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domenica 11 settembre 2011

US OPEN 2011 – FEDERER: SUICIDE IN NEW YORK (ELEGIA DI UN SUICIDIO NUOVAYORKESE)


Day 13 – Dal vostro inviato conta bubbole, sopravvisuto al super saturday

Sarà quell’atmosfera frizzante, venata di chiassosa isteria, ma New York si presta a meraviglia per il racconto di un romanzo delirante. E’ ideale proscenio di grandezze, disastri, emozioni e catastrofi. O per un film di nevrotica asfissia/liberazione cerebrale partorito da Woody Allen. Lui e la sua New York. Si presta a tutto, quella gigantesca grande mela. La grandezza di una città ferita, che proprio ieri celebrava con ferale compostezza il decennale dell’attacco alle twin towers.
Qualche ora di fitta pioggerellina altro non ha fatto che aumentare la spasmodica e chiassosa attesa per la prima semifinale: Federer- Djokovic. Come l’anno prima, di fronte in semifinale. Il vecchio ed elegante despota defenestrato da questa specie d’inelegante marionetta travestita da giullare, mezzo Pippo Franco e mezzo tagliatore di gole da wrestlemania. Attesa che palpi in quei gridolini d’eccitazione del pubblico e dagli ombrelli che si schiudono. Cosa impiperà a me? Attendo solo di vedere i diavoletti che ballano nelle loro menti, appena scenderanno in campo. Semplice vedere una partita, capire se quel marrano deve giocarla più lunga. Magari insistere sul dritto dell’altro o cercare con più frequenza la rete. Facile, ma anche noioso. Il gran segreto per trovare interessante questo strambo sport è inventare le cose, provare a carpire inesistenti tragedie della psiche, eroismi, deliri e suicidi inconsapevoli. Perché qui dentro, secondo voi, c’è qualcosa di non inventato? Sono un artato menzognero.
Intanto che son perso in profonde dissertazioni mentali sulla vita ed il microcosmo, quelli sono già entrati in campo, pronti a dare il via al magnifico "Super Saturday". Federer non vuole pensare allo scorso anno, al tragico epilogo. Non vuole fare la stessa fine da pesce in barile, intrappolato ed impotente nelle spire dell’orrido ragno che lentamente si stava costruendo l’ovetto d’increscioso dominio. Lo svizzero sa di dover evitare lo scambio lungo e quella cruenta sfida a due mani, che inevitabilmente vedrebbe l’esaltato serbo dominatore. Non deve ricadere nello stesso trappolone, vittima prima ancora del suo orgoglio incensato che delle ineleganti gesta marionettistiche dello spiritato avversario. La pugna e le pugnette, sarà un caso se i due termini si assomigliano. Debbo interrogare un esperto di semantica.
Ed è bravissimo Roger. Via, servizio e dritto in sospensione sulle nuvole. Centrato, sicuro nei suoi colpi accecanti, ma anche di rovescio. E’ il segno di una giornata di gran spolvero che ben fa il paio con due settimane di ottimo tennis. Vola, danza  e colpisce, tanto leggero e  così devastante. Sarà quella la grandezza? Può essere. Lo snodato dominatore degli ultimi mesi rimane lì, inerme e goffo nelle sue stridenti strisciate. Non riesce a mettere in atto una qualsivoglia difesa, buttarla in gazzarra. Allungare lo scambio e primeggiare di nudo muscolo. E’ attento lo svizzero, nel tenerlo a debita distanza. Non ci sono campi orridamente allentati o palline pesanti di sorta. Non c’è fisico che tenga, quando il braccio dell’altro fila a quel modo.
