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lunedì 8 agosto 2011

LA CASETTA IN CANADA' - MASTERS 1000 MONTREAL - DOTTA ANALISI DEL TABELLONE ED INEFFABILI PRONOSTICI




Dal vostro inviato commissariato (ma non ditelo in giro). Il prossimo passo sarà una badante tedesca

Tenevo una casetta piccolina in Canadà, dice il grammofono d’epoca. Ora il  masters 1000 di Montreal non sarà piccolo, ma nel periodo post vacanziero rappresenta ghiotta occasione di una piccola soddisfazione per più di qualcuno. Antropomorfiche disquisizioni porterebbero a credere in un Nadal al poco carico dopo le ferie marittime, lui che per rendere al massimo ha bisogno di carichi di lavoro equini. Pare che zio Toni abbia fatto portare sulla spiaggia di Ibiza dodici tori di Pamplona da fargli trainare in decontrazione nelle pause cocktail, ma bisogna vedere se basterà questo lavoro defatigante. Stesso discorso per l’altro forzuto di Serbia, Djokovic. Quello ha però dalla sua il genio, la fantasia e quell’istrioneria assai divertente e confinante con la contrazione di uno scorbuto fulminante. La vacanza gli avrà fatto perdere per l’eternità l’orrenda forma disumanamente scucchiata? Sperare è lecito, ma la fine di chi spera è ben nota. Gioco forza dovrebbero aumentare le possibilità per Federer, a rigore di quella logica inesistente nel tennis come nella vita. “L’anzianotti” trentenne svizzero, chiamato così dagli stessi che esaltano la giovinezza di Schiavone, Ferrero, Stepanek (fresco vincitore a Washington, mostruoso e bello come un osso di seppia) e Montanes, nel massimo del loro fulgore atletico. Fors’anche di Schuettler, di chi scrive e dell’unto di Arcore in rampa di lancio verso le Kayman (lasciatelo partire. Obolo improvvisato per pagare il carburante del velivolo). Allo svizzero però, ormai, per dominare come un tempo manca quella terrificante capacità di coprire il campo in difesa che hanno gli altri due. Già, il gran segreto del tennis moderno è quello. Ai voglia ad avere colpi d’attacco o ad effetto. 
Chi potrebbe ancora esprimere entrambe le cose è Murray, parlandone da vivo. Al solito egli si esalta nei grandi tornei appena al di sotto della consacrazione mondiale. Possibili outsiders: Soderling, Tsonga, Del Potro, ed il talentuosissimo cacciatore di tordi Berdych. Mine vaganti (per se stessi) Gulbis e Gasquet. Malisse è infortunato. Italiani? Ah, certo. Colori azzurri difesi con onore ed indomabile ardimento da Seppi e Fognini che in un picco di coraggio da esploratori indefessi han deciso di partecipare. E dal lodevole qualificato Cipolla. Fognini chiuso da Tsonga che dovrebbe poter vincere anche palleggiando con la sinistra e bendato per un set. Qualche chance in più per la montanara tigre assassina Seppi opposto a Cilic. Pochi giorni fa ci ha vinto quattro games, questa volta può arrivare financo a sei, se l’altro continua a giocare con le scarpe piombate e spara tutto in piccionaia. Gli altri azzurri combatteranno nel prestigioso chellanger di San Marino. Buon torneo minore per buoni tennisti minori come Starace, Volandri e Lorenzi. Sia mai disputare le qualificazioni canadesi ed imbattersi in gente terrificante e dall’alto lignaggio tennistico come Yani, Ilhan, Levine, Russel, l’orsacchio sbrodolino o addirittura Oullette (o Omelette, non mi sovviene) battuto addirittura da Petzschner. Sia mai. Siam italiani, ci abbiamo le spalle strette ed essere top 100 è già traguardo da preservare con l’animo di chi si tiene il posti fisso al catasto.
Partendo dagli ipotetici quarti di finale, esaminiamo con solerzia indefessa il tabellone nella sua interezza. Qualificati annessi.

Djokovic-Monfils. Il numero uno serbo ancora dalla parte di Federer. Se ci arrivano, semifinale dal sapor di finale. Per Nole unica minaccia verso i quarti è Juan Martin Del Potro, misurandone le reali velleità di ritorno. Difficile possa impensierirlo il “nosferatu” che pare scongelato dopo sei anni di morte apparente ed ormai all’ultima giostra, ai secoli Davydenko. Il russo qualche rischio lo corre persino contro Cipolla. E ho detto tutto. Il tragico finalista di Washington Monfils proverà a non lacerarsi, prima di tutto. Poi rischia già qualcosa contro l’americano Bogomolov. Più di qualcosa contro un pur stanco Isner o il Djokovic da maldestri falsari, Troicki.
Djokovic 70% (Del Potro 30%) – Monfils 35% (Isner 35%, Troicki 28%, Bogomolov 2%).

