vale i primi 40/50. Ma rimane comunque l’imbarazzo per la prestazione del numero 4 al mondo. Per conformazione antropomorfica, movenze trascinate e faccia d’estrema ripugnanza svogliata, le sue sconfitte si rivestono di un’aura tragicamente oscena. Se poi ci aggiungiamo un tennis particolare e a tratti raffinato, che quando non funziona lo rende repellente allo sguardo dello spettatore medio, il quadro è completo. Qualcuno ricorderà i tre games e le salve di fischi con cui fu salutato a Montecarlo, dopo una medesima prestazione contro la cinciallegra inconsapevole Kohli.
Poco male, gli altri grandi sono stoppati nell’esordio da una pioggia torrenziale. Avanza solo Jo Tsonga, che regola di giustezza Fabio Fognini. Il ligure, pur con mille difetti, almeno ci prova. A partecipare e tentare qualcosa. Lasciate da parte il talento o il genio (quella è altra cosa), ma se vuoi provare un guizzo al Nou Camp, meglio la svogliata imprevedibilità di un Cassano che l’encomiabile Pellissier. Dove Pellissier sarebbe Andreas Seppi. L’indemoniata tigre assassina si presenta in Canada dopo accurata preparazione, la settimana prima, nella palude acquitrinosa di Kitzbuhel. E dal 5% di possibilità di fare partita contro Marin Cilic, gliene restano 0,01%. Nessuna novità, anche qui.

Ma c’è anche un’Italia che vive, lotta e respira (a mala pena), nel personalissimo circuito italiano (o zone limitrofe). Quasi un altro sport. Si dibattono come totani Starace e Volandri, top players in queste circostanze. Non se la sono sentita di andare in Canadà. Impiegati della racchetta che non hanno più niente da dire dove conta sul serio. Basterebbe farsene una ragione. Medesima scelta di ferie-lavoro anche per Simone Bolelli. Vuoi mettere lo smog e le acciaierie del nordamerica, col cicaleggiante mare della Romagna? Pazzi solo a crederlo. Ximena starà a casa, in attesa che ritorni dal lavoro. Tutta fastidiata e stesa sul divano, sgranocchia cioccolatini e pensa: "Ma ancora col tennis s'è fissato questo qui?". Eccolo allora, il gran campione, che si sbatte con gran cipiglio nel primo turno sammarinese. Tre spettatori paganti. Molti si lamentano delle wild card a Muster. Il vecchio leone austriaco la sera prima ne aveva portati molti di più. E pazienza se poi ha perso dopo serrata lotta contro il numero 462 o giù di lì.
Innanzi al fenomeno nostrano niente meno che Benoit Paire, circense tennista da baraccone, divertente, spumeggiante e irrimediabilmente votato al suicidio. Anche il ragazzo d’oltralpe ha poche ambizioni, ma almeno diverte. Il piccolo e futuro Federer fatto in casa (di 26 anni) sembra armato di buona volontà, a passare un turno. Colpisce bene di dritto, rema alla bell’e meglio. Tanto sembra bastare per regolare le sfuriate esageratamente intermittenti del naif francese. 7-6 4-2 per il nostro impavido eroe, e già me li vedo, tutti eccitati, i supporters del bandierone. Uno in particolare, che ancora circola a piede libero: Ora avrà ben fondate speranze di vedere Bolelli al Master di Londra 2012. Per Trevisan invece forse è un po’ tardi, ma nel 2013 ci sarà senz’altro. Ma è lì che la mestizia li avrà colpiti. D’un tratto il francese inizia a mettere smorzate e partorire accelerazioni vincenti di bimane rovescio con maggiore costanza, e per l’italiano resta poco da fare. Rimane solo la figura del povero soldatino di piombo, quasi ischerzato dal ludico schema di Benoit: smorzata, pallonettino e grassa risata o raglio d’incitamento (“Allez Benoiiit”, dovete sapere che fa i discorsi con un tale Benoit, Benoit). Simone si altera aggiustandosi il ciuffo, da vero combattente. Col piglio di chi è abituato a ben altre platee si lamenta del campo dissestato: "sochmel...ma che campo è questo, oh!". Parecchio triste l’epilogo: l’italiano cede il secondo e molla di schianto nel terzo, con le pigre gambe ormai spezzate dalle continue e goffe corse in avanti cui il lazzarone francese lo ha costretto. 6-7 7-5 6-2 Paire. Anche qui, dove sarebbe la novità.
Il gatto lo guarda con un po’ di commiserazione. Vorrebbe dirmi: “Fammi conoscere quei cani che parlavano di Bolelli gran talento, perdio…”.

2 commenti:

  1. Caro Picasso,
    ottimo articolo come sempre. :)
    Straordinaria (!) la foto di copertina con Murray in versione "l'urlo di Munch".
    Attendo con impazienza i prossimi aggiornamenti, con l'amico Rafa eliminato a sorpresa.
    (Io sto godendo come un porco).
    A presto!

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  2. Grazie Fabio. Sì, in effetti, aprendo il blog, quella foto subito rende bene l'idea di una sciagura. =)
    Saputo e visto qualcosa di Nadal. Dodig un eroe d'altri tempi. C'è chi ha il pane e non i denti. E chi come Dodig, invece, pur non essendo fenomeno, ha coraggio ed intelligenza per usare una tattica. Una.
    Ciao, a presto

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.