Il vecchio despota avanti di due set a zero, dopo un'ora e mezza di stordente concerto. Tutto secondo i suoi piani. Che poi un Federer non ha piani d’azione. Deve solo fare corsa di testa. Negli schemi e nell'andamento numerico. Dominare in modo immacolato. Se si lascia trascinare nella bagarre di colpi e punteggio, diviene tutto imprevedibile. La sconfitta è dietro l’angolo. Guardi quella maschera distaccata e provi a carpire qualcosa. Sarà contento d’aver dimostrato al mondo ed all’altro, chi è ancora il numero uno? Sarà avezzo a sofismi e platonismi di sorta? Una vena di altera soddisfazione dovrà pur solcare quel volto che pare intagliato nella cera, dopo due set che somigliano ad orgasmo dell’orgoglio aristocratico. L’altro, il dominante serbo è di più facile lettura. Rassegnazione ed impotenza invadono quei lineamenti di agghiacciante bruttezza. Sa bene, intimamente, che se l’altro esprime un simile tennis, a lui rimane poco da opporre. Restano gli sguardi al cielo. Sembra quasi lo stesso di due anni fa. Prima ancora dei mille accorgimenti ed interventi nella galleria del vento, per migliorarne le prestazioni.
La creatura del Dott. Frankenstein non può che remare a vuoto. Ma sa anche lui che il match non è finito. In un singolo incontro possono avvenire mille cose. Se lo deve ripetere mentalmente, in quel cranio bombato tipico dell’omicida efferato. Sportivo, chiaramente. Roger si trastulla un par di games a rimembrare i due set di smerigliante delirio. A compiacersi, quasi. Tanto basta perché il satrapo serbo prenda un vantaggio, un piccolo abbrivio. Come il sorcio che si scava il solco. Vincerà il terzo set? Nel caso finirà per vincere anche il match al quinto, mi dico. Fortuna, casualità o capacità di leggere ed osservare nell’imperscrutabile mente del monarca elvetico quegli elfi satolli d’orgoglio, che dopo aver danzato un valzer viennese si prendono una pennichella fatale, fate vobis. Ma una volta spuntata l’orrida testa, il serbo è una roccia nel mantenere il vantaggio. Porta a casa il terzo set, malgrado un Federer che nell’ultimo game prova il rientro con uno sforzo superiore.
Il quarto set è ancora il trionfo del torpore di svizzera, ed un Nole che domina il campo. Copre e picchia da destra a sinistra. Mena le sue sciancate danze, con l’altro che è una maschera di vuota. Chi l’avrà lobotomizzato? Paga, forse, il grande sforzo mentale e fisico dei primi due set. Probabile. Una sorta di black out mentale e normale rilassatezza nella quale l’altro si è inserito alla grande. Mai dare queste possibilità al serbo, la paghi cara. Roger molla completamente gli ormeggi del quarto set, sparisce dal campo. C’è fisicamente, ma non v’è traccia del suo tennis. I paralleli con lo scorso anno iniziano a farsi sinistri. Per sua stessa ammissione, mollò via il quarto set per dare tutto nel quinto e preservare energia in vista di una poi inesistente finale. Anche stavolta, sotto di un break, il quarto set è accantonato con indifferenza. La paghi, svizzero, mi dico. Difficile, arduo rientrare mentalmente in un match dal quale sei uscito, specie se dall’altro lato non v’è Cilic, ma l’invasato agonista di Serbia. Con quegli inumani occhi feroci.
Stavolta mi sbagliavo (o forse no?), nella mia deformazione di voler prevedere gli eventi illudendomi d’esser un chiaroveggente che manco il Mago Otelma e John McEnroe messi assieme. Impossibile per tutti o quasi, ma non per Federer. Come fosse nulla, riprende la melliflua danza omicida in punta di piedi. Vola e passa con eleganza radente sopra un serbo sbigottito, che riprende a guardarsi attorno. Cerca motivazioni valide a tutto. Livoroso, Nole. Se la prende col pubblico, fa ampi e teatrali gesti, sempre sopra le righe. Sugli spalti fanno una gran cagnara sostenendo in modo sfacciato lo svizzero, talvolta in modo imbarazzante (si odono degli “ohhhh” di disperazione persino su una prima di servizio sbagliata). Toccherebbe farsene una ragione. Ritenta, sarai più fortunato. Torni tra due lustri, quando magari opposto ad un pupazzetto mascherato che incarna il male (fidatevi, il tennis tra dieci anni sarà come il wrestling, ndr), forse qualche applauso da dodicenni marmocchi potrai anche prenderlo, Nole.  