Federer-Almagro. Più dell’esplosivo spagnolo simpatico quanto in riccio di mare nel gargarozzo, l’ex numero uno dovrà guardarsi da Tsonga in un atteso ottavo di rivincita del recente confronto a Wimbledon. Ammesso che il francese si disfi di Tomic. Curioso sapere se Jo avrà mantenuto il motore della sua delicatissima macchina ben oliato. I suoi ingranaggi sono delicatissimi, almeno quanto la corteccia cerebrale del trota (futuro premier). Prima del francese, secondo turno di passeggio per Federer. Almagro si ritrova impelagato invece in una gaudente ridda di leziosi tricotatori dall’agonismo tipico dell’imminente rigor mortis: Gasquet-Mayer e Stakhovsky-Kohlschreiber primi turni da vedere, per dormire più serenamente appagati del nulla. Gasquet per assurdo potrebbe soffiare il posto nei quarti ad Almagro. Voglia il cielo.
Federer 50% (Tsonga 35%, Tomic 15%, Chela -100%) - Almagro 40% (tutte le scimmiette con l’esaurimento nervoso messe assieme, guidate dal solerte capobranco Gasquet, 60%).

Fish-Murray. Potrebbero arrivare entrambi ai quarti. Ma anche no. Mardy parso spremuto dall’estate di pressanti impegni dovrà ben guardarsi all’esordio dal vincente di Stepanek-Feliciano Lopez, match in bianco e nero stile “Casablanca”. Poi per lui ci sarebbe Ernests Gulbis, in una replica della recente finale a LA. Il lettone ha già dimostrato di poterlo battere, ma come al solito deve prima vincere le oscure forze delle ranocchie indemoniate che gli ballano un sirtaki sciancato nella calotta cranica. E Juan Carlos Ferrero al primo turno. Poi avrebbe Misha Youzhny in un confronto sponsorizzato dal centro d’igiene mentale di Montreal specializzato in alterazioni della psiche. Non è mica detto però che il russo batta Llodra, anzi. Murray senza grossi patemi, se si eccettua il gran battitore “il secco” Kevin Anderson, ed un ottavo contro Wawrinka o Nalbandian (bellissimo primo turno da clinica “quisisana dall’acne e dall’adipe”).
Fish 30% (Gulbis 30%, Youzhny 20%, Lodra/Stepanek/F.Lopez 20%) – Murray 55% (Wawrinka 20%, Nalbandian 20, Anderson 5%).

Berdych-Nadal. Berdych favorito per l’ingresso ai quarti. Potrebbe fargli (meraviglioso) sgambetto Alexandr Dolgopolov, sempre che la libellula pazza d’Ucraina affronti il torneo con intenzione di giocarlo. Si è ben preparato (sulla terra), ma non essendo Seppi o Fognini ed avendo anzi un bel talento anomalo, non si sa mai. Difficile che emergano il bucaniere dalle polveri bagnate Karlovic o l’estro tipico dell’acqua liscia dell’acquedotto, Gilles Simon. Il francese inizia e rischia all’esordio contro un lodevole qualificato tedesco, Petzschner. Per altre informazioni chiedere di lui al suo neuropsichiatria ricoverato d’urgenza dopo aver provato a studiarne il caso. Poche angherie per Nadal, più del talento immaginario di Chardy lo spagnolo dovrà pensare a trovare la condizione. Ottavo in prospettiva contro Verdasco. Ammesso che qualche utopista svitato ancora creda in Verdasco o nelle dimissioni di un Premier imputato di prostituzione minorile. Ce ne sono di matti in giro. Nando un po’ rischia persino contro il fagiolino colombiano Falla o Tipsarevic. Ammesso, anche qui, che qualche pazzo visionario ancora creda in uno che perde una finale Atp da Seppi o che una nazione intera non possa essere governata da forze che mirano alla secessione. Poveri illusi.
Berdych 45% (Dolgopolov 35%, Simon 20%, Petzschner -30%) – Nadal 60%, (Verdasco 20%, Falla/Tipsarevic/Goldrake/Maga Magoo il restante 20%).

Potrei anche scrivere del tabellone del Wta di Toronto, ma debbo spendere i restanti 15 minuti per cucinare: Ravioli ai funghi porcini in salsa di noci).

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.