Lo svizzero va a servire per il match dopo due gran dritti della casa e grazie ad altrettanti erroracci di un serbo ormai disperso tra la rassegnazione e la bambinesca polemica verso il pubblico. Federer va per chiudere, 40-15. Un miserabile punto, quando Nole s’inventa e getta via una risposta di dritto di pura frustrazione violenta. Rimane dentro per miracolo. Audacia o follia coraggiosa di chi nel cervello ha niente. Perché il coraggio è prerogativa di chi è sprovvisto di pensiero, lo sappiamo. O semplice voglia di porre rapidamente fine a quel match. La morte rapida. E non sa nemmeno lui che lì il match girerà ancora, in modo che nemmeno un romanziere squilibrato potrebbe immaginare. Gli spiritelli nella scatola cranica dello svizzero iniziano ad agitarsi scomposti. Nole si prodiga in un altro siparietto assai rivoltante, facendo ampi cenni al pubblico. “Allora, mi applaudite adesso o no, brutti figli di una cagna?” libera interpretazione, volutamente epigonale. Altro dritto dello svizzero che scheggia il nastro e finisce fuori, per auto annullarsi il secondo match point. Ora lo psicodramma si materializza. Dei sibilanti serpentelli iniziano a costipare le meningi dell’ex monarca. E’ teso. Vuoi vedere che riesce a perderla? Ci prova, e ci riesce completando l’opera con un surreale doppio fallo. Nole mette le mani all’orecchio, vuole sentire gli applausi. Applausi per cosa? Perché l’altro sta gettando via un match? Non si ben comprende il serbo. Mai ci riuscirò, facendomene una ragione. O forse è fin troppo chiaro per soffermarvisi ancora.
Ma da lì in poi Federer non mette più nulla in campo. Sparisce, non c’è più. I serpentelli nella sua mente, dopo la gazzarra, vanno a dormire esausti. Seguono quattro games da emiparesi cerebrale. Non arrivano più impulsi a braccio e gambe. Il tutto è suggellato dal solito rovescio in back scacciamosche finito a metà rete. Marchio di fabbrica del suicidio in itinere. Djokovic vince, ma non si lascia andare nelle solite submentali scene di giubilo che manco un orango libero e brado. Finto come una banconota da due euro, dichiara grande amore verso il pubblico nuovayorkese. Ed intimamente vorrebbe ammazzarli tutti per quello che ha sopportato in quattro ore. Poi si mette a ballare sulle note house. Come se di inelegante, macchinoso e costruitamente brutto non ci fosse già il suo tennis. “La mia vittoria più bella”, dirà. Vuoi contraddirlo? V’è, mascherata, la verità di tutto Djokovic in quella frase. Per carità, non ha rubato nulla. Mentalmente è ormai ad un livello d'auto esaltazione. S'è fatto trovare prontissimo a cogliere la palla al balzo. Poi intendiamoci, hanno libera (o meno) cittadinanza nel mondo quelli con deviazioni necrofile. C'è chi si esalta nel tagliare la testa del nemico, e chi gode soltanto a raccoglierla nella sua cesta, dopo il suo suicidio. Perché dichiarare che questa è la sua vittoria più bella...altro non fa che rendere a tutti palese l'essenza intima di questo gran sportivo pervaso da sadismo. Per chi vuole capirla, e non si lascia ammaliare dai finti siparietti subumani.
Fererer rimane lì sulla seggiola e poi se ne va, come una sfinge. Davvero non ci si crede. Il più grande e vincente tennista di questa era e forse anche delle altre, che si abbandona a simili fughe della realtà, degne di un Gasquet di lusso. Gran colpi, spettacolo, delirio e morte. La luce abbagliante del talento, e la tenebra improvvisa dell'agonismo. Tutto in un solo tennista. Che non sarà mai un fighter, semmai splendido uomo in fuga. L’uomo dei grandi assoli, che si disperde e figge via da se stesso appena la situazione si trasforma in plebea bagarre. Nadal e Djokovic, prima con la loro caratteristiche temperamentali di irriducibili combattenti e poi con la tecnica capacità di difensori esasperanti, ne stanno mettendo a nudo la patologia in modo evidente.
Da pugna in pugnetta, appunto.

13 commenti:

  1. In fondo ci son arrivato, quindi sei già ad uno =)

    E non posso far altro che complimentarmi per il pezzo... trovo racchiuda l'essenza del match e dell'essere Federer in generale in maniera che dir perfetta é poco!
    Con ampi ed esaustivi accenni anche sull'essere (inteso "creatura") Djokovic.
    Direi un "Pezzo Maestro" =)

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  2. Ah, grazie. E vabbeh, sei ardimentoso. =)
    Quanto all'essere "essere" Djikovic, sarò l'unico nel globo terrestre a trovarlo spesso fuori luogo, eccessivo e studiato (oltre che brutto) in ogni cosa, ma così lo vedo.
    Per carità, adesso c mancava anche il suadente balletto. =)

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  3. Bellissimo! Indubbiamente Federer non è forte mentalmente, pensa cosa avrebbe combinato se fosse stato irrudicibile come quei 2, anche quella è prova della sua bravura...così fragile eppure ha vinto così tanto. Deve averci lavorato tantissimo, perchè "volare via" è nella sua natura dunque deve essere assolo in totale concentrazione, ma indubbiamente per fare questo quando è in campo è una sfinge anche un pò spocchiosa, non gli esce un sorriso e non da segni di vita il che a me non piace moltissimo (certo balletti e grida da orango non mi piacciono proprio).
    In questo caso penso che sia solamente successo questo seppur impensabile e banale: quando Djokovic ha fatto “Allora, mi applaudite adesso o no, brutti figli di una cagna?" (grande!!!) lui si è distratto, ha interrotto l'assolo e stop, punto, andata, finita.
    (Un commento che ho letto in giro ma che ho trovato meraviglioso, sopratutto l'accenno a Wallance: Questo anno di tennis verrà ricordato come l'anno del pagliaccio!)
    Jess

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  4. io non posso credere a quello che è accaduto.
    credo che non si riprenderà mai da questo colpo.

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  5. Ciao Picasso,

    bel pezzo, mi hai aiutato a scrollarmi di dosso la delusione per il risultato di una partita che neanche ho visto! Quest'anno non è aria di belle storie che non abbiano a che fare con imprese simil-pugilistiche, e in fondo a tre quarti della stagione, facendo un elenco ipotetico delle partite più belle dell'anno, tolta la semifinale federer-djokovic del roland garros, cosa resta?

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  6. @Star,
    Grazie per il bellissimo. E' nel carattere di ognuno. C'è il tennista composto, l'estroverso, il combattente iper agonista, il pazzo, il pazzo compulsivo, lo scorretto, il malato di mente genuino, il finto simpatico, l'istrione nato, l'istrione convinto di doverlo essere per forza (e quindi insopportabile -indovina il personaggio-). Lo svizzero è sicuramente introverso, chiuso nel suo mondo. Non esterna agli umani le sue sensazioni. Algido ed aristocratico. E probabilmente la sua debolezza sta proprio nel trovarsi di fronte gente che lo riporta sulla terra, con plebee gazzarre e lotte greco-romane. Quasi si smarrisce. probabilmente sì, quel siparietto (fuori luogo quanto si vuole, ma lecito nel modo d'esser del serbo) ne ha fatto traballare le convinzioni.
    Anno del pagliaccio, come l'anno del dragone. Io spero sempre nell'anno del demente (l'anno di Picasso, ovvio).=)

    @Prefe,
    Penso sia un colpo durissimo. Già tifosi o semplici osservatori, fanno fatica a spiegarselo. Penso per lui sia qualcosa di difficile da dimenticare. Chi vivrà, vedrà.

    @Fabio,
    ciao, grazie. E' una questione di generazione. chi ha cominciato a seguire questo sport qualche anno addietro, non può appassionarsi fino in fondo a Nadal-Djokovic. Al limite lo guarda provando a farsi rendere interessante la lotta agonistica. Sfido chiunque a dire il contrario. Alle nuove generazioni sembreranno incontri bellissimi, ed è normale sia così. Sacrosanto.
    Allo stesso modo i match più belli dell'anno...potrei dirti il match del championtour John McEnroe-Todd Martin in quel di Delray Beach, ma sarei eccessivo. =) Diciamo, prendendola come futile pietra di paragone, che forse i due (pur con epiloghi differenti) che mi hanno in qualche modo "ispirato" una scrittura più emotivamente coinvolta sono la semifinale di Parigi e quella di ieri l'altro.
    Ciao, a presto.

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  7. io ci metterei anche dolgopolov-soderling agli australian open, quella è stata una bella favoletta tipo davide vs golia...

    comunque un parziale di 11-1 prima che uno ti tira il dritto della vita dovrebbe essere sufficiente a non farti crollare per il nastro che colpisci subito dopo. è veramente assurdo che poi federer abbia lasciato quattro giochi di fila. borg ha vinto 8-6 al quinto dopo aver perso il tie-break del quarto 18-16, avendo avuto quattro o più match point. è preoccupante il rifuto per la pugna che mostra federer, ha perso qualcosa come cinque-sei partite con match point a disposizione in un anno e mezzo, è riuscito a creare un'aberrazione statistica come perdere due volte di fila una semifinale us open nella stessa identica maniera... ma sarà mai capitato prima?

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  8. Il caso di Federer è strano. Perché come ho scritto, è riuscito comunque a rientrare nel match dopo i due set nei quali si è astenuto (semivolontariamente, dopo aver preso il break di svantaggio). Come nulla fosse. Cosa che non è certo facile. Mentre poi è scomparso all'imoprovviso dopo quei due match point. Sembra quasi che paghi il minimo contrattempo che scombini i suoi piani. Poi non so, ci vorrebbe uno strizzacervelli.
    Borg francamente era noto come il frigorifero, uno con una solidità mentale impressionante. Con la sua solidità Federer probabilmente in bacheca avrebbe 25 slam. E mio nonno avrebbe le ruote. =) Difficile però reggere a quei ritmi. Infatti è scoppiato di botto, a 26 anni. Dandosi alla cocaina e alla Bertè (sostanza ben più dannosa).
    E' mai accaduto, non saprei (ci vorrebbe Rino Tommasi). Non l'ho vista di persona, ma nel 1984 John McEnroe nella finale di Parigi dominò Ivan Lendl (6-3 6-2, poi 4-3 40-30 nel quarto) giocando servizio e volèe, prima di spegnersi e perdere 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5. Lendl si scrollò di dosso l'aura di perdente, e Mac smise mentalmente. Età e soprattutto diversi caratteri tra l'americano e lo svizzero però impediscono un reale parallelo...

    http://www.youtube.com/watch?v=NETbU0teQkw&feature=related

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  9. R.I.P. Tennis...

    Se questo é il futuro, passerò al badminton...

    Non riesco a capire se é una gara di tennis, una gara a chi picchia più forte o a chi grida più forte...

    Somma tristezza.

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  10. Coraggio...può sempre esser resa divertente con degli ingegnosi palliativi: Immaginare una puntata di superquark...Scommettere se riusciranno ad arrivare entrambi vivi alla fine...fin dove può spingersi l'uomo...se piomberà un meteorite gigante sul campo...ecc...=)

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  11. il mio dilemma statistico è stato risolto. riporta ubitennis:

    "Lo svizzero infatti condivide con John Bromwich ilprimato di essere gli unici due uomini nella storia del tennis ad essere stati sconfitti in uno slam dal futuro vincitore del torneo dopo aver avuto match point per ben due volte. L'australiano fu sconfitto nella finale dell'Australian Open del 1947 da Dinny Pails (1 match point sciupato) e l'anno successivo, sempre in finale, a Wimbledon da Bob Falkenburg (3 match point). Lo svizzero invece, prima dei due match point sciupati con Djokovic a New York quest'anno, fu superato da Safin nella semifinale dell'Australian Open 2005 (1 match point)."

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  12. Ah ho guardato la finale sbagliata...

    Contento per il risultato del doppio? =)

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  13. @Fabio,
    ah beh...bel primato. Anche se in condivisione. Spero vivamente non si metta in mente d voler superare questo record...=)

    @Siro,
    si contentissimo come una pasqua. Una coppia leggendaria. Basterebbe solo guardarli in faccia. la risata sorge spontanea.

    http://www.usopen.org/en_US/news/photos/2011-09-10/201109101315719273960.html?glryid=2011-09-10/201109111315719125498

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.